< LA MAGLIA RACCONTA...
   

I seguenti commenti sono a firma Franco Bovaio, giornalista de "Il Tempo"


19 ottobre 2001 - Serie A
INTER-MILAN

Dopo quelli dell'amara stagione passata, il 157° derby di Milano torna ad essere giocato per l'alta classifica. Con l'Inter primo con 14 punti ed il Milan quarto insieme alla Juve a sole tre lunghezze di distanza dai cugini, la stracittadina ricomincia ad assaporare il gusto del primato.
Se sul lato nerazzurro del naviglio, però, c'è un mister ormai incensato ad ogni passo (Cuper), su quello rossonero non può dirsi lo stesso per l'Imperatore Terim, rimesso fortemente in discussione dopo l'amara sconfitta di Perugia e il deludente pareggio interno col Venezia. Proprio i due allenatori saranno i protagonisti del derby, anche perché in passato non si sono mai sfidati a livello ufficiale. Chi vincerà: la tattica accorta ma non rinunciataria dello spagnolo o gli schemi briosi e frizzanti, ma talvolta lacunosi dietro, del turco ? Dal confronto tattico tra i due dipenderanno molti degli esiti del derby, che presumibilmente entrambi si giocheranno con un modulo, il 4-3-1-2, che prevede una difesa solida, veloci incursori sulle fasce e un playmaker in grado di catalizzare il gioco e rifornire le due punte. Entrambi gli allenatori hanno un glorioso passato alle spalle: 2 Supercoppe Spagnole (1998 con il Maiorca, 1999 con il Valencia) e 3 finali europee consecutive, tutte perse (nella Coppa Coppe '99 con il Maiorca contro la Lazio, nella Champions League 2000 e 2001 con il Valencia contro il Real Madrid e il Bayern Monaco) per Cuper; 4 scudetti turchi, 1 Coppa Uefa e 1 Supecoppa Europea con il Galatasaray per Terim. Quarantasei anni da compiere l'interista (nato a Chabas, in Argentina, il 16-11-1955), quarantotto compiuti da poco il milanista (nato ad Adana il 14-9-1953), alle loro strategie si affidano i rispettivi presidenti e tifosi per veder trionfare la propria squadra in un derby che ha di nuovo il sapore del primato. Infine due curiosità: il Milan va a caccia della sua vittoria n.50 in una stracittadina di campionato (56 le affermazioni dell'Inter, 51 i pareggi); anche stavolta, come nell'ultima, arbitrerà Collina. Lo scorso 13 maggio, sempre con l'Inter padrona di casa, finì 6-0 per il Milan, un risultato che Moratti ha detto di non aver ancora dimenticato.






22 febbraio 2003 - Serie A
TORINO-MILAN (sospesa sullo 0-3)

TORINO
(4-4-2): Manninger; Comotto, Delli Carri, Fattori (17' st Donati), Mezzano; De Ascentis, Vergassola, Conticchio (1' st Sommese), Castellini; Franco, Marinelli. All. Ulivieri

MILAN
(4-3-2-1): Dida; Simic, Costacurta, Maldini, Kaladze; Gattuso, Redondo, Seedorf; Rui Costa, Serginho (15' st Brocchi); Inzaghi. All. Ancelotti
Arbitro: Palanca di Roma
Reti: 2' pt Inzaghi, 43' pt e 47' pt Seedorf
Note: partita sospesa al 18' della ripresa per incidenti.


Il primo tempo si chiude col Milan in vantaggio per 3-0 e da quel momento si scatena la contestazione violenta e incivile del tifo granata, che già in settimana aveva cosparso di letame la sede della società. Sfondati i vetri della recinzione che separa il campo dalla curva, proprio all'inizio della ripresa alcuni esagitati entrano sulla pista di atletica, minacciando di arrivare sul terreno di gioco. All'inizio la polizia con i cani cerca di arginarli, poi, quando su di lei inizia a piovere di tutto dagli spalti (seggiolini, pietre, aste di bandiere) è costretta ad arretrare, lasciando spazio a chi tenta di invadere. Dietro la porta di Dida si scatena il caos, tra tentativi di invasione, cariche delle forze dell'ordine, fumogeni e lacrimogeni che rendono impossibile le prosecuzione della gara. Palanca fischia l'interruzione, gli atleti si radunano al centro del campo per una decina di minuti e poi, tutti insieme, decidono che in quelle condizioni è veramente impossibile proseguire il gioco. L'aria è irrespirabile, gli occhi lacrimano e i facinorosi della curva non vogliono saperne di smetterla con la loro assurda violenza. In mezzo le forze dell'ordine, chiamate come sempre a fare il loro dovere e a rischiare in proprio solo per una semplice partita di calcio. Se ci pensate bene è tutto veramente assurdo.
Così al ventesimo della ripresa l'arbitro fa rientrare tutti negli spogliatoi e poco dopo sancisce l'interruzione ufficiale della gara. A questo punto crediamo che sul campo del Torino arriverà una lunga e pesante squalifica. Tempo fa al Como, per una invasione solo tentata, vennero date quattro giornate; ai granata quante ne toccheranno per quanto successo ieri sera ? Tutto poche ore dopo il vertice in cui il ministro dell'Interno aveva annunciato il ripristino dell'arresto in flagranza differita e l'inasprimento delle norme atte a reprimere le azioni violente. Intanto gli scontri proseguono fuori dallo stadio, con gli ultras che, non essendoci più partita, sfogano la loro rabbia all'esterno. Dentro è impossibile respirare e le squadre, chiuse negli spogliatoi, lasceranno l'impianto torinese solo in tardissima serata. Decisamente un brutto epilogo per una serata di calcio che, con questo sport, alla fine, non ha avuto niente a che fare, se non quel primo tempo in cui i gol di Inzaghi e Seedorf avevano portato i rossoneri ad aggiudicarsi senza alcuna difficoltà l' incontro. Questa la cronaca dei primi quarantacinque minuti di gioco. Nemmeno due minuti e il Milan è già in vantaggio, con l'azione che parte addirittura da un angolo del Torino. Conquistata la palla i rossoneri scattano in contropiede con Serginho a sinistra che, al limite dell'area granata, serve di esterno capitan Maldini, lasciato libero dell'altra parte del campo. Questo entra in area e passa un assist d'oro allo smarcato Inzaghi che non ha difficoltà a segnare l'1-0.
Per il Torino non ci poteva essere inizio peggiore, soprattutto in ricordo del 6-0 subito a S.Siro nella gara di andata. Dopo mezz'ora di gioco a centrocampo e scarse emozioni, al 38', improvvisamente, riappare Inzaghi che, di testa, schiaccia a rete un cross di Serginho. Mezzano salva sulla linea a Manninger battuto. Cinque minuti dopo, però, il 2-0 arriva sul serio, grazie ad una splendida punizione dal limite calciata da Seedorf che beffa un Manninger partito un po' in ritardo. Ancora quattro minuti e l'olandese segna il 3-0: servito in area da Redondo, salta tre avversari in dribbling stretto e di punta anticipa l'uscita del portiere granata.






25 febbraio 2003 - Champions League
LOKOMOTIV MOSCA-MILAN 0-1

LOKOMOTIV MOSCA
(4-5-1): Ovchinnikov 6; Sennikov 5,5, Nizhegorodov 5,5, Ignashevich 6, Evseev 5; Maminov 5,5, Mnguni 5, Izmaylov 6, Loskov 5,5, Sirkaev 6 (12' st Pimenov n.g.); Julio Cesar 5 (36' st Parks n.g). All. Semin

MILAN
(4-3-2-1): Dida 6; Costacurta 6, Nesta 6,5, Maldini 6,5, Kaladze 6,5; Seedorf 7, Gattuso 6,5, Redondo 6 (30' st Brocchi n.g.); Rivaldo 6,5, Serginho 6 (40' st Rui Costa n.g.); Inzaghi 6,5 (38' st Tomasson n.g.). All. Ancelotti
Arbitro: Vassaras (Grecia)
Reti: 32' pt Rivaldo (rig.)
Note: angoli 1-1; ammoniti al 26' pt Gattuso per fallo di mano; al 32' pt Evseev, al 43' pt Loskov e al 43' st Nizhegorodov tutti per gioco falloso; al 15' st Serginho per proteste. Spettatori 30.000, stadio esaurito.


Grazie al rigore di Rivaldo e ad una gara tatticamente perfetta, a Mosca il Milan ottiene la quarta vittoria consecutiva per 1-0 nel suo girone di Champions e si qualifica matematicamente ai quarti con largo anticipo. Ora potrà giocare senza affanno le partite con Real Madrid e Borussia e dedicarsi completamente al campionato. In Russia Ancelotti deve rinunciare agli influenzati Shevchenko e Pirlo, ma presenta ugualmente un Milan spavaldo, con Inzaghi unica punta di ruolo, due trequartisti alle sue spalle (Serginho e Rivaldo), Seedorf a proporsi largo a destra e Redondo a orchestrare la manovra. In difesa Costacurta è preferito a Simic. Il Milan parte subito all'attacco, ma il terreno è pesante e rende lento l'avvio della partita, con i giocatori più impegnati a capire il campo che a fare gioco. Stupisce che i russi, che per sperare di qualificarsi non possono far altro che vincere, partano molto guardinghi, con un 4-5-1 in cui Izmaylov, Loskov e Sirkaev si sdoppiano nel ruolo di copertura e appoggio all'unica punta, Julio Cesar. Logico che il pallino del gioco finisca tra i piedi dei milanisti, che al 14' e al 21' vanno alla conclusione con Seedorf, ma Ovchinnikov para in entrambi i casi. Proprio la posizione dell'olandese, largo a destra, mette in crisi la Lokomotiv, il cui schema sembra soffocare l'estro dei migliori. E' inevitabile che il Milan passi in vantaggio e lo fa al 32' con un rigore di Rivaldo, giustamente concesso da Vassaras per un ingenuo abbraccio in area di Evseev su Inzaghi.
L'attesa reazione della Lokomotiv non c'è, il Milan controlla bene la partita e il primo tempo si chiude senza altre emozioni. All'inizio della ripresa è ancora il Milan a farsi pericoloso dalle parti di Ovchinnikov, impegnato da Seedorf su calcio di punizione dal limite. Due minuti dopo (54') un destro al volo di Inzaghi su traversone di Rivaldo va fuori di un metro. Dopo l'ingresso di un'altra punta, Pimenov, il Milan inizia a correre qualche rischio e, tra il 64' e il 66', prima Mamimov spara altissimo dal limite, poi Loskov fa altrettanto dopo un bel dribbling di Julio Cesar. Ora i russi corrono e il ritmo della partita ne beneficia. Il Milan rinserra le sue file tra difesa e centrocampo, affidando a Rivaldo e Inzaghi il compito di offendere. Proprio quest'ultimo, al 72', subisce un fallo da rigore dopo un dribbling in area, ma stavolta Vassaras lascia correre. I dubbi restano. All'83' una incursione in area di Mnguni su un rimpallo fa correre ai milanisti l'unico serio brivido della partita.






