Roberto DONADONI
"Luci a San Siro"

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Scheda statistiche giocatore
  Roberto DONADONI

Nato il 09.09.1963 a Cisano Bergamasco (BG)

Centrocampista (C), m 1.73, kg 68

Stagioni al Milan: 12, dal 1986-87 al 1995-96 e dal 1997-98 al 1998-99

Soprannome: “Luci a San Siro”

Proveniente dall'Atalanta

Esordio nel Milan in gare amichevoli il 27.07.1986: Vipiteno vs Milan 0-6

Esordio nel Milan in gare ufficiali e in Coppa Italia il 24.08.1986: Milan vs Sambenedettese 1-0

Ultima partita giocata con il Milan l'11.04.1999: Milan vs Parma 2-1 (Campionato)

Totale presenze in gare ufficiali: 390

Reti segnate: 23

Palmares rossonero: 6 Scudetti (1987-88, 1991-92, 1992-93, 1993-94, 1995-96, 1998-99), 3 Coppe dei Campioni (1989, 1990, 1994), 2 Coppe Intercontinentali (1989, 1990), 3 Supercoppe Europee (1989, 1990, 1995), 3 Supercoppe di Lega (1992, 1993, 1994), 1 Mundialito per Clubs (1987), 2 finali di Coppa dei Campioni contro l'Olympique Marseille (1993) e contro l'Ajax (1995), 2 finali di Coppa Intercontinentale (1993 contro il San Paolo e 1994 contro il Velez Sarsfield), 1 finale a/r di Supercoppa Europea contro il Parma (1993), 1 finale r. di Coppa Italia contro la Juventus (1990), 1 finale a/r di Coppa Italia contro la Lazio (1998), 1 Premio "Gaetano Scirea" (1998)

Esordio in Nazionale Italiana l'08.10.1986: Italia vs Grecia 2-0

Totale presenze in Nazionale Italiana: 63

Reti segnate in Nazionale Italiana: 5

Palmares azzurro: Vicecampione del Mondo (U.S.A. '94)










Ha giocato anche con l'Atalanta (B e A, 1982-86), i MetroStars New York (A, 1996-97), e l'Al Ittihad (A, 1999-00).

Ha allenato il Lecco (C1, esonerato alla 14^ giornata e richiamato nel corso della stagione 2001-02), il Livorno (B e A, 2002-03, 2004-05 (subentrato), 2005-06), il Genoa (B, esonerato nel corso della stagione 2003-04), la Nazionale Italiana (2006-08).

"Attaccante di fascia, tornante, mezzapunta, centrocampista e anche "play" o creatore di gioco. La critica e gli addetti ai lavori hanno cercato di etichettare in tanti modi il ruolo in campo di Roberto Donadoni da Cisano Bergamasco (9 settembre 1963). Una cosa è assolutamente certa: Donadoni è uno dei più grandi giocatori rossoneri dell'era Berlusconi, periodo che vede il Milan affollato di stelle di livello mondiale. Il club rossonero preleva Donadoni dall'Atalanta quando questi è considerato uno dei giovani più promettenti del football nostrano. E lui non smentisce le previsioni. Con il Milan fa incetta di titoli nazionali ed internazionali collezionando in 12 stagioni (dall'86-87 al '98-99) 390 presenze in partite ufficiali con 23 gol all'attivo." (Da "1899-1999. Un secolo rossonero", di Carlo Fontanelli, Geo Edizioni 2000)

"Donadoni è stato uno dei primi grandi acquisti di Silvio Berlusconi che, per avere questo talentuoso centrocampista dell'Atalanta e della nazionale under 21, ha dato battaglia sul mercato. Cresciuto nelle giovanili della squadra bergamasca Donadoni si era messo in mostra per le sue doti di fantasia. Al Milan è diventato immediatamente uno dei punti cardine della squadra. Portatore di palla molto dotato tecnicamente è stato impiegato in tutte le zone del centrocampo installandosi in prevalenza sulla fascia. Posizione nella quale ha potuto sfruttare al meglio le sue caratteristiche: facilità di dribbling e assist vincenti pennellati con entrambi i piedi. Con le nazionali di Vicini e Sacchi ha partecipato a due mondiali conquistando un terzo posto (Italia '90) ed un secondo posto (Usa '94)." (Dal sito AC Milan.com)




