Maurizio TURONE
"Ramòn"

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Scheda statistiche giocatore
  Maurizio TURONE

Nato il 27.10.1948 a Varazze (SV)

Libero (D), m 1.80, kg 78

Stagioni al Milan: 6, dal 1972-73 al 1977-78

Soprannome: “Ramòn”

Proveniente dal Genoa

Esordio nel Milan in gare amichevoli il 16.08.1972: Morbegnese vs Milan 1-18

Esordio nel Milan in gare ufficiali e nelle Coppe Europee il 06.09.1972: Red Boys vs Milan 1-4 (Coppa delle Coppe)

Esordio nel Milan in Campionato (Serie A) il 24.09.1972: Milan vs Palermo 4-0

Ultima partita giocata con il Milan il 21.05.1978: Milan vs Napoli 1-1 (Coppa Italia)

Totale presenze in gare ufficiali: 191

Reti segnate: 2

Palmares rossonero: 1 Coppa delle Coppe (1973), 2 Coppe Italia (1973, 1977), 1 finale a/r di Supercoppa Europea contro l’Ajax (1974)




Ha giocato anche con il Genoa (B e C), il Catanzaro (A), la Roma (A), il Bologna (B), il Savona (C2), la Cairese (C2).

Ha due figli, Alessandro e Cristiano, che hanno entrambi militato nel Genoa.

"Fu uno dei primi calciatori a lanciare la moda della maglietta tenuta fuori dai pantaloncini. Al Milan arriva nell'estate del '72, quando Albino Buticchi lo prelevò dal Genoa e disputa in rossonero cinque campionati, vincendo qualche coppa, ma perdendo lo scudetto a Verona nel '73 proprio all'ultima giornata. Venne ceduto al Catanzaro nel '78 grazie all'incedere di un ragazzino di cui si sarebbe sentito parlare in futuro; il suo nome era Franco Baresi...Ma lui passò alla storia per un gol fantasma che il 10 maggio 1981 (all'epoca militava nella Roma), gli venne ingiustamente annullato a Torino contro la Juventus e che costò ai Capitolini lo scudetto, finito poi proprio a Torino." (Nota di Colombo Labate)



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Maurizio Turone al Genoa, stagione 1971-72
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16 agosto 1972, Morbegno (SO),
amichevole Morbegnese vs Milan 1-18: Maurizio Turone



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13 ottobre 1974, Juventus vs Milan 2-1
(per gentile concessione di Emanuele Pellegrini)
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Maurizio Turone, 1974-75



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Profilo di Turone, stagione 1977-78





Il famoso gol (annullato) di Turone alla Juventus, stagione 1980-81





Figurina "Panini", 1972-73


Turone con la maglia del Catanzaro, 1978-79


Turone giocatore della Roma, 1979-80



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Stagione 1972-73
(per gentile concessione di Renato Orsingher)
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Stagione 1973-74
(da "La nostra Serie A negli Anni '70")





Maurizio Ramon Turone in famiglia, 1974





(da "Il Milan Racconta")



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22 ottobre 1975, Athlone Town vs Milan 0-0: Calloni, Bet, Aldo Maldera, Turone, Benetti (di spalle, con il numero 8)
(per gentile concessione di Antonella Bellocchio)



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Bet e Turone in copertina
di "Forza Milan!", febbraio 1976
(per gentile concessione di Marco Saviola)
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28 novembre 1976, Milan vs Inter 1-1: Maurizio Turone in azione
(Foto Agenzia Giornalfoto, per gentile concessione di E. Pellegrini)



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Stagione 1976-77
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Maurizio Turone, 1976-77



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Stagione 1977-78
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"Io proprio Io", Maurizio Turone
(per gentile concessione di Renato Orsingher)