18 marzo 2003 - Champions League
MILAN-BORUSSIA DORTMUND 0-1

MILAN
(4-3-2-1): Abbiati 6,5; Simic 6,5, Laursen 6, Nesta 6,5, Maldini 6,5 (1' st Costacurta 6); Gattuso 7, Redondo 6, Brocchi 6 (36' st Pirlo n.g.); Rui Costa 6,5 (16' st Inzaghi 5,5), Rivaldo 5,5; Tomasson 5. All. Ancelotti

BORUSSIA DORTMUND
(3-4-3): Lehmann 6,5; Woerns 6, Metzelder 6,5, Dede 6; Evanilson 5,5, Kehl 6,5, Frings 6,5, Reuter 6 (5' st Ricken 6); Ewerthon 5 (29' st Odonkor n.g.), Koller 6,5, Amoroso 6. All. Sammer
Arbitro: Barber 6 (Inghilterra)
Reti: 35' st Koller
Note: campo in discrete condizioni; angoli 5-2 per il Milan; ammoniti 15' pt Gattuso per gioco falloso, 33' pt Ewerthon per fallo di mano, 14' st Frings per gioco falloso.


La partita conta solo per il Borussia, ma il Milan, già qualificato, è motivato, non regala nulla e se la gioca fino in fondo. Alla fine i tedeschi vincono, ma il contemporaneo successo del Real Madrid a Mosca vanifica l'impresa e li costringe all'eliminazione. Con loro sparisce dalla Champions l'intero calcio germanico. Per il Milan, invece, la gara è un buon allenamento in vista del big-match di sabato sera con la Juve. Le recenti polemiche tra Galliani e Ancelotti sulla formazione da schierare in queste partite di Champions, però, spingono l'allenatore ad adottare un turn-over solo parziale. Fuori gli acciaccati Shevchenko, Kaladze, Seedorf, Ambrosini, Helveg e Serginho; in panchina Dida, Inzaghi, Costacurta e Pirlo. Sammer schiera un Borussia molto spregiudicato, con due soli difensori di ruolo (Woerns e Metzelder), un centrocampista di fascia adattato sulla sinistra (Dede) e tre punte pure, supportate da Frings alle spalle ed Evanilson sulla destra. Nonostante ciò, però, è il Milan a farsi pericoloso per primo: al 4' Rui Costa lancia in area Rivaldo che, evitata l'uscita di Lehmann, conclude sul fondo da posizione angolata. La partita è piacevole, ma entrambe le squadre dimostrano qualche sofferenza di troppo nelle conclusioni a rete. Quando al 35' arriva la notizia del vantaggio del Real, i tedeschi sembrano spegnersi e i rossoneri sfiorano il gol con Rui Costa, il cui tiro ravvicinato è parato di piede da Lehmann.
All'inizio della ripresa un traversone in area di Dede costringe Abbiati a scaldare i guanti. Al 12' Tomasson serve l'accorrente Gattuso che, con un tiro da fuori di sinistro, colpisce il palo alla destra di Lehmann. Il Borussia ora è sbilanciato in avanti e il Milan trova ampi spazi in cui esprimersi, Ancelotti vuole approfittarne e al 16' sostituisce Rui Costa con Inzaghi. Ora le due squadre giocano a viso aperto e la partita è bella. Amoroso prova a segnare con un tiro ad effetto, ma Abbiati in tuffo devia in angolo. Il Milan non ci sta e replica, ma al 32' Koller prova a imitare Amoroso, con il tiro che va alto sulla traversa. Al 35' sempre Koller è messo a tu per tu con Abbiati e non fallisce il tiro dell'1-0. I duemila tifosi tedeschi al seguito esultano, anche per la falsa notizia di un pareggio della Lokomotiv. Alla fine, però, si accorgono che nonostante il successo il loro Borussia è eliminato.






22 marzo 2003 - Serie A
MILAN-JUVENTUS 2-1

MILAN
(4-4-2): Dida 7; Simic 6, Nesta 6,5, Costacurta 6 (28' st Laursen n.g.), Maldini 7; Gattuso 6, Pirlo 6, Seedorf 7, Rui Costa 6,5 (24' st Ambrosini 6); Inzaghi 6,5, Shevchenko 6,5 (35' st Serginho n.g.). All. Ancelotti

JUVENTUS
(4-3-2-1): Buffon 6; Thuram 6, Ferrara 6, Montero 5 (23' st Pessotto 6), Zambrotta 5,5 (1' st Del Piero 5,5); Tudor 5,5, Tacchinardi 6, Davids 6,5; Camoranesi 6, Nedved 6,5; Zalayeta 6 (15' st Trezeguet 5). All. Lippi
Arbitro: Trefoloni di Siena 6,5
Reti: 4' pt Shevchenko, 10' pt Tacchinardi, 24' pt Inzaghi
Note: campo in discrete condizioni; angoli 6-3 per il Milan; ammoniti 35' pt Camoranesi, 37' pt Pirlo, 41' pt Simic tutti per gioco falloso, 31' st Ambrosini per gioco ostruzionistico.


Alcuni tafferugli all'esterno dello stadio tra i tifosi più violenti delle due squadre precedono una partita dall'avvio fulminante (già 1-1 al 10') e che doveva dire se il Milan si sarebbe rimesso in corsa per lo scudetto oppure se la Juve glielo avrebbe impedito. Il campo alla fine premia il Milan di Ancelotti, tornato al suo amato 4-4-2. Se Lippi parte con Del Piero in panchina, l'emiliano sposta Rui Costa sulla fascia destra e davanti si affida alla coppia Shevchenko-Inzaghi, per molti mal assortita. Proprio loro, però, segnano le reti decisive: l'ucraino dopo un dribbling prolungato in area (regolare la sua posizione di partenza sul lancio di Rui Costa, da rivedere quella di Inzaghi, che lo affiancava), Superpippo dopo un aggancio volante e una girata fortunata con cui fa passare la palla tra le gambe di Buffon. In mezzo il temporaneo pareggio di Tacchinardi, che inganna Dida con una leggera deviazione in mischia su una punizione di Nedved. Per recuperare lo svantaggio, ad inizio ripresa Lippi manda dentro Del Piero per Zambrotta, con Tudor retrocesso accanto a Ferrara e Montero spostato sulla sinistra. E' così che la Juve sfiora il 2-2 al 9', con Dida che si riscatta e, d'istinto, devia alla grande la botta di Zalayeta. Il Milan risponde al 17', ma Inzaghi sbaglia lo stop decisivo in area. Dopo l'undicesima sostituzione di Rui Costa (24') è la Juve a sfiorare ancora il gol, con una deviazione di Laursen sul tiro di Del Piero. Ora gli ospiti attaccano e il Milan cerca il contropiede. E' così che al 32' Pirlo scatta tallonato da Pessotto, i due cadono al limite dell'area e lo stadio reclama il fallo da ultimo uomo, ma Trefoloni fa bene a far proseguire. Al 39', su colpo di testa di Nedved, Dida salva ancora il risultato e si alza il voto in pagella andando a togliere la palla dall'incrocio dei pali. Al 45' Buffon gli risponde salvando su testa di Ambrosini. Nei 4' di recupero la Juve prova a trovare il pareggio ma non ci riesce e il Milan torna in corsa per il titolo. Infine una curiosità: nelle quattro partite in cui ha giocato contro la Juve al Meazza Shevchenko gli ha segnato cinque gol.






8 aprile 2003 - Champions League (Quarti di finale - andata)
AJAX-MILAN 0-0

AJAX
(4-4-2): Lobont 6,5; Trabelsi 6, Pasanen 6 (27' st De Jong n.g.), Chivu 6,5, O'Brien 6,5; Pienaar 6, Galasek 6,5 (21' st Snejder n.g.), Yakubu 5,5, Maxwell 5,5; Van der Vaart 5,5, Ibrahimovic 5,5 (27' st Litmanen n.g). All. Koeman

MILAN
(4-4-2): Dida 6; Simic 6, Nesta 6,5, Maldini 6,5, Costacurta 5,5; Rui Costa 6, Gattuso 6, Ambrosini 6, Seedorf n.g. (26' pt Serginho 5,5); Inzaghi 5 (27' st Tomasson n.g.), Shevchenko 5 (33' st Rivaldo n.g.). All. Ancelotti
Arbitro: Hauge (Norvegia)
Note: campo in ottime condizioni; angoli 6-4 per l'Ajax; ammoniti 35' pt Gattuso, 21' st Ambrosini per gioco falloso.


