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OTTAVI DI FINALE - Andata
26 ottobre 1988, Milan vs Stella Rossa Belgrado 1-1




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Il match program dell'incontro
(per gentile concessione di Riccardo Gaggero)



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Il biglietto della partita
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Il biglietto della partita



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(by Sasa Crvko Pavlovic)



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Prima della partita
(da "L'Unità" del 26 ottobre 1988)



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I Commandos Tigre per l'andata degli ottavi di finale
di Coppa dei Campioni 1988-89
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La Fossa dei Leoni illuminata



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(Archivio Massimo Catozzi)
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I Commandos Tigre



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(by Vincenzo De Santi)
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(by Simone Ach Conti)
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Il settore occupato dai tifosi slavi
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Il settore occupato dai tifosi slavi



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In tre fasi, il gol di Pietro Paolo Virdis che pareggia dopo un minuto la rete iniziale di Stojkovic

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Un'altra immagine del gol di Pietro Paolo Virdis



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Franco Zuccalà e Carlo Ancelotti al termine della partita



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VIDEO
(da "Forza Milan!" - facebook)



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Gagliardetto della partita
(by Gabriele Castelli)



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(da "La Stampa" del 27 ottobre 1988) (da "L'Unità" del 27 ottobre 1988)



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(dal "Guerin Sportivo", per gentile concessione di Paolo 049)



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Il giorno dopo la partita, Dejan Savicevic e Dragan Stojkovic fanno visita al "Milan Point" di Piazza Duomo a Milano




dal sito www.repubblica.it
26 ottobre 1988 - pagina 23 - Sezione Coppe Europee

NOTTE DA VERO MILAN
MILANO - Tutti intorno a Sacchi. Nella notte in cui non si può sbagliare, il Milan si aggrappa al verbo del proprio allenatore come ad un viatico. Il tecnico risponde, sollecitando il collettivo al massimo sacrificio. Lavoro: avrete bisogno di applicarvi al massimo, come sempre. Fortuna: una buona dose stasera, e l'altra da conservare per il ritorno a Belgrado. Salute: dovrete sopportare i vecchi malanni. Amore: ci sarà bisogno del grande affetto dei tifosi. Fedele all'assunto che il peggior avversario del Milan è il Milan, Sacchi scruta i suoi giocatori il giorno prima della partita con la Stella Rossa. Urla e strepita, l'allenatore, in mezzo al prato di Milanello. Dopo il pareggio contro la Lazio, stasera il Milan si presenta alla verifica immediata. Sacchi ammette: Ho paura che gli incidenti abbiano fatto smarrire alla squadra i perfetti automatismi di gioco. E' necessario stringere i denti, per recuperare il terreno perduto. Il tecnico di Fusignano avverte i colpi a vuoto dell'ex perfetta macchina rossonera. Bisogna affrontare ogni partita con grande disciplina tattica. Soprattutto, poi, quando i giocatori non sono al massimo della condizione. Insomma: vietato smarrire lo spartito del gioco e recitare a soggetto. Perché i soggetti non sono in forma, e verrebbe fuori una recita disastrosa. Intanto, per ritrovare la fantasia smarrita, stasera torna Donadoni. Ma non è l'unica novità: rientra anche Colombo. Gullit va in panchina, ma é migliorato e potrebbe entrare, Evani é ko. Nel rispetto del personaggio, Donadoni detta le sue particolari condizioni: Sarò in campo, se pur non al meglio della condizione. Ma non credo che il mio rientro possa far la differenza. Sono convinto, infatti, che tutti i giocatori siano utili ma nessuno è indispensabile. E'stata ingigantita anche la mia assenza di domenica scorsa. Penso che se tutto il Milan avesse giocato ai ritmi consueti, nessuno avrebbe sottolineato la mia mancanza. Il fantasista è di buon umore. Non è identico, invece, lo stato d'animo di Ruud Gullit. Ma anche se non felice, l'olandese accoglie la panchina con serenità ed un pizzico di ottimismo dettato dalla scaramanzia: La scelta di Sacchi è giusta: devono giocare gli uomini che sono al massimo della condizione. Andrò in panchina, quindi, perché mi sento ancora lontano da una forma accettabile. Anche a Sofia, però, sono stato fuori nel primo tempo. Poi, nella ripresa entrai, riuscendo anche a segnare un gol. E' un particolare di buon auspicio, vero?. Buon conoscitore del calcio internazionale, Gullit avverte: La Stella Rossa è una squadra tecnicamente molto forte. Sono convinto, però, che il Milan potrà ripetere l'impresa-Vitocha, giocando senza commettere gli errori di domenica scorsa. Arrigo Sacchi, invece, invita a considerare la forma particolare degli impegni internazionali: Sono partite che si giocano in 180 minuti. Quindi, non dovremo lasciarci prendere dalla frenesia. Sarà necessario, però, iniziare subito bene per sbloccare la situazione, sia dal punto di vista del risultato sia dal lato psicologico. E' vero che l'anno scorso ad ogni partita opaca è sempre seguita una grande prova. Ma è altrettanto vero che in tre giorni la situazione infortunati non ha subito una svolta favorevole. Quindi, dal lato fisico, sarà il solito Milan. Proprio per questo, ho chiesto ai giocatori di prestare la massima attenzione agli schemi tattici. Dalla Stella Rossa, giunta a Milano lunedì scorso, arrivano segnali di moderato ottimismo. L'allenatore Stankovic è fiducioso: Siamo ottimisti per il passaggio del turno. Puntiamo soprattutto sulla partita di ritorno. Di rimbalzo, Sacchi invita a riflettere sul valore della squadra slava: la Stella Rossa è formazione di indubbio valore internazionale. E poi, due anni fa, mise in grave difficoltà il Real Madrid.



