Ugo TOSETTO (I)
"Il Keegan della Brianza"

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(Archivio Magliarossonera.it)



Scheda statistiche giocatore
  Ugo TOSETTO (I)

Nato l'01.08.1953 a Cittadella (PD)

Ala (C), m 1.69, kg 71

Stagioni al Milan: 1, 1977-78

Soprannome: “Il Keegan della Brianza” (datogli da Nils Liedholm), “Tocio”

Proveniente dal Monza

Esordio nel Milan in gare ufficiali e in Campionato (Serie A) l'11.09.1977: Fiorentina vs Milan 1-1

Ultima partita giocata con il Milan l'01.06.1978: Napoli vs Milan 1-0 (Coppa Italia)

Totale presenze in gare ufficiali: 27

Reti segnate: 1

Palmares rossonero: -




Ha giocato anche con l'Olimpia Cittadella (Dil.), la Spal (C), la Solbiatese (C), il Monza (C e B), l'Avellino (A), il Vicenza (B), il Modena (C), il Benevento (C), il Rimini (C), il Borgo Ticino (Interr.), l'Oleggio (Interr.), il Mirago (Prima Categoria) e negli Amatori (Dil.).

"Venne acquistato dal Monza in coppia con Ruben Buriani ed i tifosi rossoneri coniarono lo slogan "Con Buriani e con Tosetto vinceremo lo scudetto". Al contrario di Buriani, Tosetto, tradendo tutte le attese riposte su di lui, non riuscì ad imporsi in rossonero, cosicchè, al termine della sua prima stagione alla corte del Diavolo, venne dirottato all'Avellino, dove cominciò il suo declino come calciatore professionista." (Nota di Colombo Labate)




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Ugo Tosetto con Alfredo Magni ed Eugenio Gamba ai tempi del Monza
(by Monza Gol)





Stagione 1977-78


11 settembre 1977, Fiorentina vs Milan 1-1,
Tosetto alla sua partita d'esordio con il Milan





Ugo Tosetto con Nereo Rocco





In posa davanti al Milan Campione d'Italia 1967-68



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Profilo di Tosetto, stagione 1977-78
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23 ottobre 1977, Roma vs Milan 1-2,
Ugo Tosetto contrastato da un difensore romanista. Gianni Rivera segue l'azione
(per gentile concessione di Gianni Righetto)





Ugo Tosetto in copertina di "Intrepido"