Nella fredda Amsterdam arriva un Milan innervosito dai deludenti risultati del campionato e dalle polemiche che hanno messo sempre di più in discussione la panchina di Ancelotti. Con lo scudetto divenuto un miraggio, per la truppa rossonera la Champions diventa l'obiettivo principale di un finale di stagione che qualche mese fa nessuno avrebbe immaginato così problematico.
La partita, dunque, assume un'importanza particolare per la società rossonera e per Ancelotti stesso che, rispetto a Parma, rimette dentro Rui Costa (largo a destra, dove sembra un pesce fuor d'acqua) e l'ex Seedorf, esterno a sinistra al posto di Serginho. Proprio l'olandese, però, si infortuna al 21' e il brasiliano ritrova il posto perduto. L'inizio del Milan è veemente, tanto che per dieci minuti l'Ajax non esce dalla sua metà campo. Il prodotto, però, è minimo, visto che i rossoneri impegnano Lobont solo con una conclusione in diagonale di Shevchenko, arrivata al termine di una bella azione corale. Poi l'Ajax sale in cattedra e il Milan si ammoscia, finendo irretito dal gioco degli olandesi che, in alcuni momenti, sembrano riprodurre la vecchia ragnatela della Roma di Liedholm. Ritmo basso, infiniti e precisi passaggi a centrocampo in attesa dell'attimo giusto per lanciare Ibrahimovic e Van der Vaart, mai pericolosi anche perché ben chiusi da Nesta e Maldini. Gli olandesi si muovono bene sul largo campo dell'Amsterdam Arena e costringono il Milan a giocare sui loro ritmi, anche perché alcuni rossoneri paiono fuori posto.
Così, sul finire del tempo, Ancelotti chiede a Rui Costa di accentrarsi nelle fasi di attacco. Ma lo scarso movimento di Shevchenko e Inzaghi (debilitato dagli antibiotici presi per curare una tonsillite) non dà spunti offensivi degni di nota. Intanto al 35' il diffidato Gattuso prende quel giallo che gli farà saltare la gara di ritorno. All'inizio della ripresa Shevchenko cade in area, ma il fallo non c'è e sul proseguimento dell'azione Lobont esce su un cross basso di Serginho per anticipare Inzaghi. Al 5' l'Ajax risponde con Trabelsi, che dal limite tira malissimo. Il Milan continua a sembrare in balia degli olandesi che vanno ancora alla conclusione (fuori) con Ibrahimovic. Al 14', poi sfiorano il gol con un tiro sbilenco di Pienaar, solo davanti a Dida (l'eventuale deviazione in rete da un metro di Van der Vaart sarebbe stata punita per fuorigioco). L'Ajax ci crede, gioca sulle fasce e alza il ritmo, mentre il Milan non può far altro che difendere lo 0-0 e cercare il contropiede. In seguito ad un angolo di Rui Costa, però, al 24' sfiora il gol con Ambrosini che, liberato da un rimpallo in mischia, da due passi conclude sul corpo di Lobont, tempestivamente uscito a chiudergli lo specchio della porta. Al 27' il debilitato Inzaghi lascia il posto a Tomasson e Ibrahimovic fa altrettanto con Litmanen. Sul finire l'Ajax continua a cercare quello spunto da gol che non arriva e Tomasson si fa trovare in ritardo su una palla lunga in area.






12 aprile 2003 - Serie A
INTER-MILAN 0-1

Pagelle INTER
Toldo 6,5 - Attento sia nelle uscite che tra i pali. Non può nulla sul gol di Inzaghi.
Cordoba 5 - Spostato a destra soffre la posizione e ricorre spesso al fallo per fermare Serginho. Giustamente espulso al 67'.
Cannavaro 5,5 - Concede troppo a Inzaghi, soprattutto in occasione del gol.
Materazzi 6,5 - L'entrata a gamba tesa su Shevchenko gli costa l'ammonizione e mezzo punto in pagella. Salva due volte sull'ucraino.
Pasquale 5 - Soffre troppo la velocità di Sheva, che gli scappa via in più di una occasione.
J.Zanetti 7 - Salva sulla linea al 18', spinge sulla fascia come treno, non soffre l'avanzamento a centrocampo. Il migliore dei suoi.
C.Zanetti 6 - Lotta, sbaglia pochi passaggi, ma costruisce poco.
Di Biagio 6,5 - Un po' meglio di C.Zanetti. Appena esce l'Inter subisce il gol.
Emre 5,5 - All'inizio si incunea spesso nella difesa rossonera, ma sul più bello o perde la palla, o sciupa l'occasione con decisioni sbagliate.
Vieri 5,5 - Basta la presenza per mettere in apprensione la difesa avversaria, ma incide poco, anche perché non gli arrivano palloni da girare in rete.
Recoba 6 - Nella ripresa impegna Dida ed è l'unico dei suoi a riuscirci in tutta la partita. Okan 5 - Sostituisce Di Biagio ma non incide.
Batistuta n.g. - Entra a sette minuti dalla fine al posto di Recoba.
Gamarra n.g. - Sul finire sostituisce Pasquale.

Pagelle MILAN
Dida 7 - Emana sicurezza e nega due volte il gol a Recoba.
Simic 6,5 - Attentissimo, dalla sua parte non si passa.
Nesta 7 - Insuperabile, annulla Vieri che, caso raro, non segna a S.Siro.
Maldini 6,5 - Ormai nel ruolo di difensore centrale è una garanzia e con Nesta forma una coppia invidiabile.
Costacurta 6,5 - Stesso prestazione e stesso voto dei suoi compagni di reparto.
Gattuso 6,5 - Ringhioso sull'out destro, sacrifica i polmoni per la squadra.
Rui Costa 7 - L'assist con cui manda in gol Inzaghi è degno della sua fama. Riportato al centro del campo gioca decisamente meglio che ad Amsterdam.
Ambrosini 6,5 -
Serginho 6 - Ha spesso la meglio su Cordoba ed offre sbocchi importanti alla manovra del Milan.
Inzaghi 7 - Segna il gol del match con un tiro dei suoi. Decisivo come sempre.
Shevchenko 6,5 - Gioca meglio che nelle ultime partite, anche se spreca troppo in fase conclusiva e nei contropiede.
Laursen 6,5 - Entra al posto di Maldini e non lo fa rimpiangere.
Brocchi n.g. - Fa il suo e sul finire rimedia una punizione importante.
Rivaldo n.g. - Entra a dieci minuti dalla fine al posto di un Inzaghi stremato.


Spogliatoi
A fine partita Ancelotti si sente confermare in diretta dal suo presidente Berlusconi: "Carlo è uno di noi, uno della nostra famiglia, quindi deve stare tranquillo, nessuno ha mai pensato di privarsi di lui. Non vedo come si possano inventare storie sul suo allontanamento" dice il premier. E poi prosegue: "Il Milan che ho visto contro l'Inter era una squadra robusta e forte fisicamente, con un Rui Costa illuminante. Un Milan che vorrei sempre vedere". L'allenatore, visibilmente contento per le belle parole e per l'esito del match, si dilunga sull'analisi della gara: "Tutti i miei hanno interpretato bene la partita, con Shevchenko che si è mosso bene tra le linee di centrocampo e difesa dell'Inter, creando molti problemi ai nostri avversari. Ora speriamo che Maldini (rottura del setto nasale) recuperi in fretta". Protagonista del derby, autore del suo gol n.108 in A, a fine partita Inzaghi sprizza gioia da tutti i pori della pelle: "Per me era più importante vincere che segnare, però è chiaro che fare gol anche all'Inter dopo averlo rifilato alla Juve mi riempie di soddisfazione. Per il Milan è stata una vittoria voluta, cercata e meritata, perché abbiamo giocato una partita impeccabile. Il gol voglio dedicarlo al nostro capitano Maldini e soprattutto a un tifoso che non c'è più, Samuele, che da lassù mi ha guardato e sono sicuro che sarà contento". E' un Milan che contro le grandi fa sempre la sua parte: "Anche ieri sera il Milan ha dimostrato di essere alla loro altezza e noi nello scudetto ci crediamo fino alla fine. Augurandoci che la Juve perda qualche punto".






26 aprile 2003 - Serie A
ROMA-MILAN 2-1

ROMA
(3-5-2): Pelizzoli; Zebina, Samuel, Panucci; Sartor (34' st Aldair), Tommasi, Dacourt, Emerson, Lima; Totti (12' st Cassano), Montella. All. Capello

MILAN
(4-3-1-2): Dida; Simic, Nesta (27' st Laursen), Maldini, Kaladze; Brocchi, Redondo, Ambrosini (25' st Dalla Bona); Rui Costa; Tomasson, Shevchenko (18' st Inzaghi). All. Ancelotti
Arbitro: Paparesta di Bari
Reti: 15' st Cassano, 31' st Tommasi, 36' st Tomasson
Note: campo in buone condizioni ed annaffiato fino a pochi minuti prima dell'inizio; angoli 5-5; ammoniti 25' st Nesta per gioco falloso, 29' st Zebina per gioco falloso; spettatori 60.000 circa.


