Demetrio ALBERTINI
"Metronomo"

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(Archivio Magliarossonera.it)


Scheda statistiche giocatore
  Demetrio ALBERTINI

Nato il 23.08.1971 a Besana in Brianza (MI)

Centrocampista (C), m 1.76, kg 72

Stagioni al Milan: 14, dal 1988-89 al 2001-2002 (da novembre 1990 a giugno 1991 ceduto in prestito al Padova)

Soprannome: “Metronomo”

Cresciuto nel Milan

Esordio nel Milan in gare amichevoli il 30.07.1989, Milan A vs Milan B  4-2

Esordio nel Milan in gare ufficiali e in Campionato (Serie A) il 15.01.1989: Milan vs Como 4-0

Ultima partita giocata con il Milan il 14.04.2002: Juventus vs Milan 1-0 (Campionato)

Ultima partita amichevole giocata con il Milan il 07.10.2002: Dinamo '90 vs Milan '90 1-3 (Addio al calcio di Zvonimir Boban)

Totale presenze in gare ufficiali: 406

Reti segnate: 28

Palmares rossonero: 5 Scudetti (1991-92, 1992-93, 1993-94, 1995-96, 1998-99), 1 Coppa dei Campioni (1994), 1 Supercoppa Europea (1995), 3 Supercoppe di Lega (1992, 1993, 1994), 2 finali di Coppa dei Campioni contro l'Olympique Marseille (1993) e contro l'Ajax (1995), 2 finali di Coppa Intercontinentale (1993 contro il San Paolo e 1994 contro il Velez Sarsfield), 1 finale a/r di Supercoppa Europea contro il Parma (1993), 1 finale a/r di Coppa Italia contro la Lazio (1998), 1 finale a/r di Supercoppa Italiana contro il Parma (1999)

Esordio in Nazionale Italiana il 21.12.1991: Italia vs Cipro 2-0

Totale presenze in Nazionale Italiana: 79

Reti segnate in Nazionale Italiana: 3

Palmares personale: Vicecampione del Mondo (U.S.A. '94), 1 Coppa Italia (2004, Lazio)










Ha giocato anche con il Padova (B), l'Atletico Madrid (A), la Lazio (A), l'Atalanta (A), il Barcellona (A).

Cresciuto calcisticamente nel Milan, Albertini ha sempre vestito la maglia rossonera ad eccezione della stagione 90/91 durante la quale non ancora ventenne, è stato dirottato in prestito al Padova. Rientrato al Milan nella stagione successiva, Albertini ha subito convinto tecnici e critici assumendo la guida del centrocampo rossonero.
"Con questa società ho passato momenti indimenticabili. Per me il Milan è stata una seconda famiglia. Per vent'anni ho indossato questa maglia...
La partita più importante che ho giocato nel Milan è stata la finale di coppa campioni nel '94, ma non dimentico neanche la sconfitta dell'anno prima con il Marsiglia a Monaco di Baviera: tutti i miei compagni ne avevano vinta una mentre per me era la prima esperienza e averla perduta così mi fece crollare il mondo addosso..."

"Esordì in Serie A grazie ad Arrigo Sacchi che lo prelevò dalla "Primavera" per fargli provare l'ebbrezza della prima squadra, poi venne mandato a Padova per "farsi le ossa", da dove, sia pur giovanissimo, ritornò un centrocampista quasi perfetto, tanto che Silvio Berlusconi, quando nel campionato 1991-92 che lo consacrò definitivamente tra le Stelle Rossonere, lo vide all'opera nella gara giocata contro il Cagliari a San Siro notò in lui qualcosa di Gianni Rivera. Il fatto poi che sia cresciuto tra gente come Carlo Ancelotti (del quale ne è diventato il sostituto naturale) e Frankye Rijkaard fa sì che sia diventato uno dei più grandi centrocampisti italiani di tutti i tempi." (Nota di Colombo Labate)



Dal sito www.wikipedia.org

CLUB
La carriera sportiva di Albertini è stata nella sua fase iniziale strettamente connessa al Milan, con la parentesi della stagione 1990-1991 in Serie B nel Padova in cui ebbe occasione di giocare per la prima volta con continuità, collezionando 28 gare e 5 gol. A fine di quella stagione calcistica, inoltre, il centrocampista venne premiato dalla Diadora in quanto ritenuto la miglior speranza italiana nello sport. Dal 1988 al 2002 vestì la maglia rossonera vincendo numerosi trofei, cinque scudetti, tre Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, tre Supercoppe Europee e 4 Supercoppe Italiane. Il suo bilancio in maglia rossonera è in totale di 295 presenze e 21 gol.
La sua annata migliore è stata la 1996-1997, in cui ha avuto anche l'opportunità di segnare ben otto reti (record della sua carriera).
Non rientrando più nei piani del tecnico Carlo Ancelotti, che gli preferì Andrea Pirlo, venne mandato in Spagna, in prestito all'Atletico Madrid (28 presenze, 2 gol).
L'anno seguente tornò in Italia e venne ceduto in un'operazione di scambio con Pancaro, con grande amarezza del giocatore, alla Lazio, dove collezionò 23 presenze e mise a segno due reti, vincendo anche una Coppa Italia. Per la stagione 2004/2005 si trasferì all'Atalanta, nonostante avesse ricevuto offerte contrattuali anche da altre squadre, tra cui la Fiorentina. Con la squadra bergamasca Albertini giocò 14 partite segnando un gol, all'esordio. Con il mercato di gennaio il centrocampista passò al Barcellona, ricevendo però alcune critiche dal suo ex tecnico Delio Rossi, e giocò cinque partite e vinse la Liga e la Supercoppa di Spagna.
Il 5 dicembre 2005 ha annunciato il suo ritiro dall'attività agonistica e adesso aspira a diventare un allenatore professionista. La festa di addio al calcio di Albertini si è svolta il 15 marzo 2006 a San Siro e ha previsto una partita celebrativa tra Milan e Barcellona, con la partecipazione delle stelle di ieri e di oggi delle due squadre. Per il Milan c'erano, tra gli altri, Marco van Basten, Frank Rijkaard e Franco Baresi. Nella vittoria del Milan per 3-2 c'è anche la firma di Albertini, che ha segnato un gol su calcio di punizione. Alla fine del match il giocatore, visibilmente commosso, ha vestito la maglia del Milan e ha fatto un giro di campo tra gli applausi dei tifosi.

