Giovanni TRAPATTONI
"Trap"

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Scheda statistiche giocatore
  Giovanni TRAPATTONI

Nato il 17.03.1939 Cusano Milanino (MI)

Mediano laterale Sinistro (C), Allenatore, Allenatore in Seconda e Allenatore Squadre Giovanili, m 1.75, kg 73

DA GIOCATORE:

Stagioni al Milan: 13, 1957-58 e dal 1959-60 al 1970-71

Soprannomi: “Trap”, “Sanguisuga”

Cresciuto nel Milan

Esordio nel Milan in gare ufficiali e in Coppa Italia il 29.06.1958: Milan vs Como 4-1

Esordio nel Milan in Serie A il 24.01.1960: Spal vs Milan 0-3

Ultima partita ufficiale giocata con il Milan il 27.06.1971: Torino vs Milan 0-0 (5-3 d.c.r.) (Coppa Italia)

Ultima partita amichevole giocata con il Milan il 04.07.1971: Milan vs Nazionale Grecia 2-1 (sospesa al 75° per invasione di campo dei sostenitori greci)

Totale presenze in gare ufficiali: 351

Reti segnate: 6

Palmares rossonero: 1 Campionato "Ragazzi" (1956-57), 2 Scudetti (1961-62, 1967-68), 2 Coppe dei Campioni (1963, 1969), 1 Coppa Intercontinentale (1969), 1 Coppa delle Coppe (1968), 1 Coppa Italia (1967), 2 Tornei Giovanili di Viareggio (1959, 1960)

Esordio in Nazionale Italiana il 10.12.1960: Italia vs Austria 1-2

Ultima partita giocata in Nazionale Italiana il 05.12.1964: Italia vs Danimarca 3-1

Totale presenze in Nazionale Italiana: 17

Reti segnate in Nazionale Italiana: 1

DA ALLENATORE:

Stagioni al Milan: ..., Allenatore nel 1973-74 (subentrato a Cesare Maldini nell'aprile 1974) e nel 1975-76 (subentrato a Gustavo Giagnoni nell'ottobre 1975 e sostituito da Paolo Barison a giugno 1976), Allenatore in Seconda nel 1974-75. Allenatore Squadre Giovanili dal ..... al .....

Esordio sulla panchina del Milan in gare ufficiali e nelle Coppe Europee il 10.04.1974: Milan vs Borussia Moenchengladbach 2-0 (Coppa delle Coppe)

Ultima partita ufficiale sulla panchina del Milan
il 19.05.1976: Sampdoria vs Milan 0-2 (Coppa Italia)

Totale panchine in gare ufficiali: 47

Palmares rossonero: 1 finale di Coppa delle Coppe contro il Magdeburgo (1974), 1 finale di Coppa Italia contro la Fiorentina (1976)

Palmares personale: 7 Scudetti (1976-77, 1977-78, 1980-81, 1981-82, 1983-84, 1985-86, Juventus; 1988-89, Internazionale), 2 Coppe Italia (1978-79, 1982-83, Juventus), 3 Coppa UEFA (1976-77, 1992-93, Juventus; 1990-91, Internazionale), 1 Coppa delle Coppe (1983-84, Juventus), 1 Supercoppa Europea (1985, Juventus), 1 Coppa dei Campioni (1985, Juventus), 1 Coppa Intercontinentale (1985, Juventus), 1 Supercoppa Italiana (1989, Internazionale), 1 Campionato Tedesco (1996-97, Bayern Monaco), 1 Coppa di Germania (1997-98, Bayern Monaco), 1 Campionato Portoghese (2004-05, Benfica), 1 Campionato Austriaco (2006-07, Red Bull Salisburgo)




Ha giocato anche con il Varese (A, 1971-72).

Ha allenato anche la Juventus (A, 1976-86 e 1991-94), l'Internazionale (A, 1986-91), il Bayern Monaco (A, 1994-95 e 1996-98), il Cagliari (A, 1995-96, esonerato), la Fiorentina (A, 1998-2000), la Nazionale Italiana (2000-04, esordio il 03.09.2000: Ungheria vs Italia 2-2 - Qualificazioni Mondiali; ultima partita in giugno 2004: Italia vs Bulgaria 2-1 - Euro 2004), il Benfica (A, 2004-05), lo Stoccarda (A, 2005-06), il Salisburgo (A, 2006-08), la Nazionale Irlandese (dal 2008).