Spogliatoi: Tommasi, Nesta
Dopo pochi minuti dall'inizio della ripresa, quando Tommasi si è involato verso Dida dopo aver vinto il doppio contrasto con Maldini e Kaladze e ha saltato il portiere, in molti hanno pensato è fatta: "A dire il vero anche io" conferma il romanista "poi però è arrivato quel mostro di Nesta che si è allungato tutto e ha salvato a porta vuota. Incredibile. Poi gliel'ho anche detto a Sandro, la prima volta che salto il portiere in vita mia mi vai a fare quel salvataggio.Per fortuna che dopo ho ricevuto quella splendida palla da Lima e sono riuscito a fare il 2-0". Per molti ieri sera è stato il migliore in campo, ma da quando è arrivato Dacourt ha perso il posto da titolare: "Non fa niente, una grande squadra deve avere una rosa ampia e tutti debbono farsi trovare pronti al momento giusto. Per quello che mi riguarda sono tranquillo, anche perché Dacourt ed Emerson stanno facendo benissimo. Ora spero che per questo finale di stagione recupereremo tutti gli infortunati, soprattutto in vista della doppia finale di Coppa Italia". L'altro protagonista dell'episodio che vi abbiamo raccontato, Nesta, è uscito dal campo prima della fine a causa dei crampi, conseguenza della battaglia di mercoledì sera con l'Ajax: "Purtroppo dopo la partita tiratissima giocata contro gli olandesi la fatica si è fatta sentire e siamo tutti arrivati a Roma con le gambe un po' molli. Ma più di questo ci tengo a dire una cosa: mi è dispiaciuto che Totti sia uscito a causa di un mio intervento, con lui siamo compagni di nazionale ed con lui ho un ottimo rapporto. Non volevo assolutamente fargli male e vi prego di non continuare a creare un dualismo e una rivalità che non ci sono. In campo i falli si subiscono e si commettono, ma sempre senza alcuna cattiveria". A chi gli ha ricordato di qualche bottiglietta di troppo arrivatagli vicino dopo quelle ricevute nella gara contro la sua Lazio, ha risposto: "Da Roma ho ricevuto molto e a Roma voglio bene. Io verso Roma non devo prendere assolutamente nessuna rivincita". Dopo il risultato di ieri il Milan saluta lo scudetto: "Purtroppo sì, ma abbiamo altre due traguardi da raggiungere".






18 agosto 2003
I 60 ANNI DI GIANNI RIVERA


Oggi Gianni Rivera compie 60 anni (auguri) ed è curioso che la ricorrenza cada pochi giorni dopo il fallimento dell'Alessandria, la squadra con cui esordì in A e si affermò, ancora giovanissimo, nel nostro calcio. Non a caso, nel riportare quella notizia, in molti hanno rispolverato una sua vecchia foto di quando, appena quindicenne, palleggiava con la maglia dei tutti grigi. In quei giorni nessuno poteva immaginare che di lì a poco sarebbe divenuto il giocatore più importante della storia dell'Alessandria e del football italiano del dopoguerra. Parlare del Gianni Rivera calciatore, infatti, è un po' come ripercorrere la storia degli ultimi quarantacinque anni del nostro calcio. Nato in provincia di Alessandria, a Valle S.Bartolomeo, il 18-8-1943, esordì in A con l'Alessandria il 2-6-1959 proprio contro la squadra che poi sarebbe diventata la sua rivale cittadina di sempre: l'Inter. La gara finì 1-1 e Rivera (15 anni, 9 mesi e 15 giorni) divenne il secondo esordiente più giovane del nostro campionato dopo Amedeo Amadei (in A a 15 anni, 9 mesi e 6 giorni). Dopo una seconda stagione con l'Alessandria (1959-60), 26 gare e 6 gol, passò al Milan, di cui è stato il giocatore più rappresentativo di sempre. In rossonero giocò dal 1960 al 1979, collezionando 501 partite di campionato, 122 gol, 3 scudetti (il primo, 1961-62, vinto ad appena 19 anni, gli altri nei campionati 1967-68 e 1978-79), 4 Coppe Italia, 2 Coppe dei Campioni (1962-63, 1968-69), 1 Coppa Intercontinentale (1969), 2 Coppe delle Coppe (1967-68, 1962-73) e il Pallone d'Oro 1969, primo italiano a conquistarlo. La sua ascesa da grande n.10 del nostro calcio gli apri le porte della nazionale (60 presenze, 14 reti), ma lo fece divenire anche oggetto di tante polemiche, alimentate soprattutto da Gianni Brera che, da amante del gioco muscolare, poco gradiva la sua scarsa propensione atletica, al punto che per lui coniò il soprannome di "Abatino". In azzurro, poi, Rivera venne messo in antitesi col Mazzola interista e i due divennero loro malgrado oggetto di un derby infinito che sfociò nella famosa staffetta della finale Italia-Brasile dei Mondiali di Messico '70. L'Italia si era qualificata battendo in semifinale la Germania nell'ormai mitico 4-3, con gol decisivo proprio di Rivera. Ma Valcareggi, CT azzurro, decise che in finale per lui ci sarebbe stata solo la panchina, con Mazzola in campo. All'84', poi, col Brasile in vantaggio per 4-1, lo fece entrare al posto di Boninsegna per fargli giocare i 6 minuti più discussi della storia del nostro calcio.
Rivera smise di giocare a pallone nel 1979, dopo aver vinto lo scudetto della stella con un Milan non eccelso guidato da Liedholm ed aver saputo che lo svedese si sarebbe trasferito alla Roma per far posto a Giacomini. Divenne così dirigente del Milan, ma con l'avvento di Berlusconi alla guida della società preferì uscire di scena per dedicarsi alla vita politica nell'area di centro. Da molti è oggi indicato come l'uomo giusto per sostituire Carraro nel ruolo di presidente di quella Federcalcio che ormai da mesi è scossa e spaccata da polemiche e scandali.






13 settembre 2003 - Serie A
MILAN-BOLOGNA 2-1

MILAN
(4-3-1-2): Dida 6; Simic 6 (18' st Cafu 5,5), Nesta 6,5, Laursen 6, Costacurta 6; Gattuso 6,5, Pirlo 5,5, Seedorf 5,5 (34' st Tomasson n.g); Rui Costa 5 (13' st Serginho 6); Inzaghi 7, Shevchenko 6. All. Ancelotti

BOLOGNA
(3-4-1-2): Pagliuca 6,5; Zaccardo 6,5, Natali 6, Moretti 6; Nervo 6,5, Dalla Bona 6, Colucci 6,5 (18' st Amoroso 6), Guly 6,5; Locatelli 6 (18' st Pecchia 6); Signori 5,5, Rossini 5,5. All. Mazzone
Arbitro: Rosetti di Torino
Reti: 9' pt Shevchenko, 32' pt Nervo, 40' st Inzaghi
Note: campo in condizioni discrete; angoli 8-2 per il Milan; ammoniti Moretti per gioco scorretto e Guly per proteste.


Inzaghi, sempre lui, risolve i problemi di tutte le squadre in cui gioca. Prima la nazionale, poi il Milan, che proprio grazie ad un suo tipico gol da rapace d'area fa sua la partita col Bologna senza grandi meriti. E già, perché fino al 2-1 di Superpippo (prima rete stagionale in rossonero) la squadra di Ancelotti soffre terribilmente per venire a capo di un Bologna tenace e ben schierato da Mazzone, nonostante una prima mezz'ora stradominata, con gol di Shevchenko già al 9'. Poi, quando meno te lo aspetti, il Bologna pareggia e il gol dell'1-1 di Nervo (ieri 200 gare in A) è di quelli da incorniciare: tiro al volo di destro da fuori area e Dida (che vede la palla sbucare all'ultimo da un nugolo di gambe) è battuto. Incredibile, fino a quel momento il Bologna non sembrava neppure in campo. Il pareggio stordisce il Milan, anche se al 37' un tiro di Inzaghi è deviato in angolo dal piede di Zaccardo e subito dopo Sheva fallisce il colpo di testa su assist di Pirlo. Il Bologna ora si copre bene e il Milan fatica a fare gioco. Sul finire del tempo Rui Costa calcia da fuori area, ma la palla si perde in curva. S.Siro fischia i suoi beniamini al rientro negli spogliatoi.
Inizia la ripresa e Dalla Bona rischia subito di portare il Bologna in vantaggio con un tiraccio da fuori parato a fatica da Dida.
I fischi continuano e gli ospiti si caricano. Gattuso combatte, ma Rui Costa delude e il gioco dei rossoneri è più che prevedibile. Intanto (9') Shevchenko fallisce un altro colpo di testa da ottima posizione. Ancelotti mette Serginho (cross sulla traversa alta al 33') e Cafu per giocare sulle fasce; Mazzone risponde con Pecchia e Amoroso. La manovra del Milan è lenta, la partita è brutta e il Bologna (perfetto in copertura) ne trae beneficio. Poi entra in scena Inzaghi e per gli ospiti è notte fonda, come sempre gli accade quando arrivano a S.Siro, dove col Milan non vincono da ben 39 anni, ovvero dal campionato del loro ultimo scudetto (2-1 l'1-3-1964, gol di Nielsen e Pascutti). Peccato, ieri sera avrebbero meritato di più, ma in questo momento ogni palla toccata da Inzaghi si trasforma in oro.






16 settembre 2003 - Champions League
MILAN-AJAX 1-0

MILAN
(4-4-2): Dida 7; Cafu 6, Nesta 6,5, Maldini 6,5, Costacurta 6 (33' pt Laursen 6); Kakà 7, Gattuso 6,5, Pirlo 6,5, Seedorf 5 (19' st Serginho n.g.); Inzaghi 7 (30' st Ambrosini n.g.), Shevchenko 6,5. All. Ancelotti

AJAX
(3-4-1-2): Lobont 6; Yakubu 6, Pasanen 5,5, Escudé 6 (25' Soetaers n.g.); Trabelsi 6,5, Pienaar 6 (35' st Sikora n.g.), Galasek 6,5, Maxwell 6; Van der Vaart 6; Ibrahimovic 6,5, Sonck 5 (9' st Snaijder n.g.). All. Koeman
Arbitro: Lubos Michel (Slovacchia)
Reti: 21' st Inzaghi
Note: campo in condizioni discrete; spettatori 60.000 circa di cui 1.000 olandesi; angoli 4-3 per il Milan; ammoniti Escudé per gioco falloso.