Dal sito www.wikipedia.org

L'ATALANTA
Roberto Donadoni nasce a Cisano Bergamasco (BG) il 9 settembre 1963. Inizia la carriera di calciatore professionista nell'Atalanta. Centrocampista, gioca prevalentemente sulla fascia di destra e non è raro che accompagni le manovre di attacco, considerata la sua vocazione offensiva. Con l'Atalanta disputa prima il campionato giovanile nella stagione 1981-1982, poi debutta in serie B nella stagione successiva, arrivando a totalizzare 18 presenze.

Nel 1983-1984 Donadoni è ancora in Serie B, ancora con l'Atalanta: colleziona 26 presenze, segna 2 reti, ed è tra i protagonisti più meritevoli che contribuiscono alla promozione della squadra bergamasca in serie A.

IL MILAN
Nella massima serie gioca due anni con la maglia nerazzurra dell'Atalanta, prima di essere acquistato dal Milan nell'estate del 1986. E' il primo acquisto che il presidente Silvio Berlusconi gestisce personalmente.

Donadoni rimarrà a Milano per 10 anni, fino al 1996, contribuendo a molte vittorie e trionfanti conquiste storiche. Sono questi gli anni della "rivoluzione del calcio" di Arrigo Sacchi, del grande Milan, degli olandesi Van Basten, Gullit e Rijkaard...

Con il Milan vince cinque scudetti (1988, 1992, 1993, 1994, 1996), tre Coppe dei Campioni (1989, 1990, 1994), due Coppe Intercontinentali (1989, 1990), tre Supercoppe Europee (1989, 1990, 1995) e quattro Supercoppe di Lega Italiana (1989, 1992, 1993, 1994).

Donadoni è considerato titolare sia con Sacchi che con il suo successore Fabio Capello. Esordisce l'8 ottobre 1986 con la maglia della Nazionale (Italia-Grecia 2-0). Disputa i Mondiali di Italia '90 arrivando terzo (in panchina siede Azeglio Vicini). Nel 1994 è nella squadra che parte per i Mondiali statunitensi; in panchina c'è ancora Arrigo Sacchi. Gli azzurri arrivano in finale, ma perdono ai rigori contro il Brasile. Con la Nazionale italiana Donadoni arriverà a disputare 63 partite, con 5 gol al suo attivo.

Dopo l'esperienza dei Mondiali, Roberto Donadoni lascia il calcio italiano; con una decisione abbastanza inusuale per un giocatore europeo, vola negli USA per giocare nella squadra dei "New York Metrostars". Dopo due anni, all'inizio del 1997, torna al Milan su richiesta di Fabio Capello. Resta due anni con i rossoneri (24 presenze), per poi compiere un'altra inaspettata partenza: emigra in Arabia Saudita per giocare nella squadra locale più forte, l'Al Ittihad. Con gli arabi vince il campionato: sarà il suo ultimo premio della carriera di giocatore.

Nel 2000 Donadoni si ritira dal calcio giocato.

ALLENATORE
SERIE MINORI - Ottenuto il patentino di allenatore, iniziò dirigendo il Lecco, che nella stagione 2001/2002 guidò al 9° posto in Serie C1. L'anno seguente passò al Livorno, con cui fu 10° in Serie B, grazie anche ad uno splendido rapporto sia con i calciatori sia con la società, in primis il direttore sportivo Roberto Tancredi che decide di dimettersi quando il presidente Aldo Spinelli sceglie di non confermarlo. Nell'annata 2003/2004 guidò il Genoa, sempre nella serie cadetta, ma dopo tre sconfitte in tre partite fu esonerato.

