Walter Alfredo NOVELLINO (I)
"Monzon"

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(Archivio Magliarossonera.it)



Scheda statistiche giocatore
  Walter Alfredo NOVELLINO (I)

Nato il 04.06.1953 a Montemarano (AV)

Centrocampista (C), m 1.71, kg 73

Stagioni al Milan: 4, dal 1978-79 al 1981-82

Soprannome: “Monzon”

Proveniente dal Perugia

Esordio nel Milan in gare ufficiali e in Coppa Italia il 30.08.1978: Lecce vs Milan 2-3

Ultima partita giocata con il Milan il 16.05.1982: Cesena vs Milan 2-3 (Campionato)

Totale presenze in gare ufficiali: 151

Reti segnate: 14

Palmares rossonero: 1 Scudetto (1978-79), 1 Mitropa Cup (1982), 1 promozione in Serie A (1980-81)

Esordio assoluto in Serie A il 10.12.1972: Torino vs Napoli 0-0

Esordio in Nazionale Italiana il 23.09.1978: Italia vs Turchia 1-0

Totale presenze in Nazionale Italiana: 1

Reti segnate in Nazionale Italiana: 0

Palmares personale: 1 Coppa Italia (1970-71, Torino)

DA ALLENATORE:
Ha allenato il Perugia (C1, esonerato nel 1995-96), il Gualdo Tadino (C2), il Ravenna (*), il Venezia (B e A), il Napoli (B), il Piacenza (B e A), la Sampdoria (A), il Torino (A), la Reggina (2009).
- Con il Gualdo Tadino: 1 Promozione in Serie C1 (1993-94)
- Con il Venezia: 1 Promozione in Serie A (1997-98)
- Con il Napoli: 1 Promozione in Serie A (1999-00)
- Con il Piacenza: 1 Promozione in Serie A (2000-01)




Ha giocato anche con il Legnano (C), il Torino (A), la Cremonese (C), l'Empoli (C), il Perugia (A e B), l'Ascoli (A) e il Catania (B).

"La stampa e gli amici lo ribattezzano "Monzon" sia per la vaga somiglianza al campione argentino di pugilato che per le doti di grande combattività. Ama il dribbling in maniera particolare e ciò gli attira le "particolari attenzioni" dei difensori avversari che non teme e con i quali ingaggia duelli rusticani. Al Milan (dove gioca per 4 stagioni, dal '78-79 all'81-82) viene impiegato come attaccante anche se per caratteristiche tecniche è da considerarsi più una mezza punta o un tornante. Nella stagione del suo esordio milanese vive la gioia immensa dello scudetto, poi incappa nel periodo forse più nero della storia milanista e la scelta di rimanere attaccato ai colori sociali ne condiziona in qualche modo gli sviluppi in carriera. Con il Milan disputa 151 gare ufficiali e realizza 14 gol." (da "1899-1999. Un secolo rossonero", di Carlo Fontanelli, Geo Edizioni 2000)

Dal sito www.wikipedia.org

CALCIATORE
Centrocampista offensivo, ha vissuto l'infanzia a San Paolo del Brasile dove era emigrato con la famiglia al seguito del padre in cerca di lavoro; nel 1965, la famiglia fa ritorno in Italia, e il dodicenne Walter ha così modo di giocare prima a Montemarano, nel paese natìo, poi a Milano, dove al capofamiglia Giuseppe era stato garantito un posto di lavoro come capomeccanico; qui viene notato dagli osservatori del Torino, che lo portano nelle giovanili granata; aggregato alla prima squadra nel 1970, con il "Toro" fa' il suo esordio in Serie A nella stagione 1972-1973 in Torino-Napoli; in seguito indossa tra le altre la casacca del Perugia, del Milan (con cui vinse anche uno scudetto nella stagione 1978-1979, quello della "stella"), dell'Ascoli e del Catania; vanta una presenza in Nazionale.

