Renzo DE VECCHI
"Il Figlio di Dio"

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(Archivio Magliarossonera.it)



Scheda statistiche giocatore
  Renzo DE VECCHI

Nato il 03.02.1894 a Milano, † il 14.05.1967 a Milano - Riposa nel cimitero di Vercurago (BG)

Terzino sinistro (D) e Centrocampista (C), m 1.64, kg 65

Stagioni al Milan: 4, dal 1909-10 al 1912-13

Soprannome: “Il Figlio di Dio”

Esordio nel Milan in gare ufficiali e in Campionato (Serie A) il 14.11.1909: Milan vs Ausonia 2-1

Ultima partita ufficiale giocata con il Milan il 04.05.1913: Milan vs Vicenza 1-1 (Campionato)

Ultima partita in assoluto giocata con il Milan il 04.04.1920: Milan vs Union St. Gilloise 0-6 (Amichevole)

Primo gol in rossonero il 28.11.1909: Milan vs Torino 6-2 (Campionato)

Totale presenze in gare ufficiali: 64

Reti segnate: 7

Palmares rossonero: 1 Scarpa d'Argento "Gerolamo Radice" (1911)

Ultima partita in assoluto giocata in Serie A il 09.12.1928: Genoa vs Reggiana 2-2

Palmares personale: 3 Campionati Italiani (1915, 1923, 1924, Genoa)

Esordio in Nazionale Italiana il 26.05.1910: Ungheria
vs Italia 6-1

Ultima partita giocata in Nazionale Italiana il 22.03.1925: Italia vs Francia 7-0

Totale presenze in Nazionale Italiana: 43

Reti segnate in Nazionale Italiana: 0




Ha giocato anche con il Genoa (A) (che ha anche allenato dal 1927 al 1930 e nel 1934-35).

Ha allenato il Rapallo Ruentes (C, 1930-32) ed il Brescia (1946-47).

Per molti anni fu collaboratore de " Il Calcio Illustrato".

Nella stagione 1935-36 Renzo De Vecchi tornò al Milan come Consulente Tecnico dell'allora Presidente Pietro Annoni.

"La leggenda narra che una volta, in una partita di allenamento tra titolari e riserve, si era 'permesso' di sradicare il pallone
dai piedi del grande Kilpin, il vecchio capitano-fondatore, ricevendo in cambio un calcione nel sedere"


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"Renzo De Vecchi, il secondo autentico fuoriclasse della storia rossonera, milanese purosangue, nacque il 3 febbraio 1894. Il padre Enrico, accanito tifoso rossonero, intuite le spiccate doti calcistiche del figlio, si accollò le onerose quote sociali e lo iscrisse nel 1908 nei ranghi del Milan Football and Cricket Club. Fu Herbert Kilpin ad insegnare i rudimenti del gioco del calcio al giovane De Vecchi, e ne fece un campione. La prima gara ufficiale disputata dal quindicenne Renzo, nel ruolo di mezzo sinistro (solo successivamente si trasformò in terzino), si svolse il 10 gennaio del 1909, sul campo del Milan, in un incontro vinto dalla seconda squadra rossonera sull'Internazionale per 6-0. L'esordio in campionato avvenne il 14 novembre 1909 in occasione di un acceso derby contro l'Ausonia, vinto 2-1. Il Milan stava però vivendo anni travagliati. L'epopea dei pionieri britannici era terminata e la migrazione dei talenti causata dalla crisi societaria del 1908 aveva causato un netto declino sportivo e creato, attorno a De Vecchi, un vero deserto.
Il suo rifiuto ad abbandonare il Milan lo trasformò nella bandiera della squadra, in cui emergeva a tal punto da meritarsi il soprannome di "figlio di Dio" coniato per lui da un tifoso rossonero entusiasta delle sue prestazioni. De Vecchi esordì in Nazionale all'età di 16 anni, 3 mesi e 23 giorni (record assoluto), chiamato a sostituire l'infortunato Cevenini I. Lo stesso De Vecchi ricordava di aver partecipato alla prima avventurosa trasferta all'estero della Nazionale Italiana, in Ungheria, indossando ancora i pantaloni corti. Nonostante la presenza in squadra di Van Hege, per un campione della sua levatura il Milan non riusciva però ad offrire concrete prospettive, sia sul piano sportivo che personale. E a malincuore, alla fine del campionato 1912-13, anche attraverso l'opera di convincimento fornita dall'ex compagno Edoardo Mariani, passato nel frattempo sotto gli striscioni (come si diceva all'epoca) del Genoa, Renzo accettò il trasferimento in riviera. In un'epoca in cui il calcio non poteva garantire economicamente la vita dei giocatori, De Vecchi lasciò il Milan per l'allettante prospettiva di un impiego, ben retribuito, presso la Comit di Genova. In rossonero venne sostituito dall'omonimo Carlo (soprannominato, forse con ironica forzatura, "il nipote di Dio") che fece qualche apparizione con i titolari l'anno seguente ma non ebbe fortuna. Arrivò poi la grande guerra, che troncò la carriera di moltissimi astri nascenti del nostro calcio ma risparmiò, fortunatamente, il "Figlio di Dio". Conclusasi la triste parentesi bellica, Renzo vinse con il Genoa altri due campionati.
In seguito, divenne allenatore dei rossoblù. Terminata la carriera sportiva, De Vecchi diventò collaboratore de "Il Calcio illustrato" e, seguendo Leone Boccali, promosse nel 1939 l'uscita del primo "Almanacco Illustrato del Calcio", ancora oggi "Bibbia" dei calciofili italiani. Negli anni '60, il presidente del Milan, Angelo Rizzoli, cercò inutilmente di convincere l'anziano campione a svolgere l'attività di osservatore. Renzo confidò di aver rifiutato l'incarico per timore di poter segnalare qualche "bidone" alla propria ex-squadra. De Vecchi si spense il 14 maggio 1967 ma il mito del "Figlio di Dio" continua a vivere." (Da "CentoMilan, il libro ufficiale" di Fabrizio Melegari, ed. Gazzetta dello Sport-Panini, 1999)