LIVORNO - Dopo un periodo di inattività di qualche mese, nel gennaio 2005 è richiamato da Spinelli a Livorno per sostituire l'esonerato Franco Colomba. Alla sua prima esperienza da tecnico in Serie A, con gli amaranto conquista l'8° posto in classifica e ha il merito di favorire l'affermazione ai grandi livelli dell'attaccante Cristiano Lucarelli, che alla fine della stagione 2004/2005 risulta il capocannoniere con 24 gol. Confermato alla guida dei toscani anche per la stagione 2005/2006, si dimette nel febbraio 2006 dopo 23 giornate di campionato in seguito alle critiche rivoltegli dal presidente Spinelli e nonostante la sua squadra si trovasse al 13° posto dopo un buon inizio di campionato.

NAZIONALE - In seguito all'addio di Marcello Lippi alla panchina azzurra dopo aver conquistato la Coppa del Mondo a Berlino nel 2006, il 13 luglio Donadoni viene scelto dal Commissario Straordinario della FIGC Guido Rossi come successore alla carica di commissario tecnico della Nazionale italiana. Decisivo è il placet dell'ex compagno di squadra Demetrio Albertini, vice-commissario straordinario della FIGC.
La presentazione ufficiale avviene il 18 luglio. Donadoni esordisce sulla panchina degli azzurri il 16 agosto 2006 a Livorno, contro la Croazia, in un'amichevole in cui rimedia una sconfitta (0-2), proprio come i tre ct vincitori di un mondiale con l'Italia: Vittorio Pozzo, Enzo Bearzot e Marcello Lippi. In quella partita l'unico campione del mondo presente era il terzo portiere Marco Amelia, tra l'altro mai sceso in campo a Germania 2006.
I risultati che seguono danno un'impronta quasi esclusiva alla Nazionale di Donadoni. Infatti, con il pareggio (1-1) contro la Lituania e la sconfitta contro la Francia (3-1), eguaglia Fulvio Bernardini, che nel 1974 non ottenne nessuna vittoria nelle prime tre partite alla guida della Nazionale italiana. L'Italia di Donadoni ha poi vinto sette delle successive otto partite (unico pareggio lo 0-0 a San Siro contro la Francia). Vincendo per 2-1 contro la Scozia sul suo terreno (a Glasgow) l'Italia compie un'impresa che prima non le è mai riuscita. Grazie al successo gli azzurri si qualificano per il campionato d'Europa 2008 con un turno di anticipo. Tale risultato è raggiunto nonostante le rinunce alla maglia azzurra da parte di campioni del calibro di Nesta e Totti.

















Tra i meriti riconosciuti a Donadoni c'è quello di aver ricreato lo spirito di compattezza del gruppo Campione del mondo, inserendovi stabilmente volti nuovi come Chiellini, Aquilani e Quagliarella e recuperando giocatori d'esperienza come Di Natale, Ambrosini e Panucci. Il modulo scelto per lo schieramento degli azzurri è un propositivo 4-3-3 votato al pressing e al gioco d'attacco.
L'esordio al campionato d'Europa 2008 è, tuttavia, negativo: all'esordio l'Italia subisce una netta sconfitta per 3-0 contro i Paesi Bassi. Si tratta del peggior passivo in una partita d'esordio della Nazionale azzurra. L'ultima sconfitta subita dagli italiani per 3-0 risaliva al 15 ottobre 1983, quando gli azzurri furono battuti con lo stesso scarto in una gara valevole per le qualificazioni all'Europeo 1984 (Italia-Svezia 0-3).[1]. Nella partita con la Romania gli azzurri falliscono molte occasioni da gol, a Luca Toni è annullato un gol regolare e i rumeni colpiscono un palo. Adrian Mutu, inoltre, si fa parare un rigore da Gianluigi Buffon. Il pareggio per 1-1 mette a rischio la qualificazione dell'Italia ai quarti di finale di Euro 2008, ma nell'ultimo e decisivo incontro del girone, quello contro la Francia, gli azzurri vincono per 2-0 e si qualificano ai quarti di finale. Contro la Spagna la partita finisce 0-0 dopo i tempi supplementari e gli azzurri vengono eliminati ai rigori, dove saranno decisivi gli errori di De Rossi e Di Natale.
Il 26 giugno la FIGC dichiara esaurito il suo rapporto con la federazione[2] e richiama in suo luogo Marcello Lippi.
Roberto Donadoni termina la sua esperienza da allenatore della Nazionale con un bilancio di 13 vittorie, 5 pareggi e 5 sconfitte in 23 partite disputate alla guida degli Azzurri. Nelle gare ufficiali con dei punti in palio ha collezionato 2 sconfitte, contro la Francia nelle qualificazioni europee, e contro l'Olanda nella prima partita del Campionato Europeo.