"Dice sempre: "Giocare nelle grandi squadre come Milan, Inter o Juventus, è come essere direttori di un giornale. Per questo prima di arrivarci, bisogna fare tanta gavetta". Da una frase del Trap emergono tutte le sue concezioni sullo spirito di sacrificio e la forza d'animo necessari per stare in sella a quel cavallo pazzo che si chiama calcio italiano ai massimi livelli, di cui è uno degli interpreti più autentici." (Da Figurine "Masters Cards Edizione 1992-93")

"Tempismo, senso della posizione propria e dei compagni, capacità di creare un ribaltamento di fronte in pochi secondi queste sono le doti di un buon centrocampista. E Giovanni Trapattoni le aveva tutte. Centrocampista difensivo, si capisce, visto che a queste qualità aggiungeva quella di marcatore implacabile a cui non sono riusciti a liberarsi nemmeno Pelè, Sivori, Angelillo e Suarez. Non altissimo il "Trap", come lo hanno soprannominato i compagni di squadra, era capace di stacchi imperiosi e raramente, grazie anche al suo senso dell'anticipo, si è fatto beffare nel gioco aereo. E quando sembrava non arrivarci allora Trapattoni tirava fuori un'acrobazia una delle sue "biciclette" che lo hanno reso famoso in molti stadi d'Italia e d'Europa. Al "Trap" mancava solo il tiro lungo e preciso, una dote questa che lo avrebbe trasformato addirittura in un giocatore senza eguali nel suo ruolo. Ma, forse, gli è bastato diventare l'allenatore che ha vinto di più in Italia e, forse, nel mondo." (Dal sito AC Milan.com)




Dal sito www.wikipedia.org

CALCIATORE
Come calciatore giocava nel ruolo di mediano, ma anche di difensore o terzino all'occorrenza. Abilissimo marcatore, fu una colonna portante del Milan allenato da Rocco, col quale vinse quasi tutto: due scudetti, altrettante Coppe dei Campioni, una Coppa delle Coppe ed una Coppa intercontinentale, oltre alla Coppa Italia del 1967. Trapattoni ha giocato con il Milan per 12 stagioni, collezionando ben 274 partite di campionato.
Ha disputato 17 partite in Nazionale segnando 1 gol; Trapattoni prese parte anche alla sfortunata spedizione del Mondiale 1962 in Cile.
Terminò la propria carriera giocando nel Varese.

