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dal sito www.lettera43.it
24 marzo 2012


AFGHANISTAN, UCCISO SERGENTE ITALIANO
Colpi di mortario dei talebani contro i bersaglieri in Gulistan. Cinque i feriti, grave una soldatessa

Un attacco a colpi di mortaio a una base italiana in Afghanistan che ha provocato un morto e cinque feriti, due dei quali in condizioni critiche, uno in particolare (una soldatessa) gravissimo. La vittima è il sergente Michele Silvestri, 33 anni, originario di Monte di Procida, in provincia di Napoli. Era sposato, e aveva un bambino piccolo. In servizio presso il 21/o reggimento Genio Guastatori di Caserta - era arrivato solo da 10 giorni in Afghanistan. Si trattava della sua sesta missione militare all'estero. Il suo primo impegno oltreconfine fu in Kosovo, successivamente era stato in Iraq e più volte in Afghanistan.
GRAVE UNA SOLDATESSA. Silvestri è stato subito soccorso, ma le schegge lo hanno dilaniato. Si tratta del 50esimo caduto in Afghanista dall'inzio della missione nel 2004. Cinque i feriti, tra cui gravissima una soldatessa, Monica Graziana Contraffatto, 31 anni di Gela, volontaria di truppa in forza al 1/o Reggimento bersaglieri di Cosenza. Nell'attacco sono rimasti colpiti due suoi commilitoni, entrambi calabresi, Nicola Storniolo ,di Nicotera (Vibo Valentia), e Salvatore De Luca, di San Giovanni in Fiore (Cosenza).
Ad avere la peggio tra i due è stato De Luca, che è stato comunque stabilizzato. Storniolo, invece, ha riportato lievi ferite e le sue condizioni non destano alcuna preoccupazione. Gli altri due militari feriti sono uno del 41/o reggimento artiglieria 'Cordenons' e l'altro del 21/o reggimento Genio Guastatori di Caserta, lo stesso di Silvestri. A parte uno, medicato sul posto, gli altri sono stati trasportati in elicottero nella base della coalizione più vicina, quella americana di Delaram, dove c'é il quartier generale del Regional command south-west. Con Silvestri salgono a cinquanta le vittime italiane dal 2004.
LA GUERRA DEGLI ITALIANI. Il fortino italiano era stato presa di mira già nella mattinata del 24 marzo, sempre a colpi di mortaio, finiti fuori dal perimetro della base. Nel primo pomeriggio l'attacco è stato ripetuto, raggiungendo i militari. Gli elicotteri Mangusta hanno poi neutralizzato le postazioni nemiche degli insorti.
Tre dei feriti appartengono al reggimento bersaglieri di Cosenza e «non sono in imminente pericolo di vita», hanno precisato le autorità. Sul loro luogo di origine non sono state ancora rilasciate informazioni.
L'ALLARME DELL'INTELLIGENCE. Nelle basi italiane, l'allerta resta altissima. Dopo il massacro del soldato Usa Robert Bales, che questo marzo ha sparato contro donne e bambini uccidendo 17 civili, gli analisti internazionali avevano messo in conto una recrudescenza degli attacchi contro i contingenti stranieri.
Un mese fa, nella relazione inviata al parlamento, anche l'intelligence italiana aveva evidenziato un «elevato livello di minaccia», in una «cornice di sicurezza estremamente precaria», che mette il «personale straniero, militare e civile, in Afghanistan, a rischio di azioni ostili».
Secondo gli 007 dell'Aise, inoltre, «gli elementi di criticità del 2011 sembrano destinati a perdurare nel breve-medio termine» e ciò interessa il processo di transizione, che «rischia di fallire in assenza di adeguati progressi in tema di governance e sviluppo socio-economico».