NAZIONALE
Esordisce in Nazionale il 21 dicembre 1991, a 20 anni, nella partita Italia-Cipro (2-0) giocata a Foggia.
Prese parte con gli azzurri ai Mondiali del 1994 (durante il quale, per esempio, collezionò un bellissimo assist nella semifinale con la Bulgaria per Roberto Baggio per il gol del 2-1) e del 1998 e agli Europei del 1996 e del 2000. Un infortunio al tendine d'Achille a pochi mesi dal via della manifestazione gli ha impedito di partecipare al Mondiale 2002, segnando di fatto la fine della sua carriera in maglia azzurra.
Con la Nazionale, nella quale ha militato dal 1991 al 2002, Albertini ha totalizzato 79 presenze e 3 reti.

DIRIGENTE
Dopo il suo ritiro, attraverso l'Associazione Italiana Calciatori, intraprende la carriera dirigenziale. Nel giugno 2006, in seguito allo scandalo di Calciopoli ed alle successive dimissioni del Presidente in carica della FIGC, Franco Carraro, ed alla nomina di un commissario straordinario, Guido Rossi, è stato nominato vice commissario straordinario della FIGC. Tuttavia, il 19 settembre dello stesso anno, ha rassegnato le proprie dimissioni. Dal 2007, con l'inizio della presidenza di Giancarlo Abete è diventato vice-presidente della Federcalcio.














Demetrio Albertini nelle Giovanili Rosssonere


In prestito al Padova, stagione 1990-91



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1990-91, Demetrio Albertini, Massimo Taibi e Stefano Nava





Il suo numero


Foto autografata di Demetrio Albertini



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18 maggio 1994, Milan Campione d'Europa: Zvonimir Boban, Marco Van Basten e Demetrio Albertini con la Coppa dei Campioni



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Demetrio Albertini, stagione 1999-00



Dal dal libro "Demetrio Albertini. Dall'oratorio alla Nazionale", di Alessio Albertini"

BIOGRAFIA DI DEMETRIO ALBERTINI
Demetrio non ha studiato per diventare calciatore, ma ha imparato a camminare con un pallone in mano, quasi fosse quello a dargli la forza e la sicurezza dei primi passi.
Il mitico campo di Villa Raverio si trasformava nel più grande stadio dove Demetrio ha provato per la prima volta una porta vera in cui fare gol; un campo delimitato dalle righe come quelli che si vedono in televisione. Ricordo che, per renderlo più simile a quelli, avevamo scritto con la vernice sul muro attorno all'oratorio insegne pubblicitarie e frasi inneggianti la nostra squadra, anche se questo con un po' di disappunto del nostro prete.

MISTER PAPÀ - Quando eravamo in campo l'incitamento maggiore del mister (papà Cesare) era: "via di prima, tocca e tira", e penso proprio che questa grande dote di saper gestire la palla di prima Demetrio l'abbia appresa dagli urli di Papà seduto in panchina accanto a lui.
SCUOLA SUPERIORE - Non c'era tempo per rientrare a casa e quindi Demetrio andava a scuola con lo spuntino di mezzogiorno e con la borsa degli allenamenti. Al suono della campanella partiva: treno alla stazione si Seregno, fino a P.ta Garibaldi; poi metropolitana fino a S. Babila; infine il bus 73 per scendere a Linate. E alla sera la stessa trafila dopo 2-3 ore di allenamento per arrivare a casa alle 8 o alle 9, mangiare un piatto decente e cercare di portare a termine qualque compito.
TEMPO DI PRIMA SQUADRA - Un sabato sera mi arriva una telefonata in parrocchia, era Demetrio che sottovoce, quasi timidamente mi dice: "pronto Ale, sono a Napoli, indovina con chi sono in camera? Con Baresi". Era la sua prima panchina in serie A.
"...CON IL NUMERO 15 ALBERTINI!" - La domenica successiva, il 15 Gennaio 1989 il Milan affronta a San Siro il Como. La giornata è un pò nebbiosa, ma la partita si svolge regolarmente. Demetrio è seduto in panchina con il numero 15. Sacchi si rivolge a Demetrio: "dai, comincia a scaldarti". Ad un quarto d'ora dalla fine ecco il cambio: "Il Milan sostituisce il numero 4 Colombo con il numero 15 Albertini" annuncia lo speaker. E lo stadio risponde con un applauso ed un boato. Una corsa per prendere posizione in campo e nel frattempo un avversario tenta di intimidire Demetrio prontamente difeso da un compagno di squadra. La partita termina sul 4 a 0 per il Milan. Al rientro complimenti da parte di tutti i compagni di squadra, ma soprattutto un abbraccio caloroso di Filippo Galli accompagnato da un "benvenuto tra noi", preparano la festa di papà che era in tribuna e della mamma e degli amici del cortile che aspettavano a casa.