Dal sito www.akaiaoi.it

RENZO DE VECCHI
NELL' ESTATE DEL 1913 IL PRESIDENTE GENOANO GEO DAVIDSON SAPUTO DEL DISACCORDO TRA IL MILAN E IL SUO GIOVANE TERZINO RENZO DE VECCHI PENSA BENE DI METTERSI IN CONTATTO COL MILANESE NEL TENTATIVO DI PORTARLO A GENOVA. AL TEMPO DE VECCHI HA SOLO 19 ANNI MA HA UN IMBATTUTO RECORD DALLA SUA, HA ESORDITO NEL MILAN E POI IN NAZIONALE ALL' ETÀ DI 16 ANNI PRENDENDOSI DAI TIFOSI L' APPELLATIVO DI "IL FIGLIO DI DIO" (IL SUO ESORDIO AVVIENE IL 26 MAGGIO 1910 ALL 'ETÀ DI 16 ANNI 3 MESI E 23 GIORNI IN AMICHEVOLE CONTRO L' UNGHERIA TERMINATA 6 - 1 PER I MAGIARI PADRONI DI CASA). PER POTERGLI FAR INDOSSARE LA CASACCA ROSSOBLÙ IL PRESIDENTE SBORSA LA CIFRA RECORD DI 24.000 LIRE MA ANCORA TUTTO NON È A POSTO. INFATTI LE REGOLE FEDERALI IMPONGONO CHE LO SPOSTAMENTO DI UN GIOCATORE DA UNA CITTÀ AD UN' ALTRA CON CONSEGUENTE CAMBIAMENTO DI CLUB AVVENGANO SOLAMENTE PER MOTIVI DI LAVORO PENA PESANTISSIME SQUALIFICHE.
IL TALENTUOSO TERZINO È IMPIEGATO ALLA BANCA DI MILANO E PER SPIEGARNE IL TRASFERIMENTO VIENE ASSUNTO CON SOSTANZIOSO AUMENTO ALLA BANCA COMMERCIALE DI GENOVA COSÌ IL GENOA AGGIRA IL REGOLAMENTO COSA CHE IN VECE NON SUCCEDERÀ CON SARDI E SANTAMARIA. RENZO DE VECCHI È IL PRIMO DEI TASSELLI CHE GEO DAVIDSON AGGIUNGE ALLA FORMAZIONE ROSSOBLÙ CHE PRESTO DIVENTERÀ UNA MERAVIGLIOSA SQUADRA IMBATTIBILE IN CUI IL TERZINO SARÀ PROTAGONISTA. IL FIGLIO DI DIO NON È SOLTANTO UNO DEI PIÙ FORTI TERZINI CHE IL CALCIO ITALIANO ABBIA MAI AVUTO MA SI PUÒ CERTAMENTE CONSIDERARE COME IL PRIMO VERO IDOLO CALCISTICO E NON DEL DOPOGUERRA. GIOVANISSIMO DE VECCHI AVEVA RAGGIUNTO LIVELLI DI POPOLARITÀ INCREDIBILI E AL CONTRARIO DI CIÒ CHE ACCADE OGGI NONOSTANTE GIOCASSE TERZINO E FOSSE BASSO DI STATURA E RICONOSCIBILISSIMO PER LA CALVIZIA DIVENTA IL PRIMO GIOCATORE DI FOOTBALL AD APPARIRE SU COPERTINE DI RIVISTE, GIORNALI E SU MANIFESTI PUBBLICITARI CHE OLTRE A RENDERLO IL GIOCATORE PIÙ FAMOSO DELL' EPOCA PER LE SUE GESTA SUL CAMPO DI GIOCO COME SUCCEDE AI GIORNI NOSTRI LO FANNO DIVENTARE ANCHE UNA FIGURA D' ESEMPIO DA IMITARE PER I GIOVANI. IL CAPITANO ROSSOBLÙ ERA UN GIOCATORE DI ALTA CLASSE, DOTATO DI UNA ENORME PERSONALITÀ RIUSCIVA AD INFONDERE SICUREZZA AI SUOI COMPAGNI DI SQUADRA. PROVVISTO DI UN CARATTERE DECISO LEALE E GENEROSO AVEVA COME CARATTERISTICA PRINCIPALE IL PERFETTO TEMPISMO CON CUI ANTICIPAVA IL SUO AVVERSARIO (INOLTRE ESISTE LA LEGGENDA CHE IN DRIBBLING NON CI SIA MAI STATO GIOCATORE IN GRADO DI SUPERARLO).
