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da "Almanacco Illustrato del Milan" - Ed. Panini Modena, 2005
Arriva come allenatore Alberto Zaccheroni che ritrova, provenienti dall'Udinese, il tedesco Bierhoff e il danese Helveg. Nessuno crede alla squadra che parte in sordina, senza impegni internazionali. Galleggia nell'alta classifica per tutto il girone d'andata, senza mai proporsi come squadra-guida. La continuità di risultati è però sorprendente. Trova cammin facendo il suo assetto definitivo con la rivelazione Abbiati in porta, con Sala (altro giovane alla ribalta), Costacurta e Maldini in difesa. A centrocampo giocano Helveg, Albertini, Ambrosini e il sorprendente argentino Guglielminpietro. In attacco Bierhoff e Weah, supportati a turno da LEonardo o Boban. Vincendo le ultime 7 partite, il Milan toglie alla Lazio uno scudetto che sembrava già assegnato. Il 23 maggio, con la vittoria (2-1) di Perugia, il Milan si cuce sulla maglia il 16° scudetto proprio nell'anno delle celebrazioni del suo Centenario. Chiude col calcio Roberto Donadoni.


da E. Tosi – Forza Milan! – La storia del Milan ("Il decennio della Stella e il buio dei primi Anni Ottanta"), maggio 2005
LO SCUDETTO DEL CENTENARIO
Dopo il periodo "sabbatico", c'è necessità di una scossa per tutto l'ambiente. Rivelatosi improduttivo anche il ricorso ai due miti recenti della storia rossonera, Sacchi e Capello, Adriano Galliani (sempre più impegnato in società come vice-presidente vicario, visti gli impegni politici del presidente Berlusconi) ingaggia Alberto Zaccheroni per la stagione 1998-99, quella che dà il via alle celebrazioni per il Centenario. Con qualche buon rinforzo come Oliver Bierhoff e Thomas Helveg, che l'allenatore si porta da Udine e soprattutto con la sorprendente esplosione dei giovani Christian Abbiati e Luigi Sala, il tecnico romagnolo riesce ad assemblare una squadra di buon rendimento. Guidata dagli esperti Maldini e Costacurta in difesa, con Albertini e Ambrosini a centrocampo, le invenzioni di Leonardo e Boban e i gol di Bierhoff e Weah, il Milan galleggia per tutto il campionato nell'alta classifica. Dopo aver impattato (0-0) all'Olimpico con la Lazio lo scontro al vertice che sembra assegnare lo scudetto ai biancazzurri, al Milan riesce un eccezionale quanto imprevedibile exploit: vincendo le ultime sette partite, i rossoneri rimontano la Lazio e si aggiudicano il titolo, in virtù soprattutto dello stato di grazia in cui viene a trovarsi negli ultimi due mesi della stagione il croato Zvonimir Boban, autentico trascinatore della squadra. Questi i risultati dell'entusiasmante filotto: 2-1 al Parma, 5-1 all'Udinese, 2-0 al Vicenza, 3-2 alla Sampdoria in una vibrante partita con rocambolesco gol di Ganz all'ultimo minuto, 2-0 alla Juve a Torino, 4-0 all'Empoli e 2-1 sul campo del Perugia con un'eccezionale parata di Abbiati nel finale che salva vittoria e scudetto.
Con una buona squadra, tecnicamente comunque non paragonabile a quelle del periodo Sacchi-Capello, Zaccheroni realizza un'incredibile impresa sportiva. La società può dare il via ai festeggiamenti per i suoi 100 anni di vita con lo scudetto tricolore sulle gloriose maglie rossonere.