dal sito www.repubblica.it
27 ottobre 1988 - pagina 27 - Sezione Coppe Europee - di Gianni Brera

IL MILAN TORNA SULLA TERRA
MILANO - Il buon vecchio Milan Campione d'Italia ha forse battuto il record degli incassi di Coppa, ha senz'altro ripetuto la cista di domenica scorsa in campionato. Ha visto le streghe (e gli iceberg della mia dannata metafora) con la Stella Rossa campione di Jugoslavia. Ha costruito una mezza dozzina di palle-gol trasformandone una sola, che non era nemmeno la più facile. Ha subìto l'1-0 degli slavi e lo ha immediatamente pareggiato con Virdis concretatosi per prodigio fuori dal penoso ectoplasma che era stato per tutto il primo tempo. Il gioco del Milan si è confermato bolso e indeciso, quasi che improvvisamente gli fosse venuta meno la condizione psicofisica. Le sue mosse, apparentemente concitate, sono riuscite quasi tutte velleitarie. Dovessi cercare uno salvabile fra i rossoneri direi Van Basten, per l'altruismo, e poi subito Donadoni. Il poderoso Gullit è entrato ruggendo: è finito in pezzi, povero anima, letteralmente stremato. La difesa si è lasciata troppo spesso risucchiare senza bloccarsi su equidistanze almeno prudenziali. Gli slavi hanno picchiato e preso botte con la grinta di sempre. Avrebbero potuto ma non certo dovuto perdere, da come sono andate le cose. L'arbitro tedesco orientale ha negato al Milan un rigore così grosso. Ha poi consentito che si picchiassero un po'troppo sul terreno splendido di San Siro, davanti ad un pubblico altrettanto splendido. Per vero dire poiché a picchiare di più sono stati i padroni di casa, io non vorrei insistere sull'argomento. La cronaca: gli slavi fronteggiano il Milan visibilmente preoccupati, con tanto di libero e difesa a catenaccio ben temprato. La prima conclusione è di Rijkaard che stacca impetuoso ma impreciso su punizione di Donadoni da sinistra. Il Milan preme in modo abbastanza concitato e confuso.
Al 12', l'arbitro lo penalizza iniquamente negandogli un rigore assai vistoso. Il fallo è stato commesso da Juric sul misirizzi di Colombo, instancabile anche nello smarcarsi. Herr Kirschen inventa il comico indennizzo di un angolo: lo batte Donadoni da destra e Maldini schiaccia in acrobazia: il bravissimo Stojanovic sventa da campione (13'). Il Milan mi pare sbilanciato in avanti (noto al quarto d'ora). Van Basten tira da fuori al 17'e il portiere para disinvolto. Visto l'esito non fortunato, l'olandese pensa di fare meglio servendo Ancelotti, che incorna da tre metri la sua splendida palla-gol: ancora Stojanovic riesce a metterci la sua magica manona! Al 35'l'azione più nitida e accattivante del Milan. Si libera Donadoni sulla destra: l'angolatura è sfavorevole alla sua conclusione e il Bergamerino serve Virdis: il re pastore non ha che da toccare in porta: riesce a sbagliare! Gli slavi si difendono con agio sempre maggiore in attesa del