Ormai segna sempre lui. Anche contro l'Ajax, proprio come col Bologna, ci pensa Inzaghi a risolvere i problemi di Ancelotti, ribadendo in rete la ribattuta di Lobont su tiro di Shevchenko al 21' della ripresa. Il fatto è che in questo momento Superpippo si trova sempre al posto giusto nel momento giusto e i palloni da spedire in rete sembrano arrivargli sui piedi come attratti da una calamita. E ora i suoi gol in Europa sono 46, proprio come quelli del mito madrileno Santillana. Accanto a Inzaghi, però, tra i migliori di ieri sera vanno messi Dida (sempre attento), Kakà e Shevchenko, che ha molti meriti nell'azione del gol.
Rispetto alla gara col Bologna, in cui era stata soprattutto la costruzione del gioco a sollevare dubbi, Ancelotti mette dentro Cafu al posto di Simic e come detto l'attesissimo Kakà, già adottato da S.Siro come un idolo, in luogo di Rui Costa, spesso contestato dal pubblico rossonero. E la partita sembra dare ragione al mister, visto che proprio dal piede di Kakà partono le azioni più pericolose dei rossoneri. Quando prende la palla lui il Milan cambia ritmo e sembra poter trovare il gol da un momento all'altro. Con il pallone agli olandesi, però, i padroni di casa soffrono troppo, ma anche questa, se vogliamo, non è una novità. Ricordate i patemi della partita dell'anno scorso ? Così fino al 15' è proprio l'Ajax a fare la gara, il Milan prima subisce, poi cresce, va al tiro con Kakà (20') e Gattuso (23'), ma rischia anche di prendere il gol al 25' (Dida devia sulla traversa una maligna punizione di Van der Vaart) e al 35' (sempre il portiere si esalta in tuffo su testa di un Ibrahimovic ieri sera molto convincente). Intanto al 33' Costacurta lascia il campo per un risentimento muscolare. Al suo posto Laursen, con Maldini spostato nel suo vecchio ruolo di esterno sinistro. Intanto sulla destra Cafu è spesso solo, ma i compagni lo ignorano con una insistenza che alla lunga diventa irritante. Al 42', poi, Inzaghi sfugge a Pasanen in area e quello lo sgambetta maliziosamente; il fallo è sicuramente da rigore, ma Michel concede solo la rimessa dal fondo.
All'inizio della ripresa il Milan appare più deciso a trovare la chiave di volta del match. Pirlo gioca un'infinità di palloni, ma chi delude è Seedorf, che si muove molto ma inventa poco. Ancelotti lo capisce e al 19' lo sostituisce con Serginho, per un Milan sempre più brasiliano. Un attimo dopo, però, è l'Ajax a sfiorare il gol con Pienaar, ma Dida chiude alla grande. La parata vale davvero oro, visto che un attimo dopo Inzaghi segna il gol del vantaggio. Dopo l'1-0 Shevchenko e Kakà sfiorano il raddoppio (con Lobont che para) e Gattuso ha un brutto gesto di reazione su Ibrahimovic (manata in faccia) e rimedia un rosso inevitabile. A un minuto dalla fine Dida si esalta e salva il risultato.






1° ottobre 2003 - Champions League
CELTA VIGO-MILAN 0-0

CELTA VIGO
(3-4-2-1): Pinto 6; Velasco 6,5, Caceres 6,5, Contreras 6 (48' pt Sergio 6); Angel 6, Vagner 5,5, Giovannella 5,5, Juanfran 5,5; G. Lopez 5 (13' st Milosevic 6), Jesuli 5; Mostovoi 5;. All. Lotina (in panchina Carnero)

MILAN
(4-3-2-1): Dida 6,5; Cafu 5,5, Nesta 6,5, Maldini 6,5, Costacurta 6,5; Ambrosini 6,5, Pirlo 6, Serginho 5 (16' st Inzaghi n.g); Rui Costa 5,5, Kakà 5 (18' st Rivaldo n.g.); Shevchenko 5 (28' st Brocchi n.g). All. Ancelotti
Arbitro: Riley (Inghilterra)
Note: campo pesante; spettatori 30.000 circa; angoli ; ammoniti Cafu, Maldini e Pirlo per gioco falloso; Vagner per proteste.


Rivaldo ci ha ripensato e anziché andare via resta e va in panchina; Inzaghi che è acciaccato si accomoda vicino a lui. Seedorf, infortunato, lascia il posto a Serginho, mentre Gattuso, squalificato, è sostituito da Ambrosini. Ancelotti arriva sulle coste dell'Atlantico con i postumi dell'influenza. Frammenti di un Milan che pareggia 0-0 sul campo di un Celta all'esordio casalingo in Champions. Dopo la vittoria casalinga con l'Ajax il pari va bene agli uomini di Ancelotti, anche se resta lo squallore di una partita senza neppure un tiro in porta. Su Vigo piove e per queste latitudini non è certo una novità. Nel Celta (che ha mister Lotina, in tribuna perché squalificato) stupisce la rinuncia a Milosevic e incuriosisce la presenza dell'ex romanista Vagner, brasiliano dei tempi di Zeman. Il Milan, nonostante l'unica punta, sulla carta pare molto offensivo, con Cafu, Rui Costa, Kakà e Serginho in campo tutti insieme. Ma è solo un'impressione, tanto che il primo tiro della partita è del Celta e arriva solo al 28', dopo mezz'ora di niente. Dida para senza problemi. Il fatto è che le due squadre paiono spuntate: senza Milosevic gli spagnoli non hanno un punto di riferimento in attacco; mentre il Milan, con il solo Shevchenko davanti, finisce sempre nell'imbuto difensivo creato ad arte da mister Lotina. La palla gira molto a centrocampo, l'equilibrio tattico domina e lo spettacolo ne soffre. Sul finire (45') Mostovoi prova a sorprendere Dida da fuori con un tiro a girare, ma il portierone brasiliano è attento e para. Il primo tempo finisce 0-0 e il fischio dell'inglese Riley è salutato con gioia anche da chi assiste alla gara, veramente brutta.
Nell'intervallo si scaldano Inzaghi e Milosevic e l'impressione è che i due mister si siano accorti che in fase d'attacco le loro squadre proprio non vanno. Il niente del primo tempo, infatti, continua anche nella ripresa, con il Milan che non arriva mai al tiro e il Celta (che sembra crederci un po' di più) che lo fa solo da fuori. Accanto ad Inzaghi, a questo punto, si scalda anche Rivaldo e i pochi milanisti al seguito si infiammano. Ad entrare, però, è Milosevic e stavolta ad accendersi sono i tifosi padroni di casa. Lo slavo è carico e la partita si scalda un po'. Niente di che, per carità, ma meglio di prima sì. Ancelotti pensa che per tenere lontano il Celta dalla propria area bisogna rinforzare l'attacco e mette dentro Inzaghi e Rivaldo al posto dei deludenti Serginho e Kakà. Curiosa la staffetta tra Rivaldo e quest'ultimo, considerato il suo erede designato. Una serata già buia di per sé, poi, al 22' lo diventa ancora di più, con metà dell'impianto di illuminazione che si spegne. Sul campo, però, si vede bene e l'arbitro fa proseguire. Il Celta prova a sfruttare l'ariete Milosevic con i cross in area ma la difesa milanista controlla bene e raramente va in affanno. Intanto in attacco arrivano pochi palloni, Inzaghi e Rivaldo non riescono a mettersi in mostra e tutti continuano ad aspettare il primo tiro in porta del Milan. Alla fine bisogna accontentarsi di una partita fatta di tanti cross del Celta, qualche parata facile di Dida, molto fraseggio a centrocampo e un bel po' di pioggia. Sulle coste spagnole dell'Atlantico è così. Alla fine, a voler essere ottimisti, per il brutto Milan di ieri sera è una trasferta insidiosa ormai messa alle spalle.






22 ottobre 2003 - Champions League
MILAN-BRUGES 0-1

MILAN
(4-3-2-1): Dida 6; Cafu 5,5, Nesta 6, Maldini 6,5, Pancaro 5,5; Brocchi 5,5, Pirlo 6, Seedorf 5,5 (16' st Serginho 5,5); Kakà 5,5 (16' st Rui Costa 5,5); Shevchenko 5 (29' st Tomasson n.g.), Inzaghi 5. All. Ancelotti

BRUGES
(4-5-1): Verlinden 7,5; De Cock 7, Simons 7, Rozehnal 7, Van der Heyden 6,5; B.Martens 6,5, Clement 6,5, Ceh 6,5, Gvozdenovic 7, S.Maertens 6 (33' st Verheyen n.g.); Mendoza 7 (33' st Saeternes n.g.). All. Sollied
Arbitro: Henning (Norvegia)
Reti: 33' pt Mendoza
Note: campo pesante; angoli 11-2 per il Milan; ammoniti De Cock per gioco falloso.


