Paolo BARISON
"Paolone"

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(Archivio Magliarossonera.it)


Scheda statistiche giocatore
  Paolo BARISON

Nato il 23.06.1936 a Vittorio Veneto (TV), † il 17.04.1979 a Andora (SV)

Ala sinistra (A) e Allenatore, m 1.84, kg 81

DA GIOCATORE:

Stagioni al Milan: 3, dal 1960-61 al 1962-63

Soprannomi: “Paolone”, “Bisonte”

Proveniente dal Genoa

Esordio nel Milan in gare ufficiali e in Coppa Italia il 18.09.1960: Alessandria vs Milan 3-5

Ultima partita giocata con il Milan il 16.06.1963: Milan vs Genoa 1-2 (Coppa dell'Amicizia)

Totale presenze in gare ufficiali: 69

Reti segnate: 23

Palmares rossonero: 1 Scudetto (1961-62), 1 Campionato Cadetti (1961-62), 1 Coppa dei Campioni (1963) - 6 reti in 7 partite nella Coppa dei Campioni 1962-63

Esordio assoluto in Serie A il 08.09.1957: Napoli vs Genoa 4-0

Esordio in Nazionale Giovanile il 11.11.1956: Italia vs Francia 3-0

Totale presenze in Nazionale Giovanile: 2

Reti segnate in Nazionale Giovanile: 1

Esordio in Nazionale B il 08.12.1956: Spagna vs Italia 1-0

Totale presenze in Nazionale B: 5

Reti segnate in Nazionale B: 3

Esordio in Nazionale Italiana il 28.02.1959: Italia vs Spagna 1-1

Ultima partita giocata in Nazionale Italiana il 19.07.1966: Corea del Nord vs Italia 1-0

Totale presenze in Nazionale Italiana: 9

Reti segnate in Nazionale Italiana: 6

DA ALLENATORE:

Stagioni al Milan: 1, 1975-76 (subentrato a Giovanni Trapattoni nel giugno 1976)

Esordio sulla panchina del Milan in gare ufficiali e in Coppa Italia il 09.06
.1976: Milan vs Napoli 0-2

Ultima partita sulla panchina del Milan il 26.06
.1976: Milan vs Fiorentina 1-1 (Coppa Italia)

Totale panchine in gare ufficiali: 5

Palmares rossonero: -




Ha giocato anche con il Vittorio Veneto (*), il Venezia (C, B), il Genoa (A), la Sampdoria (A), la Roma (A), il Napoli (A), la Ternana (B).





(Archivio
Magliarossonera.it)

"Vittorio Veneto. La scomparsa tragica e repentina di Paolo Barison, che sino a 18 anni visse a Vittorio Veneto, per andare poi a Venezia, dove intraprese la carriera di calciatore, ha portato, soprattutto negli ambienti sportivi della città, la più viva costernazione. Paolone Barison, conosciuto come il gigante buono, per le sue doti innate di bontà, correttezza, serietà e generosità, era qui popolarissimo perché figlio di un vittoriese che qui lavorava come daziere. Barison cominciò con il Football Club Vittorio Veneto, un vivaio inesauribile nella stagione 1954-55 coma ala sinistra e s mise in mostra per la potenza del piede sinistro (segnò al primo campionato di Serie B ben 33 gol), per la particolare progressione, il suo stacco notevole. Fu seguito e lanciato da un ex giocatore rossoblù degli anni venti: Tommaso Albrizio, corrispondente di vari giornali, che insieme al professor Bottegal ne affinò le doti e ne curò soprattutto le possibilità atletiche. Famosa fu la disputa tra il Venezia ed il Genoa per averlo nel 1957: la spuntò la società neroverde. Barison ha perduto da anni sia i genitori che il fratello maggiore; ha qui solamente la sorella Anna di dodici anni più vecchia di lui. Comunque a Vittorio Veneto c'è la tomba di famiglia ove le spoglie mortali del campione vittoriese saranno tumulate."(Dal "Corriere dello Sport-Stadio" del 18.04.1979)

"...Scompare tragicamente, a quarantatré anni, in un incidente sull'autostrada Savona-Ventimiglia. Un tir diretto a Sanremo, uscendo da una galleria sbanda, invade l'altra corsia e prende in pieno la macchina guidata da Gigi Radice. L'allenatore del Torino è ferito in modo grave, ma si salva, come altri due passeggeri. Nella vettura in fiamme, invece, muoiono Barison e l'avvocato Enrico Elia." (da "Dizionario del calcio italiano", Baldini & Castoldi Editori, 2000)




