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OTTAVI DI FINALE - Ritorno
9 novembre 1988, Stella Rossa Belgrado vs Milan (sospesa)




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Il biglietto della partita, poi sospesa per nebbia al 57' sul risultato di 1-0 per la Stella Rossa.
La gara verrà ripetuta il giorno successivo nel primo pomeriggio.
Un crocevia che risulterà fondamentale per l'esito conclusivo della manifestazione in favore della causa rossonera
(dal sito forum.tifonet.it - Amarcord Rossonero)



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(by Adriano da Mogliano Veneto - TV)



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(by Danilo Pagani)
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(by Giorgio Boccellari)



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(da "L'Unità" dell'8 novembre 1988) (da "L'Unità" del 9 novembre 1988)




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Il settore dei tifosi rossoneri a Belgrado: circa 5.000 i milanisti presenti
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Il settore rossonero
(per gentile concessione di Stefano Mari - facebook)
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Un'altra immagine del tifo rossonero
(by Massimo Tullo - facebook)




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(by Vincenzo De Santi)
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Rijkaard nelle morsa dei difensori slavi



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La nebbia incombe sul campo di gioco



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(by Davide Milano - facebook)



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Si discute per l'imminente sospensione della partita, a causa della nebbia
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Rijkaard a colloquio con il direttore di gara



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(dalla "Gazzetta dello Sport")



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(da "La Stampa" del 10 novembre 1988) (da "L'Unità" del 10 novembre 1988)




by Davide Milano - facebook

9/10 NOVEMBRE 1988 ... STELLA ROSSA MILAN LA PARTITA INFINITA...

Fischio di inizio il 9 ma causa nebbia l'arbirto Pauly sospende le ostilità sull'1-0 per i Serbi, causa nebbia al 57'. Si riparte il 10 alle 15.00..... in 300 rimangono nella SUD su 5000 del giorno prima. Tra il freddo, un autogol di Vasiljevic non visto dall'arbitro e dal guardalinee, il Dona che rischia la vita (per uno scontro con lo stesso Vasiljevic, preso in pieno volto con conseguente perdita dei sensi ed il dott. Monti che gli rompe la mandibola perchè non si riusciva ad aprire la bocca e tirargli fuori la lingua per farlo respirare), il gol del Cigno su cross di Bubu che viene subito dopo pareggiato, i supplementari, il freddo, i rigori, le parate di Giuannin.....L'ultimo rigore di Rijkaard! LA VITTORIA su uno dei campi più duri d'Europa...


