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dal sito www.corriere.it
22 luglio 2012 - di Antonio Carioti


Come tutti i fan rossoneri, sono amareggiato e irritato per l’addio di Ibrahimovic e Thiago Silva. Ma vorrei San Siro colmo fino all’orlo, all’esordio del Diavolo in campionato, per far capire a tutti, in primo luogo alla dirigenza, che l’amore per il Milan non dipende dai nomi di chi ne indossa la casacca. E spero che quel giorno allo stadio ci siano anche i tifosi che vogliono promuovere un’azione legale contro la società di via Turati per avere indietro i soldi dell’abbonamento. Li capisco, ma non condivido. Non è questo il modo di esercitare la sacrosanta protesta di chi si sente preso in giro non tanto per la cessione dei due assi, quanto per lo sconcertante balletto che l’ha preceduta e per l’assoluta mancanza di chiarezza (in primo luogo da parte di Silvio Berlusconi) circa le prospettive future di un Milan che sembra brancolare nel buio. Adriano Galliani, vecchia volpe, si offre di rimborsare l’abbonamento ai fan rossoneri insoddisfatti della campagna acquisti, ma non può cavarsela così a buon mercato. Già, perché il legame di un tifoso con la squadra del cuore è ben diverso dal rapporto commerciale che intercorre tra un consumatore e una qualsiasi azienda produttrice di beni o servizi. Proprio noi milanisti lo abbiamo dimostrato a iosa, affollando gli spalti anche quando i nostri beniamini militavano in serie B. Adesso si tratta di fare lo stesso, perché proprio l’attaccamento alla squadra ci dà il diritto di criticare e contestare l’operato di chi ne governa le sorti. Tutti a San Siro allora, per sostenere a squarciagola i ragazzi durante i novanta minuti di gioco, ma anche per esternare la nostra delusione, con appositi striscioni, e poi per subissare di fischi la squadra e i dirigenti, durante l’intervallo e alla fine della partita, se i risultati non saranno all’altezza di quanto merita un pubblico appassionato e fedele come quello rossonero. Io ci sarò. E voi?