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Paolo Barison agli esordi nel 1954 con la squadra del Vittorio Veneto (accosciato, è il primo da destra)
(per gentile concessione di Giampaolo Bon)



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Paolo Barison prima di Roma vs Milan, stagione 1961-62
(per gentile concessione di Giampaolo Bon)
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Paolo Barison, stagione 1962-63
(per gentile concessione di Giampaolo Bon)



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Paolo Barison all'esordio in Nazionale Under 21: Spagna vs Italia, anno 1958
(per gentile concessione di Giampaolo Bon)



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Una formazione del Genoa 1959-60 con Paolo Barison, Eros Beraldo e Giancarlo Pistorello





Barison ai tempi della Roma
(dal sito www.asromaultras.it)


Barison con la Nazionale



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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 28 settembre 1956)
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Barison con Benitez ai tempi della Roma
(dal sito www.asromaultras.it)





(Archivio Magliarossonera.it)


Figurina Caramelle Fox



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José Altafini e Paolo Barison insieme al bar, 1961-62
(per gentile concessione di Sergio Giovanelli)
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Trapattoni e Altafini, stagione 1962-63



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Estate 1962, Radice, Mora e Barison
(by Franco Damiani)



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Stagione 1962-63: Mora, Sani, Altafini, Rivera, Barison ed il "Paròn" Nereo Rocco
(immagine a sinistra, per gentile concessione di Padre Giacomo Michele Santarsieri)



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Permesso di soggiorno per la tournée del Milan in Brasile nell'estate del 1962
(per gentile concessione di Ivano Piermarini)
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Milan vs Modena, stagione 1962-63:
Paolo Barison in azione
(per gentile concessione di Giampaolo Bon)



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(da "MilanInter" del 20 aprile 1964)


La Sampdoria 1964-65 con Barison e Alfio Fontana



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1° maggio 1965, amichevole Italia vs Galles 4-1: Paolo Barison in azione
(per gentile concessione di Giampaolo Bon)
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1° novembre 1965 Italia vs Polonia 6-1:
Paolo Barison festeggiato da Fabbri dopo il suo gol
(per gentile concessione di Giampaolo Bon)



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18 giugno 1966, San Siro, amichevole pre-Mondiale Italia vs Austria 1-0
(per gentile concessione di Giampaolo Bon)



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1° novembre 1965, Italia vs Polonia 6-1:
articolo su Paolo Barison
(da "La Stampa" del 2 novembre 1965,
per gentile concessione di Giampaolo Bon)
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Barison allenatore del Milan, 1975-76
(da "Il Milan Racconta")



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Paolo Barison, Gigi Radice e Aldo Maldera alla presentazione de "Il Milan Racconta", 1979




17 aprile 1979: incidente d'auto in cui muore Paolo Barison e rimane ferito Gigi Radice
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(da "La Stampa" del 18 e 19 aprile 1979)



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(da "La Stampa" del 20 e 23 aprile 1979 e del 3 maggio 1979)







Vecchie Glorie del Milan, 1978-79.
In piedi da sinistra: X1, Bruno Colombo (dirigente accompagnatore), Alfio Fontana, Luciano Alfieri, Paolo Ferrario,
X2, Paolo Barison, X3. Ultimo a destra in piedi Mario Malatesta (gran capo degli osservatori).
Accosciati, da sinistra: Mario Trebbi, Romano Fogli, Bruno Mora, Giancarlo Danova, X4, Corrado Morosini (massaggiatore)
(Omega Fotocronache)



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La "Gazzetta dello Sport" del 18 aprile 1979
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La morte di Paolo Barison sul "Guerin Sportivo", aprile 1979



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I funerali di Paolo Barison
(da "La Stampa del 21 aprile 1979)