ALLENATORE
Esordisce come allenatore nel 1992 nel Perugia in Serie C1, ma viene esonerato. L'anno successivo allena il Gualdo, con cui ottiene prima la promozione dalla C2 alla C1 e l'anno dopo la finale play-off per la Serie B. Viene richiamato dal Perugia, allora in Serie B, ma viene nuovamente licenziato. Viene quindi ingaggiato da altre società di Serie B, prima il Ravenna, poi il Venezia, con cui nel 1998 conquista la promozione in Serie A. La stagione successiva, sempre con il Venezia, ottiene la salvezza. Segue un ingaggio al Napoli in Serie B, con una nuova promozione (2000). Specialista in questo tipo di traguardi, viene promosso in A con il Piacenza nel 2001 e con la Sampdoria nel 2003. Novellino rimane alla Sampdoria per intraprendere un progetto a lungo termine con l'obiettivo di far tornare la squadra genovese ai massimi livelli del calcio italiano; dopo un 8° posto nel 2004 e un 5° nel 2005, la stagione 2005-2006 è tuttavia difficile per i blucerchiati, e viene conclusa in dodicesima posizione e l'eliminazione dalla Coppa UEFA e dalla Coppa Italia. Quello del 2006-2007 è l'ultimo campionato con la Sampdoria, vissuto e concluso nelle posizioni mediane della classifica che consente ai blucerchiati di qualificarsi per l'Intertoto. Il 6 giugno 2007 firma un contratto biennale con il Torino, dal quale viene però esonerato nel mese di Aprile del 2008, a sole 5 giornate dal termine del campionato, dopo gli scarsi risultati ottenuti con i granata, a rischio retrocessione. Viene nuovamente chiamato alla guida del Torino l'8 dicembre 2008, in sostituzione di Gianni De Biasi.

CURIOSITA'
Deve a Giorgio Ferrini il soprannome "Monzòn", per via di una vaga somiglianza con il pugile allora campione del mondo, nato allorquando Nino Benvenuti nel 1971 si recò allo Stadio Filadelfia, a far visita agli allenamenti del Torino. Il capitano granata si avvicinò al pugile, che aveva perso la corona mondiale proprio sotto i colpi del pugile argentino Monzòn e indicandogli Walter gli disse, "C'è di la' Monzòn che ti aspetta". Vede in Sergio Volpi il suo regista d'eccezione, infatti dopo averlo avuto a disposizione nel Piacenza ha fatto in modo di averlo anche la stagione successiva nella Sampdoria, anche nell'estate del 2007 ha fatto il possibile per portarlo con se a Torino ricevendo una risposta negativa dalla società Ligure.





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1976, un primo piano di Walter Alfredo Novellino





Luglio 1978, Walter Alfredo Novellino sostiene le visite mediche per il Milan



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Cartolina di Walter Novellino, stagione 1978-79
(per gentile concessione di Riccardo Gaggero)
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Walter Novellino, stagione 1978-79



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Cartolina di Walter Novellino, stagione 1978-79
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Cartolina di Walter Novellino, stagione 1980-81
(per gentile concessione di Riccardo Gaggero)



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Foto scattata a Milanello, 1978-79.
Da sinistra: il Barone Nils Liedholm, Rino Ammendola, Gianni Rivera, Albertino Bigon e Walter Alfredo Novellino
(per gentile concessione di Lorenzo Ammendola)



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7 gennaio 1979, Milan vs Catanzaro 4-0: il gol di Walter Novellino
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23 settembre 1979, Milan vs Avellino 1-0:
Walter Alfredo Novellino anticipato da Piotti
(per gentile concessione di Renato Orsingher)





Novellino con la maglia della Nazionale nell'esordio
contro la Turchia, settembre 1978






Figurina "Panini", stagione 1980-81


(da "Intrepido")



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Walter Novellino in copertina
della "Gazzetta dello Sport Illustrata", giugno 1978
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Walter Novellino in copertina
della "Gazzetta dello Sport Illustrata", gennaio 1979



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Maglia di Walter Novellino, stagione 1978-79
(per gentile concessione dell'amico Antonio Belli di Facebook Milan Shirts)



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Walter Novellino in copertine del "Guerin Sportivo" nr. 41 del 1979
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Walter Novellino in copertina del "Guerin Sportivo" nr. 25 del 1981



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Estate 1979, Aldo Maldera, Walter Novellino e Roberto Antonelli al mare
(Foto Famiglia Maldera)