GIOVANILI
In casa mia si respirava aria di calcio già prima che diventassi un calciatore professionista.
Ho passato la mia infanzia tirando pallonate alla cancellata del mio condominio fino all'oratorio con i ragazzi più grandi.
All'età di dieci anni facevo parte degli Esordienti del Seregno, due anni dopo iniziai a fare il pendolare per Milano.
Dopo una vittoria in un torneo internazionale con la Dindelli il Milan mi volle con sè. Ricordo ancora la mia prima volta a San Siro quando il campo non era precario e ai ragazzini delle giovanili era consentito effettuare una partita prima delle gare della prima squadra.
Con gli Allievi di Gino Maldera vincemmo contro la Roma il torneo Arco di Trento, che per la categoria è paragonabile come importanza al torneo di Viareggio.
L'anno dopo con il trasferimento a Milanello arrivai diretto nella primavera e Sacchi mi fede allenare con gli uomini della prima squadra, e i vari Ancelotti, Rijkaard e Baresi non erano più solo idoli, ma anche compagni di squadra.

PADOVA
Non mi aspettavo di lasciare il Milan ma quando mi è stata presentata l'opportunità di andare a Padova non ci ho pensato un attimo e ho subito accettato. Al Milan tutti mi dicevano che ero bravo, ma non giocavo. A Padova ho avuto la possibilità di esprimermi nell'arco di tutto il campionato.
L'impatto con l'ambiente non fu dei più agevoli; non solo passavo dai 500 spettatori della Primavera ai 15000 dell'Appiani, ma la squadra veniva da un periodo negativo.
Al gruppo unito e di qualità mancava un punto di riferimento a centrocampo che sapesse dettare i tempi.
Sostenuto dall'allenatore e dai compagni mi inserì pienamente nei meccanismi di gioco ed arrivammo ad un passo dalla promozione in serie A.
Feci un bel campionato, tanto che arrivò la convocazione con l'Under 21 di Cesare Maldini con cui vinsi l'Europeo. Le emozioni che ho vissuto a Padova saranno sempre con me. Ho la città, la Società, i tifosi e compagni nel cuore...

Quando sono fuori dal campo e lontano dai ritiri mi piace passare stare con le persone che mi sono più care. Amo circondarmi di amici e transcorrere le serate con loro. Quando ho la possibilità cerco di raggiungere i miei genitori in Brianza con i quali ho un rapporto forte che mi appaga molto. Durante il mio tempo libero, ma soprattutto in viaggio ascolto musica di vari generi.
Anche i videogiochi e Internet sono tra i miei passatempi preferiti.
Indossò la maglia rossonera che ne aveva undici, ha passato di recente il momento più difficile della sua carriera. Il "Metronomo" del centrocampo parla dei tifosi, della panchina, di Zaccheroni, della Nazionale e della rinascita.




Dal sito www.rossonerisiamonoi.blogspot.com

Biografia di DEMETRIO ALBERTINI
di Rino Gissi

BESANA IN BRIANZA (MI), 23 agosto 1970.
Dire Albertini in casa Milan vuol dire icona. Il 'metronomo' della Brianza esordisce giovanissimo in rossonero ed eredita da Carletto Ancelotti il peso della regia della fortissima squadra che si appresta a vincere tutto negli anni '90. L'esordio è datato 1988, con Sacchi. Gioca 2 gare in un paio di stagioni, in cui la squadra vince 2 coppe campioni, 2 intercontinentali, 2 supercoppe europee e una italiana.
Nel 1990/91 va in prestito al Padova in B ed è un'annata proficua: 28 gare e 5 reti. Quando torna al Milan trova Capello in panchina, ed è l'ora di cucirsi addosso i galloni di titolare. Nelll'ottobre 1991, scrive di lui 'Forza Milan!': 'Vent'anni, il centrocampista rossonero dimostra in campo una padronanza di gioco e una disinvoltura degni di un veterano: non è quindi un caso che Capello si è affidato a lui per ricoprire il ruolo che è stato, fino a pochissimo tempo fa, di un certo Carletto Ancelotti'. Era il primo anno da titolare per Albertini, che con Rijkaard componeva una super coppia, che faceva diga e governava il gioco una novità, quella del doppio centrale, imposta proprio da Capello. 'Ai tempi delle giovanili in allenamento seguivo Ancelotti e Rijkaard, cercando poi di emularli in partita'. A fine stagione, tra il serio e il faceto, Franco Baresi, il Grande Capitano, dirà:' Non montarti la testa, è stato Carletto a decidere di farti spazio. Hai dato un ottimo contributo per questo scudetto, ma puoi ancora crescere parecchio'. E Albertini cresce in fretta.
Regista geniale e dall'intelligenza tattica elevatissima, Albertini orchestra con classe ed eleganza la macchina del tecnico goriziano, che vince 4 scudetti in 5 stagioni, oltre alla Champions League, a 3 supercoppe di lega ed una supercoppa europea. Nel '92/93 Albertini è ancora carine del gioco, e arriva il secondo scudetto di fila. Ragazzo modesto, umile e di buona famiglia, Demetrio fuori dal campo si definiva disponibile verso gli altri e un pò lunatico. La stagione 93/94 è quella del double: terzo scudetto di fila e la Champions League vinta ad Atene, con un perentorio 4-0 al Barcellona.
Ormai è un Albertini completo, maturo, sontuoso, consapevole dei propri mezzi ma sempre con i piedi per terra: 'Devo migliorare il sinistro, e ho una certa carenza nel gioco di tesra. Sul piano tattico, invece, credo di essere a buon punto, ritengo di essere un giocatore molto duttile'. E' un Milan stellare, che difende con una linea difensiva perfetta (Rossi, Tassotti, Costacurta, Baresi, Maldini) e che in attacco ha fior di campioni, come Van Basten e Massaro: Albertini nè è la mente, il cervello fine che muove tutti gli ingranaggi: con Desailly compone l'insuperabile maginot rossonera. Albertini, che si dimostra un cecchino dai calci piazzati, diventa anche un pilastro della nazionale azzurra. 'Berlusconi e Capello mi dicono che dovrei osare di più in fase offensiva', aveva detto un paio di anni prima: difatti Demetrio si specializza anche nei gol, e il primo -arrivato nel 91/92 contro l'Atalanta, è 'Un tiro diabolico, imparabile per Ferron'. Pesante la rete al Monaco, nella semifinale di Champions del '94 (3-0 in gara unica, in gol Desailly, lui e Massaro). Addirittura strepitosa sarà, parecchi anni dopo, una doppietta al Barcellona in un epico 3-3 (2001) condito anche da una tripletta del blaugrana Rivaldo.
Dopo un altro scudetto da protagonista e un paio di stagioni difficili, nel 1998/99, con Zaccheroni in panchina, il Milan dei 'vecchietti', troppe volte dati per finiti, vince uno scudetto insperato: Albertini lo guida col carisma dei senatori e l'acume dell'architetto, ad un decennio dal suo esordio. 'Forza Milan' lo incensò così: 'Tra i leader della Vecchia Guardia, è stato il più colpito dalle critiche dopo la stagione 97/98. Demetrio si è rimboccato le maniche, soffocando a fatica la tentazione fortissima di andare via. E' tornato ad essere il perno del centrocampo, rigenerato da Zaccheroni ad una seconda giovinezza che durerà ancora'. Il biennio successivo è un periodo in cui il Milan costruisce la nuova squadra: nell'estate 2002 Albertini non rientra nei piani del suo predecessore in regia, Carlo Ancelotti, e si mette in gioco passando all'Atletico Madrid. In totale, con il Milan, 406 gare, 28 gol, 5 scudetti, 4 supercoppe italiane, 3 coppe dei campioni, 2 intercontinentali, 3 supercoppe europee. In nazionale vanta 79 presenze e tre centri. A Madrid, in biancorosso, gioca un'annata splendida e segna anche al Real nel derby: 28 gare e 2 gol.
Aspettava la richiamata del suo Milan, ma non è arrivata: Albertini accetta così la corte della Lazio nel 2003/04 (23 gare e 2 gol) e dell'Atalanta l'anno dopo (14/1), ma a gennaio 2005 l'amico Rijkaard lo chiama con sè a Barcellona e il 'metronomo' torna in Spagna, per vincere una liga e una supercoppa di Spagna tra Ronaldinho e Puyol. Gioca solo 5 partite ma diventa un idolo e lascia da campione, in un Milan All Star- Barcellon All Star da brividi. Nel giugno 2006, in seguito allo scandalo di Calciopoli ed alle successive dimissioni del Presidente in carica della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Franco Carraro, ed alla nomina di un commissario straordinario, Guido Rossi, è stato nominato vice commissario straordinario della FIGC. Tuttavia, il 19 settembre dello stesso anno, ha rassegnato le proprie dimissioni. Dal 2007, con l'inizio della presidenza di Giancarlo Abete è diventato vice-presidente della Federcalcio.