dal sito www.repubblica.it

9 novembre 1988 - pagina 35 - Sezione Coppe Europee - di Gianni Mura

IL MILAN CONDANNATO AL GOL

BELGRADO - Arriva nel freddo un Milan pieno di rimpianti e fiducia. Gullit e Filippo Galli al seguito come accompagnatori, per il bene del gruppo. Lo hanno chiesto loro, io non obbligo nessuno ha precisato Sacchi. L'olandese non va nemmeno in panchina, Virdis in campo dall'inizio: Non ho mai piantato grane, conquistare il posto è uno stimolo in più, ma mi dà un po' fastidio giocare perché si è fatto male un compagno. All'ora di pranzo si è presentato a Milanello Silvio Berlusconi per una orazion picciola alla truppa. Ai cronisti schierati manco una parola, solo sorrisi e strette di mano. Anche Sacchi ha parlato del minimo indispensabile, cioè della partita con la Stella Rossa, evitando accuratamente argomenti più spinosi tipo Zavarov e Trapattoni. Giocare fuori casa, dopo aver pareggiato in casa, non è mai divertente nelle coppe europee. Il colore locale si riduce al violaceo dei volti, al fumo dei fiati, a uno stadio che tiene quasi centomila persone: sicuri 90 mila jugoslavi e 6 mila milanisti, più 5 mila poliziotti a sorvegliare questi e quelli, per evitare che si ripeta un caso-Giannini. Non è tanto il campo a pesare sulla vigilia, quanto la consapevolezza che la Stella Rossa è una buona squadra. Dice Sacchi: All'andata loro sono stati più forti del previsto. Aggressivi, buona tecnica ma anche forza fisica. Noi sicuramente eravamo più indietro nella condizione, rispetto a oggi.
Il risultato di San Siro ci penalizza: dobbiamo andare al massimo e lo sappiamo. Due settimane fa, loro hanno avuto una sola palla gol e l'hanno messa dentro, ulteriore segno di valore, noi abbiam segnato solo un gol su quattro possibili. Ci consola pensare che certe difficoltà incontrate dipendessero più dalle nostre carenze che dai loro meriti. Il morale è buono, a Verona abbiamo giocato bene e chi gioca bene è anche fortunato. Poi apre il quaresimale del martedì: Vincere a tutti i costi, non esiste, ma giocar bene sì, solo a quello dobbiamo pensare. Se poi andiamo fuori, pazienza. In novant'anni di vita il Milan ha vinto solo due volte la Coppa dei Campioni, una ragione ci sarà, se usciamo non ne faremo un dramma. Dovremmo giocare con chiarezza e umiltà. Non è facile restare umili quando si è ben pagati come noi, con tanta gente colta che sta ad ascoltarti.... Questa è per il nostro mucchietto di taccuini, l'Unione stampa sportiva italiana ringrazia commossa. Visto che fare battute sugli altri non sempre gli dice bene, Sacchi ne fa una sui suoi: Siamo messi benone, solo due giocatori indisponibili, la media sta calando. Spiace per Gullit, giocatore straordinario per come trascina la squadra, ma penso che Virdis possa essere l'arma vincente. Pietro ha coraggio e intuizione. Ammetto pubblicamente di avere le idee confuse sulla considerazione che Sacchi ha di Virdis. Ora leggo che secondo lui è un giocatore di calcio solo quando la butta dentro, ora che è la miglior punta d'Italia insieme a Vialli. Com'è? Cauta risposta: Non credo di aver mai detto che è grande solo quando fa gol. Semmai che esprime il massimo di sé in fase di realizzazione. Nient'altro di rilevante. Previsioni. Nelle ultime due settimane il Milan è molto cresciuto, bisogna vedere se basta. La Stella Rossa ha un buon impianto di gioco, con solisti come Stojkovic, Savicevic, Mrkela. Il Milan può vincere, sicuro, specie se sblocca il risultato abbastanza in fretta. Anche alla grande può vincere. La Stella Rossa, in fondo, può accontentarsi dello 0-0 e stare rintanata aspettando il contropiede. Questo almeno sulla carta, perché è da dimostrare che 90 mila tifosi accettino una tattica così passiva, in casa. Gli jugoslavi giocheranno all'italiana e gli italiani alla rossonera. Può succedere di tutto. Stranamente, nessuno pensa al 2-2 né ai supplementari.



dal sito www.repubblica.it
10 novembre 1988 - pagina 35 - Sezione Coppe Europee - di Gianni Mura