Dal sito www.ilveromilanista.it

ROBERTO, IL "SETTE" BELLO
di Saverio Fiore

I ricordi calcistici per chi vive di pane e Milan come me sono freschi anche a distanza di lustri, mia moglie infatti mi rimprovera di dimenticare e di trascurare le cose della quotidianità e di non scordare invece i risultati calcistici apparentemente più insignificanti. Le donne spesso trascurano l'importanza del calcio, ma non la biasimo per questo. Sono anni davvero meravigliosi per i colori rossoneri quelli a cavallo tra gli ottanta ed i novanta, gli eroi ed i campioni che arricchiscono la nostra rosa sono copiosi come le piogge portate dai monsoni. La giornata, il 21 marzo 1990 la prima della primavera, si trascinava ancora l'inevitabile codazzo dell'inverno, a scuola tutto filò liscio, le ore pomeridiane trascorsero in compagnia dello studio con l'occhio incollato all'orologio, impaziente e smanioso come sempre. Alle otto un boccone ultraveloce e subito nel salotto davanti alla tv grande, quella delle partite importanti, in compagnia di mio padre e mio fratello. Sipario, il Milan va in scena, si tratta di Milan-Malines quarti di finale di Coppa Campioni su un terreno al limite della praticabilità che sembra un campo di patate, indecoroso per essere la "Scala del Calcio", all'andata fu uno zero a zero arcigno in terra belga, stasera sarà diverso, pensai, in campo tra gli altri Roberto Donadoni in formato extra-lusso, punta, dribbla, salta ogni avversario, è imprendibile, meriterebbe un dieci in pagella, lui come il portiere avversario Pred'Homme, tra i più forti di tutti i tempi, sbarra la strada ad ogni iniziativa rossonera parando l'imparabile, sembra un muro, Roberto prende botte da tutti anche dall'arbitro troppo permissivo con i fallosissimi difensori belgi, ma è quasi commovente, è in tutte le azioni, Arrigo lo sposta continuamente da una fascia all'altra, si insidia nella difesa avversaria come il coltello nel burro, ma non c'è verso la palla non entra, finisce ancora a reti inviolate, si va ai supplementari. L'inizio è una iattura, subito "rosso" per Roberto che reagisce in maniera veniale all'ennesimo fallo subito, ma l'arbitro non lo perdona, incredibile il migliore in campo buttato fuori, il Milan pare vittima di un sortilegio, in dieci per tutti i supplementari. Sembra il prodromo di una sconfitta, ma non sarà così, passiamo in vantaggio nel momento più difficile, Rijkaard batte una punizione toccata da un compagno e deviata dalla barriera, la palla sembra destinata in corner ma Tassotti la ributta in area e Van Basten in rete, il boato del Meazza sembra uno tsunami carico di gioia e di rabbia, Simone farà due a zero di li a poco, a casa fu festa grande. Ci sono tante altre prestazioni del talento di Cisano Bergamasco che andrebbero ricordate come quando in semifinale, l'anno prima contro il Real, fu l'autore del cinque a zero. Donadoni arrivò al Milan nel 1986, fra i primi acquisti di Berlusconi, che lo strappò alla Juve sempre in ottimi rapporti con l'Atalanta. Dotato di eccellente visione di gioco, grande velocità, tecnica notevole, con gli anni imparò a svolgere anche un lavoro tattico di corsa e copertura, divenendo così un eclettico fuoriclasse del centrocampo, in grado di giocare indifferentemente da centrale, trequartista e ala. Giocatore sempre esemplare dentro e fuori dal campo, schivo e riservato nella vita privata riesce a saltare con la stessa abilità con cui scarta tutti i difensori anche i cronisti più curiosi, ma è sull'erba che diventa indiscusso protagonista di fantasie di dribbling, di cross pennellati e magistrali, destro e sinistro per lui pari sono. Nel Milan gioca fino al 1996 collezionando una serie impressionante di vittorie, apprezzato sia da Sacchi che da Capello è un cardine della squadra dell'epoca. A fine carriera tenta le avventure negli States e in Arabia Saudita, prima di rientrare per brevi periodi a Milanello e di ritirarsi definitivamente nel 2000, il giorno che annunciò il suo addio al calcio il presidente dirà "a San Siro si è spenta la luce". Attualmente è il CT della nazionale, con un'eredità davvero gravosa, ma per noi è sicuramente all'altezza della situazione e sono in tanti a scommettere su un suo futuro in rossonero.