dal sito www.acmilan.com
In questa stagione esordisce sulla panchina rossonera Alberto Zaccheroni. La squadra non parte con buoni ritmi e nessuno crede che il Milan possa essere una delle candidate alla vittoria dello scudetto. I rossoneri galleggiano per tutto il girone d'andata in alta classifica, senza mai proporsi come capolista, ma dimostrando una sorprendente continuità di risultati che li porta, nelle ultime 7 giornate, a strappare alla Lazio un titolo italiano che sembrava già assegnato. Il 23 maggio il Milan conquista il suo 16° scudetto, proprio nell'anno delle celebrazioni del centenario della fondazione.





La rosa rossonera per la stagione 1998-99



dal sito www.wikipedia.org
1998-99: IL 16° SCUDETTO
Nell'estate del 1998 la società avvia la rifondazione, affidando la panchina ad Alberto Zaccheroni, emergente tecnico reduce dalla positiva esperienza all'Udinese, che ha favorevolmente sorpreso appassionati ed esperti con il suo gioco offensivo e con lo spregiudicato modulo 3-4-3. Zaccheroni, Zac per i tifosi, porta con sé due giocatori che nella stagione precedente avevano ben figurato nell'Udinese: l'attaccante Oliver Bierhoff, capocannoniere dell'ultima stagione di Serie A, e il terzino di fascia destra Thomas Helveg. Sul fronte nuovi arrivati ci sono anche Roberto Ayala, Luigi Sala, Bruno N'Gotty, Federico Giunti ed Andres Guglielminpietro. Nella stagione 1998-1999, la prima sulla panchina del Milan, l'allenatore romagnolo pone le basi per un nuovo ciclo vincente con la conquista dello scudetto, con cui viene festeggiato il centenario della squadra. La formazione-tipo del Milan campione d'Italia è schierata secondo il modulo preferito da Zaccheroni, il 3-4-3: Abbiati; Sala, Costacurta, Maldini; Helveg, Albertini, Ambrosini, Guglielminpietro; Boban (Leonardo), Bierhoff, Weah.
In campionato il Milan ha un andamento abbastanza costante, che lo vede in grado di competere senza problemi per l'obiettivo prefissato dalla società ad inizio stagione, il 4° posto utile per l'accesso in Champions League. Nell'ultima parte del campionato, tuttavia, la squadra di Zaccheroni riesce a inanellare ben sette vittorie consecutive, guadagnando 21 punti sui 21 disponibili. Grazie anche ai gol del centravanti tedesco Oliver Bierhoff (19), di Maurizio Ganz (solo 5 ma che fruttano ben 8 punti) e di George Weah (8) e complici alcuni passi falsi della Lazio di Eriksson, avanti sette punti a sette gare dal termine del campionato, i rossoneri riescono nell'impresa del sorpasso. La vittoria assume un'importanza ancora maggiore se si pensa che la Lazio era quasi unanimemente considerata la migliore squadra di quel torneo sul piano dei valori tecnici dei calciatori. Il sorpasso sulla formazione capitolina si compie alla penultima giornata (Fiorentina-Lazio 1-1, Milan-Empoli 4-0), mentre all'ultima il vantaggio è mantenuto grazie alla vittoria in trasferta per 2-1 contro il Perugia.
Di primario valore è da considerare l'apporto dato dal tecnico Alberto Zaccheroni alla conquista del 16° scudetto da parte del Milan. Pur non disponendo di giocatori di primissima qualità, l'allenatore romagnolo sa schierare una formazione equilibrata e determinata, che ha proprio in atleti non eccellenti sotto il profilo tecnico (Luigi Sala, Thomas Helveg, Andres Guglielminpietro) elementi fondamentali. Zaccheroni punta anche su giovani molto validi (Massimo Ambrosini, Christian Abbiati) e sa sopperire egregiamente a svariati infortuni dei giocatori di maggiore talento e qualità.
A fine stagione, dopo aver vinto il suo sesto scudetto in dieci stagioni con la maglia rossonera, dà l'addio al calcio Roberto Donadoni.