Un portiere di quarant'anni, un attaccante peruviano, Mendoza, che fa reparto da solo, un'attenta difesa a quattro, un centrocampo folto, tanti polmoni e buona volontà. E così il Bruges che non ti aspetti imbottiglia il Milan a S.Siro in una partita che mostra i limiti in attacco dei rossoneri quando Inzaghi non è in serata e Shevchenko non è servito a dovere. Al 9', poi, proprio Inzaghi è giustamente pescato in fuorigioco e si vede annullare il gol. Il Milan spinge ma non conclude e al 33' è il Bruges a passare in vantaggio al termine di un contropiede di quelli che una volta eravamo noi ad insegnarli agli altri: Gvozdenovic libera al tiro Mendoza, che con un micidiale sinistro ad incrociare batte Dida.
Nella ripresa il Milan va all'assalto e le mischie si susseguono di fronte al vecchio Verlinden, che prende una punizione di Pirlo (1'), un tiro di Seedorf (10') e un pallonetto di Rui Costa (17'), appena subentrato a Kakà. Gli sforzi dei rossoneri, però, producono solo angoli e tiri fuori. Così il Bruges si esalta giocando all'italiana e si rimette in corsa per la qualificazione inguaiando proprio il Milan che ora, per rimediare al passo falso di ieri, dovrà vincere in Belgio fra due settimane e non potrà fallire il successivo match casalingo col Celta, che cadrà a ridosso della finale dell'Intercontinentale. Proprio quello che Ancelotti non si augurava alla vigilia del match di ieri.






4 novembre 2003 - Champions League
BRUGES-MILAN 0-1

BRUGES
(5-4-1): Verlinden 6; De Cock 6,5, Martens 6, Simons 6, Rozehnal 6,5, Van der Heyden 6,5; Verheyen 6, Clement 6 (32' st Saeternes n.g.), Ceh 6,5 (17' st Stoica n.g.), Gvozdenovic 6,5; Mendoza 6,5. All. Sollied

MILAN
(4-3-1-2): Dida 7; Cafu 6,5, Nesta 5,5, Maldini 6 (35' pt Costacurta 6), Pancaro 6,5; Gattuso 7, Pirlo 6,5, Seedorf 6,5; Kakà 7 (42' st Ambrosini n.g.); Shevchenko 6, Tomasson 5 (40' pt Simic 7). All. Ancelotti
Arbitro: Fandel (Germania)
Reti: 41' st Kakà
Note: campo in buone condizioni; spettatori 29.000 circa; angoli 9-3 per il Milan; ammoniti Nesta, Rozehnal, Pancaro per gioco falloso. Espulso Nesta al 37' pt per doppia ammonizione.


L'impresa porta il nome di Kakà, che trova il gol della vittoria proprio quando Ancelotti stava per sostituirlo con Ambrosini. Cafu scende sulla fascia e mette la palla al centro dove lui, il più giovane dei brasiliani in rossonero, arriva per piazzarlo di piatto sotto l'incrocio, dove Verlinden non può arrivare. Il gol arriva al termine di una partita stoica condotta dal Milan, costretto a giocare in dieci contro undici per un'ora abbondante a causa dell'affrettata espulsione di Nesta nell'ultimo quarto d'ora del primo tempo. In mezzo al doppio giallo, poi, l'infortunio di Maldini. Una volta rimasto in dieci Ancelotti deve ridisegnare la squadra per riequilibrare la difesa: fuori un opaco Tomasson, dentro Simic. E pensare che fino a questi sconvolgimenti era stato proprio il Milan a fare la partita, col Bruges impegnato solo a difendersi. L'occasione da gol migliore era capitata al 27' sui piedi di Seedorf che, dopo essersi fatto metà campo con la palla al piede, una volta liberatosi al tiro la calciava alta sulla traversa.
Dopo l'intervallo, forte della superiorità numerica e psicologica, il Bruges parte alla grande trascinato dal solito Mendoza che costringe Simic all'anticipo di petto (e non di braccio) in area al 51' e che colpisce la traversa con un poderoso colpo di testa in anticipo su Pancaro al 54'. Il Bruges ci crede e il suo pubblico anche. Il Milan, invece, si difende alla grande retto da Simic, Pancaro, Pirlo (che al 72' sfiora anche il gol) e un Gattuso mai domo. Alla mezz'ora Dida salva il risultato con un gran tuffo su un tiro da fuori. Poi arriva il gol di Kakà e per il Milan è la svolta della partita e forse di questo girone di Champions League rivelatosi più difficile di quello che si pensava all'inizio. Basti pensare che nelle quattro gare giocate i rossoneri hanno segnato solo due gol, mentre nelle otto di campionato sono andati sempre in rete. Per fortuna che si è trattato di due marcature pesanti, che hanno fruttato sei dei sette punti che ora il Milan ha in una classifica in cui, complice la sconfitta dell'Ajax a Vigo, è diventato di nuovo capolista. Ed ora è atteso dalla battaglia di Amsterdam, dove i lancieri di Koeman cercheranno di balzare di nuovo in testa al raggruppamento. Ma per il Milan di ieri nessuna impresa è possibile.






26 novembre 2003 - Champions League
AJAX-MILAN 0-1

AJAX
(5-3-2): Lobont 6; De Jong 6, Yakubu 5,5, Heitinga 6, Escudé 5,5, Maxwell 6,5; Galasek 6,5, Obodai 5,5 (10' st Wamberto 6), Sneijder 5,5; Mitea 5 (31' st Sikora n.g.), Ibrahimovic 6 (40' pt Litmanen 5,5). All. Koeman

MILAN
(4-3-1-2): Dida 6; Cafu 6,5, Laursen 6 (1' st Pancaro 6), Maldini 6,5, Costacurta 6,5; Gattuso 7, Pirlo 7,5, Seedorf 7; Kakà 7 (31' st Rui Costa n.g.); Inzaghi 6 (25' st Ambrosini n.g.), Shevchenko 7. All. Ancelotti
Arbitro: Meier (Svizzera)
Reti: 6' st Shevchenko
Note: campo scivoloso; spettatori 51.000; angoli 6-4 per il Milan; ammoniti Inzaghi per proteste; Yakubu, Galasek per gioco falloso.


La centesima partita di Maldini in Coppa dei Campioni coincide con la trasferta del Milan sul campo di un'Ajax privo di Trabelsi, Van der Vart, Pienaar, Sonck e Grygera e che, al 40', perde anche l'infortunato Ibrahimovic. Un'occasione troppo ghiotta per il Milan, alla ricerca di quella vittoria che lo promuoverebbe con una giornata d'anticipo. E i rossoneri fanno di tutto per conquistarla, giocando a ritmi altissimi soprattutto a centrocampo dove Gattuso ringhia, Pirlo costruisce, Kakà e l'ex Seedorf (fischiatissimo) si muovono come forsennati e sprecano pochissimo. L'Ajax, che negli anni '70 insegnò all'Europa il gioco totale e la zona, stupisce nelle sue marcature a uomo di Obodai su Kakà, Escudè su Shevchenko e Yakubu su Inzaghi. Lo 0-0 del primo tempo, dunque, arriva solo per l'imprecisione di Inzaghi (tiro alto dal limite al 5' e in ritardo sull'invito di Pirlo al 19') e del gol annullato a Shevchenko al 33' per un precedente fallo dello stesso Inzaghi visto solo dall'arbitro. Meier, però, fischia prima della conclusione di Sheva. Per l'Ajax solo un colpo di testa alto di De Jong su azione d'angolo. Ad inizio ripresa dentro Pancaro e fuori Laursen (problemi con le lenti a contatto), con Costacurta che torna a fare il centrale insieme a Maldini.
Il Milan continua a giocare in modo regale e dopo tanto penare arriva il gol: cross al bacio di Cafu per Sheva libero a centro area, stop di petto e sinistro a beffare Lobont. Subito dopo Yakubu salva su una incursione di Cafu, mentre al 58' e al 67' sono Seedorf e Inzaghi a sfiorare il raddoppio. Un bel Milan, dunque, che nonostante qualche inevitabile sofferenza nel finale, è parso autoritario come mai si era visto in questa Champions in cui si è assicurato la promozione al turno successivo. E ora potrà dedicarsi a campionato e Intercontinentale.






9 dicembre 2003 - Champions League
MILAN-CELTA VIGO 1-2

MILAN
(4-4-1-1): Abbiati 5,5; Simic 6, Laursen 5,5, Costacurta 6 (23' st Abate sv), Kaladze 6; Brocchi 5, Redondo 5, Seedorf 6,5 (1' st Tomasson 5,5), Serginho 5,5; Kakà 6,5 (1' st Rui Costa 5,5); Borriello 5. All. Ancelotti

CELTA VIGO
(3-5-1): Cavallero 6,5; Caceres 6,5, Berrizzo 6, Silvinho 6,5; Angel 6,5, Jesuli 7, Luccin 6, J.Ignacio 6,5 (35' st Giovannella sv), Lopez 6, Juanfran 6; Milosevic 6. All. Lotina
Arbitro: Vassaras (Grecia)
Reti: 40' pt Kakà, 42' pt Jesuli, 26' st Josè Ignacio
Note: campo in condizioni discrete; angoli 5-3 per il Celta; ammoniti J.Ignacio, Juanfran per gioco falloso.


