< STAGIONE 2010-11
 





Dal sito www.corrieredellosport.it
2 marzo 2011

MORATTI, STOCCATA AL MILAN: «INTERISTI I VERI MILANESI»
Il presidente nerazzurro alla consegna dell'Ambrogino d'Oro per i successi del 2010: «Noi siamo Milano e i nostri tifosi sono sempre stati considerati i milanesi veri, il nostro club ha più radici dei rossoneri e siamo sempre stati l'orgoglio sportivo della città»

MILANO - Massimo Moratti è «molto orgoglioso» di come la sua Inter si sia comportata da gennaio ad oggi, e ora spera in una ulteriore crescita in Champions e in campionato: «Spero che si vada avanti con questo passo, anche perchè essere più vicini alla vetta dà motivazioni». Su un eventuale sorpasso nei confronti del Milan, il presidente nerazzurro non si sbilancia. «Nel calcio tutto è possibile, anche allontanarsi - ha osservato dopo aver ricevuto dal sindaco di Milano, Letizia Moratti, l'Ambrogino d'oro per i successi raccolti nel 2010 -. Bisogna fare molta attenzione e restare con i piedi per terra, sperando che noi si faccia bene e che il Milan perda qualche punto». Durante la cerimonia a Palazzo Marino sono state proiettate le immagini degli ultimi trionfi nerazzurri. «E spero che siano beneauguranti per Milito - è l'auspicio di Moratti a proposito dell'attaccante argentino protagonista di una stagione travagliata -. Tutte le tre vittorie dell'anno scorso portano la firma di Diego, e serve a ricordare che giocatore è». In sala era presente praticamente tutta l'Inter della scorsa stagione, a parte Josè Mourinho, che ha annunciato la volontà di tornare in Italia o in Inghilterra qualora lo mandassero via dal Real Madrid. "Lo cacceranno solo fra cinque anni - ha sorriso Moratti - quindi c'è modo di aspettare».
RESSA PER L'AMBROGINO - Non era mai stata tanto affollata la sala Alessi di Palazzo Marino. Oltre 250 persone sedute, almeno altrettante in piedi, fra invitati e imbucati, personalità cittadine e operatori dell'informazione hanno assistito alla premiazione, a cui ha partecipato tutto il club nerazzurro, dai giocatori al presidente Massimo Moratti, in prima fila con i figli Angelomario e Giovanni, con Marco Tronchetti Provera e l'allenatore Leonardo. I primi cori li ha fatti partire il presidente del Consiglio comunale, Manfredi Palmeri, con la maglietta nerazzurra sotto la giacca del completo. Poi tanti applausi e qualche mugugno per una gaffe del sindaco Moratti, che ha datato la fondazione dell'Inter al 1909, poi al 1809 e infine in maniera corretta al 1908. «Milano ti è grata - ha detto rivolta al cognato Massimo Moratti il sindaco, che è di fede interista e alla fine ha posato con la maglia nerazzurra -: dopo l'Ambrogino nell'anno del centenario dedicato alla storia dell'Inter, ci è sembrato giusto un altro riconoscimento per gli ultimi successi di questa squadra e del suo presidente». Ogni giocatore ha ricevuto una pergamena, e una sarà consegnata anche a Josè Mourinho. Alla fine questo Ambrogino è «un riconoscimento dovuto», ha notato il presidente nerazzurro, sicuro che i successi sportivi della sua squadra abbiano un effetto positivo sulla città. «L'Inter è Milano - ha sottolineato poi ai microfoni di Inter Channel - i tifosi nerazzurri sono sempre stati considerati i milanesi veri, e l'Inter è sempre stata l'orgoglio sportivo della città».