AVVENIMENTI
A sorpresa, il Milan, partito un gradino sotto le altre contendenti al titolo e in una fase di transizione dopo i successi degli anni precedenti, riuscì a rimontare, grazie ad un eccezionale finale di campionato, la Lazio, squadra in continua crescita e considerata ad un certo punto della stagione destinata a festeggiare il bis del titolo conquistato nel 1974.
Il torneo successivo a Francia '98 partì il 12 settembre 1998; ai nastri di partenza, le favorite parvero essere la Juventus, con Zinedine Zidane al massimo della sua popolarità, e l'Inter, con le romane, la Fiorentina, il Milan e il Parma a fare da possibili outsider. All'inizio furono i viola di Giovanni Trapattoni a candidarsi come protagonisti del torneo: andando in testa già alla terza giornata, rimasero ancorati alla vetta per quattro domeniche di fila, fino al sorpasso da parte della Juventus. Il dominio bianconero durò fino all'8 novembre, quando i torinesi furono rimontati nel finale dall'Udinese e il leader della squadra Alessandro Del Piero rimase vittima di un grave infortunio; il rendimento dei bianconeri ne risentì e la Fiorentina poté così riconquistare il primo posto in classifica. Il 17 gennaio i toscani superarono il Cagliari, laureandosi campioni d'inverno.
Con l'inizio del girone di ritorno, uscì dal gruppo delle inseguitrici la Lazio che, dopo un avvio stentato, ritrovò sia il capitano Alessandro Nesta che il bomber Christian Vieri, e il 21 febbraio, battendo all'Olimpico un'Inter in crisi, staccò i viola, bloccati sullo 0-0 dalla Roma. I biancocelesti, nel giro di un mese, fecero il vuoto, arrivando a un vantaggio di 7 punti sul Milan secondo in classifica, e, con la Fiorentina bloccata dall'infortunio di Gabriel Omar Batistuta e con un Parma in calo, sembrarono ormai senza rivali; la gara del 3 aprile tra Lazio e Milan terminò a reti bianche, nonostante un gol annullato a Bobo Vieri. Nelle settimane successive, però, accadde l'imponderabile, con i biancocelesti dapprima battuti nel derby e poi sconfitti in casa dalla Juventus; vincendo con Parma e Udinese, il Milan riaprì il campionato, portandosi a un solo punto di distacco.
Decisiva fu la penultima giornata, anticipata il 15 maggio: mentre il Milan s'impose senza problemi su un Empoli già retrocesso, la Lazio non andò oltre il pari in quel di Firenze, penalizzata oltremodo dall'arbitro Treossi; il 23 maggio la Lazio vise con un 3-1 che non bastò per la vittoria finale,mentre per i rossoneri di Alberto Zaccheroni (vittoriosi a Perugia per 2-1) la festa terminerà all' alba in un tripudio di bandiere,sciarpe e striscioni per festeggiare il più inaspettato e sofferto scudetto nella storia della squadra milanese. I biancocelesti si consolarono con il trionfo di Birmingham portando a Roma l'ultima edizione della Coppa delle Coppe e, come accadrà per i viola dopo i preliminari estivi, con l'accesso alla nuova Champions League ideata dall'UEFA. Per il secondo anno consecutivo il capocannoniere, Marcio Amoroso con 22 gol, vestiva la maglia dell'Udinese.
Stagione da dimenticare per l'Inter e per la Juventus, che persero anche la qualificazione alla Coppa UEFA negli spareggi rispettivamente contro il Bologna e l'Udinese. Fra l'altro entrambe le formazioni ebbero degli avvicendamenti in panchina: l'Inter partì con Luigi Simoni, poi al suo posto arrivò Mircea Lucescu che, dopo il 4-0 di Genova contro la Sampdoria, venne a sua volta sollevato dall'incarico per affidare la squadra nerazzurra a Luciano Castellini, che poi dopo poco lasciò al più esperto Roy Hodgson. Alla Juventus invece fu fatale per Marcello Lippi la sconfitta casalinga per 4-2 contro il Parma, e al suo posto venne chiamato Carlo Ancelotti. In coda cadde un Empoli mai in gara e penalizzato per un presunto tentativo d'illecito nei confronti della Sampdoria, mentre finì il sogno del Vicenza. Fu breve la permanenza in A della Salernitana, che mancava dalla massima serie da cinquant'anni, e una grave crisi di risultati costò un'inaspettata retrocessione alla Samp, che chiuse amaramente un decennio ricco di successi. Si salvò invece il Venezia, ritornato in massima serie dopo trentuno anni trascorsi nelle categorie inferiori.