Il Roberto Rossonero
Presenze: 261, Gol: 18
5 scudetti: ('87/'88) ('91/'92) ('92/'93) ('93/'94) ('95/'96)
3 Coppe Campioni: ('88/'89) ('89/'90) ('93/'94)
2 Intercontinentali ('89) ('90)
3 Supercoppe europee ('89) ('90) ('95)
4 Supercoppe italiane ('89) ('92) ('93) ('94)




Dal sito www.tuttocalcio.it

IL PERSONAGGIO DELLA SETTIMANA: ROBERTO DONADONI
Rubrica settimanale a cura di Paolo Talarico

Solo qualche anno fa, la maglia rossonera era la sua seconda pelle; oggi, incredibile ma vero, è lui a permettere indirettamente alla Juventus di distanziare il "suo" Milan. Parliamo ovviamente di Roberto Donadoni, allenatore del Livorno da appena quindici giorni, ma capace in otto giorni di portare i suoi a due vittorie su due partite. E la seconda ha del clamoroso: in una sfida che lo vedeva opposto al suo passato, il Livorno ha dato tutto ciò che aveva ed è riuscito a prevalere sul Milan, giocando una grandissima gara.

Sarebbe ingiusto ed inopportuno attribuire a lui tutti i meriti per la posizione in classifica che occupano oggi i toscani: ingiusto nei confronti di Colomba, che è riuscito comunque a mettere in cascina punti importanti dopo un inizio disastroso; inopportuno se si considera il tipo di classifica, molto corta, con la zona retrocessione sempre lì in agguato. Tuttavia l'impatto di Donadoni è stato importante, ha lasciato il segno e ha dato la giusta scossa ad un ambiente che lui stesso conosceva molto bene, avendo allenato il Livorno già nella stagione 2002/03 in serie B.
Le sue grandi doti da calciatore sono ben note: capace di occupare un po' tutti i ruoli a centrocampo, ma impiegato soprattutto sulla fascia, Donadoni è considerato una delle ultime "ali" vere e proprie, quelle, per intenderci, capaci di saltare l'uomo e crossare. Proprio la maglia rossonera gli aveva permesso di affermarsi, di farsi conoscere dal grande pubblico e di raggiungere grandissime vittorie. Per capire quanto il Milan sia stato importante nella sua carriera da calciatore basta dare un'occhiata a qualche cifra: 261 presenze e 18 gol, 5 scudetti, 3 coppe dei Campioni, 2 Intercontinentali, 3 supercoppe Europee e 4 Italiane.
Poi dal 2001 l'esordio in panchina in serie C-1 con il Lecco; così come il suo ex compagno, amico e avversario di domenica scorsa Carlo Ancelotti, anche lui fa il suo esordio come allenatore in una piccola realtà e anche lui viaggia a piccoli passi verso la serie A, che raggiunge proprio due settimane fa. Ed in un calcio che propone sempre "incroci" di vario genere, chissà.che possa essere lui in futuro l'erede di Ancelotti?
Del resto l'amore verso i colori rossoneri è ancora vivo e lo dimostra proprio domenica nel post-partita nella scena più bella della giornata: ad una giornalista che gli fa notare come il suo sguardo sia quasi un po' triste e non quello di un allenatore che ha appena ottenuto una grande vittoria, lui risponde semplicemente dicendo di vivere delle sensazioni molto strane: in un calcio nel quale i sentimenti sembrano scemare e i "giocatori-bandiera" sembrano non esistere più, una grande dimostrazione di gratitudine verso dei colori che a lui hanno dato tanto.
Forse, ancora per qualcuno, il calcio non è solo un freddo titolo da quotare in borsa.