ALLENATORE - Le grandi vittorie
La sua carriera di allenatore comincia nella stagione 1975-1976, quando allena il Milan. Il suo ciclo coronato da maggiori vittorie inizia nel 1976-1977, quando inizia ad allenare la Juventus, squadra con la quale vincerà 6 scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa UEFA, 1 Supercoppa Europea, 1 Coppa Intercontinentale e 1 Mundialito Club.
Nella stagione 1986-1987 diventa allenatore dell'Inter, squadra con la quale vince il campionato nel 1988-1989 ottenendo il record di punti (58, nell'epoca dei 2 punti a vittoria) per un campionato di Serie A a 18 squadre, una Supercoppa Italiana e, nel 1991, la Coppa UEFA.
Nel 1991-1992 torna alla Juventus, vi resta 3 stagioni, ma è una esperienza meno felice della precedente poiché riesce a vincere soltanto una Coppa UEFA.
Nel 1994 inizia l'esperienza in Germania alla guida del Bayern Monaco, con il quale vince un campionato tedesco (1996-1997), una Coppa di Lega tedesca (1997) ed una Coppa di Germania (1997-1998). L'esperienza tedesca è stata vissuta in due periodi distinti, intervallati da un poco felice ritorno in Italia alla guida del Cagliari, conclusosi amaramente con le sue dimissioni.
Trapattoni è stato reso celebre anche per le sue disamine raramente conformistiche, talvolta surreali, comunque sempre competenti sul mondo del calcio italiano ed estero e su numerosi soggetti che intorno ad esso in qualche modo gravitano. In particolare si ricorda la conferenza stampa cui presenziò il 10 marzo 1998 a Monaco di Baviera, nella quale attaccava a più riprese, in un tedesco piuttosto maccheronico, i calciatori Strunz (l'assonanza con la simile parola italiana rese celeberrima la sfuriata anche in Italia), Basler e Scholl, accusati di scarso impegno e di mancanza di professionalità. È diventata quasi proverbiale nei paesi di lingua tedesca l'affermazione secondo la quale i detti calciatori sarebbero come bottiglie vuote. Infatti Trapattoni, oltre alla particolare pronuncia, invertì la frase ("Sind wie Flaschen leer!", ossia, pressappoco, "Sono vuoti come bottiglie!"). Chiuse questa conferenza stampa con la frase "Ich habe fertig!", facendo sorridere i tedeschi poiché la costruzione della frase nella lingua tedesca usa l'aggettivo "fertig" con il verbo "sein" (cioè "essere" e non "avere" come in italiano). È errata peraltro l'interpretazione, inizialmente ripresa dalla nostra stampa, che la frase in tedesco significhi "Io sono finito" in luogo di "Io ho finito"; un errore simile in italiano potrebbe essere dire "io ho pronto" invece che "io sono pronto"). Trapattoni, in seguito a quest'episodio, fu scelto come protagonista di numerosi spot pubblicitari anche in Germania.
Per le sue qualità morali nel 1997 ricevette a Barile di Pistoia il premio "Sportivo Più".
Dal 1998 al 2000 ricoprì l'incarico di allenatore della Fiorentina conquistando nella stagione '98/99 un terzo posto che valse ai Viola la Champions League, grazie al successivo superamento dei preliminari; nell'estate del 2000 fu chiamato ad allenare la Nazionale.

Il quadriennio alla guida della Nazionale
Siede sulla panchina della Nazionale italiana per quasi quattro anni, conseguendo risultati negativi sia ai Mondiali 2002, dove l'Italia esce agli ottavi contro la Corea del Sud, sia all'Europeo 2004, dove la Nazionale esce al primo turno.
Osannato dalla stampa e dai tifosi al momento della firma per la panchina della Nazionale, Trapattoni è stato in seguito criticato da più parti per la scarsa coerenza dimostrata nell'affrontare le competizioni ufficiali. Anche la decisione di non convocare Roberto Baggio (per il Mondiale 2002) e Alberto Gilardino (per l'Europeo 2004) attirò su di lui varie lamentele.
La Nazionale italiana sotto la sua gestione ha giocato complessivamente 45 partite, vincendone 25, pareggiandone 12 e perdendone 7.

Il ritorno ai club
Dall'estate 2004 all'estate 2005 è l'allenatore della squadra portoghese del Benfica di Lisbona, che, dopo ben 11 anni, conquista il 31° scudetto della sua gloriosa storia con tre punti di vantaggio sul Porto.
Nel giugno 2005 Trapattoni firma un nuovo contratto con una squadra tedesca, lo Stoccarda, con cui si accorda per un biennale, tornando così in Bundesliga dopo 7 anni. Viene esonerato, dopo un campionato mediocre, il 10 febbraio 2006.
Dal maggio 2006 è l'allenatore e direttore tecnico della squadra austriaca del Red Bull Salisburgo, dove nella sua prima stagione è stato coadiuvato dal suo ex calciatore ai tempi dell'Inter Lothar Matthäus (poi sostituito da Thorsten Fink) e dove il 29 aprile 2007 ha vinto, con cinque giornate di anticipo sulla fine del campionato, il suo ennesimo scudetto da allenatore. Con questo successo gli scudetti conquistati dal Trap diventano 10, in quattro paesi diversi (Italia, Germania, Portogallo ed Austria). Si tratta di un primato condiviso con Ernst Happel.
Nonostante l'appendice poco fortunata della sua esperienza come CT della Nazionale italiana, Trapattoni resta l'allenatore italiano che ha vinto di più a livello di squadre di club.

























Nazionale Irlandese
Dal maggio 2008 è commissario tecnico della Nazionale irlandese e ha come vice Marco Tardelli e come ulteriore assistente William Brady. Successivamente diventa allenatore dell' Eire con la quale ha gia vinto l'esordio nelle qualificazioni al Mondiale di Sudafrica 2010 contro la Georgia (2-1) e pareggiata (0-0) la seconda partita contro il Montenegro.




