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16 maggio 1982, Cesena vs Milan 2-3




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Prima del match
(per gentile concessione di Giorgio Brambilla)
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Prima del match
(per gentile concessione di Giorgio Brambilla)




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(by Vincenzo De Santi)
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(by Stefano Taffy - facebook)
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Il tifo rossonero a Cesena per l'ultima di campionato
(immagine sotto, dal sito forum.tifonet.it - Amarcord Rossonero)



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(by Luca Ferrari)
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(by Vecchio Astra Spal - Facebook)



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(da "Quando al ciel si alzeran le bandiere" - facebook)





(by Luca Ferrari)
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(by Luca Ferrari)





I tifosi cesenati con le bandiere sotto la curva rossonera



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Il tifo del Cesena
(by Marcello Baronio)



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Edmeo Lugaresi, presidente del Cesena e tifoso rossonero, saluta Gianni Rivera
(by Giampiero Ceccarelli - facebook)



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Aldo Maldera e Walter Schachner



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Garlini al tiro, contrastato da Baresi e Minoia (di spalle),
Schachner (di spalle con il nr. 9) ed Evani osservano
(Foto Archivio Davide Casadei, by Vecchia Guardis Cesena 1969, Marzio Magnani)
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Il gol di Garlini
(per gentile concessione di Sergio Taccone)



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Istantanea della partita: 2-2
(per gentile concessione di Ivano Michetti)
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Istantanea della partita: 2-3
(per gentile concessione di Ivano Michetti)





Galbiati e Farina in panchina a Cesena per l'ultima di campionato


Il gol di Joe Jordan, che accorcia le distanze sul 2-1





La disperazione di Antonelli
(dal sito forum.tifonet.it - Amarcord Rossonero)



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La rete di Antonelli
(per gentile concessione di Sergio Taccone)



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Un tifoso cerca di abbracciare Novellino al termine della partita, poi arriverà la notizia del gol di Faccenda a Napoli



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Pacifica invasione si campo dei tifosi rossoneri al termine della partita. Poi arriveranno le brutte notizie da Napoli
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L'invasione di campo a fine partita
(da "Quando al ciel si alzeran le bandiere" - facebook)



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Farina si dispera dopo aver appreso
del pareggio del Genoa a Napoli
(Archivio Magliarossonera.it)


Il gol rossoblu di Faccenda a Napoli, che regala il pareggio (2-2)
al Genoa e condanna il Milan alla retrocessione





La disperazione di Farina alla notizia del pareggio del Genoa a Napoli,
che per i rossoneri significa retrocessione nonostante la vittoria in rimonta a Cesena per 3-2



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La contestazione finale del settore rossonero dopo la notizia del pareggio
del Genoa a Napoli con la conseguente retrocessione in Serie B del Milan
(istantanea da "La Domenica Sportiva")



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VIDEO
(da "Forza Milan!" - facebook)



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(da "La Stampa" del 17 maggio 1982)
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(per gentile concessione di Giorgio Brambilla)