Il calcio è veramente imprevedibile e questo è il segreto della sua bellezza: prima le riserve di un Milan mettono in crisi i titolari del Celta, che per qualificarsi deve solo vincere. Poi i rossoneri spariscono dalla scena e gli spagnoli diventano leoni. Così assistiamo una partita gradevole, in cui le squadre giocano un tempo per parte. Nei primi 45' il Milan, che arriva più volte alla conclusione col ripescato Borriello, col redivivo Serginho (che coglie una traversa su punizione al 20') e con un Seedorf molto ispirato. Nei secondi il Celta, i cui limiti, tra l'altro, paiono evidenti e non è un caso se dopo quindici giornate è terz'ultimo nella Liga con appena quindici punti. Così al 40', inevitabile, arriva il gol del Milan e a segnarlo è Kakà, con un gran destro dal limite che spedisce il pallone sotto l'incrocio dei pali esattamente come successo ad Empoli sabato scorso. Ma, come dicevamo all'inizio, il calcio è strano e così, dopo appena due minuti, il Celta trova il pareggio con il primo tiro nella porta di Abbiati.
Il merito è di Jesuli, che di sinistro manda il pallone nell'angolo basso alla destra del portiere. Gli spagnoli prendono coraggio e chiudono il primo tempo in attacco. Loro che fino a quel momento erano stati schiacciati dalle riserve rossonere, tra cui delude in fase conclusiva Borriello (troppi tiri sul portiere) e soddisfa Kaladze (in prova dopo il lungo infortunio che lo ha fermato in questa prima parte della stagione).
Nell'intervallo Ancelotti effettua la preannunciata staffetta tra Kakà e Rui Costa (chi giocherà dei due in Giappone ?) e quella tra Seedorf e Tomasson. Far tirare il fiato all'olandese in vista dell'Intercontinentale è più importante che vincere una partita dagli scarsi significati. Il danese si fa subito notare in una mischia in area in cui reclama il rigore per un fallo di mano che Vassaras non vede. Poco dopo è Juanfran a fallire il gol quando, solo davanti ad Abbiati, cicca la conclusione al volo di sinistro.
La partita continua a farsi vedere e ora il Celta è molto più intraprendente di quello visto nel primo tempo, anche se per fortuna del Milan spreca tanto in fase di rifinitura e non concretizza alcun contropiede. Al quarto d'ora, poi, una punizione dal limite di Silvinho fa la barba al palo. Il Milan soffre e ora sono gli spagnoli a fare la partita, anche perché i rossoneri mostrano un evidente calo di condizione: Redondo cammina, Serginho è evanescente, Brocchi sparisce dal campo come il resto della squadra. E così il Celta segna il 2-1 con José Ignacio, che al centro dell'area ha tutto il tempo di fallire il tiro al volo e azzeccare subito dopo quello giusto. I difensori rossoneri restano fermi come statue di sale.






12 dicembre 2003 - Coppa Intercontinentale
MILAN-BOCA JUNIORS: NESTA SI BLOCCA, IN DIFESA MALDINI-COSTACURTA


L'ultimo allenamento a Kawasaki non ha portato bene al Milan, visto che durante la partitella il ginocchio di Nesta si è bloccato di nuovo ed ora le speranze di recuperarlo sono veramente ridotte al lumicino. Tutto è successo mentre il difensore stava controllando un pallone: l'arto che si irrigidisce improvvisamente, una smorfia di dolore sul viso e la sensazione che il sogno di giocare una finale che forse capita una volta nella vita rischia di svanire proprio sul più bello. Chissà quante ne avrà pensate mentre usciva dal campo zoppicando. Tutto per colpa di quel menisco toccato duro ad Empoli e da allora rimasto dolorante.
Se non dovesse farcela spazio a Laursen o Costacurta. Una brutta tegola per un Milan già alle prese con l'acciaccato Inzaghi, la cui presenza o meno spingerà Ancelotti verso un classico 4-4-2 con lui in campo o, se assente, verso il 4-4-1-1 con Kakà alle spalle di Shevchenko. Nonostante questi dubbi, però, il tecnico rossonero si dice tranquillo: "Siamo arrivati in Giappone con molta serenità e se riusciremo a rimanere calmi e concentrati potremo aggiudicarci un trofeo che ci farebbe chiudere in maniera trionfale il 2003, in cui abbiamo già conquistato Champions, Coppa Italia e Supercoppa Europea. Con la vittoria, poi, diventeremmo il club più titolato del mondo a livello internazionale". Per inciso il Milan lo è già, ma insieme a Real Madrid e Independiente, tutte con 15 trofei internazionali già vinti. Una Coppa che Ancelotti ha già alzato da calciatore, quando con il Milan di Sacchi sconfisse per 1-0 i colombiani del Nacional di Medellin il 17 dicembre 1989 (gol di Evani su punizione ad un minuto dalla fine dei supplementari). "Ricordo che alla vigilia di quella partita il mister ci disse di restare calmi. Io farò la stessa raccomandazione ai miei ragazzi, che non dovranno cadere in alcun tipo di provocazione". Come dargli torto visto che il Boca ha basato molte delle sue recenti affermazioni in Patria e all'estero su grinta e aggressività ? Mister Carlos Bianchi, poi, con il Milan ha un'ottima tradizione: lo ha battuto nella finale dell'Intercontinentale 1994 col piccolo Velez (2-0 allo squadrone allora guidato da Capello) ed anche nel campionato italiano (3-0 con la Roma all'Olimpico). "Il Milan ha grandi stelle in ogni reparto e tutti i suoi giocatori hanno una notevole esperienza internazionale - dice il 54enne tecnico del Boca - ma la mia squadra è in grado di fermare la loro manovra e prendere il controllo della partita". Una sfida nella quale il Boca è di casa, tanto che domani giocherà la sua terza finale Intercontinentale degli ultimi quattro anni (di cui due vinte) e la quarta assoluta della sua storia (alle tre suddette va aggiunta quella vinta nel 1977 col Borussia M'gladbach, sostituto del rinunciatario Liverpool).
Quella attuale è una squadra di tutto rispetto, che molti si aspettano di veder giocare in contropiede ma che in Barros, Schelotto, Rodriguez e Tevez ha talento da vendere. Proprio quest'ultimo, infatti, è indicato come il nuovo Maradona, ma lui, reduce da un infortunio, si dice in condizioni non ideali per affrontare il Milan e afferma: "Se fossi Bianchi mi manderei in panchina". Verità o pretattica ?



13 dicembre 2003 - Coppa Intercontinentale
MILAN-BOCA JUNIORS: MILAN ATTENTO, C'E' LA TRAPPOLA ARGENTINA


Signori a voi la mano, si gioca. Finalmente, dopo tante schermaglie dialettiche, è arrivato il momento di Boca-Milan, la 42° edizione della finale Intercontinentale tra le squadre di club Campioni d'Europa e del Sudamerica, che per la 24° volta si affrontano in una gara unica. L'appuntamento è per stamattina, alle 11,30 ora italiana, con collegamento Tv su Canale 5 a partire dalle 11,15. Nonostante la visione in chiaro della gara, però, a Milano saranno disponibili anche due megaschermi: uno allestito in Piazza Duomo dal Comune; l'altro preparato nel FilaForum di Assago. L'incontro si disputerà nello stadio di Yokohama, già teatro della finale dei recenti Campionati del Mondo. A Cafu farà piacere. Peccato che nel Milan manchi Nesta, fermato da quell'infortunio al menisco rimediato nell'ultima partita di campionato prima di quella odierna.
Nonostante i tentativi effettuati, infatti, il difensore ha dovuto alzare bandiera bianca e la sua assenza non passerà in sordina. A sostituirlo dovrebbe essere Costacurta, che fu uno dei peggiori in campo nella finale del '94 persa dal suo Milan contro quel Velez guidato proprio dall'attuale tecnico del Boca, Carlos Bianchi. Dire che per lui si tratta di una rivincita, dunque, non è sbagliato. L'altro grosso dubbio della vigilia rossonera era legato al nome di Inzaghi, che al contrario di Nesta dovrebbe farcela. La sua presenza in campo, probabilmente spingerà Ancelotti ad affidarsi ad un 4-4-2 con la coppia Inzaghi-Shevchenko di punta. A centrocampo, accanto al trio inamovibile composto da Gattuso, Pirlo e Seedorf, prenderà posto Rui Costa o il giovane Kakà. E a ben vedere è proprio questo l'interrogativo più grande di queste ultime ore, in cui comunque Ancelotti si dichiara ottimista: "Anche se dovremo fare a meno di Nesta penso che possiamo farcela. La formazione ce l'ho in testa, ma la comunicherò solo all'ultimo. Ho parlato con i giocatori e li ho ringraziati perché arrivando fin qui mi hanno dato la possibilità di vincere qualcosa di importante. Sono sicuro che sarà una finale difficile contro un avversario molto forte, ma noi ci arriviamo in condizioni di forma eccellenti".
Dal canto loro gli argentini continuano a mostrare tutta la propria grinta, caricandosi con storie come quella dei poveri contro i ricchi e simili. Tra loro in campo dovrebbe esserci quel Tevez che, ad appena diciannove anni, è già indicato come il talento più splendente del calcio sudamericano (chissà che ne pensa Kakà). Nonostante lo stiramento ai legamenti del ginocchio sinistro che lo ha tenuto lontano dai campi dal 3 novembre ad oggi e le sue dichiarazioni in cui non si diceva pronto per la finale, infatti, mister Bianchi ha ribadito che: "Tevez è a posto e perfettamente guarito, dunque potrà essere in campo al fianco dei suoi compagni fin dall'inizio e il fatto che non giochi da un mese e mezzo non significa proprio nulla".
Infine una curiosità cromatica. Il Milan giocherà la sua settima finale della Coppa Intercontinentale in completa tenuta bianca, mentre il Boca Juniors scenderà in campo con la sua classica maglia blu con banda gialla sul petto.



14 dicembre 2003 - Coppa Intercontinentale
MILAN-BOCA JUNIORS 1-1 (1-3 ai rigori)

MILAN
(4-3-1-2): Dida 6,5; Cafu 5,5, Maldini 6, Costacurta 5, Pancaro 6; Gattuso 6 (11' pts Ambrosini sv), Pirlo 6, Seedorf 5; Kakà 6 (33' st Rui Costa 5,5); Tomasson 6 (14' st Inzaghi 5), Shevchenko 5. All. Ancelotti.

BOCA JUNIORS
(4-3-1-2): Abbondanzieri 7,5; Perea 6, Schiavi 6,5, Burdisso 6,5, Rodriguez 6; Cagna 6,5, Cascini 6,5, Battaglia 6,5; Donnet 7; Schelotto 6,5 (27' st Tevez 6), Iarley 6. All. Bianchi
Arbitro: Ivanov (Russia) 6
Reti: 23' pt Tomasson, 29' st Donnet
Note: campo in ottime condizioni; spettatori 70.000; angoli 6-3 per il Milan; ammoniti Perea, Cafu, Kakà. Ai rigori: per il Milan gol di Rui Costa, errori di Pirlo, Seedorf e Costacurta; per il Boca gol di Schiavi, Donnet e Cascini; errore di Battaglia.


