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21 agosto 2016, Milan vs Torino 3-2




dal sito www.milannews.it

PROBABILE FORMAZIONE - 4-3-3 CON SUSO, BACCA E NIANG. DE SCIGLIO RECUPERA E GIOCA
Prima formazione in gare ufficiali per Vincenzo Montella che contro il Torino manderà in campo il suo 4-3-3 provato per tutta l'estate, con un rientro in difesa ed in attacco la versione pesante del tridente.
DE SCI GIOCA - Partendo dal reparto arretrato, Gigio Donnarumma sarà tra i pali con Abate, Paletta e Romagnoli - che ritorna in campo dopo aver smaltito i problemi fisici - e De Sciglio. Il terzino azzurro, che ha riportato una lieve infiammazione alla tibia, l'ha smaltita e sarà titolare, vincendo così il ballottaggio con Antonelli.
BACCA TITOLARE - il tormentone del mercato estivo, Carlos Bacca, sarà titolare nel tridente che sarà completato da Suso e Niang. A centrocampo, infine, giostreranno Kucka, Montolivo e Bonaventura.
Questa la probabile formazione rossonera:
Donnarumma; Abate, Paletta, Romagnoli, De Sciglio; Kucka, Montolivo, Bonaventura; Suso, Bacca, Niang.





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Striscione della Curva Sud Milano contro Galliani



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Il tifo granata



Maglia Rossonera a San Siro per Milan vs Torino 3-2
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Foto tratte da AC Milan - facebook
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Due foto in cui si vede lo striscione di Maglia Rossonera
(per gentile concessione di Gianfranco Giordano)



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Carlos Bacca realizza il rigore del provvisorio 3-1
(dal sito www.gazzetta.it)



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La parata di Donnarumma sul rigore di Belotti al 96'
(dal sito www.gazzetta.it)




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VIDEO
(da "Forza Milan" - facebook)




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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 22 agosto 2016)




dal sito www.gazzetta.it

TRIPLETTA DI BACCA, DONNARUMMA PARA UN RIGORE AL 96'!
I rossoneri debuttano col piede giusto contro l'ex tecnico Mihajlovic: Carlos scatenato segna di testa, di sinistro e su rigore. Gigio salva il risultato all'ultimo minuto
Il Milan debutta con il tris: steso 3 a 2 il Torino di Mihajlovic, con brivido finale. Lo stadio applaude e, addirittura, si diverte: da San Siro è la prima notizia. La seconda è che il merito è del Milan di Montella, che ha già uno stile e un entusiasmo diverso dalle precedenti edizioni. La squadra a disposizione del nuovo allenatore è sostanzialmente la stessa dalla passata stagione ma ha ritmo e trame di gioco assai differenti: così il pubblico è, almeno per il momento, riconquistato. Mihajlovic, che proprio da San Siro inizia la nuova avventura granata, esce con l’ennesima delusione anche se nel finale poteva incredibilmente pareggiare: la squadra pare solida ma sul gioco è schiacciata dagli avversari. Sinisa ha però la sfortuna di perdere Ljajic per infortunio e di subire il gol del 2 a 1 rossonero pochi minuti dopo aver pareggiato con Belotti, per un errore difensivo di Rossettini.
PRIMO TEMPO — L’impronta di Montella è subito evidente: il primo tiro in porta rossonero è di Niang dopo dieci minuti. M’Baye, che il Milan era intenzionato a cedere, è stato trattenuto dal nuovo allenatore, altro merito che gli si può presto attribuire. Niang è l’uomo in più del Milan, che sfonda sulla fascia (molto più di Suso dall’altra parte), crea pericoli alla difesa avversaria e poi splendidamente avvia l’azione del vantaggio rossonero. In tutto il primo tempo c’era stato in generale molto più Milan: al 15’ Bonaventura lancia in profondità Bacca che in versione assist-man (ma allora partecipa anche alla manovra!) serve Niang che calcia sull’esterno della rete. Suso invece spreca in contropiede e poi serve Bacca in verticale che però è murato da Rossettini. Il Toro di Sinisa, sempre in piedi in panchina, si limita a un tiro a lato di Ljajic, poi costretto al cambio per infortunio. Si arriva così all’azione dell’1-0 rossonero, manovra che il pubblico di San Siro ricorda come una delle più belle degli ultimi tempi e infatti applaude: Niang cambia campo per Abate che fa rimbalzare la palla e poi serve alla giusta altezza per la testa di Bacca che infila Padelli, con difesa Toro da rivedere. Anche il colombiano era destinato alla partenza, e invece ha subito riavviato il filo della scorsa stagione.
SUBITO PARI — Passata la ripresa il Torino trova subito il pari: cross di Molinaro e colpo di testa di Belotti, indirizzato dove Donnarumma non può arrivare. Nell’occasione Paletta salta a vuoto e Romagnoli si aggrappa in ritardo all’avversario. Due minuti e il Milan riconquista l’equilibrio: ancora Niang sulla fascia sinistra che inventa per Bacca. Ora sbaglia Moretti e Carlos fa doppietta. Per il colombiano la festa non è però ancora finita: mai aveva segnato una tripletta in rossonero e in un solo pomeriggio segna un sesto dei gol della passata stagione, quando in A furono 18. L’azione è ora di Bonaventura che si infila in area steso da Obi: rigore e centro di Bacca, che potrebbe anche trovare il poker sul successivo spunto di Suso. Al cambio riceverà comunque la standing ovation di San Siro. Il Torino aveva aumentato il potenziale d’attacco con Maxi Lopez, subito pericoloso in diagonale. Anche l’altro neo entrato Baselli si inserisce bene: prima un missile dalla distanza, poi il diagonale del 3-2 nel recupero. E’ sfortunato Bertolacci: entra ed è subito costretto al cambio per un colpo ricevuto. Brivido rossonero nel finale: è l’ultima azione della partita, Paletta tiene Belotti in area e Damato concede il giusto rigore. Il Gallo si incarica della battuta ma è fermato da Donnarumma che così ripaga Mihajlovic, l’allenatore ora avversario che lo aveva lanciato titolare al Milan. E alla fine lo stadio applaude soddisfatto, con contestazione per una domenica azzerata: chissà, magari, il Milan è davvero ripartito.
Alessandra Gozzini