Dal sito https://rrossonera.wixsite.com
di Massimo Volpato

INTERVISTA AD ANDREA BARISON, FIGLIO DI PAOLO BARISON VINCITORE DELLA PRIMA COPPA CAMPIONI ROSSONERA
Da piccolo quando sfogliavo il libro della storia del Milan mi affascinava guardare la foto di Capitan Maldini che alzava la nostra prima Coppa Campioni nel cielo di Londra. Una coppa diversa nelle sue forme rispetto a quello che poi i vari Rivera, Baresi e Paolo Maldini hanno alzato in segno di vittoria. Ma m’incuriosiva sempre quella foto perché a fianco del capitano come due fidi scudieri c’erano Dino Sani e Gianni Rivera avvolti in quel inusuale soprabito.
Oggi ho il piacere è l’onore di chiacchierare con Andrea Barison, figlio del mai dimenticato Paolo, e anche se non giocò la finale fu autentico protagonista di quella meravigliosa cavalcata europea.
Ciao Andrea, ti ringrazio per la tua disponibilità nel dedicarci del tuo tempo per questa intervista, visto il periodo pandemico che stiamo vivendo come stai?
“Benissimo Grazie, soprattutto per il fatto che Napoli, Milan e Roma seppur con obbiettivi diversi stanno facendo bene. Tre squadre dove ha giocato mio papà.”
Papà è veneto, e come me è nativo dalla provincia di Treviso, precisamente Vittorio Veneto, tra l’altro bellissima città. D’altronde il cognome Barison è molto popolare in veneto. Ci sei mai stato a Vittorio, dove lo stadio comunale porta il nome di Papà, e a Treviso?
“Certo, ci andavo da piccolo con mio papà e le mie sorelle. Ci sono tornato poi per l’inaugurazione dello stadio intitolato a papà e per trovare la Zia Anna che purtroppo è mancata nel 2004. Anche Treviso è una città bellissima”.
Beh Andrea, sai che se ritorni qui a Treviso sei mio ospite, un buon prosecco non si rifiuta mai. Torniamo al calcio, personalmente segui ancora il calcio attuale così diverso da quello degli anni 60?
“Ti ringrazio Massimo e accetto volentieri il tuo invito, beh ovvio che seguo il calcio anche se ti dirò che mi è sempre piaciuto giocarlo che guardarlo. Ho fatto una discreta carriera in serie D.”
Genoa, Milan, Sampdoria, Roma e Napoli. Queste sono le squadre in cui papà Paolo ha giocato, le segui tutte oppure c’è una di cui sei più tifoso e perché?
“Le seguo tutte e simpatizzo per tutte, ma essendo nato a Napoli nel periodo che mio papà giocava li, il mio cuore è azzurro dalla nascita. Subito dopo ovviamente viene il Milan”.
Entriamo nel papà calciatore, in tutti questi anni hai mai visto un giocatore che per il modo di giocare ti ha ricordato Papà?
“Mio padre era una tipica ala sinistra anni ’60. Con un fisico possente, un gran sinistro e un colpo di testa preciso e potente. In questi anni il ruolo è cambiato, si prediligono di più calciatori brevilinei e bravi nel dribbling. Forse, come caratteristiche fisiche, quello che si avvicinava di più a mio padre è stato Bobo Vieri, anche se giocava punta centrale.”
Il Papà ha giocato 3 anni nel Milan vincendo lo scudetto del 62 e la storica Coppa Campioni del 63. Tra le due quale vittoria lo rendeva più orgoglioso?
“Fu un grande protagonista di entrambe le competizioni, segnò tanto sia in campionato che in Coppa Campioni. Penso fosse profondamente orgoglioso di entrambe le vittorie”.
In quella meravigliosa cavalcata europea, papà gioca 7 partite e segna 6 reti, quanto gli è dispiaciuto non scendere in campo nella finale di Wembley? Ti ha mai spiegato il perché di quella esclusione da parte di Mister Rocco?
“Ovviamente giocare tutte eliminatorie da protagonista e poi essere escluso dalla finale fu un grande dispiacere. Anche perché all’epoca non esistevano i cambi in panchina andava solo il secondo portiere. È stata una scelta che Gipo Viani impose a Nereo Rocco per avere una squadra più difensiva. So per certo che il Paron fu molto dispiaciuto nel dover comunicare a papà che non sarebbe sceso in campo”.
Una delle tante litigate tra lo Sceriffo e il Paron. Litigi che porteranno alla decisione di lasciare il Milan anche Rocco alla fine di quella meravigliosa annata.