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Roberto Donadoni capitano di una formazione "Berretti" dell'Atalanta



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21 novembre 1985, relazione tecnica
di Italo Galbiati su Roberto Donadoni
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Cartolina di Roberto Donadoni, stagione 1987-88



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(Archivio Magliarossonera.it)
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Cartolina "I tuoi campioni", Forte Editore, 1986-87
(per gentile concessione di Emanuele Pellegrini)



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Mondiali 1990: i tre milanisti Ancelotti, Baresi e Donadoni
(per gentile concessione di Gianni Righetto)
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Cartolina di Roberto Donadoni
(per gentile concessione di Riccardo Gaggero)



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Roberto Donadoni, stagione 1991-92
(per gentile concessione di Gianni Righetto)
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Roberto Donadoni, stagione 1992-93
(per gentile concessione di Gianni Righetto)



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Cartolina di Roberto Donadoni, 1992-93



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Cartolina di Roberto Donadoni in azione in Ajax vs Milan,
finale di Champions League 1995



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Roberto Donadoni, stagione 1997-98
(per gentile concessione di Gianni Righetto)
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Roberto Donadoni, stagione 1998-99
(per gentile concessione di Gianni Righetto)





1996, ai NY Metrostars
(da forum.tifonet.it - Amarcord Rossonero)


1996, ai NY Metrostars
(da forum.tifonet.it - Amarcord Rossonero)


Il suo autografo



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Intervista a Donadoni, dal "Corriere della Sera", dicembre 2006






(Archivio Magliarossonera.it)


(Archivio Magliarossonera.it)


(Archivio Magliarossonera.it)





Sulla panchina del Livorno



Dal sito www.gazzetta.it
9 febbraio 2006

DONADONI: "DELUSO DA SPINELLI"
di Fabio Giorgi
"La mia decisione di lasciare la panchina del Livorno era l'unica possibile - afferma - Con il presidente non mi sento da giorni. Lucarelli colpevole della situazione? Niente di più falso".
TIRRENIA (Pisa) - Roberto Donadoni, anche nel momento più difficile della sua carriera, si conferma gran signore. "Sono sinceramente dispiaciuto - dice due giorni dopo le dimissioni da allenatore del Livorno - per i giocatori e per i collaboratori tutti. Ma la mia decisione di lasciare la panchina amaranto era l'unica possibile. Mi sento 'aziendalista'. Se il maggior azionista della società non mi vuole più, sono pronto a seguire il suo volere e a togliere il disturbo".
"Con il presidente Spinelli - ha aggiunto l'ex fantasista del Milan - non mi sento da giorni. Lo sapete tutti. Dopo il pareggio con il Messina, non sono riuscito mai a parlargli. Si è sempre negato. E, anche dopo la mie dimissioni, non ho avuto l'opportunità di ascoltarlo direttamente. Mi auguro che nei prossimi giorni, la situazione possa cambiare. Fra persone civili, ci si può confrontare in qualsiasi momento. Le sue esternazioni in diretta su La7 mi hanno colpito. Sono rimasto davvero deluso per il suo duro intervento".
"Dispiace lasciare Livorno, la città che mi ha offerto l'opportunità di crescere a livello professionale. Con i tifosi, con la stampa, con tutti quanti, ho legato in modo favoloso. A proposito di rapporti. Chi dice che lo spogliatoio del Livorno è diviso, è un bugiardo. La squadra è molto compatta. Posso assicurare che lunedì sera, quando ho maturato la decisione di lasciare la panchina, dieci giocatori sono venuti nella mia stanza, per convincermi a rimanere. Mi dispiace che anche nella circostanza, sia stato, in modo meschino da parte di qualcuno, coinvolto Lucarelli, come 'colpevole della situazione'. Niente di più falso. Lucarelli è un grande uomo. Con lui e con tutti gli altri giocatori, ho un rapporto splendido. Con la mia decisione, coerente con determinati principi, mi sento un po' come Lucarelli, che, per vestire la maglia amaranto, ha rinunciato a cifre importanti".
Anche i più stretti collaboratori, il vice Bortolazzi e il preparatore atletico Andreini, lasciano Livorno. A ore è attesa per loro la lettera di esonero. Del vecchio staff tecnico, rimane il solo preparatore dei portieri Spinosa.