Dal sito www.storiedicalcio.altervista.org

ANTEFATTO: Settembre 1978, per Walter Novellino, il passaggio dalla provincia di Perugia alla scala del calcio, sponda Milan, ha anche portato la nazionale...
WALTER NOVELLINO: MIRACOLI A MILANO?
Walter Novellino ha sconfitto la «grande paura» della metropoli ed ora è convinto di poter arrivare molto in alto. I suoi traguardi futuri? Lo scudetto con il Milan, la Coppa Europa con la Nazionale e la felicità con la sua famiglia

MILANO. Alfredo Walter Novellino, finalmente sorride. Adesso, a Milano ci sono anche la giovane moglie e il figlio, la grande città non è più un deserto ostile, è svanito l'incubo dei pasti solitari in trattoria, delle serate lunghe come un tunnel senza fine, solo, senza sapere cosa fare o con chi scambiare una parola. Novellino, finalmente, sorride. E ricorda: «Lo ammetto: l'impatto con la grande città è stato traumatizzante., A Perugia ci si conosce un po' tutti, basta fare due passi sul corso per trovare gli amici. Eppoi a Perugia avevo messo su casa, mia moglie è di Perugia, mio figlio è nato a Perugia, io, ormai, mi sentivo come fossi nato a Perugia. Milano mi ha fatto una grande paura...».

- E così non ce l'hai fatta più e sei scappato via...
«Ma no, ma no, tutte esagerazioni, la solita ricerca del sensazionale. Avevo chiesto il permesso al signor Liedholm di tornare a Perugia il tempo necessario a curare il trasferimento dei mobili da Perugia a Milano, non ho sgarrato neppure di un minuto. La società, una società come il Milan, se fossi... scappato come ha detto qualcuno, me l'avrebbe fatta pagare salata. Ovviamente tutto è filato liscio perché non avevo commesso niente di irregolare. Tutto qui, il "giallo" Novellino».

- Ma tu, a Milano...
«L'ho già ammesso: Milano mi ha fatto paura. Ma credo faccia paura a tutti i giovani come me, che arrivano dalla provincia. Poi passa. Io, adesso, qui a Milano sono un uomo felice».

- E nel Milan come ti sei trovato?
«Subito benissimo: e io non sono un diplomatico, dico sempre e soltanto quello che penso. E' stata la prima accoglienza di San Siro, Io stadio più famoso d'Italia, che mi ha messo tranquillo. Il pubblico mi ha subito accolto come uno dei suoi. Ho sbagliato qualche partita, non mi hanno fischiato, poi ho giocato meglio e sono arrivati i primi applausi. E' una sensazione unica raccogliere applausi a San Siro».

- Sei soddisfatto della posizione, e dei compiti tattici, che Liedholm ti ha affidato?
«Sì. Io sono la seconda punta, debbo giocare leggermente più avanti di Rivera, dialogando con Chiodi. Vesto la maglia numero nove, ma non sono centravanti tradizionale. Ecco, direi meglio: gioco da mezza punta davanti a Rivera. Mi piace».

- Scusa, ma finora non è che abbiate segnato troppi gol...
«Verissimo. Il fatto è questo: siamo uomini nuovi, dobbiamo ancora conoscerci meglio fra di noi e con gli altri, quelli che già c'erano. Ma non possiamo fallire, nel Milan gli uomini di classe sono molti. E con la classe l'intesa non tarda mai troppo a venire».

- Cosa pensi di Nereo Rocco?
«Niente. Io l'ho incontrato un paio di volte, se ben ricordo non abbiamo scambiato neanche una parola. Non so quali funzioni abbia nel Milan».

- Allora, comanda Liedholm?
«Certo. E il signor Liedholm è un tecnico preparatissimo, un gran signore. E' stato facile intendersi subito con lui».

- E ti ha fatto dimenticare Ilario Castagner...
«No, io sono legatissimo a Castagner e a Ramaccioni, ai quali debbo la mia fortuna calcistica. Non potrò mai dimenticare quello che hanno rappresentato per me. Ma adesso sono a Milano, gioco nel Milan, non debbo pensare ad altro».

- Perché ha i accettato il trasferimento senza eccessivi rimpianti?
«Per ambizione».