Maggio 1992: Albertini nella festa per il 12° scudetto rossonero...


...e in copertina del "Guerin Sportivo"



Da "Forza Milan!", marzo 2000

VENT'ANNI CON DEMETRIO
Sono quasi quattro lustri. Demetrio Albertini aveva 11 anni quando vesti la maglia rossonera per la prima volta. Una vita di successi, di gioie, di affermazioni personali e della sua squadra del cuore, il Milan. Sacchi lo fecce esordire, Fabio Capello lo mise in campo in trasferta ad Ascoli e non lo tolse più. I più antichi con il cuore a strisce ricordavano Dino Sani, ai più moderni bastò semplicemente che fosse lui ad aver ereditato, ruolo, carattere, tempra di Carlo Ancelotti, anche in Nazionale. Anzi, ha addirittura i piedi buoni, dicevano. "Non so, lui era un giocatore, io un altro, stavamo anche in campo insieme con buoni risultati."

"Deme" sembra schivo, taciturno, eppure è forgiato da combattente, è sempre cresciuto nel carattere e nel mondo di porsi. Nel biennio al buio 1996-98, era spesso lui a prendere la parola con i giornalisti il martedì, quando bisognava giustificare, analizzare, capire un Milan che non funzionava.

"Mi sono sempre preso le mie responsabilità, qualche volta anche oltre quelle che mi spetterebbero davvero. Ma non è il caso nè il momento di far pesare debiti e crediti, non faccio bilanci. Io sono abituato a pensare al presente, non mi piace guardarmi indietro".

E il futuro? Questo inedito disagio, questa nuova situazione di precarietà per uno che ha 65 presenze in Nazionale e viaggia verso le 350 in Rossonero, ti ha colto di sorpresa?
Diciamo che è una situazione particolare, più che difficile. Non avevo mai conosciuto la panchina, nel senso di restarci per qualche partita. Sai, a me la domenica mattina sentire la formazione dall'allenatore e non esserci, mi dà una voglia pazzesca di salire in camera e sfasciare tutto. Questo credo sia umano e comprensibile. Invece poi la reazione, l'atteggiamento, sono assai diversi. Per me, la squadra, il gruppo, il Milan, vengono prima di ogni cosa. Siccome è facile dirlo quando uno è titolare inamovibile, ecco credo che oggi questo mio pensiero possa suonare ancora più sincero, più credibile.

Rabbia? Invidia? Fastidio. Demetrio allunga la mano e ferma la penna. Ci sono cose che si scrivono, altre che devono restare confidenze, non tra giornalista e giocatore, ma tra amici, così il lettore darà credibilità anche al fatto che sia sincero chi scrive.
"Ci sono tanti modi per far sentire importante una persona. Puoi parlargli, lo puoi illudere, puoi anche mentirgli. Zaccheroni con me è stato franco ed io lo sono con lui. Sempre. Il rapporto è complessivamente buono. Però."