Dal sito www.avvenire.it
6 gennaio 2014 - di Massimiliano Castellani

TURONE, LA ROMA E LO SCUDETTO NEGATO
Guarda la fotografia: si vede un difensore della Roma, Maurizio Turone, che anticipa il suo compagno - il brasiliano Falcao - e in semi-tuffo d’angelo su cross di Bruno Conti insacca di testa... Zoff è battuto, vede la palla finire in rete davanti a un esterrefatto Gentile, mentre Pruzzo è in estasi, come se fosse suo quel gol... Fermo immagine della più contestata delle sfide-scudetto, Juventus-Roma del 10 maggio 1981. Risultato finale: 0-0. Il gol di Turone venne annullato dall’arbitro Bergamo su indicazione del fido assistente, il guardalinee Sancini, e per i giallorossi addio sogni di gloria.Il tricolore, quell’anno se lo cucì al petto la Vecchia Signora e quel difensore romanista è passato, ingiustamente, alla storia del calcio italiano per il gol “fantasma” dello scudetto negato. «Quando ho segnato quel gol, che sottolineo per la millesima volta, era straregolare, avevo 32 anni e alle spalle una carriera di tutto rispetto che purtroppo a tanti è sfuggita...». È il racconto di Turone, un distinto signore dai capelli quasi lunghi come quando giocava, diventati candidi e che accentuano ancora di più il contrasto con la pelle olivastra, da sospetto indio, che gli fece tributare l’appellativo di “Ramon”.Ma non era un argentino del barrio il Maurizio da Varazze, vittima fin dagli esordi delle sviste. «All’ufficio anagrafe del comune, l’impiegato mi aveva ribattezzato “Turrone” e ho dovuto lottare per farmi togliere quella “r” di troppo che adesso non portano più neanche i miei due figli». Alessandro e Cristiano Turone, figli d’arte «con il calcio sono arrivati al professionismo», e che gli hanno regalato tre nipotini, «tutti maschi, Filippo Tommaso e Nicolò, e tutti giocano già a pallone, mentre io ora mi alleno nel ruolo di “nonno a tempo pieno”». Così alla vigilia di questo Juventus-Roma, ennesimo scontro scudetto, “nonno Maurizio”, decide di riaprire l’album dei ricordi, ma partendo almeno per una volta dagli inizi prima di arrivare a quella foto del maggio ’81.«Ho cominciato qui a Varazze nel campetto dell’oratorio Don Bosco. Primo mister Craviotto detto “Monzeglio”. Partite dalla mattina alla sera sotto gli occhi vigili di don Gigi. Poi, un giorno sono arrivati quelli del Genoa e mi hanno portato via...». Nelle giovanili del Grifone esplode da mezzala, poi retrocede dietro alla linea dei difensori e nel maggio sessantottino è titolare in Serie B inaugurando la gloriosa epopea del “libero offensivo”. «Mi ispiravo al mio idolo Franz Beckenbauer, libero con facoltà di sganciarsi per andare all’attacco». Un atteggiamento tattico incentivato passando nel ’72 al Milan, prima sotto la guida di Nereo Rocco, poi del suo «grande maestro», Nils Liedholm. «Due personaggi straordinari Rocco e Liedholm di quelli che nascono una volta ogni cinquant’anni. Così come Gianni Rivera, per me rimane il più grande giocatore italiano di sempre. Al Milan, nessuno lo dice, ma ho aperto la strada al giovanissimo Franco Baresi che dopo di me sarebbe diventato il nostro “libero offensivo” più celebrato». Anche il “kaiser” Baresi, più giovane di Turone di 12 anni, portava la maglia fuori dai calzoncini. Quel vezzo, originale per l’epoca («Platini sarebbe arrivato dopo»), lo aveva copiato dal “vecchio” Ramon che in rossonero dopo aver vinto due Coppe Italia e una Coppa delle Coppe nell’estate del ’78, l’anno del Mundial d’Argentina, si ritrovò a ricominciare da Catanzaro. «Una storia strana... Comunque a Catanzaro con Carletto Mazzone mi diverto, gioco in coppia con Claudio Ranieri e alla fine del campionato ci piazziamo al 9° posto. Un successone». Il Milan però, quella