Dal web
"La mia infanzia non è stata facile. La camorra mi ha portato via papà quando avevo 10 anni, e solo dopo diverso tempo, ho conosciuto i motivi della morte di papà: aveva prestato dei soldi a Pasquale Centore, ex sindaco di un paese del Casertano. Quest'uomo, legato al clan dei Casalesi, non glieli voleva restituire e in un raptus l'ha ammazzato.
Mia mamma è stata fondamentale per la mia crescita, in un quartiere martoriato dalla camorra e col più alto tasso di omicidi in Campania.
Sono orgoglio di essere cresciuto nel triangolo della morte - S.Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli - senza essere stato sfiorato dall'esempio della gente dei clan che si facevano la guerra.
Lì, avevo delle amicizie un po' così, c'erano bravi ragazzi e ce ne sono alcuni che sono ancora oggi in galera. Un bambino lì è costretto a essere sveglio per forza perchè un anno lì, ne vale dieci da un'altra parte.
La camorra c'è sempre stata e sempre ci sarà, perché dà da mangiare a molta gente.
Per me non c'è bisogno di libri o di film per capire qual è la situazione. Io per quelle strade ho vissuto.
Credo che oltre al calciatore, non avrei saputo fare altro. Andare a scuola per me era una tragedia, la maestra spiegava e io pensavo alle rovesciate e ai tiri che dovevo fare con i miei amici del quartiere.
La camorra ha ucciso papà, non il mio amore per Napoli: non è più la mia città, ma ogni tanto devo tornarci per sentire i suoi rumori, i suoi odori, per farmi emozionare da lei." (Marco Borriello) |