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La formazione dei "Ragazzi" del Milan Campioni d'Italia 1956-57.
Si riconosco Luciano Magistrelli (il primo in piedi da sinistra), poi Mario Trebbi e Giovanni Trapattoni
(per gentile concessione di Diego Colombo)



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I Ragazzi del Milan Campioni d'Italia 1957-58.
In piedi, da sinistra: Barazzetti, Noletti, Pelagalli, Salvadore, Ferrario, Landri, Testa. Accosciati: Balestra, Barzaghi, Trapattoni, Trebbi
(per gentile concessione di Roberto Noletti)



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Una formazione delle Giovanili rossonere 1959-60
(per gentile concessione di Renato Orsingher)



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Calciatori classe 1939 nell’anno del servizio militare.
Da sinistra: Paride Tumburus (Bologna), Giovanni Trapattoni (Milan), X, Tarcisio Burgnich (Internazionale), X, Antonio Renna (Bologna)
(by Roberto Alio - facebook)



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Giovanni Trapattoni in Nazionale
(per gentile concessione di Gianni Righetto)
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1961, Gipo Viani con Giovanni Trapattoni
(per gentile concessione di Gianni Righetto)



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Stagione 1961-62, Giovanni Trapattoni al bar insieme alla fidanzata, futura moglie, Paola, conosciuta nel 1960 durante il soggiorno della Nazionale Olimpica a Grottaferrata (Roma)
(per gentile concessione di Sergio Giovanelli)
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7 giugno 1961, amichevole Milan vs Botafogo 2-2,
José Altafini, Nereo Rocco e Giovanni Trapattoni negli spogliatoi
(dal sito www.acmilan.com)



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Il giovanissimo "Trap" negli spogliatoi di San Siro, in un tempo imprecisato alla fine degli anni '50 o all'inizio degli Anni '60
(by Lucia Ravenda)
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Giovanni Trapattoni agli inizi della sua carriera
di calciatore con la maglia del Milan





7 giugno 1961, amichevole Milan vs Botafogo 2-2,
Nereo Rocco e Giovanni Trapattoni
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In copertina della rivista "Football", aprile 1962
(per gentile concessione di Franco Damiani)



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Giovanni Trapattoni e Ambrogio Pelagalli, stagione 1961-62
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Milanello, 1962: Omar Sivori e Giovanni Trapattoni durante
la preparazione della Nazionale prima dei Mondiali in Cile



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Nereo Rocco ed il suo allievo Giovanni Trapattoni



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Nereo Rocco negli spogliatoi
con Gino Pivatelli e Giovanni Trapattoni, 1961-62
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Permesso di soggiorno in Brasile per la finale di Coppa Intercontinentale 1963
(per gentile concessione di Ivano Piermarini)



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3 marzo 1963, Milan vs Sampdoria 1-1:
Giovanni Trapattoni in azione
(da "La nostra Serie A negli Anni Settanta" - facebook)




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Nereo Rocco con Mario David e Giovanni Trapattoni, 1962-63


12 gennaio 1964, Milan vs Spal 1-1:
Carniglia si complimenta con Trapattoni, autore del gol rossonero

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Trapattoni e Altafini in allenamento, stagione 1962-63


Giovanni Trapattoni, 1965-66



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Giugno 1965, New York, prima dell'amichevole Santos vs Milan dell'11 giugno 1965:
Trapattoni, Amarildo, Noletti ed un dirigente del Milan, il commendator Bruno Dragoni
(per gentile concessione Fam. Noletti)



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Giovanni Trapattoni sulla sua Giulia, Anni '60



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Giovanni Trapattoni, 1966-67





Stagione 1968-69
(Archivio Magliarossonera.it)


La tessera delle giovanili della Polisportiva Frassati CEP di Giovanni Trapattoni



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(da "Intrepido")





Con Pelè, Trofeo "Città di Milano" 1963
(Archivio Magliarossonera.it)


(da "Il Milan Racconta")



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Stagione 1967-68
(per gentile concessione di Renato Orsingher)
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Stagione 1969-70
(Archivio Magliarossonera.it)