stagione 1978-’79 vinse lo scudetto senza di lui. E forse anche per riparare al “torto” fatto, l’anno dopo il “Barone” Liedholm lo volle con sé nella capitale per la costruzione della “magica” Roma. «Un’altra cosa che forse è sfuggita a tutti quegli “espertoni” insopportabili delle tv - dove mi invitano, ma non vado mai -, è che la Roma di Liedholm trent’anni fa faceva già lo stesso gioco del Barcellona di Guardiola. Non avevamo Messi e tutti i campioni milionari del club catalano, ma ce la giocavamo alla pari con la Juventus perché in quel gruppo c’era Falcao che è stato un giocatore davvero “divino” e il mio amico Bruno Conti, un fuoriclasse la cui immensa grandezza forse l’hanno capita meglio i brasiliani che qui da noi...». Conti se lo ricordano ancora come il mattatore sulla fascia destra di quell’epico Italia-Brasile 3-2 al Mundial vinto dagli azzurri a Spagna ’82. Un anno prima di questa foto del Comunale di Torino, gremito fino all’orlo (480 milioni di lire, incasso-record per l’epoca) in cui si consumò il “caso Turone”. «È un tormentone che non finirà mai: per noi della Roma e per il 99% delle moviole è un gol sacrosanto da convalidare, per quelli della Juventus assolutamente no, c’era fuorigioco». Per il presidente della Roma di allora, il senatore Dino Viola quello scudetto dell’81 fu solo «una questione di centimetri». Così, il suo collega juventino Giampiero Boniperti gli fece recapitare un righello «per misurarli meglio». La replica di Viola: «Grazie, ma quello è uno strumento più adatto a lei Boniperti che è un geometra che a me che sono un ingegnere». Sorride Turone che ricorda bene quella divertente diatriba dialettica («il calcio una volta era pieno di persone intelligenti», dice) chiusa dall’Avvocato con un’altra rasoiata di tagliente ironia: «Voi a Roma avete il Papa, Andreotti, il sole, lasciateci almeno lo scudetto assieme alla cassa integrazione...». Scenari per niente lontani dallo stato di crisi economica permanente di un Paese che almeno questa sera, per 90 minuti, può non pensare ai tanti problemi che ha sintonizzandosi su Juve-Roma.«La Roma di Garcia ricorda un po’ la mia, grande possesso palla e accelerazioni che posso assicurare facevamo anche noi, a dispetto di chi dice che si giocava un calcio più lento. La Juventus è più forte, ma qualche “aiutino”, io lo dico da molto prima di Totti, ce l’hanno sempre avuto. Però è anche vero che vincere è nel dna bianconero e quando uno indossa quella maglia diventa più forte e inevitabilmente anche più antipatico».Un rischio che ha corso anche il giovane Turone. «Questa è una cosa che sanno in pochi, ma quando ero al Genoa Boniperti venne personalmente a trattare il mio acquisto. Poi la società quell’estate aveva bisogno di fare cassa in fretta e il Milan fu più rapido a chiudere la trattativa». Ma non è questo il suo rimpianto. «Non lo è più neanche il gol annullato, perché poi la Roma lo scudetto l’anno dopo lo vinse e anche se pure quella volta me ne ero andato un attimo prima (ceduto a novembre al Bologna), Falcao disse pubblicamente: “Questo è anche il tricolore di Turone”». Generosità del vero campione che non dimentica. Così come la memoria del popolo giallorosso non cancella nessuno dei suoi piccoli eroi esemplari. Mentre i padroni del pallone, purtroppo a volte lo fanno, come è stato per Agostino Di Bartolomei. «Agostino era nato per fare l’educatore dei giovani, figura che oggi manca tanto nel nostro calcio e infatti in campo, specie tra i difensori, si vedono dei disastri... L’abbandono subìto da Di Bartolomei è stata una vergogna. Però i tifosi lo ameranno per sempre, ed è per questa gente che vorrei tanto che la Roma vincesse quello scudetto che a me è stato negato».