- Dove vuoi arrivare?
«II più in alto possibile. Sono giovane, mi piace giocare al calcio, il Milan è una grande società, non avrei potuto sperare di avere maggior fortuna».

- Infatti sei andato subito in Nazionale... Ci credevi?
«Alla Nazionale pensavo da un pezzo, anche quando giocavo a Perugia. A Firenze, contro la Turchia, ho rotto il ghiaccio. Spero sia stato soltanto l'inizio di una lunga, affascinante avventura».

- Lo sai cosa mi ha detto Juliano, qualche giorno fa? Mi ha detto: io ho giocato diciotto volte in Nazionale, pur vivendo a Napoli, lontano dal giro grosso. Mi ritengo una specie di fenomeno. Guarda Novellino; stava nel Perugia, giocava benissimo, non lo chiamavano mai. E' andato nel Milan, dove sta giocando ancora così così, ed è già vestito d'azzurro...
«Juliano ha perfettamente ragione. Ed è anche per questo che ho accettato il trasferimento al Milan con gioia. Sono un ambizioso, l'ho detto».

- Fin dove pensi possa arrivare il Milan di Novellino e Rivera?
«Allo scudetto. Ci manca soltanto un poco di convinzione nei nostri mezzi, la fiducia di potercela fare. Ma possiamo diventare campioni d'Italia».

- Scusa, la Juventus...
«E' fortissima, tutti la danno favorita. Ma io penso, anzi io spero che possa accusare una flessione. Allora, saremo i primi a saltarle addosso».

- L'Inter?
«Non l'ho ancor vista giocare, ma leggo cose buone sulla nuova Inter di Bersellini e Beltrami. Tuttavia penso che sia più forte il Milan».

- Il Torino?
«Attraversa una crisi molto profonda, ma credo abbia la possibilità di riprendersi. Gli uomini, ci sono. Tuttavia, sarà difficile che i granata possano tornare allo scudetto».

- Insomma, tu vedi il Milan sopra tutti?
«Io spero che il Milan ce la faccia a cucirsi sulla maglia la benedetta, o maledetta, stella del decimo titolo italiano. Ne parlano tutti, è una specie di ossessione, quasi un incubo. Sarebbe magnifico se il primo campionato in rossonero di Novellino fosse il campionato della stella, non le pare?».

- Come no. Tuttavia l'inizio di stagione non è stato troppo incoraggiante...
«La spiegazione c'è: abbiamo giocato un numero eccessivo di incontri, a volte ci siamo sentiti un po' frastornati, forse stanchi. Ma il gioco sta lievitando, i miglioramenti arrivano per gradi, noi siamo perfettamente tranquilli. Il Milan, quello vero, si vedrà soltanto in campionato. E sarà un Milan da scudetto, parola di Alfredo Walter Novellino».
E così sia....




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Walter Alfredo Novellino in azione, stagione 1980-81
(per gentile concessione di Sergio Taccone)



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Walter Alfredo Novellino con il fratello Paolo



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(dalla "Gazzetta dello Sport Illustrata" del 13 gennaio 1979)





Allenatore del Torino




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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 15 marzo 2019)