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Roberto Donadoni con Carletto Ancelotti
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Maggio 2014: Massaro, Tassotti, Nava, Van Basten, ....,
Donadoni in una pausa del golf



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Statuina di Roberto Donadoni
(di Giovanni Santacolomba)



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(da "Il Giornale" dell'8 febbraio 2016)



Dal sito www.repubblica.it
9 settembre 2020

«Quel giorno potevo rimanere al bar, invece andai a vedere Cisanese-Telgate. Mi avevano detto che nel Telgate c'era un bambino forte, un certo Marchetti. Infatti lo portammo all'Atalanta e arrivò fino alla C. Ma quella volta prendemmo anche un bimbetto tutt'ossi che si chiamava Roberto Donadoni». Raffaello Bonifaccio per 33 anni è stato allenatore e selezionatore dei Pulcini dell'Atalanta. Nelle sue parole, ricordi e aneddoti di quello che Le Roi Platini definì «il miglior giocatore italiano degli anni novanta».
«Roberto si impose in fretta. Già all'oratorio era talmente bravo che gli proibivano di passare la metà campo, gli impedivano di segnare. Così lui dribblava tutti quelli che poteva e al momento di fare gol, la passava a qualcuno.
Ricordo un pomeriggio umido e nebbioso, c'era Roberto che giocava, era già all'Atalanta, avrà avuto 11 anni. Presi mia moglie, che di calcio non ha mai capito nulla e alla fine le chiesi chi le era piaciuto di più. 'Il 10', rispose. Il 10 era lui. Persino lei se ne era accorta, un cieco avrebbe detto lo stesso. L'unico mio merito era stato la prima volta essere andato a Cisano a vedere Marchetti. Donadoni era ambidestro, ti scartava con irrisoria facilità. Accorciava i passi, era micidiale. Due-tre volte mi fece fare figure barbine in mezzo al campo e decisi di non sfidarlo più, davanti a tutti gli altri. Io ero pur sempre il maestro...
Ricordo un'altra partita, fece cose sensazionali. Ad aspettarlo c'era il padre, il signor Ercole, sempre schivo, silenzioso. Gli chiesi se la partita gli fosse piaciuta. Lui era un cacciatore, mi rispose così: 'Maestro, ha visto quanti uccelli son passati?' Aveva ragione, bisogna evitare di caricare i ragazzi di troppe tensioni. Io prima di una partita, ai miei dicevo sempre: 'Forza, diamo tutto, ma ricordiamoci che la vita non comincia e non finisce qui dentro'. Credo che Roberto l'abbia capito in fretta».
Al debutto in A, Ottavio Bianchi, che lo allenava, lo ribattezzò il ragnetto, 'perché sapeva sempre uscire da ogni angolo'. Primo acquisto miliardario di Berlusconi al Milan, dove ha vinto trofei a ripetizione, Donadoni si è sempre contraddistinto per la voglia di vincere, per il suo estro, per la velocità, per la sua grande tecnica. Tanti auguri a Mister Roberto Donadoni!




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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 16 dicembre 2020)