contropiede favorevole. Sono bravi e temibili, ancorché grintosi come nella tradizione. Il Milan non incanta davvero. All'avvio del secondo tempo, il forte Stojkovic conquista palla a tre quarti di campo e la porta gloriosamente in gol: il suo destro forte e direi omicida viene raggiunto da Galli ma non abbastanza deviato. Sono passati 90 secondi. Il gran pubblico milanista non esita un istante ad invocare i suoi. I quali per fortuna rispondono da prodi quali sono. Van Basten libera Virdis sul tiro del fuorigioco: il re pastore scatta e si mantiene prodigiosamente coordinato per mettere l'1-1 nell'angolino basso a destra di Stojanovic. E'appena scoccato il secondo minuto. Al 5' viene ammonito Radovanovic e subito dopo anche Ancelotti per scoperte rudezze nei confronti di Stojkovic, sempre in agguato come punta di destra. Al 21' Sacchi tenta la carta Gullit e manda Virdis negli spogliatoi. La gente riprende a sperare. Simba Gullit è leonino nella criniera e nella voglia, non certo nell'intuizione e nell'intraprendenza. Per giunta, lo spiana immediatamente il cinico Najdovski, e la gente si indigna molto. Il gioco assume cadenze aspre. Savicevic viene ammonito e per lui entra Mrkela (23'). Subito dopo Van Basten manda al tiro Donadoni, che spara concitato sotto la traversa. Il pubblico incomincia a capire che non è cosa... Al 28'pericoloso contropiede slavo: un cross di Mrkela da sinistra: un destro al volo di Stojkovic perfino strafottente per sicurezza e bravura. La legnata finisce per fortuna fuori. Avanti sempre il Milan, a testa bassa! Gli slavi si battono arcigni, incuranti dei fischi, non già degli spazi che si spalancano innanzi a loro... Ancelotti sgambetta per l'ennesima volta Stojkovic rischiando seriamente l'espulsione. Van Basten ritenta in assolo e spara da 30 metri: alto di poco. Poi, di nuovo, serve Gullit, alla cui violenta incornata viene deviato in angolo alla viva il parroco da Radovanovic (36'). Milan sempre più slegato e furente nell'impotenza. Van Basten, Gullit e Donadoni si battono senza fortuna in mischie furibonde sotto misura. Gli spazi per concludere sono pressochè nulli. E Gullit è malauguratamente svanito. Colombo molla un calcione così maldestro che passa per innocente. Van Basten mette fuori l'ultima incornata.
STELLA ROSSA: Stojanovic 7,5, Ivanovic 6,5, Vasiljevic 7, Sabanazdovic 6+, (all'89' Djurovic s.v.), Radovanovic 6,5, Juric 7, Besic 6, Najdovski 6, Bursac 6,5, Stojkovic 8, Savicevic 6+ (al 65' Mrkela 6)
MILAN: G. Galli s.v., Mussi 6, Maldini 6, Colombo 5,5, Tassotti 5, Baresi 6-, Donadoni 7-, Ancelotti 5,5, Van Basten 7, Rijkaard 6+, Virdis 5 (57' Gullit 5,5)
ARBITRO: Kirschen (Rdt) 6.5.
RETI: 47' Stoikovic, 48' Virdis.
NOTE: Tempo buono, terreno in buone condizioni, spettatori 71316 per un incasso di 2 miliardi e 72 milioni. Ammoniti: Najdovski, Ivanovic, Radovanovic, Baresi e Ancelotti.