Da pagina facebook "Ti ricordi? Tutto ciò che ci ritorna in mente guardando un pallone"
27 ottobre 2018

"SE SOLO "FRANZ BARESI" AVESSE ATTESO UN ALTRO ANNO . !! .. MAURIZIO TURONE"
Tanti Auguri da parte del Gruppo a " Mauro Ramon Turone, nato a Varazze (Sv) il 27 ottobre 1948, e che, pertanto, taglia quest'oggi il traguardo dei 70 anni ...
Prodotto del vivaio rossoblù, Turone debutta 20enne nel Genoa nel settembre '68 per poi seguirne le sorti con la retrocessione in C l'anno seguente e l'immediata risalita tra i Cadetti, da cui, dopo una stagione da titolare nel ruolo di libero, approda al Milan nell'estate '72 ...
Dopo i primi due anni di ambientamento, nel restante quadriennio Turone diviene il libero titolare della formazione rossonera, con cui conquista Coppa Italia e Coppa delle Coppe nel '73 ed ancora la Coppa nazionale nel '77, per poi essere "sacrificato" attraverso la cessione al Catanzaro nell'estate '78 per far posto all'emergente Franco Baresi che, l'anno successivo, conquista lo Scudetto della "Stella" ...
Dopo un anno in Calabria, Turone passa alla Roma dove, in tre Stagioni, aggiunge al proprio Palmarès altre due Coppe Italia e sfiora lo Scudetto nel 1981, con i giallorossi secondi a due soli punti di distacco dalla Juventus, per poi, trascorso un anno al Bologna in Serie B, concludere, nel 1986 a 38 anni, una Carriera da 392 presenze e 14 reti in sole gare di Campionato, con due Stagioni al Savona ed una alla Cairese, sempre in Serie C2.




Dal sito www.forzaroma.info
28 ottobre 2018

TURONE: "IL GOL ALLA JUVE? IL VERO SCANDALO È STATO L'ALBISSOLA"
I 70 anni dell'autore della rete annullata nell'81: "In serie D ho visto di peggio"
Quell'arbitro, che scandalo. "Non me lo dimenticherò mai, finché vivo". Parola di Maurizio Turone. "È successo ad aprile, a Savona. Campionato di serie D. Un rigore per l'Albissola - racconta a "La Repubblica"- completamente inventato. Il fallo c'era, ma 4-5 metri fuori dall'area. Vergognoso. La più grande ingiustizia cui ho assistito, in una vita dedicata al calcio". Ma per favore, Ramon: peggio del suo gol annullato di Juventus-Roma? "Molto peggio". Condannato da quella storia. "Che fastidio parlarne. Ho detto di no pure a Bruno Vespa, veda un po' lei. Non per essere presuntuoso, ma credo di aver fatto qualcos'altro in carriera". Genoa, Milan, Catanzaro, Roma, Bologna: una Coppa delle Coppe coi rossoneri, 4 Coppe Italia. Lo scudetto della Roma che Falcao gli dedicò, perché Turoneaveva lasciato i giallorossi la stagione precedente ma l'impronta era rimasta. Poi una carriera da dirigente, a Genova e Roma. "Coi giallorossi ho girato il mondo: scuole calcio in Australia, Bangladesh, Canada, India, Sri Lanka, Usa. Da gennaio curo l'area tecnica del Savona. Il calcio è la sola cosa che so fare, a parte tagliare l'erba del giardino".
"Sono finito a Roma, e insieme a Falcao, Di Bartolomei, Bonetti, Tancredi ho trovato una famiglia. A 30 anni, con Bruno Conti e Pruzzo facevamo a cuscinate tutti i sabati notte in trasferta: un gioco, una cabala. Finiva quando Roberto si arrendeva". Difficile dire chi sia stato il compagno più forte. "Tutti, ma ne dico tre: Rivera, Falcao, Bruno Conti". Non gli piace fare paragoni. "Diciamo che allora in campo c'era più tecnica, divertimento. Leggerezza". Vive in campagna a Varazze, il paese dove è nato, le giornate serene. A patto di non chiedergli di quel Roma-Juventus. "Vi racconto un'altra ingiustizia, che se la sono dimenticata: aprile 1973, gol del pari annullato all'ultimo minuto a Chiarugi, a Roma con la Lazio, arbitro Lo Bello. Giocavo nel Milan: un punto decisivo, perché fu l'anno che perdemmo a Verona nell'ultima partita. Ora che ci penso, lo scudetto lo vinse di nuovo la Juve».