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Fabio Cudicini, Marino Bergamasco, Giovanni Trapattoni e Karl Heinz Schellinger con signore
(foto Kark Heinz Schnellinger - Instagram)






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Giovanni Trapattoni in famiglia, fine Anni Sessanta


Giovanni Trapattoni con la famiglia



Romilda e Angela Trapattoni, rispettivamente mamma e sorella di Giovanni, nel 1962




Dal sito www.storiedicalcio.altervista.org

TRAPATTONI: "POTEVAMO GIOCARCELA CON IL BRASILE"
ANTEFATTO - Mondiali 1962: Tra i 22 per Santiago anche Giovanni Trapattoni, che per infortunio non giocò però mai...

La maglia numero 6 è ancora lì nella casa di Cusa¬no Milanino, conservata con cura nel baule dei ricordi più importanti della carriera.
E la maglia numero 6, secondo i cri¬teri di quella selezione mondiale, voleva dire essere titolare della Nazionale: 1 Buffon, 2 Losi, 3 Radice, 4 Salvadore, 5 Maldini, 6 Trapattoni...: appunto. Quella maglia, però, non venne mai indossata. Giovanni Trapat¬toni, ventitreenne mediano del Milan campione d'Italia, i Mondiali del Cile li "disputò" da spettatore.
Anzi da turista. Fu l'unico dei ventidue convocati, assieme ad Albertosi (che però di Mondiali ne avrebbe poi vissuti addirittura altri tre), a non scendere mai in campo in quella per noi e per lui infelicissima edizione.
«Venivo dal trampolino della Nazionale Olimpica di due anni prima: con me c'erano tantissimi altri ragazzi di quella squadra poco più che ventenni, da Bulgarelli a Tumburus, da Ferrini a Salvadore, a Rivera che era il più giovane e certamente il più bravo di tutti. Il posto era mio: la linea mediana, come si diceva allora, era quella del Milan (Salvadore, Maldini, Trapattoni). Avevo già sette pre¬senze nella Nazionale maggiore. Vi avevo esordito proprio dopo le Olimpiadi, nel dicembre del '60: contro l'Austria. Il capitano era Giampiero Bonipertì: per lui, quella, sarebbe stata invece l'ultima partita in maglia azzurra». Anni travagliati, quelli, per il calcio italiano reduce dalla prima e unica eliminazione mondiale (nel '58, in Svezia, al posto nostro andò l'Irlanda del Nord dopo la celebre partita-rissa di Belfast). E travagliata anche la guida tecnica della Nazionale per la quale, dopo il rifiuto di Herrera, ci si attestò sul curioso duopolio Mazza-Ferrari».
Paolo Mazza, per chi non lo sapesse, era il presidente della Spal, grande amico del lider maximo della Federcalcio Giuseppe Pasquale e celebre per il suo fiuto di talent scout. Giovanni Ferrari era invece l'indimenticato campione del Mondo del '34 e del '38, uomo tanto stimato e rispettato, quanto poco quotato come allenatore.
Eppure aveva grandi ambizioni, quell'Italia: un mix di belle pro¬messe e di grandi talenti "di importazione" (i cosiddetti oriundi, Sivori, Maschio, Sorniani e quell'Altafini che era addirittura campione del mondo in carica, avendo disputato l'edizione precedente con la maglia del Brasile): età media bassissima, poco più di 25 anni, la più giovane selezione mai inviata a un Mondiale.
«Arrivammo in Cile accolti come trionfatori» ricorda Trapattoni. «Per noi venne inaugurata la linea aerea Buenos Aires- Santiago. Dall'aeroporto alla città venimmo festeggiati da due ali di folla con le bandiere italiane. Per noi venne ristrutturata l'ala più bella del collegio aeronautico "Capitano Alvares". Io ero in camera con Mora, che poi sarebbe diventato mio compagno al Milan. Eravamo contenti, ottimisti, motivati».
Ma la luna di miele col Mondiale durò poco: un paio di articoli di inviati italiani che sottolineavano l'arretratezza della Nazione che ci ospitava in contrasto con la voglia un po' megalomane di mettersi in luce attraverso la grande "vetrina" calcistica, scatenò una reazione sproporzionata e isterica nei confronti del nostro Paese e della nostra stessa delegazione. Gli azzurri scesero in campo nella seconda partita (la prima era finita 0-0 contro la Germania di Haller, Schnellinger, Szymaniak e Seeler) proprio contro il Cile e in un clima di rovente ostilità.
«Io cominciai a veder sfumare il mio" Mondiale» dice Trapattoni. «Mi ero infortunato all'ultima giornata di campionato, a Ferrara, in uno scontro con Massei: distrazione alla caviglia. Ero stato convocato egualmente, anche se avevo dedicato i giorni del ritiro a San Pellegrino più alla rieducazione che all'allenamento vero e proprio. Sembrava fossi guarito: venni anche impiegato nell'ultima premondiale a Bruxelles, contro il Belgio, il 13 maggio. Vincemmo, ma io giocai solo un tempo perché il problema si riacutizzò». «le terapie non erano quelle di oggi: ma probabilmente, se l'Italia avesse superato la prima fase, sarei rientrato in squadra. Ed era un Italia, credetemi, che in quell'occasione sarebbe potuta arrivare tranquillamente alla finale e giocarsi il titolo col Brasile».
Già: ma l'Italia del calcio, in quel 2 giugno del 1962, celebrò male, molto male la sua festa nazionale. Mazza e Ferrari (si dice "consigliati" anche da influenti opinionisti, autori di incursioni proibite nella stessa, inviolabile sede del ritiro) rivoluzionarono completamente la squadra che si era ben comportata con la Germania: fuori un portiere esperto come Buffon, dentro un ventitreenne alle seconda partita in azzurro (Mattrel); in difesa, fuori un "monumento", il capitano Maldini, e dentro due centrali potenti, ma addirittura esordienti in Nazionale (Tumburus e Janich); fuori persino Sivori e Rivera, i due più grandi talenti della squadra. La partita fu una caccia all'uomo: i nostri caddero nel clima di rissa e di provocazione. David e Ferrini vennero espulsi, Maschio finì la partita per onor di firma col setto nasale fratturato da un pugno di Lionel Sanchez. Il Cile, protetto dagli arbitri, volò verso uno storico terzo posto, il Brasile vinse il suo secondo Mondiale consecutivo, l'Italia giocò - vincendola - la terza, inutile partita con la Svizzera e se ne tornò a casa.