Però?
Per un anno e mezzo ci siamo parlati moltissimo, poi io mi sono un po'chiuso, i tecnici forse mi hanno voluto lasciare tranquillo. Insomma mi sono sentito meno importante un po' anche per colpa mia. Ora comunque le cose sono tornate normali. A Cagliari sono stato il capitano per 90 minuti, un fatto che mi ha ridato carica e che ricorderò gelosamente.

Apriamo una piccola parentesi: a Cagliari, il Milan più brutto dell'anno e la solita polemica sugli impegni delle varie Nazionali. Cosa ne pensi?
Credo che le battute, le polemiche, la cocciutaggine non portino da nessuna parte. Bisogna che finalmente si siedano a un tavolo federazioni e club. Il problema è essenzialmente legato ai calendari. Basta dividere una cosa e l'altra, ma non credo che la soluzione sia quella suggerita da Platini, cioé i campionati unificati da febbraio a dicembre.

Perchè una colonna insostituibili diventa precario?
Mah, sono successe alcune cose. Quella determinante, mi pare indiscutibile, è stata che non brillava la squadra, non brillavo io. Ci sono stati un paio di cambiamenti, sono tornati il gioco e i risultati, si è andati avanti così. A me sta benissimo. Ci sono stati un paio di colloqui franchi, senza acrobazie dialettiche e senza scuse, tra me e l'allenatore. Una prima volta dopo Udine, una seconda dopo la partita con il Lecce a San Siro. Io credo che fra uomini bisogna comportarsi così, affrontarsi tra le quattro mura, per non avere possibili incomprensioni o fraintendimenti con una qualsiasi terza persona. Avevo alle spalle anche una bella dozzina di sostituzioni, non era appunto una situazione comoda. Le cose io penso, l'allenatore le ha sempre sentite direttamente dalla mia bocca, per questo oggi parlo con "Forza Milan!" serenamente.

Anche perchè non parlavi da diverso tempo.
Appunto.

Torniamo al Milan che girava con un Albertini che non girava. Colpa della condizione o anche un po' del modulo del gioco?
Mi piace il modulo a tre punte. Zaccheroni lo sa. Si è tanto parlato del regista alle spalle di due attaccanti, indicandola come la soluzione determinante per la conquista dell'ultimo scudetto, ma noi con le 3 punte, abbiamo giocato 27 partite e fatto 49 punti. E' anche vero che con l'altro modulo abbiamo trovato l'equilibrio di gioco.

Come si sono comportati i compagni di questo frangente?
Non avevo bisogno di leggere sui giornali cosa pensano di me. Comunque gli amici, perchè li considero tali, hanno avuto anche esternazioni pubbliche, mi hanno reso felice. Anche Zaccheroni lo ha fatto. Io non sono e non voglio essere un "caso", non voglio creare polemiche. Il mio unico obiettivo è lottare per farmi trovare pronto al momento opportuno. Mi ha sempre insegnato così Giovanni Branchini, che per me è molto più di un manager.

La società?
Sapeva già chi sono, cosa voglio, come la penso, come mi comporto. Io non manco mai di dare consigli a chi gioca nel mio ruolo, ad aiutare chi sta fuori. I compagni che frequento di più, oltre a Billy, sono proprio quelli che giocano nel mio ruolo: Ambrosini, Giunti, Gattuso... Ho avuto un colloqui anche con Galliani in queste settimane, ma ho un contratto fino al 2004, se è questo che volevi sapere, e so che la società non cercherà sul mercato un mio sostituto.

Ecco, appunto. Prima di parlare del futuro, vorrei sapere cosa pensi dei tifosi. Non ti perdonano più niente, sei il primo a beccarsi i fischi.
Sono contento del Milan, di esserci, di aver indossato questa maglia quando avevo 11 anni. Adesso ne ho 28, è normale che mi aspetti certi cose dalla mia carriera. Io mi impegno al massimo, lavoro sodo, conosco solo questo metodo per vivere nel calcio. Credo di aver dimostrato tanto e di recente, anche di avere davvero la mentalità "da Milan", che significa evitare casini e lottare per farsi trovare pronti. Penso al presente e basta. Nel calcio moderno possono cambiare tante cose da oggi a domani, da stamattina a stasera. Ma questo non è il momento di parlare del futuro di Albertini, bersi del presente del Milan, che è solare, positivo, da vivere. Per il resto, c'è tempo.





Dal sito www.calciatori.com

15 aprile 2002
MILAN: PER ALBERTINI STAGIONE FINITA E NIENTE MONDIALI
Stagione finita e niente Mondiali per Demetrio Albertini, il centrocampista del Milan infortunatosi ieri contro la Juventus. Gli esami effettuati hanno evidenziato una lesione parcellare del tendine d'achille del piede sinistro. Albertini non sarà sottoposto ad intervento chirurgico ma dovrà restare fermo per un periodo che va dai 2 ai 3 mesi salvo complicazioni.


2 luglio 2002
MILAN, ALBERTINI VERSO IL PRESTITO ALL'ATLETICO MADRID
Demetrio Albertini se ne va. Calcisticamente parlando ovviamente, il centrocampista del Milan raggiungerà Javi Moreno all'Atletico Madrid. La soluzione è quella del prestito, ma sembra che il giocatore non abbia ancora dato l'assenso al trasferimento. D'altronde la politica del Milan è cambiata, non ci si preoccupa più di quello che pensano i "senatori", basti dire che a Sebastiano Rossi e ad Alessandro Costacurta non è nemmeno stato rinnovato il contratto. La cessione di Albertini consentirà al Milan di risparmiare gli oltre 3 milioni e mezzo di Euro che equivalgono all'ingaggio del giocatore, e di sfoltire la troppo ampia rosa che vede impiegati circa 30 calciatori.