Tosetto con la maglia dell'Avellino, 1978-79




Dal sito www.sapere.it

Promesse mancate: UGO TOSETTO. Dribbling e fantasia
Leggenda racconta che Nereo Rocco, la prima volta che vide all'opera Ugo Tosetto, giovanotto di belle speranze allora in forza al Monza, esclamò con il suo forte accento triestino, rivolto ai suoi collaboratori: "Ciò, dove sta 'sto Keegan de la Brianza? Mi vedi solo 'na panocia bionda". Il Paròn si chiedeva dove fosse quel giocatore che a Monza e dintorni veniva osannato come "il Keegan della Brianza" (soprannome affibbiatogli nientemeno che da Nils Liedholm) per quelle sue sfuriate sulla destra che tanto ricordavano la grande ala inglese.
Tosetto, veneto di Cittadella, classe 1953, era lo stesso del Monza di quegli anni Settanta, quando i brianzoli lottavano spesso per un posto in serie A. Insieme a lui giocava Ruben Buriani: i due approdarono insieme proprio al Milan, stagione 1977-78, con Buriani che praticamente fu inserito nel "pacco regalo" ai rossoneri a rimorchio del talentuoso Tosetto. Perché era quest'ultimo colui sul quale gli osservatori (Rocco a parte...) avevano scommesso per una carriera di primissimo piano. E invece alla corte del "Diavolo" Tosetto si perde: le serpentine, la fantasia, la velocità di quel folletto imprendibile (169 centimetri) rimangono teoria da bar, ancorate al passato.
Anche perché Liedholm schiera sempre Tosetto di punta, e lui, pur proclamandosi ala-tornante, era invece quello che oggi chiameremmo un fantasista, uno che punta l'uomo, lo salta in dribbling e poi tira o crossa per il compagno, uno che deve essere libero di scegliersi in campo la posizione che preferisce, senza preoccuparsi tanto di tornare a coprire. Più di tutto però, nel suo fallimento rossonero incide, come spesso accade, l'aspetto mentale: a Monza Tosetto era la stella, idolatrato dai tifosi, a Milano è invece uno dei tanti, che come tanti non riesce a imporsi. Il Milan di Gianni Rivera nel 1977-78 disputa un campionato di secondo piano, arrivando quarto. L'anno successivo quello stesso Milan, capitanato dall'Abatino, conquisterà lo scudetto della Stella. Non lo stesso Milan, effettivamente: Buriani è rimasto, Tosetto no.
L'estroso Tosetto, capace di infuriarsi perché la stampa manda agli annali come autorete il suo primo (unico e grandissimo) gol con la maglia del Milan e in serie A (contro il Genoa), masticato e sputato dalla grande Milano viene spedito a scorrazzare nella steppa dell'Irpinia, nell'Avellino di Rino Marchesi: gioca venti partite, non segna neanche un gol (ma pali traverse, di quelli sì ne prende tanti) ma da due suoi gran tiri nella partita contro la Juventus scaturiscono i due gol che permettono all'Avellino di pareggiare e di salvarsi.
Poi se ne va anche da lì. Potrebbe restare in serie A, il Genoa lo vuole, ma a lui non piace la strada che porta in Liguria (troppe curve), così sceglie di nuovo Monza, il suo regno, e pur non sapendolo dà l'addio per sempre al massimo campionato.
Da lì la fiamma di Tosetto si esaurisce lungo i trasferimenti a Vicenza, poi a Modena, Benevento e infine il Borgo Ticino, in Interregionale, un posto vicino a casa. Ancora oggi, infatti, Tosetto abita a Solbiate Arno, nei pressi di Milanello, dove si allena il Milan. Ma lui a vedere i rossoneri allenarsi non ci va mai: con il "Diavolo" ha avuto solo un flirt, l'amore non è mai sbocciato.




Dal sito www.soccerage.it
15 dicembre 2000

Promesse mancate: UGO TOSETTO. Dribbling e fantasia
Come anticipato, è Ugo Tosetto il nostro quinto ospite della rubrica "A tu per tu con.".
Un personaggio che è apparso nella costellazione del grande calcio come una meteora: grandi promesse non mantenute, chissà perché.
Uno di quei misteri che gli dei del pallone si divertono ad architettare, il giovane campione che giunge presto alla ribalta e che presto ritorna dietro le quinte, in quello che, troppo spesso, è definito "calcio minore", che poi è la base del grande calcio, quello dove gli entusiasmi più genuini sono sempre vivi.
Ed in questo calcio Tosetto ha trovato la sua dimensione, il "Keegan della Brianza", come lo chiamò Liedholm; in provincia Tosetto si è fatto amare, a Monza soprattutto, a due passi dalla metropoli. A due passi dal grande calcio, quello che questo piccolo fuoriclasse ha potuto toccare, ma per troppo poco tempo per potersene impossessare, come forse avrebbe meritato. Ma andiamo a conoscere insieme Ugo Tosetto.

BUONASERA, TOSETTO E BENVENUTO A RETE/SOCCERAGE. INIZIAMO DAL MONZA?
- No, non fu subito il Monza. Sono cresciuto nella Spal, poi feci tre anni nella Solbiatese, due nel Monza e poi. il Milan.

NEL MILAN APPRODO' INSIEME A BURIANI.
- Direi che Buriani approdò al Milan con me!

ERA LEI LA STELLA DEL MONZA.
- Diciamo che io e Buriani al Milan eravamo come Monelli e Massaro alla Fiorentina, ed io ero il Monelli.

BURIANI ESPLOSE, MENTRE LEI NO. PERCHE ' ?
- Non lo so. A Monza ero il Rivera della squadra, la stella. Quando giunsi a Milano, ero uno dei tanti. Non sono riuscito ad impormi. Non dico che sia colpa di qualcuno, assolutamente. Quello fu l'anno in cui mi sposai, tra l'altro. Però ho un buon ricordo di quell'anno. Del resto, ce l'ho di tutti quelli con cui ho giocato, sono amico di tutti. Ancora gioco le partite con le vecchie glorie.