dal sito www.ilveromilanista.it
ZACCHERONI E LO SCUDETTO OPERAIO...
Dopo due anni molto poco esaltanti, la società decide di dare una svolta affidando la squadra ad un tecnico emergente, così come aveva fatto anni prima con Sacchi. Viene così chiamato Alberto Zaccheroni a sedersi sulla panchina del Milan per il campionato 1998/'99. Tante cose accomunavano Zac ad Arrigo, il fatto che non fossero stati calciatori famosi, i loro luoghi d'origine e la stessa filosofia calcistica. Zaccheroni veniva da alcune stagioni eccellenti ad Udine, dove aveva fatto diventare l'Udinese una squadra molto competitiva con un calcio spesso spettacolare, veloce e senza fronzoli. Zaccheroni porta con se da Udine il centravanti Bierhoff ed il terzino di fascia Thomas Helveg, mentre il Milan acquista Ayala, Ngotty, Luigi Sala, Giunti e Guglielminpietro. La società avrebbe festeggiato nel 1999 il centenario dalla sua fondazione e l'ambiente avrebbe desiderato tanto poterlo festeggiare con una vittoria in campionato. Noi tifosi eravamo un po' scettici sulle scelte fatte dalla società, del resto i primi risultati e la prima fase del campionato non fu così esaltante sebbene la squadra avesse il pregio di impegnarsi sempre al massimo. Ma piano piano, Zaccheroni seppe creare un gruppo molto coeso e sicuro dei propri mezzi mentre, con la sua pacatezza e le sue convinzioni, incominciò a fare breccia nel popolo rossonero che iniziò a credere nelle sue idee ed avere fiducia in quel manipolo di giocatori meno famoso di altri ma tanto motivati. Zaccheroni sa schierare sempre una squadra molto equilibrata, sa dare fiducia ai giovani dando fiducia ad Abbiati in porta ed Ambrosini a centrocampo. Vince la sua scommessa personale su Bierhoff che da solo realizza 19 gol oltre all'apporto di un Weah a fine carriera e del redivivo Ganz che, pur segnando solo 5 gol in campionato, riesce a far guadagnare 8 punti al Milan. Avevamo ripreso a respirare e sapevamo di avere, finalmente dopo due anni, una squadra competitiva che avrebbe raggiunto il quarto posto, minimo garantito per partecipare alla Champions League. Invece il campionato del Milan, seconda solo alla Lazio che viaggiava con 7 punti di vantaggio, ci sorprendeva ogni domenica in un crescendo di prestazioni che raggiunse il suo apice nella seconda parte del girone di ritorno.