L'attacco in Gulistan alla Brigata Garibaldi
Presidiata dai bersaglieri della Brigata Garibaldi, la base Ice si trova in Gulistan, la 'valle delle rose', della quale, dal 2010, gli italiani hanno assunto il comando dal contingente americano.
L'avamposto a sud-est di Herat, sede del comando centrale dei connazionali, è il più pericoloso delle quattro zone assegnate agli italiani in Afghanistan: il più esposto agliattacchi talebani. E il più vicino alla provincia di Kandahar, dove, nei mesi scorsi, dopo i roghi di Corano e l'ultimo massacro Usa nei villaggi, si è riacceso l'odio anti-americano. Ogni giorno gli avamposti dei connazionali vengono presi di mira dagli insorti afghani, che si muovono in un territorio di 24 mila chilometri quadrati. Valli impervie e isolate, abitate da poco meno di 130 mila persone.
L'ARRIVO DELLA BRIGATA GARIBALDI. Il 24 marzo, la base italiana è stata presa d'assalto a colpi di mortaio. Proprio questo marzo, la Brigata Garibaldi di Caserta ha avvicendato la fanteria della Brigata Sassari al comando della regione ovest della missione Isaf, le forze internazionali schierate in Afghanistan. In particolare, nell'avamposto Ice sono presenti gli uomini del primo reggimento bersaglieri di Cosenza e quelli del 21esimo reggimento Genio di Caserta, supportati da unità di altri reparti.
I 50 MORTI ITALIANI. In totale sono circa 4 mila i connazionali in missione nel Paese. Con l'ultima vittima, salgono a 50 i morti italiani in Afghanistan, 29 dei quali per attentati o conflitti armati.
In pochi mesi, da settembre a marzo, otto connazionali sono stati uccisi nelle gole tra il distretto di Bawka, altra area di responsabilità italiana, il vicino Gulistan e lungo la strada minata che collega Herat a Kandahar. In particolare, in Gulistan morirono, il 9 ottobre 2010, i caporal maggiori Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville e Marco Pedone, a bordo di uno dei veicoli fatti saltare in aria dai talebani. Il 31 dicembre 2010 fu ucciso invece da un cecchino l'alpino Matteo Miotto.

Ancora caduti in Afghanistan: il cordoglio delle istituzioni
Cordoglio, dal mondo della politica e delle istituzioni, alla notizia dell'ennesimo caduto italiano e dei feriti in Afghanistan.
Il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha espresso «profonda commozione» e «solidale partecipazione al dolore dei famigliari», per il grave attentato in Afghanistan. E «partecipazione e solidarietà alla famiglia della vittima e a quella dei feriti» è arrivata anche dal premier Mario Monti.
«Esprimiamo grande vicinanza alle famiglie, per la morte del nostro militare e per il ferimento dei suoi cinque compagni nell'attacco contro il nostro contingente. Chiediamo al governo Monti di riferire quanto prima le circostanze in cui si è verificata questa tragedia», ha chiesto con una nota il responsabile del Pd per la Sicurezza Emanuele Fiano. «Cordoglio e vicinanza alle famiglie», anche dal segretario del Pd Pier Luigi Bersani e dal presidente del Pd Rosy Bindi.
IL MESSAGGIO DI FINI E SCHIFANI. Il presidente del Senato Renato Schifani ha inviato alla famiglia del caduto le più sincere condoglianze e la sua più profonda vicinanza. «Purtroppo l'Italia continua a pagare un altissimo prezzo di sangue in Afghanistan. Questo ci addolora profondamente. La missione italiana continua, comunque, a essere decisiva per la tutela della libertà, della sicurezza e della pace», ha dichiarato Schifani, inviando ai quattro militari feriti gli auguri di una rapida e completa guarigione. «Profondo dolore» anche dal presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha sottolineato la «necessità di assicurare un impegno costante alle nostre forze armate, impegnate in un territorio difficile e pericoloso, per la costruzione di un Paese libero e democratico».
IDV: «VIA DALL'AFGHANISTAN». «Unendosi al dolore dei famigliari», l'Italia dei Valori ha chiesto, al contrario, di «porre fine a questa ipocrisia. L'Idv ribadisce a gran voce di porre fine a questo martirio. Siamo in guerra, in una guerra che non ci appartiene, vietata dalla Costituzione italiana».