Mail di Marco Sudati a Maglia Rossonera:
Dichiarazioni di Massimo Moratti, del 02/03/11: "L'Inter è Milano, i tifosi dell'Inter sono sempre stati considerati i milanesi veri". Credo che questo Ambrogino d'Oro sia un premio all'orgoglio, per quello che l'Inter ha portato a casa, non solo per se stessa ma anche per la citta' di Milano - prosegue Moratti - è qualcosa di emozionalmente molto bello ciò che è stato fatto dalla citta' di Milano. L'Inter ha sempre rappresentato l'orgoglio dello sport milanese, ha più radici l'Inter per la città che il Milan, anche se poi, comunque, anche la squadra rossonera ha fatto bene”.
Caro Colombo, è da un po’ che non ci scriviamo. Spero tu stia bene e goda del buon (non ottimo) andamento della squadra.
Ti scrivo in relazione alle ultime dichiarazioni rilasciate da quel “signore” di Massimo Moratti, il noto presidente della seconda squadra di Milano. Quella, per intenderci, che si chiama Internazionale, un nome che rivela una scarsa propensione a rappresentare la città di Milano nell’ambito calcistico.
Come vedi si ripropone il tema da me affrontato in alcune e-mail che qualche mese fa ti ho inviato, alle quali tu hai sempre prontamente risposto proponendole anche ai lettori del tuo bellissimo sito.
A mio giudizio questo “signore” merita una risposta, soprattutto per il fatto che quelle dichiarazioni rivelano un certo disprezzo nei confronti dei milanisti. Traspaiono, infatti, in maniera abbastanza evidente l’arroganza e l’altezzosità sottese alla sparata del presidente interista, direi anche una certa spocchia che trova il suo fondamento più in un mal celato senso di inferiorità che nell’evidenza del riscontro storico. È noto il soprannome di bauscia attribuito agli interisti, soprannome del quale molti nerazzurri si compiacciono forse pensando che sia sinonimo di milanesità. In realtà tale nomignolo non identifica affatto i milanesi, bensì una certa categoria di persone caratterizzata dalla spocchia, da una superbia volgare spesso fondata sulla pretesa di essere quel che non si è, ossia dei veri signori. È risaputo, infatti, che il vero signore non mette sfacciatamente in mostra, per svilire ed offendere gli altri, la sua condizione di superiorità, cosa che, invece, è tipica del bauscione il quale, a furia di “tirarsela” e parlare vantando le sue presunte qualità, si fa venire la bava alla bocca. Mi viene in mente un film di qualche anno fa, nel quale Mauro Di Francesco impersonava lo chauffeur di un industriale milanese in vacanza a Forte dei Marmi; questo chauffeur per impressionare gli altri, in particolare le ragazze, si fingeva il figlio del “cumenda”, talmente ricco da permettersi Ferrari e villa al Forte. Ecco questo tipo umano (ovviamente riscontrabile tra le persone delle più svariate “fedi” calcistiche) credo incarni molto bene il bauscia. Naturalmente esistono anche bauscia col “grano”, gente che i “dané” li ha fatti davvero alla quale, però, non è attribuibile il nome di signore, per via di una certa bassezza che il solo possesso del denaro non cancella. Sempre a proposito della parola bauscia, mi pare corretto ricordare quanto qualche anno fa spiegato dal presidente del circolo filologico milanese nel corso di un’intervista a Mauro Suma, in parte recentemente riproposta su Milan Channel, ossia che un altro significato di bauscia è quello di bambino piccolo che perde ancora la bava dalla bocca, forse attribuito, agli albori della storia calcistica milanese, dai milanisti agli interisti per significare la minorità di questi ultimi.
Spero che si risponda pubblicamente al moratti, in quanto milanisti abbiamo il dovere di difendere tanto la verità quanto l’onore del Milan e dei suoi tifosi (soprattutto milanesi). Sia chiaro, quanto da me scritto non implica in alcun modo la sottovalutazione dei tifosi rossoneri non milanesi, i quali sono degnissimi sostenitori quanto lo siamo noi di Milano. A motivare il mio intervento è stata solo la volontà di rispondere a dichiarazioni che, come già scritto, sono caratterizzate da disprezzo nei confronti dei milanisti.
Un cordiale e milanistissimo saluto, Marco


