Romeo MENTI (III)
"Cannone Silenzioso"

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(Archivio Magliarossonera.it)



Scheda statistiche giocatore
  Romeo MENTI (III)

Nato il 05.09.1919 a Vicenza, † il 04.05.1949 a Superga (TO)

Ala destra e sinistra (A), m 1.69, kg 67

Stagioni al Milan: 1, 1943-44

Soprannome: "Cannone Silenzioso"

Proveniente dal Torino

Esordio nel Milan in gare ufficiali e in Campionato (Alta Italia) il 13.02.1944: Milano vs Brescia 3-2

Ultima partita giocata con il Milan il 16.04.1944: Varese vs Milano 2-1 (Campionato Alta Italia)

Totale presenze in gare ufficiali: 9

Reti segnate: 1

Palmares rossonero: -

Esordio assoluto in Serie A il 17.09.1939: Fiorentina vs Genoa 1-1

Esordio in Nazionale Italiana il 27.04.1947: Italia vs Svizzera 5-2

Totale presenze in Nazionale Italiana: 7

Reti segnate in Nazionale Italiana: 5




Ha giocato anche con il Lanerossi Vicenza (B e C), la Fiorentina (A), il Torino (A).

"A quindici anni milita già nel Vicenza e giustamente la sua città deciderà di dedicargli lo stadio in cui ancora oggi giocano i biancorossi. All'epopea granata partecipa fin dall'inizio, con l'interruzione di una sosta al Milan in pieno conflitto bellico. E' un'ala destra tecnicamente impeccabile e veloce, dotato di un dribbling secco e di un gran fiuto della porta. Anche lui, purtroppo, finisce i suoi giorni nella tragedia di Superga." (Dal "Dizionario del Calcio Italiano", di Baldini & Castoldi Editori, 2000)






Romeo Menti al suo esordio, 1935
(Archivio Famiglia Menti)



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Luigi "Bagolina" Menti, nipote di Romeo ed Umberto Menti
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Umberto, Romeo e Luigi Menti



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(Archivio Magliarossonera.it)
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Romeo Menti ai tempi della Fiorentina



Dal sito www.amicigg.it

LA STORIA DEI CAMPIONI DI SUPERGA
Menti lo specialista dei calci di punizione
(di Bruno Perucca)
"Fu Ellena, compagno di squadra, a segnalarlo a Novo perché l'acquistasse dalla Fiorentina"

L'asso dei calci di punizione e dei rigori, lo specialista dei corner e del cross, l'ala dal tiro in corsa micidiale, il giocatore che non ha mai usato la cattiveria o la protesta in campo, ma neppure la malizia o la furberia. Un uomo esemplare, Romeo Menti da Vicenza, dove era nato il 5 settembre 1919. E nel Vicenza calcisticamente cresciuto, prima di passare alla Fiorentina dove ha trascorso le tre stagioni dell'affermazione completa: i campionati '38-39, '39-40 e '40-41. E in maglia viola la vittoria nella Coppa Italia 1940 con a fianco un mediano che aveva ancora il granata nel cuore: Giacinto Ellena. Il quale, da granata, non mancò di sottolineare - telefonando in società - quanto "conveniente" sarebbe stato per il Torino assicurarsi un attaccante così forte.


Così nell'estate del 1941 Romeo Menti accettò il contratto propostogli dal presidente Ferruccio Novo. Per tanti tifosi granata, comunque, Menti non era da scoprire. L'avevano visto giocare nella Fiorentina al Filadelfia. Aveva impressionato soprattutto nella partita spettacolo del 24 novembre 1940, quando i viola pur cedendo alla distanza 6-2 avevano fatto soffrire il Toro nel primo tempo. Tre gol di Franco Ossola, uno a testa di Ussello, Mascheroni e Capri nel bottino grana-ta, ma sui cross di Menti avevano segnato Baldini e Degano per gli ospiti, e il portiere torinista Cavalli aveva dovuto rispondere due volte con vere prodezze alle cannonate dell'ala viola. Era una bella Fiorentina, con la regia di un centrocampista che doveva diventare famoso soprattutto come tecnico, Ferruccio Valcareggi.

