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23 novembre 2014, Milan vs Internazionale 1-1




dal sito www.attualita.it

PREPARTITA - di Franco Bovaio
QUANDO C’ERA SHEVCHENKO. L’UCRAINO IN ROSSONERO È TUTTORA IL CAPOCANNONIERE DEL DERBY DI MILANO
Roma, 18 novembre – Quando c’era Shevchenko il Milan partiva spesso con un gol di vantaggio nel derby. Non che poi lo sfruttasse sempre per portare a casa la vittoria, certo, ma già il fatto di averlo era confortante. Il bomber ucraino, infatti, è tuttora il capocannoniere assoluto della stracittadina di Milano con 14 gol all’attivo tra campionato, Coppa Italia e addirittura Champions League. E già, perché nelle stagioni 2002-03 (che poi si concluse con la conquista della Coppa) e 2004-05 le due squadre si affrontarono proprio nella massima competizione continentale, a dimostrazione di una grandezza alla quale aspirano di tornare al più presto. E “Sheva” segnò in 3 di quelle 4 gare: un gol nell’1-1 di mercoledì 13 maggio 2003 che qualificò il Milan dopo lo 0-0 dell’andata giocata in casa dell’Inter (l’unica di quelle partite in cui l’ucraino non figura nel tabellino dei marcatori); un gol nel 2-0 per il Milan del 2 aprile 2005 e un altro nella vittoria (poi arrivata a tavolino) del 12 aprile 2005.
A questi 3 centri europei si aggiungono poi quelli italiani, con 8 reti segnate in campionato e 3 in Coppa Italia, per un totale, appunto, di 14. Numeri da bomber vero quale era l’ucraino, che ha vinto 2 volte la classifica marcatori della serie A e che è anche uno dei pochi calciatori ad essere riuscito a segnare una quaterna in Champions League, in Fenerbache-Milan 0-4 del 23 novembre 2005. Prima di lui, parlando solo del Milan, ci era riuscito due volte l’immenso Van Basten: il 6 ottobre 1988 in Milan-Vitocha Sofia 5-2 (il torneo si chiamava ancora Coppa dei Campioni) e il 25 novembre 1992 in Milan-IFK Goteborg 4-0.
Tornando al derby va ricordato che grazie ai gol di Shevchenko il Milan ne ha vinti 6, tra i quali spiccano quelli del 0-6 dell’11 maggio 2001 in campionato (doppiette di “Sheva” e Comandini e gol di Giunti e Serginho) e del 4-2, sempre in A, del 21 ottobre 2001.





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La coreografia della Curva Sud
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Alcuni due aste in Curva Sud



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Son tornati i tamburi a San Siro
(foto Curva Sud Milano)
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Cassino Rossonera e Gruppo SSC presenti!
(grazie ad Alessia Carlino)
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Il Milan Club Polonia
(grazie ad Alessia Carlino)



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Cassino Rossonera presente!
(grazie a Daniele Calcagni)
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(grazie a Silvana Inglese Dell'Osso)



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La Curva Sud
(dal sito www.gazzetta.it)
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Striscioni in Curva Sud
(dal sito www.gazzetta.it)




Maglia Rossonera a San Siro per Milan vs Inter 1-1
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Foto gentilmente concesse dal Milan CLub BNL di Roma
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I nostri dirimpettai (foto Maglia Rossonera)
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Muntari e Diego Lopez in azione
(dal sito www.gazzetta.it)
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Essien in azione
(dal sito www.gazzetta.it)



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Menez sigla lo splendido gol del vantaggio rossonero
(dal sito www.gazzetta.it)
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Un'altra immagine del tiro al volo di Menez
(dal sito www.gazzetta.it)



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L'esultanza di Menez...
(dal sito www.gazzetta.it)
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...festeggiato dai compagni
(dal sito www.gazzetta.it)



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El Shaarawy colpisce la traversa a tu per tu con Handanovic
(dal sito www.gazzetta.it)
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La disperazione del Faraone
(dal sito www.gazzetta.it)