dal sito rrossonera.wixsite.com

CRVENA ZVEZDA - BEOGRAD
Il nostro speciale pallone rotola oggi in Europa, nell'attesa di un turno di coppa che normale non potrà mai essere. Le sfide contro la Stella Rossa (1988 e 2006) sono infatti tra le pagine più degne di memoria in quel grande romanzo calcistico e di vita che è l'ultracentenaria storia rossonera. Ottobre 1988: le Olimpiadi di Seul sono appena terminate e, mentre il mondo si interroga sul doping di Ben Johnson, va in scena il secondo turno della Coppa dei Campioni. Dopo l'autorevole qualificazione contro i Bulgari del Vitocha Sofia (poker di Marco Van Basten nel ritorno a San Siro), l'urna designa per il Milan un'altra squadra dell'est ma ben più insidiosa: la Stella Rossa di Belgrado; squadra ricca di talenti, una delle ultime espressioni della Jugoslavia unita e non solo dal punto di vista calcistico.
Dopo la morte di Tito, le differenze religiose e i sentimenti nazionalisti delle varie etnie, fino allora repressi con il pugno di ferro, riprendono infatti sempre più vigore e di lì a poco sfoceranno in un sanguinoso conflitto. È una vera e proprio guerra civile, combattuta in prima linea da formazioni paramilitari tra le quali a sostenere la causa serba si distinguono le cosiddette "Tigri di Arkan". Zeljko Raznatovic detto Arkan, è anche riconosciuto come indiscusso capo degli ultras della Stella Rossa, i "Delje" (gli Eroi, in lingua serba) dove verrà infatti reclutata la maggior parte dei suoi uomini.
La partita di andata si disputa a San siro e conferma tutte le preoccupazioni della vigilia.
I Biancorossi sono infatti un complesso ben organizzato, giocano sporco e rivelano grande maestria nel contropiede, pur tradizionalmente considerato l'arte italica per eccellenza. Le ripartenze, a dire il vero, non sono così numerose ma in una di esse Dragan "Pixie" Stoikovic dimostra tutta l'essenza del calcio slavo: indolenza, estro e classe cristallina. Persino Franco Baresi non può nulla di fronte a una finta di così rara bellezza, prodromo di una battuta a rete parimenti beffarda. Il solito Virdis, fortunatamente, sfrutta l'unico comprensibile momento di disattenzione seguente al gol e pareggia dopo neanche un minuto. Alcun effetto sortisce il forcing finale (traversa di Donadoni oltre ad alcuni grandi interventi del portiere Stojanovic) e si va a Belgrado con l'obbligo di segnare. Prima dell'incontro, Arkan, che anni prima ha vissuto a Milano e parla un perfetto italiano, chiede ad alcuni responsabili della curva come procurarsi un particolare tipo di torce (difficili da trovare a Belgrado) dimostrando così grande rispetto verso la tifoseria milanista. Per il ritorno a Belgrado, la Fossa dei Leoni e le Brigate Rossonere partono con due pullman da Milano. Un terzo, organizzato dalla sezione Venezia Giulia di Fossa, si aggiunge al valico di Casa Rossa, confine italo sloveno. Insieme a loro, altri tifosi in aereo (Commandos Tigre e Milan Club vari) per una trasferta che diventerà una vera e propria odissea. All'arrivo, la Milicija serba per evitare pericolosi contatti con gli ultras di casa "sequestra" i tifosi rossoneri trattenendoli ore in un parco sul Danubio, prima di condurli finalmente allo stadio.
Il Marakana è un enorme catino scavato nella terra e discenderne i gradoni si presenta vagamente allegorico, come a ricordare un viaggio nell'inferno dantesco. Gremito all'inverosimile è davvero impressionante anche se, nonostante l'ambiente di certo ostile, gli unici veri problemi per gli ultras rossoneri sono un fitto lancio di oggetti con i tifosi vicini, separati solo da una rete metallica (incredibilmente, questi indossano i colori del Partizan, l'altra squadra della capitale). A Belgrado anche i calciatori scendono all'inferno. Per arrivare in campo dagli spogliatoi bisogna percorrere infatti un lunghissimo tunnel di cemento tra due file di poliziotti in assetto da guerra, con chiaro effetto intimidatorio.
I giocatori slavi grazie a un pressing asfissiante, e spesso ricco di scorrettezze, riescono a impedire il normale fluire del gioco milanista, inconcludente come non mai. La nebbia che incombeva su Belgrado sin dalle prime ore del pomeriggio diviene però sempre più fitta cosi la rete di Savicevic e l'espulsione di Virdis, che suonerebbero come una condanna definitiva, vengono cancellate dall'inevitabile sospensione della partita.