dal sito www.milannews.it

LE PAGELLE - BACCA E GIGIO, FIRME D'AUTORE SULL'ESORDIO DI MONTELLA. MALE ROMAGNOLI
Donnarumma 8: viene impallinato prima da Belotti e poi da Baselli e, in entrambe le occasioni, non può fare nulla. Quando lo spettro del 3-3 sembrava essere diventato realtà, si trasforma da Ghostbusters e disinnesca il rigore di Belotti.
Abate 7: pelo lucido e tanta voglia di rivincita. Ara la fascia destra con grande personalità. Serve a Bacca l’assist dell’1-0 che è un babà.
Paletta 5: rovina una grande prestazione con il fallo da rigore (con annessa espulsione) che gli farà saltare Napoli. Deve ringraziare San Gigio da Castellammare di Stabia.
Romagnoli 5: i due gol del Toro ce li ha sul groppone. Soprattutto il primo di Belotti, che gli esce dai radar per poi ricomparire quando ormai il danno era fatto. Anche in occasione del 3-2 di Baselli non è efficace.
Antonelli 6: meno evidente rispetto ad Abate, ma anche lui va forte sulla fascia, coprendo e spingendo fino a quando gli regge il fiato.
Kucka 7: il caterpillar blocca tutto quello che passa dalla sua zona. Non avrà piedi raffinati, ma serve come il pane in mezzo al campo.
Montolivo 5,5: partita non pienamente convincente. Un paio di disimpegni difensivi sono al limite e mettono in difficoltà la squadra. Deve crescere di condizione per poter dare il suo contributo in cabina di regia.
Bonaventura 6,5: appare e scompare, si accende e si spegne. Va un po’ così, ad intermittenza, ma quando ha il pallone tra i piedi è sempre pericoloso. Si procura il rigore del 3-1. (dal 28’ st Bertolacci sv, dal 33’ st Poli sv).
Suso 5,5: obiettivamente ci si aspettava di più dall’Andaluso. Il suo mancino non graffia mai e anche in fase di dribbling non arriva mai a saltare l’uomo per creare l’occasione pulita.
Bacca 8: da partente a protagonista principale del match. Tre gol, tutti diversi, pallone nel salotto di casa e tre punti che portano la sua firma (e quella di Donnarumma). Vedremo se riuscirà ad integrarsi ulteriormente nel gioco di Montella.
Niang 7,5: finché le gambe reggono, è un’ira di Dio sulla sua fascia di competenza. Spettacolare il cambio di gioco da 40-45 metri che scoperchia la difesa del Toro e mette Abate nella condizione Abate di servire Bacca. Nel secondo tempo, invece, è lui a costruire il gol del 2-1 (dal 42’ st Luiz Adriano sv).