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Andrea Poli sfiora il gol al 94'
(dal sito www.gazzetta.it)




Foto gentilmente concesse dal M.C. Inossidabili
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Foto gentilmente concesse da Luigi La Rocca
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Foto da Sky
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Alcune pagine della "Gazzetta dello Sport" del 24 novembre 2014
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dal sito www.gazzetta.it

BENE RAMI, MEXES IMPERIOSO. MENEZ PUNGE E SI ECLISSA. STEPHAN, UN ERRORE LETALE
Magia del francese nel primo tempo, il nigeriano rimedia nella ripresa, poi traverse di El Shaarawy e Icardi: il tecnico jesino conquista un punto nella prima gara del suo secondo periodo nerazzurro
MILANO, 23 novembre 2014 - Guardi Obi e dici “Obi nel derby? Dov’è finito Matthäus?". Vedi Menez e pensi "Beh, Van Basten era un’altra cosa". La nostalgia dei bei tempi andati è una brutta bestia. Ma stasera è anche cattiva consigliera: perché Menez e Obi firmano il derby di Milano. C’è chi ci leggerà il segno del decadimento, ma tant’è. Uno a uno, classifiche che restano quello che sono, ma né Inzaghi né Mancini dovranno gestire i postumi di un k.o. cittadino. Inter e Milan fanno pari anche nei rimpianti: una occasione enorme a testa, soli davanti al portiere. Che le sbaglino Icardi (all’alba del match, poi bisserà con una traversa a 10’ dalla fine) ed El Shaarawy (al 75’), ossia due indicati come “progetti di campione” per il futuro, può essere un segno nefasto, ma non vogliamo coglierlo.
GOL D'AUTORE - Una decina di anni fa il derby era una semifinale di Champions, oggi come oggi vale l’inseguimento all’Europa League. La differenza c’è e si vede, inutile nasconderselo. Ma se il contenuto ha perso valore, il contenitore ha lo stesso fascino: stadio pieno, atmosfera, annessi e connessi. Fra le cose all’altezza della storia del derby inseriamo anche il gol di Menez: è il 23’, il Milan non ha mai tirato in porta. Ma la ricetta "ripartenze immediate" funziona in modo chirurgico: El Shaarawy va sulla sinistra, crossa, e il francese si inventa un piatto destro al volo da vedere e rivedere, se non siete Handanovic. Il pareggio di Obi (16' della ripresa) è esteticamente inferiore, ma conta uguale: cross, rinvio corto di Zapata, dormita di Essien, rasoterra vincente. Festa con capriola. Fin qui i gol: poi una traversa per parte (ElSha e Icardi), due occasioni vere per parte (sempre loro), un ultimo brivido su tiro deviato di Bonaventura nel recupero (94’) un po’ di errori (Muntari vince per distacco), una grande parata (Diego Lopez), un ritmo tutto sommato accettabile, forse superiore alla media delle nostre gare (tanto che in due finiscono coi crampi).
SUL FILO DEL FUORIGIOCO - Inzaghi imposta la gara con una squadra corta e pronta a ripartire immediatamente. Lui era rapace d’area, questo Milan gli assomiglia, se non fosse per le occasioni mancate (e la smorfia di disappunto di Pippo sul gol sbagliato da El Shaarawy la dice lunga...). La temuta difesa emergenziale va meglio del previsto, l’atteso risveglio di Torres è rimandato (non la vede mai), il gioco non è certo spumeggiante, ma in velocità può far male. Alla fine, forse va più vicino ai tre punti del più collaudato Mancio.
IL VESTITO DEL MANCIO - Il primo vestito di Mancini per l’Inter (quello che veste lui è un inusuale completo grigio chiaro) è un inatteso 4-3-3. L’atteso Kovacic non parte da trequartista, ma spostato a sinistra. L’idea, probabilmente, è di mettere in crisi il terzino “adattato” Rami, ma il francese non solo copre, ma scende anche sulla sua fascia come se non avesse mai fatto altro in vita sua. A Kova e Palacio il Mancio chiede anche di ripiegare: l’effetto è che il Trenza non si vede mai dalle parti di Diego Lopez. Il centrocampo Obi-Kuzmanovic-Guarin ha poca qualità (fatta forse eccezione per il colombiano): si nota e qui il tecnico può farci poco. Di più potranno infermeria e mercato. Le preoccupazioni maggiori, fossimo in lui, le avremmo per le transizioni difensive: quando il Milan parte in contropiede, i suoi tornano indietro in una ritirata disordinata e caotica. Una Caporetto che non provoca vittime solo per caso. Avrà da lavorare. Ma questo lo sapeva bene, tornando ad Appiano...
Valerio Clari