NEBBIA SUL MILAN, SI RIGIOCA OGGI
Penso che Sacchi abbia visto nella squadra alcune manchevolezze che sembrano superate. E' vero, il campo era gelato, ma su quella lastra ingannevolmente verde Stojkovic e Savicevic hanno giocato alla grande, gol a parte. E anche Baresi è stato splendido, un dominatore, e Donadoni molto attivo. Ma l'attacco era isolato, il centrocampo quasi nullo, mentre la difesa aveva il suo impegno per tenere quieti i fantasisti jugoslavi. Stankovic, che è un volpone, ha tenuto quasi sempre Stojkovic sulla fascia destra, così da costringere Maldini sulle sue, e nella zona di Rijkaard ha stabilmente spedito Savicevic, che sulle palle alte è andato in bianco ma a gioco basso ha fatto sudare il pur bravo stopper milanista (e l'ha pure messo a sedere con un tunnel).
Il portiere della Stella Rossa, in quasi un'ora di gioco, non ha mai dovuto fare una parata e questo è un dettaglio molto significativo che non depone a favore del gioco milanista. Brava la Stella Rossa a difendersi, non sempre con ordine, e a pressare in tutte le zone del campo, rendendo disagevole anche l'uso del cross. L'unica volta che Donadoni è riuscito ad arrivare sul fondo e a centrare, 11', il tiro al volo di Colombo è stato deviato dal libero Juric. Sull'espulsione, che nessuno della tribuna ha visto perché la nebbia era già del tutto calata, Virdis dice: Semplicemente assurda. Su una rimessa laterale ho dato una mezza spallata al mio marcatore, Naidovski. Il guardialinee l'ha segnalata all'arbitro, era già tanto beccare un cartellino giallo, ma rosso è troppo. Gli jugoslavi hanno fatto interventi molto più cattivi e l'hanno passata liscia. Ora, c'è un dubbio nelle due squadre, perchè il comma 4 dell'articolo 15 del regolamento Uefa non è di semplice interpretazione. Il delegato Uefa, l'austriaco Demult, dopo la sospensione si è messo in contatto telefonico con la sede di Berna. Gli hanno detto che l'espulso e gli ammoniti per la seconda volta (anche Sabanadzovic è nelle condizioni di Ancelotti) non possono giocare la ripetizione. Al Milan aspettano un telex per stamattina, una comunicazione telefonica non è ritenuta sufficiente, ma nemmeno si può rischiare di far giocare quelli che non potrebbero, con il risultato di perdere sicuramente a tavolino. In panchina, quelli del Milan si sono abbracciati e quelli della Stella Rossa si sono sentiti scippati. Oggettivamente, non si vedeva a dieci metri. Il gol è stato annunciato da un crescendo sonoro, man mano che l'azione di Stojkovic procedeva sulla destra. Baresi l'ha raccontata così: Abbiamo fatto il fuorigioco su Stojkovic, ma il guardalinee, nella nebbia, non se n'è accorto. Dal fondo è partito il centro basso per Savicevic che ha infilato sotto la traversa con un gran sinistro da quindici metri. Ammetto che la nebbia ci ha dato una mano, adesso vediamo di meritarci questa fortuna giocando meglio nel bis. Occorrerà che Ancelotti (se gioca), Evani e Colombo siano molto più lucidi di ieri. L'impegno, anche per quello che si è visto nella scarsa ora di gioco, rimane difficile: la Stella Rossa tiene bene il campo e, ritraendosi, obbliga il Milan a infilarsi in un imbuto. Il Milan ha esibito la giusta dose di buona volontà, ma non illuminata, una pressione doverosa e affannata. Un Milan bruttino, che forse sarà obbligato all'azzardo anticipando il rientro di Gullit. Ma se non ritrova il suo gioco, con e senza Gullit, il Milan va fuori. Per le 15 di oggi le previsioni escludono nebbia, ma il campo non sarà molto diverso da ieri. Per il delusissimo pubblico, una consolazione: i biglietti valgono anche oggi.
STELLA ROSSA: Stoyanovic, Naidoski, Vasilievic, Musemic, Radovanovic, Juric, Ivanovic, Savicevic, Bursac, Stojkovic, Djurovic.
MILAN: G.Galli, Tassotti, Maldini, Colombo, Costacurta, Baresi, Donadoni, Rijkaard, Van Basten, Evani, Mannari.
ARBITRO: Pauli (Rft)
RETE: Savicevic al 50'
NOTE: Ammoniti: Ancelotti e Sabanadzovic. Espulso Virdis al 55.