dal sito amarcordmilan.blog.lastampa.it

UNA RIMONTA BELLISSIMA MA VANA
16 maggio 1982, capolinea della stagione. Per restare in A il Milan non può prescindere da una vittoria contro il Cesena (già salvo) e dalla sconfitta di almeno una tra Cagliari e Genoa (impegnate, rispettivamente, in casa contro la Fiorentina e a Napoli), con il Bologna che non dovrà vincere ad Ascoli. Gli ingredienti per un pomeriggio di calvario calcistico ci sono tutti. Fu una domenica di sole in tutti i campi di serie A. "Tutto il calcio minuto per minuto" quel giorno polverizzò ogni record di ascolto: oltre alla volata salvezza, c'era il testa a testa per lo scudetto tra Juventus e Fiorentina, con le due squadre che si ritrovarono appaiate al primo posto a 90' dal termine.
Il Milan in settimana aveva conquistato la Mitropa Cup battendo i cecoslovacchi del Vitkovice (dedicheremo un post a parte a questo successo), un successo utile a far acquisire una carica in più in vista della domenica campale. Dal San Paolo, dopo appena 270 secondi di gioco, giunse la notizia del primo gol genoano. Fu la prima mazzata. Altri nove giri di orologio ed il Bologna andò in gol con Mozzini. Lo scoramento del tifoso milanista, già a livelli elevati, diventò disperazione al minuto 42, dopo il gol del cesenate Garlini. Nella ripresa la musica non cambiò. Anzi, i padroni di casa trovarono il raddoppio al 23' con un contropiede di Piraccini.
L'elettroencefalogramma del diavolo è piatto. Nessuno sembrò accorgersi che il Genoa si era fatto rimontare dal Napoli e che l'Ascoli aveva agguantato sul pari il Bologna. Lo 0-2 di Cesena era un macigno insormontabile. Sugli sviluppi di un corner, Jordan, a secco di gol da 6 mesi e mezzo, superò Recchi.
Pochi minuti dopo, Francesco Romano, con un bolide potente e preciso, fece secco il portiere avversario per il gol del 2-2. In pochi giri di orologio, i milanisti passarono dalla disperazione alla speranza. Basta segnare un altro gol per salvare in un solo colpo un campionato assurdo. Galbiati e i giocatori, galvanizzati dalle novità arrivate dagli altri campi, cominciarono a credere nel miracolo. A 9' dal termine, Antonelli prese palla a centrocampo e diede il via ad una serie di dribbling. Uno, due, tre avversari saltati come birilli. Quasi dal fondo, con il portiere in uscita a copertura dello specchio della porta, Dustin trovò l'unico varco disponibile per mettere la palla in rete: Milan in vantaggio! Uno dei gol più belli della storia rossonera segnato nella giornata più infausta. A volte il destino sa essere veramente beffardo.
La situazione di classifica ora vedeva i rossoneri salvi, con Genoa e Bologna in B. Ad Ascoli è finita, finisce anche a Cesena. Mancava solo il finale di Napoli. I tifosi rossoneri erano obbligati a rimanere attaccati alle radioline. Al San Paolo restavano solo pochi minuti. L'atmosfera allo stadio partenopeo era surreale, con i tifosi napoletani a tifare Genoa per cacciare in B l'odiata squadra milanista. Il portiere Luciano Castellini, apprestandosi ad un comodo rinvio, s'impaperava improvvisamente, mandando la palla sul fondo. Calcio d'angolo: cross in area, palla che finisce dalle parti del genoano Faccenda che, tutto solo, a mezzo metro dalla linea di porta, la depositava comodamente in rete. Incredibile ma vero: il Genoa aveva pareggiato. Da quel pomeriggio le due tifoserie si strinsero in gemellaggio.
La notizia venne salutata con un boato di gioia dai tifosi dell'Inter, mentre a Cesena calava il gelo nella curva rossonera. Evani si avvicinò incredulo verso il presidente, negli spogliatoi Baresi e gli altri giocatori sembrarono statue di cera. Il Milan tornava in B e questa volta la bocciatura giungeva dal campo. Al microfono di Claudio Icardi, Farina ringraziò di cuore i tifosi per l'affetto e la vicinanza dopo una stagione di patimenti e delusioni. Si concluse così quel pomeriggio di un giorno da cani.



ACCADDE UN GIORNO: La bellissima, inutile prodezza di Dustin
Cesena, 16 maggio 1982: racconto di un pomeriggio pazzesco e di un gran gol che non ci salvò, purtroppo, dalla retrocessione