Mail di Colombo Labate a Marco Sudati:
Ciao Marco, Piacere di risentirti. In effetti, quando ho sentito Massimo Moratti dire che l'Inter ha piu' radici storiche rispetto al Milan, fondato nel 1899, soprattutto nella città di Milano, quando "l'Internazionale" stessa (un nome, un programma ...), in effetti è nata nel 1908 per mano di 44 soci dissidenti del Milan, stranieri, per la maggior parte, e non milanesi, i quali volevano che il Milan non schierasse solo giocatori italiani ma anche stranieri ... (vedere, a tal proposito, il bellissimo articolo di Luigi La Rocca pubblicato nella storia della stagione 1907-08 del sito), mi è venuto, diciamo così, da sorridere, se non altro perchè il patron interista ha dimostrato di non conoscere quantomeno la storia sportiva che ha caratterizzato la città di Milano ed i milanesi. A mio avviso, comunque, gli interisti hanno una sorta di "complesso di inferiorità" inconscio che li accompagna nei loro percorsi di vita, ed ogni tanto danno sfoggio alle loro frustrazioni, nonostante vincano spesso in questi anni, non riescono a godere appieno financo dei loro stessi successi, devono sempre pensare all'erba del vicino. Ma tant'è …
Queste nostre riflessioni, verranno pubblicate dal webmaster, Mirco BORTOLASO, nelle news, e verranno precedute dall'intervista rilasciata dal presidente interista.
Se poi anche Luigi La Rocca, storico per eccellenza del Milan, volesse dire la sua, è senz'altro ben accetto.
Un caro saluto, Colombo



Lettera di Stefano "Potsy" Pozzoni inviata alla Gazzetta
Gentilissima Redazione,
leggo le dichiarazioni del presidente Massimo Moratti, a proposito del fatto che la sua squadra rappresenterebbe i "milanesi veri". La sua squadra rappresenta in modo talmente profondo la città che, contemporaneamente, il Sindaco cittadino, sua cognata, cicca clamorosamente il loro anno di fondazione. Per smentirlo potrei elencare un'infinità di esempi: il fatto di essere nati, noi del Milan, 9 anni prima, oppure di avere nel nostro simbolo lo stemma cittadino (Croce rossa in campo bianco, inopinatamente utilizzata dai cugini nelle maglie del loro centenario). Oppure chiedendo al sig. Moratti quanti giocatori milanesi, "veri milanesi", hanno indossato la maglia della sua squadra negli ultimi vent'anni. Oppure, ancora, ricordargli che, da sempre, il Milan ha storicamente attecchito nelle classi sociali più nobili e contemporaneamente tra quelle proletarie, lasciando alla media borghesia (bottegai, avvocati etc.) la prevalenza verso la maglia nerazzurra. E' storia; non l'ho inventato io! Tutto ciò al giorno d'oggi mi sembra, comunque, uno stucchevole luogo comune, da qualsiasi sponda lo si voglia guardare. Che senso ha nel 2011 parlare di "veri milanesi"? Chi sarebbero? Quanti sarebbero? Per quanto mi riguarda, milanese da generazioni, nato negli anni '60, parlo e soprattutto penso in dialetto milanese, posso tranquillamente affermare che oggi più che mai, come affermava lo scrittore Castellaneta, (interista...) "Milanesi si diventa".
La verità è che Milano e i Milanesi, sono, da sempre e oggi ancora di più, esattamente divisi a metà nel tifo per l'una o per l'altra squadra. Entrambi rappresentiamo a pieno titolo la milanesità, che sia di generazioni o acquisita da poco. Al nostro essere "Casciavìt" loro oppongono il fatto di essere "Bauscia" e Moratti ne è il più tipico esempio: sbruffoni, per l'appunto. A tal proposito, vorrei citare quanto scritto dal giornalista Mario Zappa su "Il Calcio Illustrato" n.7 del 1934: "Se la città del panettone e del Duomo volesse aggiungere una terza specialità (tanto per non farsi superare dalla grassa Cremona) di carattere sportivo, credo che meglio la caratterizzerebbe il Milan che non l'Ambrosiana.
In fondo quest'ultima potrebbe aver sede in altre città senza trovarsi spaesata. Il Milan no. A Parte il nome, la squadra rossonera appartiene realmente allo spirito Milanese, che è aperto, gioviale, e umorista a modo suo, specialmente quando si tratta di sorridere su una disgrazia".
Ricordo, inoltre, che un tale scrittore di nome Stendhal, autodefinitosi "MILANESE", tanto da farlo incidere come epitaffio sulla propria lapide, non a caso scrisse un simpatico e indimenticato capolavoro letterario.....IL ROSSO E IL NERO. Orgogliosamente Milanese e ancor più orgogliosamente Milanista, porgo cordiali saluti.
Stefano Pozzoni