DOPO IL MILAN FU L'AVELLINO. L'ALLENATORE ERA MARCHESI. LA SQUADRA RAGGIUNSE LA SALVEZZA, MA PER LEI SI CHIUSERO DEFINITIVAMENTE LE PORTE DELLA SERIE A.
- Ad Avellino ci andai in prestito. Poi c'era la possibilità di andare a Genova, ma rifiutai. Perché? Non mi piaceva la strada, troppe curve. Tornai a Monza e quello fu il mio più grosso errore, forse. Ma ci tornai perché era il mio regno, dove mi ero trovato benissimo.

UN RIBELLE, ALLORA. HA RIFIUTATO GENOVA SOLO PERCHE ' NON LE PIACEVA LA STRADA.
- Mah, dovevo scegliere tra Genova e Monza e preferii Monza, dove mi trovavo praticamente a casa.

DOPO IL MONZA, IL VICENZA.
- Sì, poi Modena, Rimini, Benevento e poi. mi sono rotto di girare, avevo già due figli e me ne sono andato in Interregionale, nel Borgo Ticino. Poi andai in un paese qua vicino e basta, chiusi la carriera.

MA PERCHE ' TOSETTO NON E' RIUSCITO A RIMANERE IN SERIE A?
- Io ho un bel carattere, dico pane al pane e vino al vino! E poi, per rimanere a certi livelli, bisogna anche essere bravi a parlare, nei rapporti con la stampa. Ed io non ne sono molto capace.

E QUESTO PUO ' AVERLA DANNEGGIATA, L'ANNO DEL MILAN?
- Ma no, non penso! In fondo, il Milan mi ha dato il nome; sai, uno gioca nel Milan ed è più facile trovare una squadra. Però andò male; quegli anni, sul mercato, con me c'erano Rossi, Altobelli, Virdis. Però mi sono sempre chiesto perché il Milan non mi confermò.

E CHE RISPOSTA SI E' DATO?
- Non lo so neanche io. Forse è colpa mia, con la testa che avevo!!

MA CHE GIOCATORE ERA TOSETTO? CERCHIAMO DI CONOSCERLO MEGLIO.
- Ah, io in campo dovevo fare quello che volevo! Io giocavo all'ala, ma non c'ero mai. Così mi esprimevo al meglio. Al Milan non ho mai giocato ala, mi mettevano di punta; ma io non ero una punta.

UN ANARCHICO, INSOMMA. QUESTA SUA ANARCHIA AVRA' INFLUITO SULLA SUA CARRIERA.
- Sulla mia carriera? Boh, non lo so.

COME STAREBBE TOSETTO, NEL CALCIO DI OGGI, DOMINATO DAL TATTICISMO?
- Per come giocano adesso, farei tre reti a partita! Con queste difese a 3 di oggi, uno come me non lo vedevano neanche. Ma non solo come me; uno come Conti o Causio, con ' ste difese a 3, tre reti a partita le segnano tranquillamente. Almeno, io la vedo così.

E COSA RISPONDIAMO A QUELLI CHE DICONO CHE IL CALCIO DI OGGI E' PIU' VELOCE DI QUELLO DEL SUO PERIODO?
- Non lo so mica, se sono più veloci. Per me, comunque, fanno più i maratoneti che i calciatori! Giocatori come Rivera, ad esempio, non ce ne sono più. C'è Baggio, che non gioca neanche. Per me Baggio dovrebbe giocare sempre. Io farei giocare Baggio, Totti, Del Piero. tutti assieme! Sono gli altri in difficoltà, così, non io allenatore.

PERCHE ' C'E' STATO QUESTO SCADIMENTO TECNICO DEL CALCIO?
- Non lo so. Forse con l'arrivo di Sacchi c'è stato un cambiamento del modulo, del modo di giocare. E ora tutte le squadre lo copiano un po'. Così, la tecnica viene sacrificata in favore della tattica, della velocità, degli scambi veloci. insomma, tutte queste cose qua, dai.

DUNQUE NON LE PIACE PIU', QUESTO CALCIO DI OGGI?
- Ma sì, mi piaceva vedere il Milan di Sacchi. Adesso, guardando le partite in tv, preferisco vedere l'Udinese o l'Atalanta, piuttosto che il Milan o l'Inter. A proposito dell'Inter: che disastro! I giocatori ce li ha, non capisco i motivi del perché non riesce a fare risultato.