Per tanti tifosi milanisti, una delle domeniche più tristi e dolorose reca una data precisa: 16 maggio '82. E' il giorno che registrò la seconda retrocessione in B del diavolo rossonero, la prima sul campo dopo quella a tavolino per le vicende del calcio-scommesse. Dopo una settimana di passione, con l'intermezzo della Mitropa Cup conquistata mercoledì 12 maggio battendo i cecoslovacchi del Vitkovice, la squadra allenata da Italo Galbiati (subentrato a Radice) si presentò all'appuntamento decisivo per la salvezza. Vincere non bastava, occorreva più di un miracolo per non retrocedere. Ai rossoneri toccò l'opzione che il destino riserva agli sfigati: "la tua sorte non dipende da te ma dagli altri".
Classifica alla mano, infatti, il Milan per restare in A doveva battere il Cesena (già matematicamente salvo), il Bologna non doveva vincere e una squadra, tra Cagliari e Genoa, doveva perdere. Una matassa ingarbugliata e contorta, peggio di una roulette russa. Quel pomeriggio di metà maggio sembrò, meteorologicamente, un'anticipazione dell'estate. I primi minuti furono un colpo al cuore dei tifosi rossoneri a causa del vantaggio di Genoa e Bologna. A Cesena, intanto, il Milan provava qualche sortita ma con poca convinzione. Le poche opportunità da gol furono sventate dal portiere avversario Recchi. Al 42', il romagnolo Garlini spinse in rete un pallone vagante dalle parti di Piotti: padroni di casa in vantaggio e via negli spogliatoi. Nonostante una situazione da coma quasi irreversibile, i tifosi milanisti rimasero attaccati fiduciosi alle radioline. La ripresa peggiorò ulteriormente le cose.
Piraccini, infatti, raddoppiò al 18'. Il 2-0 sembrò la fine di ogni minima speranza. Nessuno aveva notato, in quella situazione da cupa rassegnazione, l'uno-due del Napoli sul Genoa. "Squalo" Jordan riuscì ad interrompere la lunga astinenza da gol, accorciando le distanze. Nei successivi cinque minuti arrivarono il pareggio dell'Ascoli contro il Bologna e il missile da fuori area di Ciccio Romano che fissò il risultato di Cesena sul 2-2. Di colpo tornò la speranza. Un gol, solo uno e il Milan si sarebbe salvato. A nove minuti dal termine, Roberto Antonelli, soprannominato Dustin per l'eccezionale somiglianza con l'attore americano Hoffman, prese palla sulla trequarti campo milanista.
In rapida successione, il giocatore rossonero superò come birilli i difensori avversari. Stremato dalla fatica, sembrò cadere a terra, quasi come il soldato che dopo aver evitato i proiettili avversari non vede l'ora di prendere fiato, fiero di aver salvato la pelle. Poi, quasi dalla linea di fondo, da posizione impossibile, Antonelli fece partire un diagonale che andò ad insaccarsi passando dall'unico pertugio disponibile. Gol !!! Milan in vantaggio. L'esultanza dei tifosi fu indescrivibile. Uno dei giocatori più deludenti, in una stagione terribile, aveva trovato lo spunto risolutore nel momento decisivo. Quel gol fu una perla da consegnare agli archivi, da vedere e rivedere. Enrico Ameri prese la linea da Cesena per annunciare, alla sua maniera, che il Milan era passato in vantaggio. Bortoluzzi dallo studio aggiunse che la squadra rossonera con quel gol era virtualmente salva. Quella prodezza cancellava di colpo mesi di amarezze e delusioni.
Intanto, il Bologna, sconfitto ad Ascoli, retrocedeva in B mentre a Cagliari veniva annullato un gol alla Fiorentina, ai più sembrato regolare. L'arbitro Bergamo sancì la fine dell'incontro di Cesena. A quel punto mancava solo il finale di Napoli. I tifosi milanisti, encomiabili e come sempre al seguito della squadra, invasero il campo ritenendo ormai raggiunta la salvezza. Il secondo tempo allo stadio "San Paolo" era cominciato in ritardo. I genoani si riversarono a capofitto in attacco, incitati persino dai tifosi di casa, alla disperata ricerca del gol del pareggio. L'epilogo di quel campionato fu il più beffardo che la sorte avrebbe potuto riservare al Milan. Il portiere napoletano Castellini, cincischiando con il pallone in fase di rinvio, regalò un calcio d'angolo agli avversari. Fu un palese insulto alla lealtà sportiva.
Nell'area napoletana affollata di giocatori, il barbuto Mario Faccenda, tenuto in gioco e lasciato libero di colpire ad un metro dalla porta, insaccò comodamente. Il pareggio mise in salvo il Genoa, per il Milan si spalancò il baratro della serie B. A Cesena calò il gelo mentre ad Avellino i tifosi interisti esultarono, manco avessero vinto una coppa dei campioni. A Napoli, i restanti minuti di gioco furono all'insegna di continui lanci del pallone in tribuna, tra i cori festanti di tutto lo stadio. Al fischio finale, genoani e napoletani festeggiarono insieme, avviando un gemellaggio che prosegue ancora oggi. Dopo un pomeriggio di speranza ed inquietudine, ai milanisti restò solo tanta rabbia per le occasioni sprecate nei mesi precedenti. "Dopo quella a pagamento, ecco la retrocessione gratis del Milan", sentenziò con sferzante sarcasmo l'avvocato interista Peppino Prisco.
Oggi, a distanza di parecchi anni e dopo una messe di successi nazionali e internazionali, è persino bello rivedere quel gol. Una prodezza tanto spettacolare quanto inutile, necessaria per ricordarci che nello sport, come nella vita, esistono momenti positivi e negativi, le gioie e i dolori. L'importante è non perdere mai la fede. Ed in questo i tifosi milanisti possono dare lezioni a tutti, specialmente ai bauscia nerazzurri.