Giovanni Trapattoni nell'Italia ai Mondiali del Cile, 1962
(dal sito www.storiedicalcio.altervista.org)


Cile 1962, i dolori del giovane Trapattoni
(dal sito www.storiedicalcio.altervista.org)



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(da "Il Calcio Illustrato", aprile 1963)



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(da "Il Calcio Illustrato", 1963)
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(Archivio "Gazzetta dello Sport", 1989)



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Gianni Rivera e "Giuan" Trapattoni, stagione 1965-66



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Cartolina autografata di Giovanni Trapattoni, 1967-68
(by Vinicio Valente)



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Trapattoni e Prati, 1968-69
(by "Lo Sport nei ricordi di carta" - facebook)



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(Archivio "Gazzetta dello Sport")



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1969, Milanello, scambio di regali a Natale, Toni Bellocchio, Trapattoni, Gianni Monti, Gianni Rivera
(per gentile concessione di Antonella Bellocchio)
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Franco Briguglio,Toni Bellocchio con il figlio Gigi, Giovanni Trapattoni, Eugenio Conti, detto "Fulmine", tuttofare del Milan, Ambrogio Fogar
(per gentile concessione di Antonella Bellocchio)



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Giovanni Trapattoni, 1969-70



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Trapattoni, Schnellinger, Benetti, Anquilletti e Belli nella sede del Milan Club "Giovanni Trapattoni" di Cusano Milanino, 1970-71
(per gentile concessione di Francesco Di Salvo)
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20 maggio 1973, Hellas Verona vs Milan 5-3: Nereo Rocco e Giovanni Trapattoni escono sconsolati dal campo al termine della partita



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(da "Revista do Esporte" n.254, 1964)



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(Archivio Magliarossonera.it)