E ALLORA, DATO CHE SIAMO ARRIVATI AL CAMPIONATO ATTUALE, PARLIAMONE.PARTIAMO DALLA ROMA
- Per me vince il campionato (E SIAMO A 5 SU 5. I TIFOSI DELLA ROMA SONO AUTORIZZATI A METTERE LE MANI DOVE MEGLIO CREDONO. n.d.r.). Capello ne ha già vinti parecchi e, secondo me, vince anche questo. Fabio lo conosco bene, abbiamo giocato insieme a Milano: un bravissimo ragazzo. Se la squadra lo segue, vincono sicuro, diciamo al 99%.Poi c'è Totti, Batistuta e tanti altri.

TORNIAMO ALL' INTER. RITIENE CHE SIA RISOLVIBILE, QUESTA CRISI?
- Con tutti i soldi che hanno speso, sembra impossibile che la squadra vada così male! E poi io sono interista!! Anche quando andai al Milan, ero già nerazzurro, quell'anno là non mi ha cambiato. Ricordo il derby che giocammo, quell'anno: lo vincemmo noi del Milan. Sono dell'Inter, ma se perde non me ne frega niente! Io mi affeziono di più alle squadre dove sono stato, dove ho dato qualcosa. Monza, Vicenza, Rimini. Adesso il Cittadella, soprattutto, la squadra del paese dove sono nato.

FACCIAMO ALLORA UN' INCURSIONE TRA I CADETTI. COME LO VEDE IL SUO CITTADELLA?
- Ho parlato con il presidente del Cittadella, che è lo stesso che c'era quando, all'inizio della mia carriera, sono passato dal Cittadella alla Spal. Gabrielli, il mio vecchio presidente, mi ha detto che in due anni vuole arrivare in serie A. Due anni fa mi ha detto che dalla C sarebbero arrivati in B e lo hanno fatto, perciò. L'unico problema che hanno lo sai qual è? Non hanno un loro stadio per giocare in serie B, sono "costretti" ad andare a Padova. Ed i tifosi non sono contentissimi, sarebbe molto meglio avercelo là, lo stadio!

CHE NE DICE DEL 3-3-4 ADOTTATO DA GLEREAN, IL TECNICO DEL CITTADELLA?
- Guarda, io alleno gli Allievi della Solbiatese: gioco con il 4-4-2 o con il 4-5-1, magari anche con il 4-3-3, però o l'ala destra o quella sinistra deve farmi il tornante, come lo facevo io. Ai miei dico di giocare normalmente, come piace a me. Anche queste squadre che devono salvarsi e giocano con la difesa a 3. Non esiste, si deve giocare con la difesa a 4, un 4-4-2 o un 4-3-3 con due tornanti. Poi, alla fine, devi adattare gli schemi ai giocatori che hai a disposizione. Non esiste uno schema che vale più degli altri.

TORNIAMO ALLA SERIE A. DETTO DI INTER E ROMA, CHI Puo'INSIDIARE IL PRIMATO DEI GIALLOROSSI?
- Secondo me, prima di tutto, Lazio e Juve. Ma anche il Parma ed il Milan li vedo bene. Queste quattro le vedo sullo stesso piano, un po' sotto rispetto alla Roma. Poi c'è la Fiorentina, mentre l'Inter non la vedo proprio.

TORNANDO AL TOSETTO GIOCATORE, QUALE ALLENATORE HA INFLUITO MAGGIORMENTE SULLA SUA CARRIERA?
- Mah, io sono stato bene con tutti. Ho avuto Bagnoli, Marchesi, Liedholm, Magni, Trapanelli, Crespi. Ne ho avuti tanti e con tutti mi son trovato bene.

E COME ERA LIEDHOLM?
- Era fortissimo! Parlava, ti spiegava le cose. E poi, è lui che mi ha messo il soprannome di "Keegan della Brianza"! Me lo mise una volta che venne a vedermi, quando stavo nel Monza.

