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Dal sito www.violanews.com
16 aprile 2012 - di Roberto Vinciguerra

E’ MORTO PETRINI, IL GRANDE ACCUSATORE DEL DOPING
Alle 5 di stanotte ha cessato di battere il cuore di Carlo Petrini, ex calciatore degli anni settanta (Campione d’Europa col Milan nel 1969), ma, soprattutto, grande scrittore di libri soprattutto di accusa verso la parte malata del mondo del calcio, ovvero sul doping, sulle scommesse illegali e sulle morti bianche (come nel caso del libro sulla assurda scomparsa di Donato Bergamini).
Carlo Petrini è passato alla storia come il primo “reo confesso” del calcio italiano. Nel suo libro “Nel Fango del Dio Pallone” riuscì a portare alla luce inquietanti risvolti di una parte del calcio che nessuno conosceva, ovvero facendo un duro esame di coscienza a partire da ciò che lui aveva fatto durante la sua carriera. Attraverso la sua esperienza personale ha fatto conoscere a milioni di persone le pratiche dopatorie e quelle legate alle scommesse nel calico professionistico, senza mai ricevere una querela per i contenuti dei suoi libri.
Negli annio scorsi aveva concentrato la sua attenzione letteraria verso il processo per doping che aveva visto protagonista la Juventus.
Il suo corpo, minato da diversi tumori, non è riuscito a superare l’ennesima difficile prova a cui la vita lo aveva sottoposto.
I funerali sono previsti a Lucca nella giornata di domani alle ore 14:30.






Carlo Petrini con la maglia del Milan, stagione 1968-69



Dal sito www.ilfattoquotidiano.it
16 aprile 2012

E’ MORTO CARLO PETRINI, DENUNCIÒ LA CORRUZIONE E IL DOPING NEL CALCIO ITALIANO
L'ex calciatore è deceduto all'ospedale di Lucca a causa di un male incurabile. Aveva 64 anni, venne coinvolto nello scandalo scommesse del 1980, fu costretto a chiudere la carriera in anticipo e decise di svelare le storture del sistema scrivendo libri.
Attaccava in campo, e ha attaccato fuori, sino all’ultimo, per denunciare il doping che aveva rovinato tantissime vite. Compresa la sua. Carlo Petrini, ex calciatore di Roma, Milan e Torino, è morto questa mattina a 64 anni, nell’ospedale di Lucca. Era stato ricoverato sabato scorso nel reparto oncologico, in condizioni gravissime. Il tumore contro cui Petrini lottava da anni era diventato troppo forte. E ha sopraffatto un uomo già devastato da un glaucoma, che gli era costato la quasi cecità all’occhio sinistro e seri problemi al destro.
Probabilmente, il prezzo dei tanti farmaci dopanti che il giocatore aveva assunto durante la sua carriera. Quei medicinali, e quelle pratiche, Petrini le aveva raccontate in un libro, “Nel fango del dio pallone” (Kaos Edizioni, 2000), ritratto scioccante del calcio italiano tra gli anni ’60 e ’80. Un mondo in cui Petrini aveva vissuto da protagonista, nella Serie A dove giocava come attaccante. Cresciuto nelle giovanili del Genoa, nel 1968 approdò al Milan di Rocco, con cui (da riserva) vinse la Coppa dei Campioni. Poi diverse squadre, tra cui Torino, Fiorentina e Roma. Nell’80, inciampò nello scandalo del calcio scommesse. Si prese tre anni e mezzo di squalifica, poi ridotti due grazie all’amnistia dell’82. Ma la sua carriera era ormai compromessa.
Chiuso con il calcio, aprì una società finanziaria. Andò malissimo, e scappò in Francia. Sarebbe dovuto tornare in Italia per rivedere il figlio, morente per un tumore, ma non fece in tempo. Povero e malato, decise di raccontare la melma dietro i lustrini del campionato. “Iniezioni e flebo, vent’anni fa prendevamo di tutto: al confronto ormoni e creatina sono caramelle” la sintesi cruda delle sue denunce. Non solo sul doping. Petrini ha parlato spesso e molto di calcioscommesse. L’ultima accusa l’aveva lanciata poche ore fa, nel programma Le Iene: “Bologna-Juventus del 13 gennaio 1980 fu truccata, le due società si misero d’accordo e chi quel giorno non avesse accettato quell’accordo non avrebbe giocato”.
Erano subito arrivate diverse smentite. Ma spesso le sue bordate venivano accolte da un imbarazzato silenzio. Nel 2001 pubblicò “Il calciatore suicidato“, libro-inchiesta sulla misteriosa morte del calciatore del Cosenza Donato Bergamini. Ufficialmente un suicidio, di fatto un caso su cui i magistrati sono tornati a indagare, perché troppe cose non tornavano. Petrini nel suo scritto fu chiaro: “Bergamini venne ucciso dalla criminalità organizzata”. Niente metafore, nei suoi libri. L’ultimo, “Piedi nudi“, era uscito nel 2010. Qualche volta interveniva nelle radio, dalla sua Monticiano (Siena), dove si era ritirato da anni. Lo stesso paese di Luciano Moggi, da cui era tanto diverso. Petrini viveva in povertà, stremato da cinque interventi agli occhi e dal tumore. Oggi se ne è andato, ma rimarranno le sue parole. Come dita puntate, contro il pallone che non vuole vedersi dentro.