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Il Milan Allievi Nazionali 1972-73.
Il secondo da sinistra, in piedi, è Giovanni Trapattoni.
Il secondo da sinistra, accosciato, è Ivano Trotti. Accanto a lui, Elio Garavaglia
(per gentile concessione di Giorgio Verzini)
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Giovanni Trapattoni, 1974-75



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Il D.T. Rocco e l'allenatore Trapattoni
con la squadra, stagione 1975-76
(per gentile concessione di Bruno e Tito Rocco
e dell'Associazione "A regola d'arte" di Trieste)
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Giovanni Trapattoni e Toni Bellocchio, stagione 1975-76
(per gentile concessione di Antonella Bellocchio)



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Il Trap e Romeo Benetti a Milanello, 1975-76


Giovanni Trapattoni 1962-63
su Figurine "Panini", raccolta 1978-79





Giovanni Trapattoni saluta Gigi Radice, allenatore del Torino
(Archivio Magliarossonera.it)


Trap in panchina, 1975-76
(dal sito www.acmilan.com)









17 marzo 2019, Happy birthday Trap
(da AC Milan - facebook)



"Mi manca la panchina, ho avuto anche delle offerte, ma mia moglie ha detto: "Se esci ancora di casa cambio la serratura e non entri più'; ha le sue buone ragioni. Devo proprio avere un santo che mi protegge da lassù, oppure, è intervenuta mia sorella Romilde che è andata in cielo anni fa. Nel 2016, sarei dovuto partire per la Costa d'Avorio dove mi attendevano per consegnarmi la loro nazionale di calcio. Contratto di un anno e posto da favola dove vivere. Proprio in quel resort di lusso, qualche giorno prima del mio arrivo, i residenti furono assaliti da "banditi" arrivati con le barche dal mare e nascosti dietro l'alibi di una guerra di religione. Ci fu una carneficina. Rifiutai la Costa D'Avorio. Dopo 40 anni di carriera non è facile smettere, ma bisogna fare i conti con gli equilibri familiari, ancor prima che con quelli tattici. Dopo una vita passata nel calcio, è giusto ora dedicarmi alla mia famiglia, fino a quando Dio mi chiamerà, per raggiungere mia sorella." (Giovanni Trapattoni)




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Brividi e lacrime. "Tutte le sere, dopo l'allenamento, prendo il treno e torno a Cusano. Mio padre lo incrocio di sfuggita, poche parole, sguardi che ancora si cercano ma non si incontrano. So che è venuto a vedermi giocare a Varedo, ma non sa che io so. Anzi, credo che lui invece sappia che io so, ma comunque non ne parliamo. È una cosa tra noi. Forse dovrei farmi avanti e dirglielo: 'Papà, anche se non ti piace il calcio vieni a qualche partita. devi vedere quanto corro!'. O forse è meglio aspettare l'esordio in prima squadra. A quel punto non dovrebbe più avere dubbi sulla mia scelta. L'occasione per firmare una pace definitiva tra me e mio padre arriva a fine giugno del 1958 quando vengo chiamato all'esordio in prima squadra contro il Como in Coppa Italia. Il giorno della partita arrivo allo stadio senza aver detto niente a mio padre. Vinciamo 4-1, tripletta di Galli. Papà viene a sapere del mio debutto dagli amici di Cusano. Sono sulla bocca di tutti: 'Il figlio del Francesco, il Trapattoni, in prima squadra nel Milan.'. Lui mi aspetta giù in cucina e mi dice solo una frase: 'Dovevi dirmelo, stavolta. Io non avrò la fortuna di vederti ancora'. Tre giorni dopo quella frase un infarto se lo porta via. È un giovedì, torno dall'allenamento e trovo mia madre che piange disperata, i vicini di casa mi rassicurano che è morto senza soffrire. Un colpo secco. Perché mi ha detto quella frase? Come faceva a saperlo? Non smetterò mai di pensarci. Credo che avesse già avuto qualche sintomo e che, com'era tipico degli uomini della sua generazione, avesse fatto finta di niente. Mai lamentarsi. Mai ascoltare il proprio corpo quando ti lancia dei segnali. Dritti, avanti, a lavorare come se niente fosse". [Giovanni Trapattoni] (Fonte: autobiografia 'Non dire gatto - La mia vita sempre in campo tra calci e fischi')