Articolo di Massimo Puricelli

IL NIQAB DENTRO SAN SIRO
In queste ultime settimane è rinfocolato il dibattito riguardo il vestiario che indossano le donne musulmane come simboli di fede religiosa.
Burqa,niqab, e da ultimo il burqini, costume da bagno per le seguaci di Allah che si recano in piscina, in spiaggia, in qualunque altro luogo di balneazione che permette di praticare il nuoto senza dover indossare i classici indumenti “occidentali” invisi ai precetti dei seguaci di Allah.
Un costume ideato e realizzato dalla stilista  australiana di origine libanese Ahiida Zanetti, all’inizio degli anni 2000, un abito sportivo-natatorio che lascia scoperto solo le mani, i piedi e il volto (non i capelli, simbolo di seduzione, peccato capitale da cui traggono origine fornicazione e adulterio, azioni con cui il maligno conquista l’anima dell’uomo).
Il Burqini, unione dei termini burqa e bikini (sacro e profano mi viene da dire), è un marchio registrato (pecunia non olet anche in ambito religioso e il denaro non è considerato lo sterco del diavolo !) ha suscitato roventi polemiche durante questo ultimo scorcio di estate, perchè il Governo francese ne ha vietato l’uso in tutto il territorio nazionale perchè contravviene ai valori e alle norme di libertà sancite dalla costituzione transalpina, visto che è considerato un simbolo di sottomissione della donna.
Anche in Italia, ovviamente come era logico aspettarsi, non sono mancate le prese di posizione a favore o contro il provvedimento francese.
Libertà, pari diritti, emancipazione femminile, sottomissione, credo religioso, ambito privato o pubblico, poco importa, le “fazioni contendenti” non hanno arretrato di un centimetro rispetto “la linea del fronte”.
Della materia in questione si dovrebbe partire dal concetto di libero arbitrio che non deve mai travalicare le norme sancite dallo Stato, le leggi vigenti che concernono l’ordine pubblico e la sicurezza.
Ebbene il concetto di base su cui non riesco a trovare alcuna giustificazione delle tesi a favore di un certo abbigliamento islamico femminile rientra nell’articolo 85 del R.D. 733 del 1931 inerente alla sicurezza nei luoghi pubblici.
Esso sancisce che è vietato comparire mascherato in luogo pubblico, nei teatri, nei luoghi aperti al pubblico, eccetto il caso in cui l’autorità ne consenta l’uso in determinate situazioni e in un determinato periodo (Carnevale, ad esempio).
Una concetto ribadito nell’ articolo 2 della legge 533 del 1977 che vieta l’utilizzo di caschi e di qualunque altro oggetto che renda difficoltoso il riconoscimento della persona in un luogo aperto al pubblico o in luogo pubblico senza giustificato motivo.
In sostanza la querelle di questi anni inerente i vestiti indossati dalle donne musulmane sancisce un limite chiaro.
Il burqa e il niqab dovrebbero (uso il condizionale) essere indumenti vietati in pubblico o in luoghi aperti al pubblico perchè non è consentito il riconoscimento della persona (con il burqa non traspare nessun elemento del corpo umano, col niqab solo gli occhi).
Un divieto però, sottoposto a libera interpretazione da parte degli organi giudiziari chiamati più volte ad applicare la norma.  E sì, perchè le ultime due parole dell’articolo, quel “senza giustificato motivo” consente di far rientrare la fede religiosa come una ragione valida e intangibile per poter indossare anche il burqa e il niqab.
Insomma, a mio modesto parere, cavilli giuridici assurdi che mal si conciliano con uno Stato di diritto che vuole porre in primo piano la sicurezza e l’incolumità pubblica soprattutto consapevole del periodo storico che stiamo vivendo.
Ma al di là di questi formalismi facilmente superabili (sarebbe sufficiente una modifica chiara e netta dell’articolo in questione), si può comprendere a che livello sia la certezza e l’uguaglianza della legge quanto ho notato ieri pomeriggio all’interno dello stadio S.Siro di Milano.
Settore I anello blu, 45 minuti prima del fischio di inizio della partita di campionato Milan Torino, pochi e irriducibili tifosi assiepati sugli spalti in questa domenica di agosto, noto, con mio stupore, una donna, presumibilmente di fede islamica, che teneva per mano un bambino d età scolare (7/8 anni) che indossava un niqab color beige, quindi un abito coprente l’intero corpo dalla testa ai piedi che lasciava trasparire solo gli occhi, e alle sue spalle il marito/fratello/cugino, chissà, assorto completamente in una conversazione telefonica.  