dal sito www.lamescolanza.it
21 febbraio 2002 - di Marco Liguori

Mimmo Carratelli: vi racconto la nascita del gemellaggio tra città di mare. Il celeberrimo giornalista e scrittore napoletano narra a "il pallone in confusione" tutti i retroscena della notte precedente al 16 maggio 1982, quando si giocò Napoli-Genoa
Il primo gemellaggio tra genoani e napoletani nacque a casa sua, la notte prima di Napoli-Genoa, in una cena tra colleghi con una beneagurante bevuta finale di whisky alla salvezza del Grifone: e salvezza fu. Mimmo Carratelli, celeberrimo giornalista e scrittore napoletano, racconta a "il pallone in confusione" i retroscena della notte precedente al 16 maggio 1982, quando fu sancita la "santa alleanza" tra i tifosi azzurri e rossoblù. Tornando ai giorni nostri, confessa anche un suo sogno segreto: scrivere un romanzo su Diego Armando Maradona.

Quali sono i suoi ricordi di quel lontano 16 maggio 1982, quando nacque il gemellaggio tra i tifosi di Napoli e Genoa?
«La sera prima della partita facemmo una gran baldoria a casa mia con gli amici venuti da Genova, capeggiati da Gian Luigi Corti. C'era già un gemellaggio di cuore fra noi giornalisti di due città di mare. Ricordo Orlando Caserza, Piero Sessarego, Elio Domeniconi, Sandro Castellano, Peppe Barnao, Giorgio Viglino e un fantastico Giorgio Cimbrico. Quel sabato arrivò da Genova una nave carica di tifosi. Gian Luigi Corti portò una nutrita riserva di whisky e brindammo alla salvezza del Genoa. Facemmo l'alba giocando a una roulette casalinga. Arbitrò Agnolin, niente scherzi. Un pomeriggio di maggio e una primavera di buoni sentimenti. Segnò subito Briaschi, geometra e cavallino leggero dell'attacco genoano. Il secondo tempo cominciò in ritardo per un festival di fumogeni. Forse fu un artificio dei tifosi napoletani perché si conoscessero in anticipo i risultati del Cagliari, del Milan e del Bologna. Con queste squadre il Genoa si giocava la salvezza. Il Napoli di Krol, allenato da Rino Marchesi, autentico gentiluomo delle panchine, era quarto in classifica e non doveva chiedere nulla al match con i rossoblù. Ma pareggiò e passò in vantaggio. A quel punto il Genoa allenato da Gigi Simoni, amico carissimo, era retrocesso. A dieci minuti dalla fine entrò Mario Faccenda, ischitano con una foresta di capelli ricci, l'ultima carta giocata da Simoni. A cinque minuti dalla fine, Giaguaro Castellini (che il cielo gliene renda merito) sbagliò il passaggio a un compagno facendo scivolare la palla in corner. Il pallone scagliato dall'angolo superò il mischione in area e Faccenda in spaccata lo buttò in rete. Il pareggio salvò il Genoa. Bontà di Napoli e salvezza genoana firmata da un ragazzo d'Ischia. Si sarebbe commossa anche Matilde Serao. Erano ancora tempi di un calcio romantico che si concedeva ai sentimenti. Quel giorno nacque il sodalizio fra le due tifoserie confermato due anni fa a Marassi nel festoso pomeriggio del ritorno in serie A di Genoa e Napoli».