dal sito rrossonera.wixsite.com

CRVENA ZVEZDA - BEOGRAD
Il nostro speciale pallone rotola oggi in Europa, nell'attesa di un turno di coppa che normale non potrà mai essere. Le sfide contro la Stella Rossa (1988 e 2006) sono infatti tra le pagine più degne di memoria in quel grande romanzo calcistico e di vita che è l'ultracentenaria storia rossonera. Ottobre 1988: le Olimpiadi di Seul sono appena terminate e, mentre il mondo si interroga sul doping di Ben Johnson, va in scena il secondo turno della Coppa dei Campioni. Dopo l'autorevole qualificazione contro i Bulgari del Vitocha Sofia (poker di Marco Van Basten nel ritorno a San Siro), l'urna designa per il Milan un'altra squadra dell'est ma ben più insidiosa: la Stella Rossa di Belgrado; squadra ricca di talenti, una delle ultime espressioni della Jugoslavia unita e non solo dal punto di vista calcistico.
Dopo la morte di Tito, le differenze religiose e i sentimenti nazionalisti delle varie etnie, fino allora repressi con il pugno di ferro, riprendono infatti sempre più vigore e di lì a poco sfoceranno in un sanguinoso conflitto. È una vera e proprio guerra civile, combattuta in prima linea da formazioni paramilitari tra le quali a sostenere la causa serba si distinguono le cosiddette "Tigri di Arkan". Zeljko Raznatovic detto Arkan, è anche riconosciuto come indiscusso capo degli ultras della Stella Rossa, i "Delje" (gli Eroi, in lingua serba) dove verrà infatti reclutata la maggior parte dei suoi uomini.
La partita di andata si disputa a San siro e conferma tutte le preoccupazioni della vigilia.
I Biancorossi sono infatti un complesso ben organizzato, giocano sporco e rivelano grande maestria nel contropiede, pur tradizionalmente considerato l'arte italica per eccellenza. Le ripartenze, a dire il vero, non sono così numerose ma in una di esse Dragan "Pixie" Stoikovic dimostra tutta l'essenza del calcio slavo: indolenza, estro e classe cristallina. Persino Franco Baresi non può nulla di fronte a una finta di così rara bellezza, prodromo di una battuta a rete parimenti beffarda. Il solito Virdis, fortunatamente, sfrutta l'unico comprensibile momento di disattenzione seguente al gol e pareggia dopo neanche un minuto. Alcun effetto sortisce il forcing finale (traversa di Donadoni oltre ad alcuni grandi interventi del portiere Stojanovic) e si va a Belgrado con l'obbligo di segnare. Prima dell'incontro, Arkan, che anni prima ha vissuto a Milano e parla un perfetto italiano, chiede ad alcuni responsabili della curva come procurarsi un particolare tipo di torce (difficili da trovare a Belgrado) dimostrando così grande rispetto verso la tifoseria milanista. Per il ritorno a Belgrado, la Fossa dei Leoni e le Brigate Rossonere partono con due pullman da Milano. Un terzo, organizzato dalla sezione Venezia Giulia di Fossa, si aggiunge al valico di Casa Rossa, confine italo sloveno. Insieme a loro, altri tifosi in aereo (Commandos Tigre e Milan Club vari) per una trasferta che diventerà una vera e propria odissea. All'arrivo, la Milicija serba per evitare pericolosi contatti con gli ultras di casa "sequestra" i tifosi rossoneri trattenendoli ore in un parco sul Danubio, prima di condurli finalmente allo stadio.
Il Marakana è un enorme catino scavato nella terra e discenderne i gradoni si presenta vagamente allegorico, come a ricordare un viaggio nell'inferno dantesco. Gremito all'inverosimile è davvero impressionante anche se, nonostante l'ambiente di certo ostile, gli unici veri problemi per gli ultras rossoneri sono un fitto lancio di oggetti con i tifosi vicini, separati solo da una rete metallica (incredibilmente, questi indossano i colori del Partizan, l'altra squadra della capitale). A Belgrado anche i calciatori scendono all'inferno. Per arrivare in campo dagli spogliatoi bisogna percorrere infatti un lunghissimo tunnel di cemento tra due file di poliziotti in assetto da guerra, con chiaro effetto intimidatorio.
I giocatori slavi grazie a un pressing asfissiante, e spesso ricco di scorrettezze, riescono a impedire il normale fluire del gioco milanista, inconcludente come non mai. La nebbia che incombeva su Belgrado sin dalle prime ore del pomeriggio diviene però sempre più fitta cosi la rete di Savicevic e l'espulsione di Virdis, che suonerebbero come una condanna definitiva, vengono cancellate dall'inevitabile sospensione della partita.