Tralascio il mio stupore, la mia indignazione, la mia incazzatura (si può usare un termine politicamente scorretto in questo frangente?), e, così, voglio porre alcune domande alle forze dell’ordine, alla magistratura, ai politici, ai cittadini-elettori, il popolo a cui appartiene la sovranità, come sancito dalla nostra Costituzione, come sia possibile che una persona completamente travisata, con i lineamenti e i connotati completamente nascosti, possa entrare in uno stadio di calcio dove sono presenti migliaia di persone, e, dove soprattutto, vengono applicate norme restrittive da Stato totalitario e dittatoriale in evidente contrasto con le libertà personali, proprio per ragioni di ordine pubblico e di sicurezza ?
Vi chiedo: la signora avrà tolto il velo che le nascondeva il volto (ne dubito) all’ingresso dei tornelli dove viene effettuato il controllo/prefiltraggio, e allora nulla quaestio, oppure gli zelanti addetti che accertano che il tagliando di ingresso corrisponda alla persona che detiene manualmente il titolo di accesso confrontandolo con un documento di identità valido, per non turbare il suo credo religioso hanno applicato una sorta di lascia-passare ?
Sembrerebbe una banalità, ma non lo è affatto, perchè noi tifosi di “vecchia data” siamo soggetti ai ogni genere di controllo, perquisizione corporale minuziosissima, arrivando anche costringerci a togliere le calzature (vedasi stadio di Genova e J-Stadium di Torino) anche in pieno inverno e con la pioggia, o a levarci qualsiasi tipo di copricapo e sciarpa legata al collo per consentire agli uomini della polizia scientifica di filmare e fotografare i nostri volti da “galeotti”; noi tifosi che siamo considerati le mele marce del nostro Paese, il male assoluto da annientare, da annichilire.
A testimonianza di questa considerazione è sufficiente leggere il cosiddetto “regolamento d’uso” di un qualsiasi stadio italiano per comprendere quali e quante restrizioni siano contemplate, per capire che recarsi a vedere una partita è simile alle procedure previste per accedere in un carcere di massima sicurezza dove viene applicato il regime carcerario dell’art. 41/bis.
Delle due l’una, o le cronache di questi ultimi mesi ci raccontano di continui allarmi di attentati che hanno come bersaglio i luoghi dove si raduno migliaia di cittadini occidentali sono il frutto solo di un “terrorismo mediatico” o di un “disegno stragista” ormai accettato, oppure lasciar passeggiare liberamente una persona completamente travisata all’interno di uno stadio italiano è frutto di una cervellotica e inconcepibile motivazione che va oltre il normale buon senso.
Tanto più che lo stadio, come altri luoghi aperti al pubblico che non fanno parte di quei luoghi in cui vengono forniti servizi vitali e fondamentali come scuole, ospedali e ambulatori non si vede la ragione per cui si debba concedere questa “libertà” perchè altrimenti si “compirebbe” un atto discriminatorio.
Ma è un atto discriminatorio nei confronti di tutti gli altri avventori, poichè sono stabilite regole previste a cui si debbono attenere tutti coloro che si recano a vedere una manifestazione sportiva o musicale in un impianto preposto.
Chiedo ai buonisti, ai tolleranti a prescindere, alle femministe (sì alle femministe di cui non odo da anni le loro urla a difesa della condizione delle donne, della sottomissione, delle violenze subite, e voglio sottolineare di tutte le donne anche di chi indossa il niqab o il burqa), agli intellettuali liberisti e libertari che giustificazioni potrebbero dare per quanto ho veduto ieri all’interno dello stadio S.Siro di Milano ?
Cosa mi potranno giudicare, per questa mia presa di posizione ?
Io, che lor signori considereranno un becero tifoso obnubilato dalla passione per i colori, per la maglia, che li difende strenuamente perchè orgoglio della mia città, della mia storia, del mio blasone, che chiede a squarcia gola (come gli inni che canta anche oltre il 90°) che la legge sia uguale per tutti come è vergato sopra ogni scranno di ogni aula di un qualsiasi tribunale italiano dove viene fatta rispettare la legge del popolo italiano a cui appartiene la sovranità e che venga difesa l’incolumità di qualunque cittadino.  

Massimo ”old-football” Puricelli
Castellanza (VA)