dal sito www.milannews.it

LE PAGELLE di Pietro Mazzara
Diego Lopez 7: è pronto ad uscire sui piedi di Mauro Icardi quando l’argentino, dopo pochi minuti, si presenta a tu per tu con lui. Le palle crossate nell’area milanista sono tutte sue. Bravo anche con i piedi. Una sicurezza. Sul gol di Obi non può nulla.
Rami 6.5: bella prova del francese in un ruolo non suo. Spinge quando deve, vince tutti i contrasti di testa sulla sua fascia e nel finale è uno dei più lucidi nell’arrembaggio milanista.
Mexes 7: un partitone da parte del francese che vince nettamente il duello con Icardi e guida ottimamente la difesa milanista al posto di Alex. La fascia di capitano lo responsabilizza e lui la porta al braccio al meglio.
Zapata 6: buttato nella mischia a causa dell’infortunio di Alex, si fa guidare da Mexes e la sua prova, alla fine, è sufficiente.
De Sciglio 6: cresce soprattutto nella ripresa. Crea spesso la superiorità numerica sulla sua fascia e sembra che stia riacquisendo cattiveria agonistica.
Muntari 5: l’inizio della sua partita è da incubo. È lui a mandare in porta Icardi ma, per fortuna sua, c’è Diego Lopez a salvare tutto. Non sale mai di tono, Inzaghi lo capisce e lo toglie. (dal 75’ Poli 6: entra bene in partita, riesce a rialzare il pressing in mezzo e, proprio all’ultimo, il duo tiro a botta sicura viene deviato in angolo di poco).
Essien 6: lo scetticismo della settimana si perde nel corso della partita. È da lui che nasce il break vincente che da il via all’azione del gol del vantaggio milanista. Nella ripresa, oggettivamente, cala e perde Obi in occasione del gol del pareggio dell’Inter.
Bonaventura 6.5: moto perpetuo sulla fascia destra. Si alza e si abbassa come se fosse uno yo-yo. Alterna giocate di estrema qualità e interventi da medianaccio consumato. Con l’ingresso di Honda si sposta in mezzo e con una verticalizzazione pazzesca manda in porta El Shaarawy. Peccato che il Faraone si divori il gol della possibile vittoria.
Menez 6.5: inizia la partita dietro a Torres e mette in difficoltà Kuzmanovic. Si fa trovare pronto all’appuntamento con il gol mettendo in porta un gran pallone di El Shaarawy.
El Shaarawy 5.5: la prestazione di Stephan è stata buona nel suo complesso. Ha corso, si è sbattuto ed ha fornito a Menez il pallone del gol del vantaggio. Tuttavia pesa come un macigno il gol che si divora a tu per tu con Handanovic. Ma il Faraone sta tornando.
Torres 5: sperava che il derby potesse essere la sua partita, non lo è stata. L’unica cosa degna di nota è stato il movimento in occasione del gol di Menez ma, per il resto, non ha inciso ed ha perso il duello con Ranocchia. (dal 73’ Honda 6: entra bene in partita e crea scompiglio sull’out mancino dell’Inter).
Inzaghi 6: la prepara bene, la squadra per 60 minuti regge bene il ritmo che gli chiede. Poi cala e forse tarda un po’ troppo il cambio di Muntari con Poli. Il suo Milan non vince da un mese, è vero, ma la strada imboccata questa sera è quella da seguire