DE VECCHI ERA ANCHE UNO SPECIALISTA NELLA BATTUTA DEI RIGORI INFATTI PUR DIFENSORE SEGNÒ PARECCHIE RETI ARRIVANDO ADDIRITTURA A 7 NEL 1924-25 (NEL 20-21 SPESSO SE MANCA SARDI VIENE RIPORTATO NEI TABELLINI ALL' ATTACCO). COME DETTO CAPITANO DEI ROSSOBLÙ IMBATTIBILI DEL 1922-23 CHE RAGGIUNSERO IL RECORD RESISTITO PER PIÙ DI 70 ANNI DI 33 PARTITE UTILI CONSECUTIVE (LA CUI NOTORIETÀ APPRODERÀ ANCHE CON UNA TURNEÈ IN SUDAMERICA) CONQUISTÒ TRE TITOLI CON LA FORMAZIONE GENOVESE (IL PRIMO NEL 1915 IN COPPIA DIFENSIVA CON CLAUDIO CASAGRANDE MORTO GIOVANISSIMO IN GUERRA) E NE MANCÒ DI POCO ALMENO ALTRETTANTI TRA CUI QUELLO DEL FURTO DEL 10 SCUDETTO NELLE 5 FINALI CON IL BOLOGNA E ANCHE SE NON VINSE NULLA NONOSTANTE L' INATTIVITÀ PER 5 ANNI AL 1915 AL 20 A CAUSA DELLA GUERRA DIVENTÒ CAPITANO INAMOVIBILE DELLA NAZIONALE AZZURRA CON LA QUALE MAGLIA COLLEZIONÒ 43 PRESENZE PARTECIPANDO A BEN 3 OLIMPIADI, STOCCOLMA NEL 12, ANVERSA NEL 20 E PARIGI NEL 1924 CHE ALLORA ERANO VERE E PROPRIE AVVENTURE (IL RISULTATO PIÙ DISASTROSO PER LA NAZIONALE È DATATO 6 APRILE DEL 1924. L' ITALIA PERDE 7 A 1 CON L' UNGHERIA PERCHÈ GENOA E BOLOGNA IMPEGNATE NELLO SCONTRO FRONTALE PER IL TITOLO RIFIUTANO I LORO GIOCATORI E SOLO DE VECCHI AMICO DI POZZO E AMANTE DELLA NAZIONALE PARTÌ PER LA PARTITA). A 34 ANNI CONCLUDE LA SUA CARIERA NEL GENOA COME CALCIATORE ED INTRAPRENDE QUELLA DI ALLENATORE CHE LO VEDE ANCHE SOSTITUIRE GARBUTT (ANCHE SE PER POCO) ALLA GUIDA DEL GENOA E CON UNA FORMAZIONE ORMAI AVANTI CON GLI ANNI CONQUISTA NEL 1929-30 IL 2' POSTO DIETRO L'INTER DI MEAZZA DOPO 2 GARE SFORTUNATE PROPRIO COI NERAZZURRI. GIORNALISTA FINO AL 1960 PER "IL CALCIO ILLUSTRATO" SI DEDICHERÀ ANCHE ALLE GIOVANILI DEL RAPALLO. RENZO DE VECCHI CHE FÙ IL PRIMO GIOCATORE INTERNAZIONALMENTE CONOSCIUTO E APPREZZATO ANCORA OGGI È GIUSTAMENTE RICORDATO NON SOLO IN ITALIA MA ANCHE ALL' ESTERO COME IL SIMBOLO DEL CALCIO ITALIANO DI QUEGLI ANNI.




CARRIERA NEL CAMPIONATO ITALIANO
STAGIONE SQUADRA PRESENZE RETI

1909-10

Milan

15

2

1910-11

Milan

16

0

1911-12

Milan

18

4

1912-13

Milan

15

1

1913-14

Genoa

11

0

1914-15

Genoa

14

3

1915-19

sospensione

-

-

1919-20

Genoa

22

1

1920-21

Genoa

12

6

1921-22

Genoa

21

4

1922-23

Genoa

19

4

1923-24

Genoa

20

3

1924-25

Genoa

24

7

1925-26

Genoa

21

1

1926-27

Genoa

24

0

1927-28

Genoa

25

2

1928-29

Genoa

5

0







Foto-cartolina Archivio Luigi La Rocca


Foto Archivio Luigi La Rocca




dal sito milanhistory.blogspot.com

UNO DEI PIU' GRANDI CALCIATORI ITALIANI DI SEMPRE: RENZO DE VECCHI DEBUTTA IN ROSSONERO A 15 ANNI E A 19 E' GIA' UN MONUMENTO DEL CALCIO NOSTRANO. ACCETTA IL RICCO CONTRATTO DEL GENOA, CLUB DOVE RESTA PER 17 ANNI (3 SCUDETTI) SENZA MAI DIMENTICARE LA SUA FEDE ROSSONERA.