20 gennaio 2003
MADRID: GRANDE FESTA PER ALBERTINI
I giornali spagnoli hanno dedicato ampio spazio all'ex milanista Albertini, autore ieri sera del pareggio nel derby di Madrid. Il Real stava vincendo 2-1: in pieno recupero, al 95', Albertini con una splendida punizione ha regalo il 2-2 all'Atletico. In Spagna Albertini è chiamo "el Metronomo" per la capacità di organizzare il gioco dell'Atletico Madrid.


21 luglio 2003
ATALANTA, UN BIENNALE PER DEMETRIO ALBERTINI
Demetrio Albertini è ufficialmente un giocatore dell'Atalanta. Questo il comunicato della Lazio: "La S.S. Lazio S.p.A. comunica di aver rescisso consensualmente il contratto di Demetrio Albertini, che ha firmato un accordo biennale con l'Atalanta. La Società ringrazia il calciatore per la professionalità e la serietà con cui ha svolto il suo lavoro, contribuendo ai successi biancocelesti, e gli augura uno splendido prosieguo di carriera".


22 luglio 2003
CORRIERE DELLA SERA: "L'ADDIO DI ALBERTINI"
"Il Milan capirà l'errore". Il 25° elemento della rosa del Milan è Giuseppe Pancaro, 32 anni. Il difensore approda al Milan in prestito per un anno. In cambio Mancini avrà appunto Demetrio Albertini.


25 gennaio 2005
CALCIOMERCATO: ALBERTINI È GIÀ A BARCELLONA
Demetrio Albertini è già a Barcellona. Oggi il giocatore si sottoporrà alle visite mediche e poi firmerà il contratto di 6 mesi con la squadra guidata dall'amico Rijkaard, l'ex centrocampista dell'Atalanta, 33 anni, può giocare in Champions League.






In azione con la maglia della Lazio


Gennaio 2005: Albertini passa al Barcellona



Due immagini di Albertini con la maglia del Barcellona


Dal sito www.calciatori.com

14 luglio 2005
BARCELLONA: NON CONFERMATO ALBERTINI
L'avventura di Demetrio Albertini al Barcellona è arrivata al capolinea. La giunta del club catalano riunitasi martedì, infatti, ha dato mandato ad Aitor Begiristain, ds del club azulgrana, di comunicare al centrocampista italiano di non presentarsi per il 18 luglio, data del raduno, con il resto della squadra e che quindi non gli verrà rinnovato il contratto scaduto lo scorso 30 giugno. Albertini era arrivato in Spagna dall'Atalanta lo scorso gennaio ed ha collezionato solo due presenze in campo da titolare; l'ex centrocampista del Milan e della Nazionale, che ha rifiutato un'offerta del Livorno, sta meditando ora il ritiro.





Demetrio Albertini con la maglia della Nazionale Azzurra










Il suo autografo






La biografia di Demetrio Albertini



Dal sito www.gazzetta.it
14 marzo 2006 - di Gaetano De Stefano

DEMETRIO SPEGNE LA SUA STELLA
Mercoledì sera a San Siro la partita d'addio di Albertini, Parata di campioni, in campo anche Ronaldinho: "Il più grande talento che abbia mai visto, fa cose contronatura"
MILANO, 14 marzo 2006 - "Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare". Parla come l'androide di "Blade Runner", Demetrio Albertini. Difficile non credergli. Lui che è passato da Arrigo Sacchi a Frank Rijkaard. Che a 17 anni (campionato 1988-89, una presenza nel Milan), guardava Maradona dalla panchina. Illuminato da Marco Van Basten e Ruud Gullit. Svezzato da Ancelotti, Donadoni e Baresi. Rapito da Ronaldinho. Cinque scudetti e una coppa dei Campioni al Milan, una Liga conquistata con il Barcellona. Undici anni di Nazionale. Mercoledì sera a San Siro, darà l'addio al calcio con un'amichevole di lusso: Milan-Barcellona. Un mix di leggende, che con Demetrio ha condiviso due fasi della sua carriera; il collante, la sua strada: "My Way", come è stato battezzato l'appuntamento.

Ci saranno proprio tutti?
"Faccio un esempio. Chiamo Romario in Brasile: 'Vieni?' 'Se posso sì, molto volentieri'. E sentita questa: contatto Savicevic, alle prese con i postumi dell'incidente in moto. Beh, Dejan mi ha garantito che sarà a bordo campo; 'questa non me la perdo', mi ha detto".

E Roberto Baggio?
"Aspetto la sua telefonata. E' dovuto partire per l'Argentina, ma mi ha garantito che farà di tutto per esserci. Se tutto va bene sfileranno otto, e sottolineo otto, Palloni d'oro: Van Basten, Gullit, Weah, Ronaldinho, Shevchenko, Papin, Stoichkov e Baggio".

Da Van Basten a Ronaldinho, che sarà la stella...
"Inevitabile, anche se ci sarà l'imbarazzo della scelta. Ma il Gaucho è il Gaucho. Giuro, è il più grande talento che abbia mai visto. Fa cose contronatura; la semplicità applicata all'arte. Ci ho vissuto insieme una stagione. Straordinario".

Se ci fosse Barcellona-Milan in semifinale di Champions...
"Da tifoso dico Milan. Ma attenzione: rispetto al passato, la squadra di Frank (Rijkaard, ndr) è diventata più solida, ha maggiore personalità".

Merito di Juan Laporta?
"Un po' di tutti. Della società e dei tifosi. Dici Barcellona, dici Catalunya; un orgoglio che va oltre ogni cosa. Un concetto nazionalistico che da noi fatichiamo a comprendere. E merito soprattutto di Rijkaard. Frank ha dato carattere al gruppo, si fa rispettare. Il suo stile, metà spagnolo e metà olandese, ha dato un volto nuovo alla squadra".