Romeo Menti si inserì con naturalezza nello schema del Grande Torino. Sapeva giocare "largo" per arrivare al cross, ma al tempo stesso era molto rapido nelle conversioni al centro. Lo capiva, e lo aiutava volentieri, capitan Valentino Mazzola che spesso era suo partner negli attacchi granata sul fronte sinistro.

Quando Menti tagliava il campo per puntare verso la porta avversaria, era Mazzola ad andare largo, quasi in posizione di ala, per chiamare addosso a sé un difensore, se non due, e fare spazio al compagno. Con il Torino Menti ha vinto quattro scudetti ('43, '47, '48 e '49) e la Coppa Italia del 1943. Venne concesso in prestito al Milan per il campionato di guerra del 1944. "Così - gli disse Ferruccio Novo -sarai più vicino a Vicenza dove stanno i tuoi genitori, in questi tempi difficili". E il presidente gli permise anche di tornare alla Fiorentina che giocava nel girone Centro-Sud del campionato 1945-46.

Menti tornava nella famiglia granata per il torneo '46-47. Per vincere il suo secondo scudetto. In totale, Romeo Menti ha disputato nel Torino 133 partite fra campionato e Coppa Italia, segnando 53 reti. Eccellente, pur avendovi giocato poco, il rapporto presenze-gol in nazionale: sette partite e cinque centri. Il citi Vittorio Pozzo lo fece esordire proprio a Firenze il 27 aprile 1947 contro la Svizzera: 5-2 il risultato, tre reti di Menti, una a testa di Loik e Mazzola. Vittoria granata in azzurro.







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Romeo Menti alla Fiorentina
(da "Il Calcio Illustrato", 1938-39)



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Romeo Menti al Torino
(da "Il Calcio Illustrato", 1948-49)



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(da "Il Calcio Illustrato", maggio 1949)
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(dalla rivista "Il Campione", 1956)