Dal sito www.milannews.it
16 aprile 2012

IN RICORDO DI CARLO PETRINI
Aveva riconosciuto i suoi errori. I suoi sbagli. Aveva raccontato tanti perché, negli anni in cui cercava una luce in fondo al tunnel. Per sè e per gli altri. Carlo Petrini se n'è andato, oggi. A sessantaquattro anni, dopo un'esistenza fortunata ma tormentata e controversa. Ha avuto il coraggio, Petrini, di riconoscere i suoi errori. Venne squalificato per tre anni e mezzo, per calcioscommesse, nel 1980.
Poi accumulò debiti nei confronti di usurai, alla gestione di una società finanziaria, fatto che lo costrinse a rifugiarsi nell'anonimato al di là della Alpi, in Francia. Correva il '95, il suo nome tornò alla ribalta quando il figlio Diego, morente per un tumore al cervello, gli chiese di rivederlo dopo lunghi anni. Petrini disse no, anni dopo scrisse un libro di poesie su questa triste e straziante vicenda. Già, il nero su bianco. Petrini ne ha lasciato tanto, di inchiostro nei cuori e nelle menti dei posteri. Nel 2000, con la autobiografia "Nel fango del dio pallone", denunciò l'abuso del dopingg tra gli anni sessanta e settanta, accusando l'intero sistema calcio. Ed è proprio al doping, che in molti correlano la grave forma di glaucoma che gli ha procurato la quasi completa ciecità. Petrini ha anche indagato, in prima persona, sulla morte di Donato Bergamini e con Agroppi ed altri ex calciatori, ha aderito all'Associazione Vittime del Doping di Claudia Beatrice, figlia di Bruno Beatrice. Un uomo che, anche con documenti e documentari, fogli ed inchiostro, ha voluto andare avanti.
Ha riconosciuto i suoi errori ed ha cercato di far sì che nessuno, dopo di lui, cadesse nuovamente in quelle tentazioni. Spesso, troppo spesso inascoltato, Carlo Petrini se n'è andato ieri. Figura per molti forse scomoda, controversa, discussa. Ma che ha saputo prendere la vita a schiaffi, a testa alta, con la forza di un uomo che voleva cancellare un passato difficile, affrontato con un sorriso beffardo. Lascia un grande vuoto, Carlo Petrini. L'augurio è che i suoi insegnamenti, i suoi consigli, le sue lezioni, non vadano inascoltati. Avrebbe voluto questo.




Dal sito www.violanews.com
17 aprile 2012 - di Roberto Vinciguerra

FOLLA AI FUNERALI DI PETRINI: TRA I PRESENTI IL PM NARDUCCI
Si sono tenuti nel pomeriggio, a Lucca, i funerali di Carlo Petrini, ex giocatore e stimato scrittore, primo grande pentito del calcio italiano, in grado di fare emergere, attraverso i suoi scritti, tutti i retroscena sulle pratiche dopatorie e sulle scommesse illegali nel mondo del calcio professionistico. Oltre la moglie Adriana ed i figli Barbara e Giancarlo, erano presenti alle esequie molte persone fra cui spiccava sicuramente la figura dell’ex PM di Calciopoli Giuseppe Narducci, che in passato ha dichiarato di essere un grande ammiratore di Carlo Petrini.
A dare l’ultimo saluto all’ex attaccante del Milan campione d’Europa nel 1969 c’erano, tra gli altri, anche alcuni ex compagni di squadra di Petrini come Kurt Hamrin, Romano Fogli e l’ex viola Claudio Bandoni, oltre ad altri ex giocatori come Paolo Stringara, Giovanni Zamboni e Dario Spagnoli.
Non sono passate inosservate le presenze di Donata Bergamini (sorella di Donato, il giocatore del Cosenza ucciso in circostanze particolari , che hanno indotto i magistrati a riapire l’inchiesta dopo 20 anni), Gabriella Beatrice (moglie di Bruno, il calciatore morto di leucemia a causa di pratiche mediche disumane, per le quali è stato ritenuto colpevole Carlo Mazzone) e Ivano Fanini (storico Patron dell’Amore&Vita, oggi considerato il simbolo della lotta al doping nel ciclismo).
Toccanti le parole pronunciate, al termine della funzione, dall’attore milanese Alessandro Castellucci, protagonista in passato della famosa piece teatrale “Nel Fango del Dio Pallone” tratto ed ispirato al best seller di Carlo Petrini.
Nonostante la decina di squadre in cui Petrini ha militato nella sua carriera, solo l’AS Roma ha partecipato al dolore dei familiari e dei cari attraverso una corona di fiori consegnata personalmente nella giornata di ieri dal D.G. giallorosso Franco Baldini.