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Maurizio "Ramon" Turone con Ito Baccino,
ex Fossa dei Leoni Sez. Savona, anno 2018



Articolo di Colombo Labate
27 ottobre 2022

27 ottobre 1948, nasce a Varazze (SV) Maurizio “Ramon” Turone, all’anagrafe registrato inizialmente (erroneamente) come “Turrone”, svista poi ricaduta anche sui suoi due figli Alessandro e Cristiano, salvo poi aver provveduto in seguito all’esatta correzione del cognome non senza qualche difficoltà di troppo; libero acquistato dal Genoa (soffiato in extremis alla Juventus di Boniperti), squadra nella quale era cresciuto calcisticamente -giocando inizialmente da mezzala per poi retrocedere in seguito nel ruolo di libero offensivo ispirandosi al suo idolo Franz Beckenbauer-, venne prelevato giovanissimo dal campetto dell’oratorio salesiano “Don Bosco” del suo paese natio, dove era stato “svezzato” dal suo primo mister Craviotto detto “Monzeglio”, sotto l’attento sguardo di Don Gigi; nell’estate del 1972 avvenne il passaggio al Milan, dove rimase per sei stagioni (dal 1972-73 al 1977-78) a fronte di 191 presenze e 2 reti nelle gare ufficiali in Maglia Rossonera, vincendo 1 Coppa delle Coppe (1972-73), 2 Coppe Italia (1972-73, 1976-77), perdendo lo scudetto a Verona il 20 maggio 1973 proprio all'ultima giornata contro gli scaligeri, disputando una finale a/r di Supercoppa Europea contro l’Ajax (1973-74), oltre ad un’altra finale di Coppa Italia disputata in gara unica all’Olimpico di Roma il 28 giugno 1975 contro la Fiorentina persa per tre reti a due. Carattere tendenzialmente schivo ed introverso (finiti gli allenamenti a Milanello amava “rifugiarsi” tra le mura domestiche con la famiglia), fu uno dei primi calciatori a lanciare la moda della maglietta tenuta fuori dai pantaloncini. Venne ceduto al Catanzaro (assieme a Sabadini) nell’estate del '78 grazie all'incedere di un ragazzino cresciuto a Milanello di cui tanto si sarebbe sentito parlare in futuro; il suo nome era Franco Baresi... In Calabria rimase solo un anno, giusto il tempo di prendere parte -il 29 aprile 1979- con lo stesso Tato, compagno di tante battaglie, all’incontro Catanzaro Vs Milan terminato con la vittoria dei rossoneri per 3-1 che in pratica consegnò la “Stella” del decimo scudetto (quella che entrambi avevano sfiorato sei anni prima) al Vecchio Diavolo, conquista sancita la domenica successiva contro il Bologna a San Siro; poi Nils Liedholm (nel frattempo trasferitosi all’ombra del Colosseo) lo volle con sé alla Roma. Ma Turone passò alla storia per un gol fantasma che il 10 maggio 1981 a Torino contro la Juventus gli venne annullato -dopo essere stato in un primo momento convalidato dall’arbitro Paolo Bergamo- su segnalazione del guardalinee Giuliano Sancini; episodio questo (del quale l’interessato ha sempre cercato di parlarne il meno possibile, palesando fastidio ed irritazione) che costò ai Capitolini lo scudetto, finito proprio a Torino tra un mare di polemiche; vinse comunque in giallorosso due Coppe Italia consecutive, nel 1979-80 e nel 1980-81. Un anno al Bologna nella Serie Cadetta (1982-83), infine il ritorno a casa, prima nelle file del Savona, in C2 (dal 1983-84 al 1984-85) e poi -per chiudere la carriera agonistica- alla Cairese (sempre in C2) nella stagione 1985-86, ritirandosi infine definitivamente a vita privata nella sua Varazze.