Dal sito www.ilnapolionline.com
8 ottobre 2021

WALTER NOVELLINO, L’ETERNO RAGAZZO: «DALLA A ALLA C? AMO IL CALCIO. ATTIRATO DALLA PIAZZA DI CASTELLAMMARE»
Si muove come un ragazzino. Parla come un ragazzino. Si diverte come un ragazzino. Ma d’altra parte i 68 anni di Walter Novellino sono da ragazzino vero. Il calcio è il suo specchio di Dorian Gray, l’elisir di eterna giovinezza che va al di là di ogni ruga. Ecco perché è ripartito dalla Juve Stabia (in serie C, dove ha 11 punti ed è ancora imbattuta) dopo una carriera fatta di grandi soddisfazioni da calciatore (lo Scudetto della stella con il Milan) e da allenatore (quattro promozioni con quattro squadre diverse): «Una mattina ho guardato mia moglie e le ho detto: Ho voglia di allenare, e così è stato».
Per lei cosa vuol dire stare in panchina? «Avete presente le farfalle nello stomaco prima di un esame importante all’università? Ecco, esattamente quello. Nulla di meno».
E allora non può essere un caso che quest’anno in serie C ci siano allenatori di esperienza come lei e Zeman… «Con Zeman ci siamo visti di recente. Lui sulla panchina del Foggia, io su quella della Juve Stabia. Ci siamo abbracciati e ci siamo detti: Ma che ci facciamo qui?. E la risposta è stata in coro: che ce ne frega della categoria: il nostro è amore per il calcio, per questa gente e per questi ragazzi. A quel punto ci siamo messi a ridere insieme».
Come è nata l’idea Juve Stabia? «Avevo bisogno di qualcosa di diverso rispetto al passato e questa è una piazza che mi ha sempre attirato».
Perché? «Quando venivo a giocare qui vedevo il pubblico, ed era straordinario. Ritornare in C dopo tanti successi e traguardi importanti vuol dire ricominciare in onore della mia passione al di là di stipendi o gratificazioni economiche».
Quindi cosa è per lei la passione? «Insegnare. È la cosa che mi piace di più».
Insegnare il suo 4-4-2? «Il 4-4-2 dicono sia superato, ma io penso solo che bisogna avere gli interpreti giusti, come per ogni modulo. Ora si gioca tanto con il 4-2-3-1 ma sono numeri: in realtà si va solo dietro alle mode. La cosa più bella è insegnare la fase offensiva, perché quella difensiva è facile: ti copri ed il gioco è fatto».
Mentre la fase offensiva? «Richiede studio e attenzione. Per me è fondamentale aprire e allungare la squadra nel modo giusto».
Il suo maestro? «In questi due anni ho studiato tanto, soprattutto da Bielsa. Mi intriga tanto. Lavora come Mazzone che quando ero un suo giocatore ad Ascoli faceva i rettangoli sul campo. Sono allenatori che fanno di tutto per migliorare un giocatore: nella qualità del movimento e nella postura del corpo. Poi ovviamente c’è Guardiola, ma lui fa un altro sport».
Ha detto di Mazzone… «All’inizio della nostra avventura all’Ascoli lo odiavo».
Davvero? «Mi chiamava il milanese perché venivo dal Milan, ma io sono tutt’altro. Pensava fossi una fighetta perché il lavoro del preparatore atletico all’inizio mi aveva massacrato. Facevo tremendamente fatica a stargli dietro».
E poi? «Col passare del tempo ne ho giovato di quel lavoro. Dopo mesi di rimproveri da parte di Mazzone ci siamo prima conosciuti e poi capiti: lo faceva per caricarmi e infatti ho reso tantissimo, forse anche di più di quando ero al Milan dove pure sono stato protagonista nella vittoria dello scudetto della stella».
Anche lei con i suoi giocatori ha un rapporto alla Mazzone? «Qui ci sono tanti ragazzi giovani e la cosa mi piace. È vero che siamo ancora all’inizio, ma sto riuscendo a far entrare nella testa dei giocatori le mie idee. Si vede che mi seguono».
Andiamo più indietro: la fotografia dell’infanzia in Brasile? «C’è un po’ di tutto: mio fratello, il campo di calcio accanto alla scuola e un solo paio di scarpette che dovevamo dividere. Sono stato 12 anni in Brasile, a San Paolo. E i ricordi sono indimenticabili. Abitavamo nel rione della Moca dove ci sono tutti italiani e infatti ero tifoso del Palmeiras, la squadra fatta dagli italiani».
Poi siete tornati… «Mio padre, che aveva scelto il Brasile perché era un bravissimo meccanico di camion, volle ritornare in Italia. E ammetto che all’inizio non fu bellissimo per me».
Per fortuna ci sono i provini «Ma il più difficile non è stato nel mondo del calcio».
Ovvero? «Quando ero un giocatore del Perugia ho recitato in un film. E per avere quella parte ho dovuto superare il provino più difficile della mia vita. Il film di chiamava Il maestro di lingua, diretto dal figlio di Ilario Castagner che era il nostro allenatore. È stato divertente, ma che fatica ottenere quella parte».
Fonte: B. Majorano (Il Mattino)






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Maglia Rossonera incontra Walter Alfredo Novellino
5 gennaio 2022, Perugia
Walter Novellino intervistato per Maglia Rossonera da Marco Giussani



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