COSA RICORDA DI PARTICOLARE, DI QUELLA STAGIONE A MILANO?
- La cosa che ricordo maggiormente è quando feci goal al Genoa ed invece dissero che si trattava di autorete. Mi sono infuriato come una bestia! Avevo fatto un gran goal, una botta sotto la traversa, la mia prima rete in serie A e me l'hanno tolta. Poi ne segnai uno in coppa Uefa, in casa contro il Betis di Siviglia. E poi basta, fu un anno "scandaloso", quello là.

E COME ANDARONO LE COSE CON MARCHESI?
- Bah, giocai venti partite ed anche là non feci neanche una rete. Tanti pali e traverse, ho fatto i due tiri da cui sono nati i due goal nella partita pareggiata con la Juve, con la quale ci siamo salvati e poi. basta, me ne andai.

COME ERA IL SUO RAPPORTO CON I TIFOSI?
- Buonissimo con tutti, non ho mai avuto problemi con nessuno.

C'E' QUALCOSA CHE LE DA' FASTIDIO, NEL CALCIO DI OGGI?
- Certo, ci sono troppi soldi. I giocatori ne prendono troppi, molti di più rispetto a quando giocavo io. Li vedi girare con quei macchinoni enormi. Incredibile!

A PROPOSITO DEL PUGNO DI MONTERO A DI BIAGIO, ABBIAMO SENTITO CHE SONO COSE CHE SONO SEMPRE ACCADUTE, IN CAMPO. MA E' DAVVERO COSI' BRUTTO IL CALCIO, ALL'INTERNO DEL RETTANGOLO DI GIOCO?
- Dentro il campo sì, prendi colpi, gomitate. Ma fuori, come l'episodio di Como, non ne ho mai visto. Eppure ho giocato tanto, in tutte le categorie. Comunque, spero tornino a giocare tutti e due. Non sarebbe giusto far interrompere una carriera per una litigata, non esiste. L'unica cosa che non mi è andata giù è che non gli ha dato soccorso. Per quello è da condannare, non per il pugno.

PRIMA DI CHIUDERE, PARLIAMO UN PO' DI NAZIONALE. COME E' QUESTA NAZIONALE DEL TRAP?
- Mi piace! Il Trap gioca come piace a me. Con Totti ha scelto bene; comunque ci sono tanti giocatori che ora stanno venendo fuori, anche se a questa Nazionale manca ancora Roberto Baggio. L'ho detto anche prima: Baggio, Totti e Del Piero li farei giocare tutti assieme, faccio un bel "blocco renale" dietro e poi sono affari degli avversari! A me piacciono quelli che inventano.

ANCHE IL DEL PIERO DI OGGI?
- Ah, io Del Piero lo faccio sempre giocare! Può darsi che abbia ancora qualche problema, dopo la brutta operazione che ha avuto. Anch'io mi sono rotto un ginocchio, so quanta fatica ci vuole per recuperare. Ma quando si rimette a posto, vedrai che ritorna lui, il Del Piero che conosciamo tutti! E poi Totti, Baggio. una bella serie di numeri 10. Sono gli unici che si avvicinano a quei campioni che piacevano a me: Domenghini, Causio, Conti, Mazzola, Rivera.

MA QUESTI TORNANTI D'ATTACCO CHE HA CITATO, QUESTI FANTASISTI CHE NON CI SONO PIU', CHI LI HA UCCISI?
- Non lo so, è il modo di giocare di adesso, penso. Giocatori come me, che per altro sono il più scarso di tutti, non ce ne sono più. Io puntavo l'uomo, lo superavo, entravo in area e andavo a cercare l'avversario dall'altra parte, prima di crossare! Poi crossavo oppure tiravo in porta. Adesso, invece, quando trovano l'avversario si fermano e tornano indietro oppure vanno dall'altra parte. Ma vadano via!!

OPPURE SI TUFFANO IN AREA.
- Certo, si cercano il rigorino.

SE VOLESSIMO DEFINIRE CON UN AGGETTIVO TOSETTO, LEI QUALE SCEGLIEREBBE? COME CALCIATORE E COME PERSONA
- Un estroso! In campo e fuori, mi divertivo da morire. Anche adesso, se non mi fossi fatto male, avrei continuato a giocare. Sai cos'è che mi è passata? La voglia di vederli correre! Per me corrono troppo. Mi diverto a giocare qualche partita delle vecchie glorie. Anche venerdì scorso ci siamo rivisti con Anquilletti, Bagnoli, Luppi, Gorin, Monelli. Un bel gruppo. Invece, il calcio professionistico non mi piace. Non ho voglia di rientrarci. Per dire: abito a due passi da Milanello, potrei andare a vedere qualche allenamento, ma non ci vado quasi mai. Non mi piacciono tutti 'sti soldi che girano, io sono più terra terra! Sono un contadino.