Stavolta la maglia bianca e i rigori non portano bene al Milan. Anzi, dopo la finale di Champions, sembra quasi che i penalty non sorridano più ai rossoneri che, dopo aver perso la Supercoppa Italiana ad agosto proprio dagli undici metri, ieri hanno replicato con il Boca. Decisivi gli errori dello specialista Pirlo (parato) e, soprattutto, di Seedorf e Costacurta, che hanno calciato come pivelli: il primo mandando la palla alta, il secondo prendendo terra e regalandola al portiere. Finisce così, con il Boca che alza il trofeo per la terza volta nella sua storia e il Milan che fa mea culpa per una partita giocata al di sotto delle sue possibilità. Ora intorno ai rossoneri fioccheranno i processi. Ma dove finiscono i demeriti del Milan e dove iniziano i meriti del Boca ? Ognuno dirà la sua. Per noi Carlos Bianchi deve aver studiato molto bene la squadra di Ancelotti per sapere che i rossoneri soffrono terribilmente gli avversari che si chiudono a riccio nella propria metà campo. Un difetto evidenziato anche in campionato, dove non è un caso se segnano più in trasferta che a S.Siro.
E così il Boca, che in Patria cerca sempre il gol, imposta la gara sull'attesa e il contropiede, riuscendo ad irretire la manovra di un Milan che finisce col non trovare quasi mai il modo di liberare al tiro le sue punte. Ne viene fuori una partita più brutta che bella, godibile solo nei dieci minuti che vanno dall'1-0 di Tomasson (verticalizzazione di Pirlo, velo di Shevchenko e battuta al volo del danese) al palo di Kakà. Nel mezzo l'1-1 di Donnet, con Cafu che dà il via all'azione perdendo ingenuamente palla in un dribbling prolungato sulla propria tre quarti. Per il resto tanta tattica e avventurosi tiri da lontano. Le uniche occasioni da rete, oltre a quelle trasformate in gol, nascono o da calci d'angolo (colpo di testa di Schiavi parato da Dida al 19'; idem con palla alta al 74') o da spunti individuali (Maldini che non riesce a deviare a tu per tu con Abbondazieri al 61'; Kakà che, da due passi, manda a lato al 66'). Al 92', poi, Tevez ha la palla della vittoria, ma dal limite calcia alto. Il Boca appare calmo e determinato, il Milan smarrito e lontano parente da quello visto dalle nostre parti. Si va così ai supplementari, giocati col terrore del Silver Gol. La paura fa novanta e nessuno tira in porta.
All'inizio del secondo, però, Shevchenko spreca davanti ad Abbondanzieri, bravo a deviare il tiro. Un'occasione che il Milan si pentirà di non aver concretizzato. A cinque minuti dalla fine, poi, il russo Ivanov annulla per fuorigioco un gol di Inzaghi e la decisione è giusta. Ai rigori il Milan capisce che contro Carlos Bianchi proprio non riesce a spuntarla. Nel '94 c'era lui alla guida del piccolo Velez che fermò lo squadrone di Capello. Ieri sulla panchina del Boca c'era sempre lui, il santone del calcio argentino: istrionico, superbo, carismatico, tanto che prima dei rigori raduna la squadra intorno a se in una sorta di riunione spirituale per decidere tutti insieme chi se la sente di tirare e chi no. Per il Milan sarà meglio non incontrarlo più.

Dichiarazioni Ancelotti-Seedorf
Dopo aver sfiorato la cima del mondo ed essere stati risbattuti prepotentemente in terra, la delusione è inevitabile. Tra i più rabbuiati c'è Seedorf, uno dei tre che hanno sbagliato i penalty decisivi. E le sue parole sono molto polemiche: "Al momento di scegliere chi doveva tirare i rigori qualcuno non se l'è sentita e si è tirato indietro. Io invece, a quel punto, avrei preferito morire anziché non andare sul dischetto e, dunque, nonostante fossi molto stanco, ho voluto tirare, sapendo che stavo correndo il rischio di sbagliare. Come poi è successo". Alle accuse neppure tanto velate dell'olandese verso qualche compagno, risponde Ancelotti, che nonostante tutto si sforza di mostrarsi sereno: "I rigoristi li ho scelti io in base alla mia competenza e non per il rifiuto di qualcuno. La sconfitta però non è arrivata a quel punto, visto che i rigori sono una vera lotteria. A maggio ci andò bene, ieri no. Sono le regole dello sport, bisogna accettarle. D'altronde quando il primo rigorista a sbagliare è uno specialista come Pirlo, che non fallisce mai, il fatto diventa indicativo di come debbono andare le cose". Poi continua: "Abbiamo perso perché il Boca è riuscito a giocare come voleva e noi no. Il Milan visto ieri non è mai riuscito a stare in campo come sa fare, ma ora dobbiamo voltare pagina, anche perché fondamentalmente non ho rimproveri da fare né a me né alla squadra Certo è che ora abbiamo il dovere di riprovarci, perché la delusione di aver perso un trofeo così importante è grandissima".
Chissà se questa dichiarazione significa che il Milan punterà più alla riconquista della Champions che al campionato. di sicuro c'è che in Via Turati, anche per ragioni di marketing e per gli introiti che ne derivano, sono da sempre più attenti alle manifestazioni internazionali che a quelle interne. Qualcuno poi solleva delle critiche al tecnico per le sostituzioni che, a suo dire, non sarebbero state indovinate. Ancelotti risponde attingendo ai suoi ricordi romani: "A Roma dicono non me ne po' frega' di meno". E se ne va con i suoi pensieri, ora tutti rivolti al recupero degli infortunati eccellenti. Nesta e Inzaghi in primis.

Dichiarazioni Maldini-Costacurta-Shevchenko
L'incredibile errore dal dischetto contro il Boca lo tormenterà per molte notti. Trovarsi a calciare un penalty decisivo per la finale della Coppa Intercontinentale e sbagliarlo come un ragazzino alle prime armi deve essere pesato moltissimo su Billy Costacurta, 37 anni e una vita spesa sui campi di calcio: "Incredibile. Più ci penso e più mi sembra incredibile di aver commesso un errore del genere. Purtroppo al momento di calciare il piede ha trovato un avvallamento del terreno ed è venuto fuori quel tiro indecente. Una cosa che fa star male dentro. Ho fatto la stessa fine di Beckham in Inghilterra-Turchia di qualche tempo fa". Filosofico il commento di capitan Maldini, che dopo aver alzato la Champions ci teneva molto a sollevare al cielo anche questa Coppa: "Nel complesso non è stata una bella partita e purtroppo noi abbiamo incontrato una di quelle serate storte che ogni capitano. E' brutto dirlo, ma sono cose che succedono. Ci raferemo". Shevchenko, invece, si butta alla ricerca delle cause dell'insuccesso: "Penso che non siamo riusciti ad esprimerci come sappiamo fare anche per colpa di questo viaggio lunghissimo che si fa per arrivare fin qui e per le differenze di fuso orario che, evidentemente, loro hanno assorbito meglio di noi. Poi c'è anche da dire che questo Boca è una squadra tosta, più forte e difficile da affrontare di come molti l'avevano descritta".

Dichiarazioni Carlos Bianchi
Durante la partita se l'è presa con tutti: perfino con giornalisti italiani che, per ragioni di lavoro, stazionavano nei pressi della sua panchina a supporto del telecronista. Ad un certo punto, infatti, li ha addirittura accusati di spionaggio. Poi, dopo il rigore decisivo trasformato da Cascini, ha esultato come un bambino. Gioia frenata nella conferenza stampa del post partita: "Questa vittoria non è una mia personale rivincita sul calcio italiano, perché a distanza di anni dalla brutta esperienza alla Roma, a conti fatti, dico che sono molto contento di essermene andato. Una volta tornato in Patria, infatti, ho vinto tutto col Boca e, dunque, va bene così". A chi gli chiede se dopo la terza Coppa Intercontinentale messa nella sua personale bacheca si senta un grande tecnico, ironicamente risponde: "Ma che dite, sono alto appena 1,79 !". E se ne va felice. Il vero vincitore di ieri è proprio lui.

Dichiarazioni Maradona
"Il Boca ha dato una vera e propria lezione su come si gioca al calcio al Milan. E io godo come un matto". Questo il primo commento radiofonico di Diego Armando Maradona dopo la vittoria del Boca Juniors, squadra con cui ha anche giocato e per la quale tifa da sempre. Quello che fu (ed è) l'idolo di Napoli, forse ricordando la rivalità che ai suoi tempi la squadra azzurra aveva proprio col Milan, ha continuato il suo sprezzante commento sulla partita dicendo che: "In questo momento sono l'uomo più felice del mondo, perché i giocatori del Boca hanno dimostrato che il calcio sudamericano non è inferiore al tanto reclamizzato calcio europeo. Gli uomini di Bianchi hanno colmato il divario tecnico giocando con gli attributi e mettendo in campo tutto quello che avevano. I campioni del Milan, invece, si sono pian piano demoralizzati perché si accorgevano che non riuscivano a mettere in piedi una sola azione da gol". Ad essere onesti, ricordando le ottime occasioni fallite da Kakà e Shevchenko, nonché il palo dello stesso brasiliano, non ci sembra che sia andata proprio così. Ma Maradona ha ragione quando dice: "Il Boca si è dimostrato più squadra del Milan perché ha giocato una gara collettiva, in cui tutti si sono aiutati per raggiungere il risultato".




 
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