DOPO KILPIN, DE VECCHI. Milanesissimo, Renzo De Vecchi entra nel Milan da giovanissimo, spinto dal papà tifoso rossonero. E giovanissimo, a soli 15 anni, debutta in prima squadra, brillando subito per personalità, classe, efficacia. De Vecchi è un terzino sublime, fortissimo dietro nei contrasti, nei recuperi, negli anticipi, nel governare la difesa. Un campione che a 16 anni già debutta in Nazionale, in un tragico 1-6 subito in Ungheria. Renzo naturalmente fu il migliore in campo. De Vecchi debutta in rossonero nel 1909/10 e gioca 15 gare, segnando pure 2 gol. L'anno dopo segna la sua grandissima consacrazione. Renzo gioca 16 gare, è continuo, costante e rispettato da compagni e avversari nonostante la giovanissima età. Nel corso del suo terzo campionato rossonero si prese la briga di battere anche i rigori, toccando quota 4 gol. Un giornalista, vedendo le sue giocate pazzesche lo ribattezzò "Figlio di Dio", e ben presto i tifosi lo iniziarono a chiamare sempre così. Era già una bandiera rossonera, e del resto il suo cuore era pregno di passione milanista.

Per il Milan avrebbe sputato sangue, in campo dava tutto e soffriva nel vedere la squadra che non riusciva a ripetere i successi dell'era Kilpin. Alla fine del 1913, a 19 anni, era già un monumento del calcio italiano. Venerato, stimato. Tanto che il Genoa gli offrì un contratto ricchissimo, oltre che un posto di lavoro garantito; in rossoblù giocava anche Mariani, suo ex compagno nel Milan, che lo convinse a lasciare la maglia rossonera: fu cos' che i tifosi, scioccati, videro il loro idolo trasferirsi in Liguria.
Durante il periodo bellico, richiamato alle armi, vestì la maglia del Brescia, poi tornò presto in rossoblù. Col Genoa De Vecchi entrò nelle leggenda, vincendo ben 3 scudetti e militando con onore per ben 17 stagioni. Un mito rossoblù, che fino a 35 anni giocò a livelli altissimi incantando sempre non solo per la sua tecnica ma anche per la correttezza estrema: è stato espulso una sola volta. A fine carriera, dopo la bellezza di 43 gare in Nazionale (un record per l'epoca), fonda il celebre "Almanacco Illustrato del Calcio Italiano", ancora oggi una bibbia per gli appassionati di calcio. De Vecchi si è spento nel 1967, dopo aver rifiutato fino all'ultimo le proposte del Milan di diventare suo osservatore: aveva paura di segnalare qualche bidone ai colori della sua vita (Pubblicato da RG METAL'88)




Dal sito www.settoretecnico.figc.it
NewsLetter n. 5, edizione del 15/10/2000 - di Pierre Lanfranchi