La Lazio era in testa al campionato a sette giornate dalla fine con 7 punti di vantaggio sul Milan, tutti l'avevano pronosticata come vincitrice e come squadra dal tasso tecnico più alto. Io non potevo ritenermi scontento, dopo due anni grigi ed incolori, avevo per lo meno la certezza di vedere il Milan in Champions League l'anno successivo, eravamo piazzati meglio dell'Inter e della juve, insomma non avremmo vinto il campionato ma mi sembrava già abbastanza. Ecco che il gruppo, così ben creato da Zac, decide di fare il fenomeno diventando un rullo compressore inanellando sette vittorie consecutive. La Lazio ha qualche battuta d'arresto così ci trovammo alla penultima partita allo stadio Meazza ad affrontare l'Empoli mentre la Lazio si recava a Firenze.- La nostra partita interna fu senza alcun sussulto, vincemmo 4-0 senza stancarsi più di tanto, in piena scioltezza. La Fiorentina ci fece un bel regalo impegnando a fondo la Lazio e chiudendo la partita sull'1-1. Mancava una sola partita al termine del campionato ed eravamo arrivati al sorpasso. Lo stadio Meazza sembrava il Maracanà di Rio, tanto era l'entusiasmo alla fine della partita quando dal tabellone centrale apparve la conferma del risultato di Firenze. Si affacciava davanti ai nostri occhi l'occasione per ridiventare Campioni d'Italia, un'emozione provata tre anni prima che però già ci mancava tanto e che bramavamo dal riprovare. Avevo trascorso un mese esaltante, le emozioni di Milan-Sampdoria potevano paragonarsi ad una finale di Champions League, il pareggio della Sampdoria portava il risultato sul 2-2, poi la zampata di Ganz ed un pizzico di fortuna, ci diedero la vittoria che ci permetteva ancora di sognare in quella rimonta esaltante. Poi arrivò la trasferta a Torino contro la Juve, partita difficile da tripla. Anche in quell'occasione il Milan operaio di Zaccheroni mostrò tutta la sua volontà con una partita perfetta che esaltò la classe immensa di uno dei tanti campioni che hanno vestito la maglia rossonera, un certo George Weah che mise a segno una doppietta fantastica lasciando di stucco la difesa bianconera.
La domenica successiva superammo, come già raccontato, l'Empoli balzando in testa con un punto di vantaggio sulla Lazio. Tutto si sarebbe deciso la domenica successiva. Potete immaginare che tipo di settimana mi trovavo a trascorrere così come milioni di tifosi rossoneri. L'attesa snervante corrodeva i miei succhi gastrici, mi addormentavo con il sogno dello scudetto e mi svegliavo pensando alle ore che ancora mi dividevano da quella fatidica giornata. Credetemi, aver vissuto ansie per finali di Coppa dei campioni e per Coppe intercontinentali, non ti abitua certamente a sopportare la tensione, quella partita era importante come e più di una finale, bastava un errore, una deviazione sfortunata e tutto quello che si era costruito in quella stagione sarebbe volato via, spazzato dalla delusione e dal fallimento. Finalmente ecco giunta la domenica del 23 maggio 1999, lo stadio Curi e' stracolmo di tifosi del Perugia e di una larga fetta di milanisti, quelli veramente fortunati, che erano riusciti a trovare i biglietti.- Mi ero impegnato per poter ottenere anch'io un biglietto senza riuscirci. Ero, quindi, rimasto in paese radunato con gli altri tifosi del Milan nel nostro club, seduti davanti al televisore in attesa dell'inizio della gara. L'arbitro Braschi non mi piaceva molto perchè in passato era stato sempre troppo severo con i nostri giocatori, lo giudicavo un po' presuntuoso e mal disposto verso le squadre ed i giocatori più titolati, per quello strano gioco di non voler apparire condizionato finiva per favorire gli avversari. Speriamo bene, dicevo tra me mentre le squadre si schieravano al centro del terreno di gioco. Fu un inizio guardingo e ad alta tensione, il Perugia sembrava più sciolto e noi più contratti come se sentissimo il peso e l'importanza di quella partita. Le prime conclusioni furono perugine e Rapaic, al centro del loro attacco, era abbastanza pericoloso e voglioso di farsi notare alla fine della stagione quando si prospettano trasferimenti in squadre più blasonate. Abbiati era in un periodo di forma eccezionale e ci pensò lui a disinnescare i primi tentativi d'attacco del Perugia. Poi come un motore a diesel, così il Milan incominciò a scaldare i muscoli mettendo in mostra uno dei suoi giocatori più positivi, quel Guglielminpietro (detto Guly) capace di occupare tutte le posizioni in campo (fatta eccezione per la difesa) senza