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La vedova di Romeo Menti



Dal sito www.glieroidelcalcio.com
21 settembre 2018 - di Anna Belloni

MENTI: UNA FAMIGLIA, UNO STADIO
Il 5 settembre scorso è ricorso il 99mo anniversario della nascita di un ex giocatore biancorosso particolarmente caro a tifosi vicentini: Romeo Menti, al quale è intitolato lo stadio di Vicenza.
Per comprendere appieno l'importanza di questo grandissimo campione e della sua famiglia nella storia della società biancorossa bisogna risalire alle sue origini. I coniugi Menti vivevano nei primi anni del novecento in Via Legione Antonini, dove gestivano un'osteria. Era una famiglia numerosa, con sette figli da crescere, di cui cinque maschi: Pietro il maggiore, e poi Mario, Umberto, Guido e Romeo.
Nel 1919, stante la distruzione durante la Grande Guerra del vecchio campo di gioco di Borgo Casale requisito a scopi militari, per gentile concessione di Giacomo Sartea (in seguito Presidente della società) che donò il terreno adiacente alla famosa birreria, venne inaugurato il campo di San Felice chiamato anche "campo de carbonea" perché il terreno era stato ricoperto con il materiale di scarto di una vicina fonderia.
Troppa era la vicinanza con l'abitazione della famiglia Menti e troppo forte la tentazione dei ragazzi per non attraversare la strada e intrufolarsi nel campo di gioco. Imparò a giocare per primo Pietro, poi via via tutti gli altri. Romeo era l'ultimo, il più piccolo.
Riporto la breve e bellissima intervista rilasciata negli anni sessanta da Silvio Griggio (grande goleador biancorosso classe 1906) sul calcio di quei tempi.
Ero ancora un ragazzino ed abitavo in Corso San Felice, poco lontano dal vecchio Campo Comunale appena costruito dopo la Prima Guerra Mondiale. Noi ragazzini eravamo sempre là, a guardare i "grandi" che giocavano e naturalmente noi volevamo imitarli. Finiti gli allenamenti, cercavamo di disputare delle partitine fra di noi ma .. c'era un anziano signore e giocatore (aveva ben 30 anni) che pretendeva da parte nostra "del lavoro manuale" per permetterci di scorazzare nel campo. E così Vallesella, perché era proprio lui, prima di darci un pallone e poi dirigerci nelle nostre accese dispute ci faceva portare carriuole di carbonina e pirite per livellare il terreno di gioco e poi, badile in mano, a coprire le innumerevoli buche. Ricordo sempre questi particolari perché i nostri "pionieri" volevano insegnarci il sacrificio e la disciplina per procurarci le attrezzature che allora erano "minime" se non inesistenti (tratto da "La Nobile Provinciale " di Antonio Berto).
L'A.C. Vicenza accoglie nei suoi ranghi prima Mario (classe 1913, inserito nei ranghi dal 1930 al 1933 ma con solo 5 presenze in campo) e poi Umberto (classe 1917) che esordisce a sedici anni in prima squadra nella stagione 1932. Nel 1935 a soli 17 anni viene ceduto alla Juventus. Nello stesso anno inizia la sua carriera anche il piccolo Romeo (classe 1919), che l'8 settembre, a pochi giorni dal compimento del suo sedicesimo compleanno, gioca nella prima delle due partite di inaugurazione del Campo del Littorio contro la squadra ungherese del Soroksar. Umberto Menti ritorna a Vicenza in prestito nel campionato 1937/1938 ed è l'unica stagione in cui gioca con il fratello Romeo. Poi passa al Milan, al Napoli, al Padova e ritorna a Vicenza nel 1950 per iniziare la sua carriera di allenatore. Nel 1971/1972 è l'allenatore artefice di una sofferta permanenza in serie A del suo amato Lanerossi.
Romeo Menti invece rimane tre anni a Vicenza collezionando 79 presenze e ben 34 gol. Un giocatore giovanissimo e dotato di un talento eccezionale come lui non poteva certo passare inosservato e così viene ceduto a malincuore alla Fiorentina per 68.000 lire, un bel mucchio di soldi per quell'epoca!  Romeo Menti gioca a Firenze tre anni, poi viene ceduto al Torino. Due brevissime tappe al Milan e alla Juve Stabia durante il periodo più travagliato della seconda Guerra Mondiale, poi nel campionato 1945/1946 torna al suo grande amore, la Fiorentina. Dal 1946 al 1949 gioca ancora nel "Grande Torino", la squadra degli "Invincibili", collezionando 81 presenze e 31 gol. Conta anche sette presenze nella Nazionale Azzurra dove segna 5 reti. Il 27 febbraio 1949 la Nazionale Italiana incontra il Portogallo e il capitano lusitano Ferreira esprime il desiderio di avere come ospite alla sua partita di addio al calcio la squadra più forte del mondo. Fu così che il Grande Torino gioca a Lisbona il suo ultimo incontro, che termina 4 a 3. Ed è proprio di Romeo Menti l'ultimo gol - su rigore - degli "Invincibili". Al rientro in Italia l'aereo e tutti i suoi 31 passeggeri si schiantano sulla collina di Superga e del Grande Torino rimane solamente il ricordo indelebile e la storia di una squadra leggendaria che rimase imbattuta per sei campionati.
Nel luglio del 1949 il Comune di Vicenza decide di intitolare lo Stadio Comunale a Romeo Menti come a un "Eroe del Calcio", ma per un disguido dell'epoca la delibera di intitolazione ufficiale viene approvata formalmente solamente nel 2017.
Nel Vicenza giocò anche un nipote dei fratelli Menti, Luigi "Bagolina" Menti, indimenticabile alla destra della "Nobile Provinciale" e vincitore per due anni consecutivi con i suoi giovani compagni del Lanerossi Vicenza guidati dallo zio Umberto Menti, del prestigioso Torneo di Viareggio. Luigi giocò con l'amata maglia biancorossa dal 1952 al 1969, nonostante le lusinghe dei più grossi club italiani, collezionando ben 314 presenze (di cui ben 308 in serie A, record assoluto per la società biancorossa), secondo solo a Giulio Savoini. Fu un raro esempio di attaccamento alla maglia e di fedeltà alla sua città, un uomo che pospose sempre gli interessi personali al bene della squadra. Una guida esemplare per la miriade di ragazzi che hanno avuto l'onore di essere allenati da lui nelle giovanili del Vicenza.




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Tomba di Romeo Menti, posta nel Cimitero Monumentale della Misericordia dell'Antella, paese alle porte di Firenze