RENZO DE VECCHI, IL "FIGLIO DI DIO"
Proseguendo nella stessa logica dell'acquisto di Garbutt il Genoa compie un altro deciso passo verso il professionismo con l'acquisto di Renzo De Vecchi - cfr. il numero 4 della NewsLetter (1) - ingaggio sull'entità del quale esistono solo supposizioni (2). Nello stesso anno il Genoa cercò anche di convincere Mattea del Casale e Berardo della Pro Vercelli, due altri bancari. Ma l'impressione generale è che si trattasse ancora di indennizzi e di premi straordinari, più che di stipendi regolari. Molti indizi permettono di misurare la nuova popolarità dei giocatori di calcio. Il portiere della nazionale e dell'Unione sportiva milanese, Mauro De Simoni, pubblica, nel 1922, un manuale tecnico sul calcio, attraverso il quale gli appassionati possono beneficiare dei consigli di un personaggio nuovo: il giocatore, ovvero lo specialista (3). Sta cambiando la dinamica del rapporto fra pubblico e calciatori, massa ed élite. Nelle pagine della stampa specializzata si può notare, con maggior evidenza, il carisma dei primi eroi della domenica. Ne viene offerta un'efficace testimonianza nel contrasto fra due settimanali che avevano lo stesso nome, "Il calcio", e venivano pubblicati nella stessa città, Genova, seppure in due periodi diversi. Il primo uscì dal 1912 al 1915 e, in piena belle époque, si rivolgeva ai footballers con intenti conoscitivi e didattici, mentre il nuovo periodico, uscito nel 1923, privilegiando le belle fotografie e proponendo biografie di calciatori, si indirizzava, in primo luogo, al pubblico. Era il tentativo di rendere affascinanti i calciatori, sempre più beniamini del pubblico (4). Tra questi il primo vero idolo del dopoguerra fu senza dubbio il terzino Renzo De Vecchi, capitano del Genoa e della nazionale. Il suo carisma e la sua popolarità erano tali da ribattezzarlo semplicemente, ancora non 18enne, "il figlio di Dio", un soprannome superlativo che, come scrive Roland Barthes: "forma la figura principale di un vero e proprio linguaggio poetico, che dà a leggere un mondo in cui la descrizione finisce per essere utile" (5). A conferma della sua popolarità diventa il primo calciatore in attività oggetto di una biografia illustrata.
Il giornalista della Gazzetta dello Sport Mario Zappa pubblica, nel 1922, una sua storia che assume contorni agiografici ed educativi (6). L'anno precedente De Vecchi fu il primo calciatore testimonial pubblicitario: pubblicizzò, in un inserto della Gazzetta dello Sport (7 ottobre 1921), i meriti di una pomata contro l'umidità e i raffreddori.Può sembrare sorprendente che la prima stella del calcio italiano sia stato un terzino, una sorta di gregario, e non un attaccante. Dotato di un fisico tutt'altro che atletico (163 cm di altezza) la "creatura divina" presentava una calvizie prematura e non si può dire fosse un fulmine di guerra. Ma impressionava per la sicurezza delle giocate, la calma nell'affrontare il dribbling degli avversari anticipandone le mosse, il modo di calciare i rigori e la correttezza negli interventi. Alla vigilia della guerra aveva avuto l'onore della copertina dello Sport Illustrato con una semplice didascalia: "un grande footballer" (7).
Era il capitano, comandava la difesa e sapeva farsi rispettare dai compagni, scoraggiando in anticipo gli avversari (8). Studiando il caso dei primi miti calcistici in Inghilterra lo storico inglese Tony Mason ha identificato tre condizioni essenziali per creare un eroe calcistico: "Deve, ad intervallo regolare proporsi in esibizioni strepitose, particolarmente nelle partite casalinghe, di fronte ai tifosi amici sempre pronti all'idolatria. La stampa nei resoconti delle partite esterne e nelle analisi delle partite casalinghe deve contribuire ad alimentarne la mitologia. Dopo tanti anni lo spettatore regolare deve avere l'impressione di conoscere il giocatore, di vederlo invecchiare, di conoscere i suoi difetti, di prevedere le sue mosse, di vederlo reagire di fronte alla sfortuna, all'infortunio, alla gioia del gol" (9).
La carriera di De Vecchi al Genoa (dal 1913 al 1928) ha reso possibile questo processo di beatificazione calcistica. Come il ciclista Costante Girardengo, il primo campionissimo, aveva nel modo di vivere e nel fisico tutte le apparenze della normalità, quasi una sorta di vicino della porta accanto. Nessuno dei due si poteva definire eroe nel senso greco ed epico della parola (10). De Vecchi in tutto l'arco della sua carriera sportiva fa da ponte fra il periodo prebellico e gli inizi del fascismo. Il suo carattere esemplare risiede anche nell'espressione di questa capacità di fungere da trait d'union tra le epoche, rimanendo con il tempo un valore stabile. L'enfant prodige del calcio italiano, che arrivò al raduno di una delle prime partite della nazionale in pantaloncini corti accompagnato dalla mamma, era cresciuto ed aveva compiuto il suo dovere di combattente durante la guerra. Finite le ostilità aveva ripreso, senza trauma, il suo posto di lavoro alla Banca commerciale italiana e la sua attività sportiva nel Genoa. Rivederlo con la maglia rossoblù diventava un segno tangibile di un illusorio ritorno ai vecchi tempi. Può essere interpretato come la figura rassicurante dell'uomo comune, sportivo eccezionale che, grazie alle sue qualità calcistiche e alla sua normalità sociale, era riuscito a farsi un nome ed a guadagnare bene. Durante la carriera aveva viaggiato in tutta Europa, giocando più di quaranta volte con la maglia azzurra. Nel 1923, con i compagni del Genoa in partenza per il Sudamerica, era stato ricevuto dal Papa e da Mussolini. Con l'affermarsi del fascismo gli venne attribuito un nuovo soprannome, più adatto al nuovo regime. Emilio Colombo, giornalista della Gazzetta dello Sport, scrive sul suo conto, all'indomani di un incontro della nazionale: "Il 'duce' ha ritrovato il comando dei giorni migliori infondendo fiducia e sicurezza nei propri uomini" (11). Il concetto viene ripreso l'anno dopo da un altro affermato giornalista, Bruno Roghi: "De Vecchi è un duce e duce rimarrà. Le critiche verso il figlio di Dio hanno sempre avuto la coda di paglia" (12). Il fascismo cerca di approfittare dei successi del campione e non si preoccupa del forte paragone. Lascia già intravedere l'uso che farà degli sportivi nei successivi anni trenta (13).
D'altro canto, alla vigilia del professionismo, viene ancora presentato come un impiegato modello, simbolo del dilettantismo. Nel 1927 lascerà lo sportello della banca per tentare la doppia carriera di giornalista, al Calcio Illustrato, e di allenatore, al Genoa. Se continuerà a curare la sua rubrica sul Calcio Illustrato fino al 1960, lascerà ben presto l'allenamento dei professionisti per occuparsi della squadra dei ragazzi della Ruentes di Rapallo. Per capire il carisma del personaggio basta vedere le molte cerimonie e gli articoli pubblicati in occasione della sua morte nel maggio del 1967 (14). Primo divo del pallone De Vecchi era stato un vero professionista del calcio, anche se usava riproporre la sua carriera in chiave dilettantistica e satura di cliché: "Prima si faceva la vita di Boheme" scriveva per ricordare il tempo in cui giocava (15). E' sempre vissuto, sin dall'età di sedici anni, grazie ai soldi guadagnati con il pallone, prima come calciatore, poi come giornalista sportivo e allenatore.