battere ciglio e dando sempre il massimo di rendimento. Guly provò prima con un bel tiro dalla distanza, poi sbloccò il risultato con un tiro in diagonale che venne, casualmente, deviato dal perugino Olive, spiazzando il portiere Mazzantini. Era l'1-0 che ci confermava il sogno, che ce lo teneva in vita sebbene la paura sembrava crescere quasi a pensare che forse avevamo segnato troppo presto, era il decimo del primo tempo e ci aspettavano ancora 80 minuti. Intanto da Roma perveniva la notizia del vantaggio della Lazio sul Parma, avevamo sempre il nostro punticino, ma non eravamo tranquilli. Intanto il Perugia era un po' calato psicologicamente ed il Milan sembrava poter controllare la partita ed infatti al trentaduesimo del primo tempo il gigante buono, cioè Oliver Bierhoff, mostra il meglio del suo repertorio: un gran colpo di testa, su corner a nostro favore, che s'insacca alla spalle dell'incolpevole Mazzantini. 2-0 per noi, mi stropicciavo gli occhi ma non mi sentivo ancora tranquillo. Solo il fischio finale avrebbe potuto tranquillizzarmi. Infatti non era finita lì, Rapaic in area viene toccato dal nostro Sala che scivola e frana addosso all'attaccante perugino: rigore per i padroni di casa. Speravo nel miracolo di Abbiati, era in gran forma ed anche bravo nel parere i rigori, dal dischetto Nakata con i suoi lineamenti orientali non lasciava trasparire emozioni, aveva una buona tecnica e non sbagliò il rigore. Il primo tempo si concludeva con il 2-1 per il Milan mentre a Roma il Parma aveva pareggiato e la situazione ci era ancora molto favorevole.
Il secondo tempo lo abbiamo vissuto in apnea, soffrendo le pene d'inferno ogni qualvolta il Perugia varcava la nostra metà campo, tiravamo un sospiro di sollievo ogni qualvolta il pallone era tra i nostri piedi,mentre ascoltavamo il risultato della partita dell'olimpico. A volte il destino è strano perchè si diverte a creare situazioni assurde ed impensabili. Infatti, mentre scoccava il settantaseiesimo minuto del secondo tempo, Salas portava in vantaggio la Lazio sul Parma creandomi un vuoto allo stomaco che sarebbe potuto diventare una voragine pochi minuti dopo, cioè all'ottantesimo del secondo tempo quando Bucchi, altro attaccante del Perugia, scarica un tiro in diagonale verso l'incrocio opposto della nostra porta, un tiro quasi imparabile estratto dal cilindro personale di quel giocatore, quasi imparabile perchè il nostro Abbiati si rifiutò di prendere quel gol, una parata strepitosa che tolse, letteralmente, il pallone dall'incrocio. Fu un sussulto sincronizzato di milioni di milanisti davanti alle tivù oppure in ascolto alla radio. Poi solo applausi scroscianti da parte di tutto il pubblico presente, mentre noi ci abbracciavamo come se avessimo segnato un gol, quello valeva altrettanto, una parata che salvava il risultato, un'intera stagione nelle mani forti di un giovane portiere schivo e taciturno fuori dal campo, ma dimostratosi così maturo e professionale tra i pali della propria porta. I venti minuti che mancavano alla fine della partita non riesco proprio più a ricordarmeli. Ricordo il via vai degli amici dal bagno del club, come se tutti, all'improvviso, soffrissero di una infiammazione alla vescica oppure alla prostata. Il triplice fischio ci placò, fu il toccasana per tutti, il rischio infarto scomparve, iniziò la movida scafatese a ritmo di samba immaginario, un carosello umano dentro e fuori dal club, su e giù per le scale, fuori al balcone, persino sul tetto con bandiere e sciarpe. Festeggiammo quella vittoria e quello scudetto come se fosse il primo, intanto la televisione mostrava la corsa dei giocatori verso la panchina per abbracciare l'allenatore e lo staff tecnico, Abbiati correva per il campo con un biondino sulle spalle un certo Ambrosini che sembrava divertirsi e non voleva più scendere. Pensavo a quella squadra con qualche campione ma con tanti semisconosciuti con quell'impronta di umiltà dalla quale avevano saputo trarre tutto l'orgoglio necessario per ribaltare quei facili pronostici dei finti soloni del calcio che già avevano incoronato la Lazio dimenticando che il calcio è uno sport che premia la tenacia di chi ci crede fino in fondo. Il Milan non era la corazzata di qualche anno prima, era una nave da carico bilanciata e robusta con un equipaggio esperto e coraggioso che aveva saputo navigare senza deviare la rotta con al comando un capitano onesto ed orgoglioso che aveva saputo ottenere il massimo da quegli uomini, dalla sua ciurma.