SA, MI RICORDA UN PO' ZIGONI, NEL SUO MODO DI PENSARLA, DI PARLARE.
- No, Zigo è più fuori di testa!! Ah, ah, ah. E' troppo forte!

DOMANDA DI RITO: IL SUO RAPPORTO CON INTERNET?
- Inter? Non abbiamo già parlato dell'Inter? Ah, ah, ah. No, di Internet non ne so niente, non ho neanche il computer. Ma mia figlia ci lavora, col computer.

PER CHIUDERE, VEDO CHE LEI E' UN APPASSIONATO DI CALCIO GIOVANILE.
- Certo, mi piacciono di più i piccolini. Con i grandi ho già giocato. Se gli dico di fare una cosa e non la fanno, dopo due secondi sono già negli spogliatoi a fare la doccia! I bambini fanno quello che vogliono, come facevo io, e mi divertono di più. Con i grandi mi inbufalisco, devono fare quello che gli dico io. La volta scorsa non mi davano retta, non avevo nessuno in panchina e lo sai che ho fatto? Ne ho mandati via tre lo stesso e abbiamo finito la partita in otto!

E con questa battuta da "Tosetto furioso" si conclude anche questo incontro. Abbiamo conosciuto un altro giocatore del passato, un giocatore che rappresenta un'altra faccia del mondo del calcio, quello di chi, giunto in cima, non riesce a proseguire nella grande carriera, ma che, nonostante ciò, riesce a realizzarsi personalmente, senza grandi rimpianti.
Li chiamano meteore, questi giocatori che appaiono velocemente nello stellato firmamento calcistico, ma anche le meteore hanno le loro storie da raccontare. E, come abbiamo visto, non è detto che le storie delle meteore siano meno brillanti di quelle che narrano le stelle.
E' dunque tutto anche per questa volta. Chiudiamo con gli auguri che Tosetto ha voluto rivolgere, in prossimità delle Feste, a tutta la nostra redazione e, soprattutto, a tutti voi, i nostri amici di Rete/SoccerAge. In attesa del prossimo incontro con un altro eroe della domenica, un saluto a tutti.




Dal sito www.gazzetta.it
di Sebastiano Vernazza - 26 marzo 2007

TOSETTO, IL KEEGAN DELLA BRIANZA
Il soprannome glielo appioppò Nils Liedholm, ora l'ex attaccante rossonero è in pensione e cura la terra a Solbiate Arno: "Allenavo i ragazzi, ma i genitori erano troppo invadenti"
MILANO - Riccioli e baffi, carattere esuberante. A metà degli anni Settanta lo chiamavano Stricker perché assomigliava a Erwin Stricker, lo sciatore folle della Valanga Azzurra.