NOTE:
(1) "Il Genoa compì un'altro passo verso il professionismo offrendo, l'anno successivo, un assegno di 2.000 lire a due giocatori dell'Andrea Doria (Sardi e Santamaria) e convincendo un giovane giocatore del Milan e della nazionale, Renzo De Vecchi, a trasferirsi a Genova (.) Sardi e Santamaria, furono colti sul fatto mentre stavano incassando l'assegno. Giudicati da un tribunale federale furono inizialmente squalificati a vita, pena poi ridotta a due anni (.) Si rivelò istruttiva (.) la linea difensiva del Genoa scelta da Edoardo Pasteur (.). Cercò di provare che lo scopo del Genoa era stato di consentire ai giocatori, per altro regolarmente impiegati in un'azienda genovese, un prestito. Lo avrebbero richiesto per ottenere agevolazioni militari e per poter rimanere a Genova. Riuscì così a convincere il tribunale sportivo e l'unica colpa ricadde sui giocatori. Nel caso De Vecchi, l'inchiesta federale non riuscì a provare la colpa del giocatore e la federazione fu costretta a concedere il nulla osta al trasferimento. Impiegato di banca a Milano, De Vecchi aveva accettato un'offerta della Banca commerciale italiana di Genova con un sostanzioso aumento di stipendio. Seguendo una logica sacrosanta nell'Italia liberale, venivano concessi trasferimenti solo per spostamenti di lavoro".
(2) G. BRERA, Storia critica del calcio italiano, cit., 55, parla di 24.000 lire, un somma certamente al di sopra della realtà.
(3) M. DE SIMONI, Manuale pratico per il gioco del calcio, Corticelli, Milano, 1922.
(4) M. FLAMIGNI, "Il calcio dalla parola all'immagine" in Azzurri 1990, Storia della Nazionale Italiana di Calcio e del Calcio a Genova, La Meridiana, Roma, 1990, 151-153.
(5) R. BARTHES, Miti d'oggi, Einaudi, Torino, 1974, pag. 108 (originale Mythologies, Seuil, Paris, 1957, pag. 111).
(6) M. ZAPPA, I nostri campioni: Renzo De Vecchi, Ravagnati, Milano, 1922.
(7) Lo Sport Illustrato, 15 febbraio 1915.
(8) Oltre al libro di Zappa sullo stile di De Vecchi citiamo: SERRA, Storia del calcio, cit., 47; G. BRERA, F. TOMATI, Genova amore mio, cit., 127; A. FUGARDI, Il calcio dalle origini ad oggi, Cappelli, Bologna, 1973, cit., 41; "L'illustrazione sportiva", 29 gennaio 1926; Sport Enciclopedia. Enciclopedia degli sport e degli atleti, volume 4, Landi, San Giovanni Val d'Arno, 1966, 1679-1680.
(9) T. MASON, Our Stephen and Our Harold, cit., 75-79.
(10) A. EHRENBERG, "Il vicino della porta accanto o l'epopea dell'uomo comune" in P. LANFRANCHI (a cura di), Il calcio e il suo pubblico, ESI, Napoli, 1992, 161-181.
(11) E. COLOMBO, "Gloria agli Azzurri vittoriosi nel nome dell'Italia", in La Gazzetta dello Sport, 2 gennaio 1923.
(12) La Gazzetta dello Sport, 5 gennaio 1924.
(13) Su questo tema F. FABRIZIO, Funzione e strumentalizzazione dell'attività ginnico-sportiva dilettantistica e professionale in Italia nei contesti del regime fascista: dalle olimpiadi del 1924 a quelle del 1936, tesi di laurea, Università Cattolica di Milano, 1973, 198-200; dello stesso autore Sport e fascismo, Guaraldi, Firenze, 1976.
(14) Sport Enciclopedia. Enciclopedia degli sport e degli atleti, volume annuale 1967, Landi, San Giovanni Val d'Arno, 1968, 349.
(15) La Stampa, 21 novembre 1930. Molti calciatori francesi degli anni trenta usano lo stesso termine nei racconti inerenti la propria carriera. Cfr. WAHL, LANFRANCHI, Les footballeurs professionnels, cit., 86.




