Quando, intorno alle 17 del 6 maggio 1973, la voce stentorea ed inconfondibile di Enrico Ameri sentenziò: Torino 2 Milan 0, ricordo che ci rimasi proprio male. Era troppo recente il ricordo della sconfitta dell'Olimpico che ci aveva guastato la Pasqua, per poterne mandar giù un'altra.
Ad inizio ripresa Lazio e Juventus ci avevano raggiunto. Invece quel pomeriggio venne fuori lo spirito indomito dei giovanotti di Nereo. Se non vi scandalizzate, anziché dire spirito indomito, possiamo anche definirle le palle. Privati ingiustamente dell'apporto del loro capo carismatico, Gianni Rivera, costretto dal Giudice Sportivo a sedersi in tribuna, colpiti dopo soli quattro minuti dall'ennesimo infortunio di Prati e poi dal micidiale uno-due di Pulici e Bui, i rossoneri vissero in quei momenti la fase più problematica di tutto il campionato. Ma il Diavolo è tentatore, si sa. E quando tutto sembra perduto ricorre ai suoi sortilegi per ingannare l'avversario. Anche un fiero e degnissimo avversario come il Toro del tecnico col colbacco. Chiarugi la riaprì subito ad inizio ripresa, poi toccò a Sabadini nel finale riagguantare i granata ed il primo posto solitario. Qui siamo a fine gara e sembra che Tato stia dicendo ad Angonese: ".. e dai, arbitro. dammelo sto pallone, che lo voglio tenere sempre a casa per ricordo." Eh già, perché quel Toro-Milan è sicuramente una partita da ricordare (by Corrado Izzo)