La maggior parte dei tifosi milanisti si vede costretta a far ritorno in Italia vista la scadenza del passaporto collettivo mentre per gli altri si pone il problema di dove passare la notte. Un plauso va all'infaticabile dirigente Paolo Taveggia che riesce ad assicurare loro ospitalità dove alloggia la squadra. L'Intercontinental è l'hotel più famoso di Belgrado, di lì a poco diverrà anche il quartier generale di Arkan ed è anche dove il signore della guerra troverà poi la morte. Nel gennaio del 2000, infatti, proprio nell'hall, alcuni sicari, si dice inviati dallo stesso presidente Milosevic con cui i rapporti si erano progressivamente deteriorati, colpiscono la Tigre e la sua scorta.
L'arbitro della partita, il tedesco Pauly, viene intanto avvistato in un noto night club della città insieme ad alcune bellezze locali e ai dirigenti della Stella Rossa. L'espulsione di VIrdis e la squalifica per l'ammonizione rimediata da Ancelotti pongono grossi problemi di formazione ad Arrigo Sacchi che deve cercare a tutti i costi di recuperare almeno Gullit. L'efficiente organizzazione operativa di Fininvest si mette in moto, prelevando con un volo privato Linate-Amsterdam Ted Troost, fisioterapista personale dell'Olandese e quello che oggi si chiamerebbe mental coach. Il provino pre partita avviene nei corridoi, al decimo piano dell'hotel, sotto lo sguardo di un corrucciato Arrigo Sacchi. Il Tulipano nero partirà dalla panchina pronto a entrare nel finale in caso di necessità, mentre titolare è Graziano Mannari: questo il responso.
Per evitare la nebbia l'incontro si disputa alle 3 del pomeriggio in uno stadio, se possibile, ancor più gremito. I cancelli vengono lasciati aperti e ci sono più di 100.000 persone sugli spalti. In questa bolgia infernale, però, nei rari momenti di silenzio si odono i cori dei pochi rossoneri rimasti. È un urlo d'amore che squarcia la tv. Una goffa svirgolata di Vasilievic sembra regalare il vantaggio ai Rossoneri già ad inizio di partita ma l'arbitro "non si accorge" di quanto la palla abbia varcato la linea di porta. È almeno un metro e mezzo, eppure "non vede". Nulla può però il famigerato Pauly su un preciso colpo di testa di Van Basten. Per la prima volta nelle tre partite i Rossoneri sono in vantaggio.
La forza e la pervicacia dei padroni di casa si palesa però poco dopo con un'azione da manuale. Lancio millimetrico di Savicevic per Stoikovic e Pixie abbina classe e potenza in una terribile botta sotto la traversa: 1-1 . È uno dei cinque uomini che possono fregiarsi di avere un posto nell'hall of fame della Crvena Zvezda, altro non serve aggiungere. Quando le squadre già pensano al riposo, un episodio a dir poco drammatico vede protagonista lo sfortunato Donadoni che in un contrasto aereo sbatte violentemente la testa, rischiando addirittura di morire in campo. Al suo posto entra Gullit, con pochi minuti di autonomia nelle gambe, costretto invece a giocare addirittura i tempi supplementari. Il risultato non si sblocca più, qualificazione affidata ai calci di rigore.
Dragan Stojkovic, sempre lui, segna il primo. Sono cinque i gradi sotto lo zero, ghiaccio e inferno. Una incipiente nebbia sta per avvolgere nuovamente la città e sugli spalti improvvisati fuochi compaiono tra sinistri ondeggiamenti di corpi, urla e fischi. Nel momento della verità sul dischetto si presenta il Capitano, ieratica icona del più ancestrale milanismo. Gol. Prosinecki e Van basten sono impeccabili sino a quando un ancora acerbo Savicevic si fa parare il tiro da Giovanni Galli. Chicco Evani porta a quattro le reti rossonere con una regale indifferenza e Mrkela sbaglia ancora. Tocca allora a Frankie Rijkaard segnare la rete qualificazione per il 3-5 finale. Un irreale e assordante silenzio pervade lo stadio mentre un manipolo di uomini impazzisce nel settore ospiti. E' l'inizio di tutto, una sorta di palingenesi calcistica perché non ci sarebbe stata Barcellona senza Belgrado, non il paradiso senza l'inferno. Ogni onore a chi c'era, risalendo quei gradoni tra ghiaccio, nebbia e un'inebriante felicità. Questo racconto è dedicato a Voi. Belgrado: 9-10 novembre 1988.
Si ringrazia Corrado, responsabile Fossa sezione Venezia Giulia, che grazie ai suoi ricordi e aneddoti ha arricchito questo racconto.