La maggior parte dei tifosi milanisti si vede costretta a far ritorno in Italia vista la scadenza del passaporto collettivo mentre per gli altri si pone il problema di dove passare la notte. Un plauso va all'infaticabile dirigente Paolo Taveggia che riesce ad assicurare loro ospitalità dove alloggia la squadra. L'Intercontinental è l'hotel più famoso di Belgrado, di lì a poco diverrà anche il quartier generale di Arkan ed è anche dove il signore della guerra troverà poi la morte. Nel gennaio del 2000, infatti, proprio nell'hall, alcuni sicari, si dice inviati dallo stesso presidente Milosevic con cui i rapporti si erano progressivamente deteriorati, colpiscono la Tigre e la sua scorta.
L'arbitro della partita, il tedesco Pauly, viene intanto avvistato in un noto night club della città insieme ad alcune bellezze locali e ai dirigenti della Stella Rossa. L'espulsione di VIrdis e la squalifica per l'ammonizione rimediata da Ancelotti pongono grossi problemi di formazione ad Arrigo Sacchi che deve cercare a tutti i costi di recuperare almeno Gullit. L'efficiente organizzazione operativa di Fininvest si mette in moto, prelevando con un volo privato Linate-Amsterdam Ted Troost, fisioterapista personale dell'Olandese e quello che oggi si chiamerebbe mental coach. Il provino pre partita avviene nei corridoi, al decimo piano dell'hotel, sotto lo sguardo di un corrucciato Arrigo Sacchi. Il Tulipano nero partirà dalla panchina pronto a entrare nel finale in caso di necessità, mentre titolare è Graziano Mannari: questo il responso.
Per evitare la nebbia l'incontro si disputa alle 3 del pomeriggio in uno stadio, se possibile, ancor più gremito. I cancelli vengono lasciati aperti e ci sono più di 100.000 persone sugli spalti. In questa bolgia infernale, però, nei rari momenti di silenzio si odono i cori dei pochi rossoneri rimasti. È un urlo d'amore che squarcia la tv. Una goffa svirgolata di Vasilievic sembra regalare il vantaggio ai Rossoneri già ad inizio di partita ma l'arbitro "non si accorge" di quanto la palla abbia varcato la linea di porta. È almeno un metro e mezzo, eppure "non vede". Nulla può però il famigerato Pauly su un preciso colpo di testa di Van Basten. Per la prima volta nelle tre partite i Rossoneri sono in vantaggio.
La forza e la pervicacia dei padroni di casa si palesa però poco dopo con un'azione da manuale. Lancio millimetrico di Savicevic per Stoikovic e Pixie abbina classe e potenza in una terribile botta sotto la traversa: 1-1 . È uno dei cinque uomini che possono fregiarsi di avere un posto nell'hall of fame della Crvena Zvezda, altro non serve aggiungere. Quando le squadre già pensano al riposo, un episodio a dir poco drammatico vede protagonista lo sfortunato Donadoni che in un contrasto aereo sbatte violentemente la testa, rischiando addirittura di morire in campo. Al suo posto entra Gullit, con pochi minuti di autonomia nelle gambe, costretto invece a giocare addirittura i tempi supplementari. Il risultato non si sblocca più, qualificazione affidata ai calci di rigore.
Dragan Stojkovic, sempre lui, segna il primo. Sono cinque i gradi sotto lo zero, ghiaccio e inferno. Una incipiente nebbia sta per avvolgere nuovamente la città e sugli spalti improvvisati fuochi compaiono tra sinistri ondeggiamenti di corpi, urla e fischi. Nel momento della verità sul dischetto si presenta il Capitano, ieratica icona del più ancestrale milanismo. Gol. Prosinecki e Van basten sono impeccabili sino a quando un ancora acerbo Savicevic si fa parare il tiro da Giovanni Galli. Chicco Evani porta a quattro le reti rossonere con una regale indifferenza e Mrkela sbaglia ancora. Tocca allora a Frankie Rijkaard segnare la rete qualificazione per il 3-5 finale. Un irreale e assordante silenzio pervade lo stadio mentre un manipolo di uomini impazzisce nel settore ospiti. E' l'inizio di tutto, una sorta di palingenesi calcistica perché non ci sarebbe stata Barcellona senza Belgrado, non il paradiso senza l'inferno. Ogni onore a chi c'era, risalendo quei gradoni tra ghiaccio, nebbia e un'inebriante felicità. Questo racconto è dedicato a Voi. Belgrado: 9-10 novembre 1988.
Si ringrazia Corrado, responsabile Fossa sezione Venezia Giulia, che grazie ai suoi ricordi e aneddoti ha arricchito questo racconto.