Rijkaard è innovativo soprattutto nel modo di allenare...
"E' vero. Lavorano molto con la palla. Ronaldinho non salta una seduta, anche se si gestisce spesso da solo. D'altronde con il suo talento se lo può permettere. A volte si prepara anche da solo, ma in spiaggia".

Ma lo vedrebbe Rijkaard al Milan?
"Perché no? Porterebbe una nuova mentalità. In Spagna se ne è parlato molto".

Un ritorno in Italia a Ronaldo lo consiglierebbe?
"Dipende da lui; da quanta voglia ha di rimettersi in discussione. Potrebbe fargli bene. Figo ha dato l'esempio migliore".

L'addio a 34 anni. Cosa ha pensato quando domenica sera Costacurta, quasi 40, è entrato a freddo contro la Juve?
"Che se fossi ancora al Milan o al Barcellona forse sarei entrato anch'io".

Difficile staccare...
"No, l'ho presa con serenità. Ho vinto tanto, ho visto cose splendide, ho incontrato personaggi straordinari, rispettando tutto e tutti. Più di così...". Chapeau, Demetrio.




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19 ottobre 2003, Milan vs Lazio 1-0: la Curva Sud saluta Demetrio Albertini



15 marzo 2006, San Siro: immagini della festa di addio al calcio giocato di Demetrio Albertini



Dal sito www.gazzetta.it
16 marzo 2006 - di Riccardo Pratesi

ALBERTINI, ADDIO IN GRANDE STILE
Finisce 3-2, davanti a 35 mila persone, la partita tra Milan e Barcellona in cui Demetrio saluta il calcio. Ricordi e spettacolo da Van Basten a Ronaldinho
MILANO, 15 marzo 2006 - Un addio al calcio in grande stile. A sua immagine e somiglianza. Demetrio Albertini a 34 anni saluta nella maniera più bella: radunando nel suo San Siro 35.000 persone e una collezione di talenti di passato e presente da far invidia ad una Hall of Fame del pallone, formata dal meglio di oggi e di ieri delle squadre più blasonate in cui ha giocato: il Milan per 14 stagioni, cinque scudetti ed una coppa Campioni, e il Barcellona, con cui ha conquistato una Liga.
Alla festa del regista ex Nazionale ci sono tutti, anche gli infortunati, storici, come Van Basten applauditissimo, e recenti, come Maldini. E poi Baresi, Desailly, Papin, Weah, Gullit, Boban, Seba Rossi e gli Invincibili al completo. Nel Barca spiccano Laudrup, Stoitchov e Rijkaard, e i "contemporanei" Ronaldinho (sugli spalti c'è chi vorrebbe blindarlo a Milano e non farlo più ripartire) ed Eto'o: è un infinito parterre de roi.
In panchina Ancelotti, Capello (fischiato dall'ingrata curva rossonera), Cruyff e Rijkaard (nella doppia veste di player-manager, all'inglese). Il menu della serata prevede che all'inizio scendano in campo le formazioni vintage: Milan e Barcellona dei vecchi tempi, o Dream Team, come urla lo speaker, imbottite di campioni da fare indigestione. I piedi sono sempre fatati (forse un po' meno quelli del centrale difensivo Nadal, zio del fenomeno del tennis spagnolo, ma insomma...), il senso tattico pressochè intatto, il ritmo decoroso.
Niente pressing (stasera non l'avrebbe preteso neanche Sacchi, in tribuna), ma nemmeno scene da dopolavoro: gli ex fenomeni, adesso stimati telecronisti, allenatori, dirigenti o mancati presidenti (come Weah), sono quasi tutti in buona forma e non hanno dimenticato come divertire la folla. Il gol di Albertini è il lieto fine della favola: destro potente su punizione, un po' la specialità della casa, Zubizarreta prova ad allungarsi (sì, non è un pacco regalo), ma la palla finisce nell'angolino alla sua sinistra. Van Basten poi regala una perla d'antiquariato, colpo di testa in torsione su traversone morbido da sinistra di Donadoni.
E' il canto del cigno di Utrecht che dopo 14' di tocchi sapienti esce (le caviglie vanno preservate come cristalli) per lasciare spazio a Gullit, il tulipano nero, come cantano i tifosi rossoneri. Albertini esce tra gli applausi al 32', la prima minipartita (di 40') per la cronaca finisce 3-1, ma del risultato non interessa nulla a nessuno. Secondo atto. Che anche se tutti i protagonisti negherebbero persino sotto tortura, per scaramanzia, potrebbe aver rappresentato la prova generale della prossima semifinale di Champions League. Se, come da pronostico, Milan e Barcellona versione 2005-06 elimineranno rispettivamente Lione e Benfica.
Le squadre non si fanno male, per usare un eufemismo. Le geometrie sono discrete, entrambe cercano il predominio nel possesso palla, il comune marchio di fabbrica, l'agonismo però è ridotto ai minimi termini. Gilardino segna, ma è in fuorigioco, e Paparesta non fa sconti. Poi Eto'o viene sgambettato in area da Kaladze: rigore. Il camerunese dal dischetto trafigge Dida, che riesce solo a toccare.
Finisce con il giro di campo di un commosso Demetrio sulle note di "My Way". "Voglio dire che ho avuto una carriera fortunata - ha detto Albertini, microfono in mano al centro del campo di San Siro -, una carriera ricca di successi. Potevo solo sognare un ultimo giorno così, grazie ai miei compagni, ai miei amici, al Milan, al Barcellona, alla mia famiglia, al mio manager, ma insieme ai miei compagni voglio ringraziare quella che persona che ci ha permesso in tutti questi anni di centrare tutti questi successi: il nostro presidente Berlusconi. Grazie a voi, al mio pubblico, al nostro pubblico, alla mia curva, alla nostra curva, vi porterò sempre nel cuore".