Poi arrivò Nils Liedholm. "Ragassi, Tosetto è il Keegan della Brianza", stabilì il santone svedese allenatore del Milan. Kevin King Keegan, l'inglese ala destra del Liverpool plurititolato e dell'Amburgo. Un fenomeno di attaccante: rapido, talentuoso, cattivo. Ugo Tosetto, più modestamente, veniva da Cittadella, provincia di Padova, dov'era cresciuto in una sana famiglia agreste, e giocava in Brianza nel Monza. In più non era tornante, ma mezzapunta, equivoco di fondo che ne guastò la carriera. Liedholm, del resto, si divertiva a spararle grosse, definì Mandressi il nuovo Rensenbrink e accostò Gaudino a Nordahl. Ne avesse imbroccata una, ma Nils esagerava di proposito per tenere su il deperito Milan dell'epoca.
LUI E BURIANI - Tosetto diventò rossonero nell'estate del '77. Il Milan lo pescò in B, nel Monza, che in avanti schierava un "certo" Ariedo Braida e che tra i dirigenti annoverava un "tale" Adriano Galliani, rampante industrialotto brianzolo, ramo citofoni e antenne. Evidenti segni di un destino incombente e affare da un miliardo e 600 milioni di lire. Il prezzo includeva un centrocampista maratoneta, coi capelli biondo platino, Ruben Buriani. Migliaia di milanisti si illusero. "Con Buriani e con Tosetto vinceremo lo scudetto", scandivano i più ingenui. Del nuovo fenomenale duo si occupò un giovane cronista sportivo del Corriere d'Informazione, Ferruccio de Bortoli, futuro direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore. "Ugo Tosetto e Ruben Buriani - prevedeva de Bortoli, forse ammaliato da Liedholm, sull'edizione del 18 luglio '77 - scriveranno la sceneggiatura del prossimo campionato rossonero".
UN SOLO GOL - Tosetto girò il suo pezzo di film, peccato che fosse un horror. Ventidue presenze in serie A nel Milan senza segnare lo straccio di un gol. L'unica misera rete Tosetto la firmò a fine settembre, nel ritorno dei sedicesimi di coppa delle Coppe, a San Siro contro il Betis Siviglia, raro momento di gioia per di più avvelenato dall'amarezza per l'eliminazione. Col senno di poi il Tosetto di oggi la spiega così: "Al Monza giocavo come pareva a me, dietro gli attaccanti, mi inserivo, suggerivo, tiravo. Al Milan quel ruolo lo ricopriva Rivera e mi dirottarono in fascia... Ma quale Keegan, io ero un dieci".
VIVA LA CAMPAGNA - Via dal Milan, nel 1978-'79 altro anno di serie A, all'Avellino. Venti partite e di nuovo zero gol. Inevitabile lo scivolamento, serie B e C. Il ritorno a Monza, poi Vicenza, Modena, Benevento e Rimini. Giù giù fino ai dilettanti. Borgo Ticino, Oleggio e Mirago le tappe finali di una carriera chiusa a 43 anni tra gli amatori, per via di un ginocchio frantumato da un portiere spericolato. "Ora prendo la pensione - racconta - e vivo a Solbiate Arno, in provincia di Varese, sulla strada per Milanello. Ho una casa con un po' di terra e mi diverto a fare il contadino. Allevo anatre e galline, curo un frutteto: kiwi, ciliegie, pere e mele. Poi faccio legna nei boschi del suocero e mia moglie gestisce una cartoleria-bigiotteria a Tradate. Abbiamo tre figli e siamo già nonni di Niccolò. Allenavo i ragazzi della Solbiatese, ma mi sono rotto le scatole dei genitori invadenti, che tormentano gli allenatori perché non fanno giocare i loro fanciulli scarsi coi piedi. Viva la campagna, che rende liberi".




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Sabato 21 maggio 2005, Vecchie Glorie Rossonere
vs I Legnanesi: Roberto Valentino e Ugo Tosetto
(per gentile concessione di Roberto Valentino)
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Roberto Valentino con Ugo Tosetto
(per gentile concessione di Roberto Valentino)



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Monza, 2015, Memorial "Angelo Anquilletti": Ugo Tosetto e Mauro Busnati
(by Mauro Busnati)



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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 17 agosto 2020)