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1908, esordio di Renzo De Vecchi con il Milan, sul campo
di Via fratelli Bronzetti, a Milano. Con lui Edoardo Mariani,
Achille Brioschi, Lorenzo Gaslini, Giannino Camperio e Damaso
(Archivio Luigi La Rocca)
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(Archivio Magliarossonera.it)



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(da "Il Calcio Illustrato",
per gentile concessione di Beniamino Fiore)
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In piedi, da sinistra: Edoardo Mariani, Achille Brioschi, .... , Scarioni, Damaso.
Inginocchiati, da sinistra: Renzo De Vecchi e Marco Sala
(da "Il Calcio Illustrato", per gentile concessione di Beniamino Fiore)



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(Archivio Luigi La Rocca)



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Renzo De Vecchi in una formazione del Milan 1910-11
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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 25 ottobre 1911)



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6 gennaio 1911, l'Italia incontra l'Ungheria. Renzo De Vecchi indossa per la prima volta la maglia azzurra
I calciatori rossoneri sono De Vecchi e Aldo Cevenini I
(cartolina fronte-retro, dal sito www.atletiederoi.it)



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Maglia di Renzo De Vecchi del 1912
(da "Seconda Pelle", Mondadori, 2012, grazie a Luigi La Rocca)
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Luigi La Rocca con la maglia di Renzo De Vecchi datata 1912





Il "Figlio di Dio" Renzo De Vecchi con Carlo Carcano, 1913


(Archivio Luigi La Rocca)



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Cartolina di Renzo De Vecchi, Capitano della Nazionale 1911-12
(dal sito www.atletiederoi.it)
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Renzo De Vecchi con la maglia del Genoa, 1914
(dalla "Gazzetta dello Sport")



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Cartolina di Renzo De Vecchi in Nazionale, 1915-16
(dal sito www.atletiederoi.it)
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Cartolina di Renzo De Vecchi in Nazionale, 1915-16



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Cartolina raffigurante Renzo De Vecchi
e l'arbitro Giovanni Mauro,
con autografo di entrambi, stagione 1914-15
(dal sito www.atletiederoi.it)


(da "Forza Milan!")


(da "La Stampa Sportiva" del 25 gennaio 1920)



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Caricatura di Renzo De Vecchi
(da "La Domenica Sportiva" del 6 aprile 1919)
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Caricatura di Renzo De Vecchi
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 7 marzo 1920)



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Renzo De Vecchi con la maglia del Genoa, 1921
(dalla "Gazzetta dello Sport")
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Caricatura di Renzo De Vecchi
(da "Il Football" del 26 febbraio 1923)





Genoa vs Juventus, stagione 1922-23:
Renzo De Vecchi, Guido Pedroni (arbitro), Bigatto
(dal sito www.atletiederoi.it)


Genoa vs Juventus, stagione 1922-23: De Vecchi, Pedroni (arbitro), Bigatto
(dal sito www.atletiederoi.it)



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8 aprile 1923, Juventus vs Genoa 1-1, giocata sul campo di Corso Marsiglia: i due capitani Renzo De Vecchi e Carlo Bigatto
(by Antonio Priore)



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Riconoscimento alla carriera di Renzo De Vecchi, 15 luglio 1923
(dalla rivista "Il Calcio")
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Caricatura di Renzo De Vecchi
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 15 febbraio 1925)



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Bologna vs Genoa 1925, Renzo De Vecchi in azione
(dal sito tremareilmondofa.blogsport.com)
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Renzo De Vecchi con la maglia del Genoa
(dal sito www.grifoni.org)



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Foto originale di Renzo De Vecchi, Anni Venti
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Profilo di Renzo De Vecchi
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 5 dicembre 1925)



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(da "La Domenica Sportiva" del 24 febbraio 1929)
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Renzo De Vecchi sulla "La Domenica Sportiva",
settimanale della "Gazzetta dello Sport", del 18 gennaio 1931
(per gentile concessione di Ferdinando Bruhin)





Renzo De Vecchi, a sinistra, con la maglia del Genoa
(dal sito www.akaiaoi.it)


Alcuni cimeli, tra cui la maglia, appartenuti a Renzo De Vecchi,
già presenti al Museo di San Siro




Stagione 1924-25: il Bologna allenato da Felsner e il Genoa di Renzo De Vecchi si contendono la finale-scudetto di Lega Nord:
dopo la prima partita di Bologna e la seconda di Genova, le squadre sono in parità ed è necessario lo spareggio.
La terza partita (Milano - Campo di Viale Lombardia, 7 giugno 1925) si conclude in parità, così come la quarta
(Torino, 5 luglio 1925). Si procede così con la quinta (Milano - Vigentino, 9 agosto 1925), che vede prevalere il Bologna (2-0)
(immagini dal sito www.tremareilmondofa.blogspot.com)
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Articolo di Emilio Colombo sugli assi del football
(da "Lo Sport Illustrato" del 1928, per gentile concessione di Lorenzo Mondelli)