Dal sito www.tgcom.it
16 marzo 2006

ADDIO ALBERTINI, VINCONO LE STELLE
Il Milan batte il Barcellona 3-2
Eccezionale parata di stelle per l'addio al calcio di Demetrio Albertini a San Siro. A sancire l'epilogo della carriera del "metronomo" la sfida tra Milan e Barcellona, i due club più prestigiosi in cui il centrocampista ha militato. L'affascinante sfida, che ha visto in campo i campioni di oggi e di ieri, si è conclusa sul 3-2 per i rossoneri. In gol, oltre al "festeggiato", che ha sbloccato su punizione, anche Marco Van Basten.
Un'amichevole tra la sua prima squadra e grande amore, il Milan, e l'ultima dove ha militato per mezza stagione l'anno scorso, chiamato da Frank Rijkaard per dare una mano nella conquista della Liga. Mercoledì San Siro ha salutato per l'ultima volta il campione di tante battaglie e trofei, che insieme a Maldini, Costacurta e altri ha scritto le pagine più belle della storia recente del Milan. Una parata di stelle di oggi e di ieri straordinaria ha fatto da cornice all'evento, il cui incasso sarà devoluto interamente in beneficenza. I 35.000 accorsi al Meazza non hanno potuto fare a meno di stropicciarsi gli occhi, vedendo entrare in campo tutti gli indimenticati campioni del passato. Da Baresi a Desailly, da Gullit a Van Basten, da Donadoni a Papin, ecco servito un amarcord senza eguali. Alla fine per questo anomalo Milan-Barcellona hanno giocato tra squadra 1 e squadra 2 quasi in cinquanta. In panchina quattro tecnici per quattro squadre: Fabio Capello (Milan 1), Carlo Ancelotti (Milan 2), Johan Cruyff (Barcellona 1) e Frank Rijkaard (Barcellona 2). A fare da spettatore, in tribuna, il patron Silvio Berlusconi, promotore in prima persona della serata, voluta anche per celebrare al meglio i 20 di presidenza rossonera.
Il Milan in "bianco e nero" ricorda subito di che pasta era fatto: dopo 6' minuti il festeggiato Albertini sigla il gol del vantaggio su punizione, beffando Zubizarreta. Poi tocca a Marco Van Basten il raddoppio con uno splendido colpo di testa in tuffo. "La testa funziona, ma il corpo ogni tanto no - ha dichiarato il "cigno di Utrecht" -. Giocare è troppo divertente, è la cosa più bella per uno sportivo, ma gli anni contano per tutti. Comunque sono felice di essere qui per Demetrio, lo merita". "Van Basten è stato il migliore che ho allenato - commenta a proposito dell'olandese Arrigo Sacchi - anche se ogni tanto mi faceva arrabbiare. Ho avuto la fortuna di allenare grandi giocatori e quindi ho fatto bella figura anch'io". "Marco ha conservato tempismo, decisione, coraggio - gli fa eco Fabio Capello - Ha fatto un gol bellissimo, con questi campioni l'età non conta". Un autogol di Nadal, al 32', e il gol di Ezquerro al 40' fissano il risultato della prima mini-sfida sul 3-1. Ma la vera notizia è il ritorno in campo di Paolo Maldini, uno che il pallone d'oro non l'ha "ancora" vinto. Non giocava da tanto il capitano rossonero, è sceso in campo nel Milan del '94, una buona notizia per Ancelotti (in panchina in compagnia di Capello, Cruyff, Rijkaard, Sacchi) che spera presto di averlo di nuovo a disposizione.
Nella ripresa in campo i campioni di oggi, sembrerà strano ma ritmi più bassi, giocatori attenti alle caviglie e a non farsi male, ma anche propensi a regalare spettacolo. Il Barcellona accorcia le distanze con un rigore trasformato da Eto'o, finisce 3-2. Poi i riflettori di San Siro a fine partita si spengono per lasciar posto, in campo, alla celebrazione vera e propria. Di Demetrio e del ventennio. Fuochi d'artificio e gol sul megaschermo e il 'presidente' che applaude convinto, accanto ad Adriano Galliani. Finisce con Albertini che, commosso, saluta e ringrazia il suo pubblico. "Voglio dire che ho avuto una carriera fortunata - dice il centrocampista in lacrime, microfono in mano al centro del campo di San Siro -, una carriera ricca di successi. Potevo solo sognare un ultimo giorno cosi', grazie ai miei compagni, ai miei amici, al Milan, al Barcellona, alla mia famiglia, al mio manager, ma insieme ai miei compagni voglio ringraziare quella che persona che ci ha permesso in tutti questi anni di centrare tutti questi successi: il nostro presidente Berlusconi. Grazie a voi, al mio pubblico, al nostro pubblico, alla mia curva, alla nostra curva, vi portero' sempre nel cuore". Ha vinto una Champions Legaue, una Supercoppa europea, tre Supercoppe italiane, cinque scudetti e una Liga, ha vinto anche nel giorno del suo addio al calcio giocato: la sua festa regala 419.943,00 in beneficenza. Campione in campo, campione fuori, Demetrio Albertini è sempre stato questo.








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Servizio "Amarcord" dedicato a Demetrio Albertini
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Zvonimir Boban e Demetrio Albertini: com'erano ieri e come sono oggi (2015)



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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 9 febbraio 2019)
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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 31 marzo 2020)



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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 15 settembre 2020)



(dalla "Gazzetta dello Sport" del 13 novembre 2020)