Alla conclusione di quella magnifica stagione, 3 stagioni 69 presenze e 23 gol Papà lascia il Milan e va a giocare alla Sampdoria. Che sentimenti aveva per quel trasferimento? Era dispiaciuto oppure era contento perché poteva trovare più spazio?
“Dopo l’esclusione dalla finale di Wembley, i rapporti con Viani s’incrinarono. Ma mio padre fu felicissimo di tornare a Genova, la città di mamma, dove si conobbero ai tempi in cui papà giocava nel Genoa”.
In quegli anni rossoneri con quale compagno rossonero legò di più?
“Mio padre era un uomo e un giocatore ben voluto da tutti. Ovviamente il legame più stretto lo ebbe con Josè Altafini che è il mio padrino di battesimo, oltre che un secondo padre per me e con Gigi Radice l’amico di una vita intera. Legò anche con Cesare Maldini che è stato testimone al matrimonio tra papà e mamma”.
Hai citato Altafini e non posso chiederti come ha vissuto papà la separazione da tua mamma?
“Papà la visse molto male. Per lui fu un grande tradimento. Però Massimo ti dico una cosa: mamma e Josè stanno insieme da 52 anni, evidentemente la loro relazione ha delle basi abbastanza profonde”.
Personalmente e come famiglia siete ancora in contatto con qualcuno? Ed il Milan anche dopo la tragedia di Papà vi è rimasto vicino?
“Ho sentito Rivera tempo fa per delle foto da pubblicare sul suo libro e Giovanni Lodetti quest’estate, un grande amico di papà e una persona straordinaria. Il Milan è sempre stato vicino a mio papà, dopo i tre anni da calciatore ci è tornato negli anni settanta come allenatore. E io ricordo con gioia i weekend passati con lui a Milanello”.
In quegli anni le trasferte e i ritiri erano molto lunghi e a volte scomodi, raccontaci come viveva papà dentro casa quelle emozioni.
“Era molto legato alla famiglia e ovviamente ne soffriva la lontananza. Addirittura mentre io nascevo a Napoli nel settembre 1968, lui era in campo a Catanzaro per un Catanzaro-Napoli”.
Andrea ti faccio una domanda che ho fatto ad altri figli di calciatori famosi. Com’era e com’è anche oggi vivere con un papà famoso.
“Orgoglio, provo solo tanto orgoglio ad essere figlio dell’uomo Barison e del calciatore Paolo Barison”.
Paron Rocco era un personaggio molto curioso, ci racconti un aneddoto tra lui e Papà Paolo?
“Aneddoti non ne ricordo. Ricordo solo che ero con mio padre quando arrivò la notizia della morte di Rocco e ho ancora negli occhi il suo pianto a dirotto e la sua disperazione. Gli voleva molto bene”.
Se non ricordo male papà ha 9 presenze e 6 gol in nazionale. Partecipa al mondiale inglese del 66 dove colleziona 2 presenze e 1 gol. Che ricordi aveva di quella partecipazione.
“Un mix di emozioni. Da una parte l’orgoglio di aver indossato la maglia azzurra in un Mondiale, dall’altra la delusione per come sia andata”.
La sua ultima partita in nazionale coincide con la famosa sconfitta con la Corea. Di quella partita ti ha mai raccontato nulla?
“Io non ero ancora nato ma le mie sorelle mi raccontarono che tornato a casa dall’Inghilterra non parlò con nessuno per una settimana”.
Sono passati 42 anni da quel terribile incidente dove papà trovo la morte. A tanto tempo di distanza quanto ti manca? “Tanto, tantissimo. Me lo sono goduto troppo poco”.
17 Aprile 1979, il giorno dell’incidente, all’epoca avevi 11 anni che ricordi hai, come te lo hanno comunicato, emozioni, sensazioni. Se vuoi raccontami quello che ti senti.
“Caro Massimo ricordo tutto di quel 17 aprile 1979. La telefonata arrivò verso le 16 e io fui mandato a giocare e a dormire a casa del mio migliore amico. Il mattino dopo non venni mandato a scuola, e li capii che fosse successo qualcosa, mi nascosi dietro alla porta ad ascoltare una telefonata tra mia nonna e mia zia. Fu così che capii tutto”.
Concludo con l’ultima domanda, quale qualità umana pensi di aver ereditato da Papà?
“La bontà d’animo e il cuore grande”.
Questa è stata la nostra chiacchierata, mi sento di ringraziare Andrea per la sua disponibilità e anche per non essersi sottratto a nessun tipo di domanda, cosa non scontata. Grazie mille Andrea.




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(foto di Giovanni Arbuffi)