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Un articolo su Renzo De Vecchi tratto dalla "Domenica Sportiva" del gennaio 1931
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Renzo De Vecchi dà lezioni di calcio, marzo 1939
(da "Il Calcio Illustrato")



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Renzo De Vecchi lascia il Milan, dopo esservi ritornato nella stagione 1935-36 come consulente tecnico del presidente Pietro Annoni
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 21 luglio 1936)



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Renzo De Vecchi e i suoi ricordi
(da "Il Calcio Illustrato", 1943-44)



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Aprile 1950, Arena di Milano: le ballerine della Compagnia di Nino Taranto e i giornalisti capitanati da Renzo De Vecchi





1967, De Vecchi in compagnia di Calligaris e Monzeglio





Renzo De Vecchi in azione in un Genoa vs Inter di campionato
(da "Milan, il club più titolato al mondo", di C. Ruiu)



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Campioni di Ieri, Renzo De Vecchi
(dal "Corriere della Sera" del 12 luglio 1951)
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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 16 febbraio 1955)



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(da "La Stampa" del 12 novembre 1965)



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Articoli del 15 maggio 1967 sulla morte di Renzo De Vecchi
(da "Il Telegrafo", "Corriere della Sera" e "Corriere d'Informazione")



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Statuina di Renzo De Vecchi
(di Giovanni Santacolomba)
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La maglia del Milan di Renzo De Vecchi
(dalla mostra "Milan, 110 e lode!", Palazzo Bagatti-Valsecchi -
Milano, dicembre 2009 - gennaio 2010)



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La maglia del Milan di Renzo De Vecchi
(proprietà di Luigi La Rocca, dalla Mostra "Milan,
110 e lode!", Palazzo Bagatti-Valsecchi, Milano)
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Old Style Casciavìt... particolare della maglia di Renzo De Vecchi datata 1922
(per gentile concessione di Luigi La Rocca)



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In tema di rievocazione delle romantiche origini del Milan, in questi giorni molto attuale, un simpatico aneddoto d'epoca si trova tra
le seguenti righe di Renzo De Vecchi, tratte da un suo articolo pubblicato a dicembre 1949 ne "Il Calcio Illustrato", per celebrare i 50 anni
di allora del club rossonero. "I primi calci, in libertà per squadrette di monelli, li diedi perciò sul secondo campo del Milan, sorto all'Acquabella, a Porta Monforte; ma nel 1906 il nuovo trasloco al campo di via Fratelli Bronzetti (pochi metri di distanza, ma un gran salto in avanti per quei tempi) parve una conquista fin troppo ardita, perché il nuovo campo - qui De Vecchi trae spunto dal libro di Baruffini sui primi 25 anni del club - "naturalmente racchiuso per una metà dalla roggia delle lavandaie e dal muro dell'abbandonato cimitero di Porta Vittoria e per l'altra metà da una staccionata protettrice, fornita di un portale di accesso avente sul fianco perfino una biglietteria", costituiva allora un primato di modernità. Ragazzo di dodici anni, ammiravo stupefatto le gesta di pionieri quali Kilpin, Widmer e Attilio Trere'.
Per assistere alle partite senza pagare, mi ero specializzato nel salto della roggia delle lavandaie; ma il cassiere mi teneva d'occhio e faceva presto a individuarmi fra i quattro gatti che perdevano il tempo (forse con sentimento di commiserazione) a veder prendere a calci un pallone, sicche' il più delle volte venivo afferrato per un orecchio e ricondotto fuori, con mio grande rammarico. Però in seguito, visto che mi allenavo con serietà nelle ore libere e che rivelavo anche qualche attitudine, il cassiere cominciò a chiudere un occhio, lasciandomi in pace quando saltavo il fosso." Nell'immagine, il "Figlio di Dio" è piazzato a ridosso del primo palo su azione di calcio d'angolo, durante il Derby del 5 novembre 1911, Campo di via Fratelli Bronzetti, Milan vs Internazionale 2-1
(didascalia di Lucia Ravenda, 6 dicembre 2019)




Da Luigi La Rocca
21 giugno 2021

“Corsi e ricorsi della storia. 110 anni fa successe più o meno la stessa cosa. Una terribile diaspora a costo zero... In quello che considero il secondo e più devastante tradimento ad opera dell'Inter, la fuga dal Milan, coordinata e capeggiata dall'Avv. Giovanni Mauro che si trasferì con i migliori elementi (tra cui i fantastici fratelli Cevenini) sull'altra sponda del Naviglio. Camperio si inginocchiò letteralmente davanti a Renzo De Vecchi (il Figlio di Dio) pregandolo di non tradire la causa rossonera. Rimase un altro anno per poi andare al Genoa...





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Cimitero di Vercurago (LC) - tomba di famiglia
(foto Servizi Cimiteriali)
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