Stagione precedente    STAGIONE 1998-99    Stagione successiva
Ragione sociale Milan Associazione Calcio S.p.A. (A.C.M.)



Zvonimir Boban e George Weah,
tra i principali protagonisti
dello scudetto rossonero 1998-99
Colori sociali Rosso e nero a strisce verticali
Data di fondazione 13 dicembre 1899
Sede Via Filippo Turati, 3 - MILANO
Centro Sportivo Milanello - Carbonolo di Carnago (VA)
AREA DIRETTIVA
Presidente Silvio Berlusconi
Vice-presidenti Franco Baresi II, Paolo Berlusconi, Adriano Galliani, Gianni Nardi
Amministratore Delegato Adriano Galliani
Direttore Generale Ariedo Braida
AREA ORGANIZZATIVA
Direttore Organizzativo Umberto Gandini
Team Manager Silvano Ramaccioni
Segretario Rina Barbara Ercoli
AREA COMUNICAZIONE
Capo Ufficio Stampa Paolo Tarozzi
AREA TECNICA
Allenatore Alberto Zaccheroni
Allenatore in Seconda Stefano Agresti
Preparatori Atletici Paolo Baffoni, William Tillson, Daniele Tognaccini
Allenatore dei portieri Maurizio Guido
Respons. Settore Giovanile Franco Baresi II
Allenatore Primavera Mauro Tassotti
AREA SANITARIA
Responsabile Settore Sanitario Jean Pierre Meersseman
Medico Sociale Rodolfo Tavana
Massaggiatori

Giancarlo Bertassi, Franco Pagani, Giorgio Puricelli

SQUADRA
Capitano Paolo Maldini
Sponsor Opel
Campo sportivo Stadio San Siro - MILANO
Giocatori di partite ufficiali Christian Abbiati, Demetrio Albertini, Mohammed Aliyu Datti, Massimo Ambrosini, Roberto Fabian Ayala, Ibrahim Ba, Oliver Bierhoff, Zvonimir Boban, Francesco Coco, Alessandro Costacurta, André Alves Cruz, Roberto Donadoni, Maurizio Ganz, Federico Giunti, Andrés Guglielminpietro, Thomas Helveg II, Jens Gehrard Lehmann, Leonardo Nascimento de Araujo, Giampiero Maini, Paolo Maldini (cap.), Domenico Morfeo I, Bruno N'Gotty, Sebastiano Rossi, Luigi Sala, George Weah, Christian Ziege
Palmares Campione d'Italia (16° Titolo Nazionale)
Coppa dell'Amicizia
Coppa Opel Masters
Trofeo "San Benedetto del Tronto"
Trofeo "Juan Acuna"

La Squadra "Primavera" conquista il 7° Torneo di Viareggio
La Squadra "Giovanissimi" under 14 vince il Torneo "Annovazzi"