by Corrado Izzo
8 settembre 2022

"Il Keegan della Brianza. Quella di Ugo Tosetto da Cittadella è una storia un po' triste, ma significativa. Vale la pena ripercorrerla. Nell'estate del 1977 a Milanello si respira un'aria nuova. Il cambio ai vertici societari, con Felice Colombo che ha acquisito il pacchetto di maggioranza e la conquista della Coppa Italia nel derby con l'Inter, hanno portato una ventata di entusiasmo dopo stagioni grigie. La campagna acquisti eccelle soprattutto con l'arrivo del Maestro Liedholm in panchina perché, se parliamo di calciatori, oltre al cavallo di ritorno Antonelli, gli unici arrivi sono in realtà due oscuri carneadi provenienti dalla serie B, Ruben Buriani e Ugo Tosetto. Il primo è un centrocampista di corsa e di fatica, con una chioma biondissima che in campo si nota certamente più delle sue abilità tecniche. Ad accendere la fantasia dei tifosi milanisti però è l'altro, Ugo Tosetto. È un attaccante di piccola corporatura, originario del padovano, fisicamente abbastanza forte ma decisamente basso di statura. Nel Monza ha spopolato grazie alla sua rapidità, alla bravura nel saltare l'uomo e alla battuta potente e precisa da fuori. In realtà è una mezza punta che spesso parte da destra per poi accentrarsi, tanto che qualcuno un po' audacemente lo ha soprannominato "il Keegan della Brianza". Il suo ruolo naturale è sotto punta. Si narra che il Paron, la prima volta a Milanello, abbia mormorato tra i denti: ". Ciò, dove sta sto Keegan della Brianza? Mi vedi solo na panocia bionda." Ma i tifosi sognano lo stesso, al punto da cantare "con Buriani e Tosetto vinceremo lo scudetto!" Dolce illusione presto smontata. L'avventura di Tosetto a Milano è il classico esempio di promessa non mantenuta, di malinconica disillusione, di ritorno nel grigiore dopo aver respirato l'inebriante aroma del possibile successo. A parte le difficoltà di ambientamento acuite da un carattere non proprio espansivo e il fatto di sentirsi uno tra i tanti mentre a Monza era il numero 1, c'è un chiaro motivo tecnico alla base del flop di Ugo nella grande squadra: al Milan, a giocare dietro le punte, c'è già un certo Rivera e, con tutto il rispetto per Tosetto, il confronto è ovviamente impietoso. Potrebbe essere impiegato come ala destra pura, questo è vero, ma Liddas non pratica quel sistema ed il suo centrocampo andrebbe in apnea, contando diversi giocatori non inclini alla fase di copertura ed i soli Buriani e Morini a tirare la carretta. A settembre, in Coppa Coppe, Ugo segna a San Siro un bel gol agli spagnoli del Betis, riaccendendo le speranze del popolo rossonero di rimontare lo 0-2 dell'andata. Poi però l'impresa fallisce per una rete balorda della squadra di Siviglia nel finale. In campionato le cose vanno male da subito. Nonostante il Milan balzi sorprendentemente al comando della classifica, Tosetto non convince, viene impiegato poco, spesso sostituito, non riesce a trovare la posizione in campo e, dopo qualche domenica, iniziano ad arrivare pure i fischi. E quando San Siro comincia a fischiare son dolori per chiunque. A Pescara, nella partita in cui Rivera esce colpito da un sasso, Ugo potrebbe sbloccarsi, ma riesce a farsi parare un rigore da Piloni. Intristito in panchina, trova sempre meno spazio e soprattutto c'è quel benedetto primo gol in serie A che non vuole saperne di arrivare. Domeniche amare per il Keegan della Brianza, trascorse seduto sul legno della panca, vedendo naufragare davanti ai suoi occhi il sogno di tutti i calciatori: quello di diventare un campione nel Milan. Finalmente, in un timido pomeriggio di febbraio, l'incantesimo sembra finire. Liedholm lo manda in campo a Marassi contro il Genoa, in una partita delicata. Lui ringrazia, si da da fare e, dopo poco più di un quarto d'ora, la mette dentro con una battuta potente e precisa da fuori area dopo abile serpentina. "Finalmente ce l'ho fatta - pensa Ugo - ho infranto la maledizione. Ho fatto il primo gol in serie A, e che gol." Non è così, tenero Ugo. Purtroppo negli anni '70 basta un'impercettibile deviazione operata finanche da una zanzara di passaggio per toglierti la paternità di un gol. E la deviazione c'è stata, da parte di Onofri. Leggerissima, probabilmente nemmeno decisiva, ma c'è stata. Sugli almanacchi resterà scritto autogol, il nome di Tosetto non apparirà mai. La stagione termina con un buon quarto posto per il Milan, ma in maniera irreversibilmente malinconica per Ugo. Via, spedito all'Avellino dopo un solo anno, mentre l'altro, Buriani, quello biondo un po' grezzo arrivato in rossonero come sparring partner, sarà invece destinato a diventare un punto fermo della squadra per diversi anni, vincendo anche la stella. La profezia vaticinata dallo slogan dei tifosi, dunque, si avvera a metà. " Con Buriani e. basta vinceremo lo scudetto!" Questa per Ugo Tosetto da Cittadella, detto il Keegan della Brianza, sarà la cruda realtà. Anche se non fa rima."


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