Ci sono alcuni tifosi napoletani e genoani che auspicano su internet la nascita di un inno comune delle due squadre, sull'esempio di "You'll never walk alone" comune a Liverpool e Celtic: che ne pensa?
«Difficile mettere insieme Pino Daniele e Paolo Conte, più difficile Gigi D'Alessio e Gino Paoli. Il vero inno del Napoli è 'O surdato nnamurato (oje vita, oje vita mia, si stato 'o primm'ammore, 'o primmo e ll'ultimo sarraje pe' me). Sarebbe fantastica una traduzione in genovese.»

Il gemellaggio è una forma di rispetto sportivo tra due tifoserie che può ancora esistere nell'era del calcio a scopo di lucro, dove dominano i soldi e le tv?
«Il gemellaggio fra le tifoserie di Napoli e Genoa è nato su basi solide in un pomeriggio di ansia, tensione, solidarietà e festa. Può resistere al mondo del calcio diventato arido e violento».

Alla luce delle ultime prestazioni di Napoli e Genoa, come interpreta la gara di domenica prossima?
«Il Napoli è in difficoltà. Il Genoa ha gioco, ritmo e grinta. E' lanciatissimo verso la Champions. Il pronostico è suo. Il Napoli dovrebbe compiere un miracolo per uscire dal tunnel di risultati avversi, orrori e paure. Nelle condizioni attuali, giocare al "San Paolo" significa più tensione per il Napoli e potrebbe non essere più un vantaggio».

Quale giocatore ammira in particolare tra gli avversari?
«Naturalmente, Milito. Lavezzi e Milito, la coppia sfuggita prima al Genoa e poi al Napoli, avrebbero fatto un tandem pirotecnico».

Reja e Gasperini, due filosofie di gioco differenti a confronto: quali sono i pregi e i difetti?
«Più pregi che difetti. L'audacia di Gasperini (51 anni), la saggezza di Reja (64 anni). Il primo, avvantaggiato oggi dalle strepitose condizioni di forma della squadra. Il secondo alle prese con la lunga crisi della sua formazione».

Dopo i successi de "La grande storia del Napoli" e del romanzo "L'ombra del leopardo" sta preparando un altro volume calcistico? Oppure forse debutterà come sceneggiatore cinematografico oppure teatrale, magari sulla vita di Maradona e della sua era in azzurro...
«Il sogno è un romanzo su Maradona, protagonista del nostro tempo al di là del calcio. Altare e polvere. Vizi e virtù. Generoso, ribelle. Uno Scorpione, segno di vita e di morte, aizzato da Marte e sfiorato da Nettuno, pianeta infausto. Troppo grandi il talento, la fortuna, il cuore per non pagare tutto. Ingannò mediani, dribblò terzini, beffò portieri. E' stato la felicità del gioco del calcio. Ma quando affrontò la partita con la vita, perse il dono del dribbling e smarrì la fantasia. Cadde contro il tackle duro della cocaina. Una vita da romanzo, le origini umili, il successo, la caduta, un eroe disperato, un ribelle umiliato, un ragazzo solo sotto le luci accecanti della ribalta, un uomo che sta risalendo la china tra l'amore di chi gli vuole bene e lo scetticismo dei malevoli che non gli hanno mai risparmiato nulla. Ma ci vorrebbe la penna di Osvaldo Soriano, di Eduardo Galeano, di Vargas Llosa, di Jorge Amado. E Mimì Rea non è più tra noi».