30 dicembre 1973. Si disputa l'undicesima giornata di andata della stagione calcistica 1973-74, l'ultimo atto, a sole 24 ore da cenoni e brindisi, di un 1973 per certi versi memorabile per il calcio azzurro, che ha visto le imprese della nazionale di Valcareggi contro il Brasile campione del mondo, e contro gli inglesi, sconfitti due volte, sia a Torino che, soprattutto, a Wembley, per la prima storica volta, per non parlare del lunghissimo record di imbattibilità di Dino Zoff, che si prende anche la "cover" di un celebre settimanale internazionale. Al contrario, quello che sta per lasciarci, è un anno che potremmo definire tragico (se non si trattasse di football) per il nostro Milan, che ha visto sfumare proprio all'ultima tappa, la conquista della meritatissima Stella, e nelle circostanze drammatiche che tutti sappiamo, in quel di Verona, lo scorso 20 maggio. Per questa ultimissima domenica dell'anno il menù di giornata propone il match clou dell'Olimpico, Lazio-Milan, e il ricordo di tutti i milanisti, dirigenti, tecnici, calciatori e tifosi, non può non andare a sei mesi prima, quando, proprio in occasione di questo match, si posero le basi della futura Waterloo scaligera, e gli amari ricordi materializzano i fantasmi del fischietto siracusano, Concetto Lo Bello, e il famoso goal ingiustamente annullato a Chiarugi, che avrebbe cambiato la storia stessa del Milan, non solo della stagione. Ma rispetto a sei mesi prima, molta acqua è nel frattempo passata sotto i ponti, e il Milan non è più quello ammirato nella prima parte del 1973. Ci sono state le partenze scellerate di Prati e Rosato, per giunta non rimpiazzate, ma è tutta la compagine rossonera che sembra essere vittima di un sortilegio, da quel 20 maggio, per cui le prestazioni, in termini di risultati e di gioco, rendono l'attuale Milan un lontanissimo parente di quello sfavillante di non tanti mesi prima. La Lazio, al contrario, è in forma smagliante, smentendo le Cassandre, che sostenevano che non avrebbe ripetuto l'esaltante stagione precedente, quando da neopromossa aveva clamorosamente sfiorato lo scudetto, la squadra di Maestrelli, trascinata da un irresistibile Chinaglia, è reduce da quattro vittorie consecutive ed è saldamente prima in classifica, con due punti di vantaggio sul terzetto composto da Juve, Napoli e Fiorentina, e tre sulle due milanesi e il sorprendente Foggia. Il Milan, dicevamo, è apparso a dir poco balbettante, finora, bene in Coppa delle Coppe, dove si è guadagnato l'accesso ai quarti superando Dinamo Zagabria e Rapid Vienna, molto meno in campionato, dove ha trovato modo di perdere già all'esordio contro la Sampdoria, e soprattutto nel derby. Ma sono le prestazioni che, nel complesso, lasciano a desiderare, per la mancanza di quel furore agonistico che aveva caratterizzato il Milan della stagione precedente, e la mancanza di Prati si fa notevolmente sentire sotto rete, dove Bigon, sottratto al centrocampo, cerca di arrangiarsi come può, e i cattivi risultati hanno indotto Buticchi a mandare in panchina Cesare Maldini, invitando Rocco, con il quale i rapporti sono da tempo pessimi per gli strascichi della precedente stagione e delle cessioni di mercato, a far da supervisore. A dire il vero, proprio sette giorni prima il Milan ha colto, sempre in trasferta, una clamorosa vittoria contro l'ottimo Napoli di Vinicio, protagonista di un grande avvio di campionato che l'ha visto, per alcune settimane, nel ruolo di solitaria capolista, ma a dire il vero si è trattata di una vittoria fortunosa e a dir poco immeritata, un 2-1 in rimonta dopo che il Napoli aveva lungamente dominato. Tuttavia si spera che il colpaccio del San Paolo, in vista della difficile trasferta romana, restituisca alla squadra rossonera la smarrita fiducia nei propri mezzi e soprattutto una maggior verve. Dinanzi agli 84.000 dell'Olimpico, accorsi nonostante l'austerity petrolifera e una temperatura gelida e la pioggia battente, che accompagnerà l'intero match, il Milan si schiera con Vecchi in porta, Turone libero, Sabadini e Zignoli terzini, Anquilletti stopper, a centrocampo Sogliano, Biasiolo e Benetti, in avanti Rivera a supportare Bigon e Chiarugi. Diciamo subito che il match risulta davvero molto bello, e per merito di entrambe le squadre, almeno per quasi un'ora. Il Milan, in effetti, appare rinfrancato dalla vittoria partenopea, ed almeno nel primo tempo regge sorprendentemente il confronto con la capolista, giocando a viso aperto. La Lazio parte a spron battuto e le maggiori occasioni, nel primo tempo, sono le sue, e William Vecchi, che sarà di gran lunga il migliore dei rossoneri, inizia a mettersi in mostra con tutta una serie di interventi. La Lazio segnerebbe pure, con Garlaschelli, ma l'arbitro Ciacci annulla giustamente per fuorigioco. Il Milan non crea vere occasioni da rete, nel primo tempo, anche per la pessima giornata di Chiarugi, apparso fifone oltre misura, però convince, e dinanzi alla nota carica agonistica dei padroni di casa non si lascia rinchiudere, e cerca di ribattere colpo su colpo, con personalità, e a dire il vero proprio allo scadere del primo tempo va' in rete con Bigon, ma Ciacci sostiene che aveva già fischiato la fine della prima frazione di gara. Alla ripresa c'è grande curiosità, ci si chiede se rivedremo il Milan coraggioso del primo tempo, o quello abbacchiato delle precedenti giornate di campionato. E quasi a smentire tutti i timori, al quinto minuto circa della ripresa, su un contropiede da manuale, Albertino Bigon ha sul piede la palla goal più clamorosa dell'intera gara, ma un po' per suoi demeriti e un po' per la grande bravura di Felice Pulici, la spreca barbinamente. Poco dopo, è poi Biasiolo ad avere una occasionissima, mancando una rete a porta praticamente sguarnita, ma dopo questa seconda clamorosa occasione fallita, il Milan esce letteralmente di scena e la partita, nell'ultima mezzora, cambia completamente, trasformandosi in un vero e proprio assedio a Fort Apache. Inutile enumerare le tantissime azioni create dalla Lazio, con la sua consueta manovra corale e avvolgente che la contraddistingue, diciamo solo che si tratta di un forcing arrembante e senza soluzione di continuità, che trova solo un insuperabile William Vecchi ad impedirne il naturale sbocco verso il goal. Registriamo solo l'ingresso (inutile) di Bergamaschi al posto di un declinante Sogliano, e la doppia espulsione decretata da Ciacci, di Petrelli e Benetti per reciproche scorrettezze (Benetti, incautamente spintonato in occasione di uno dei tanti corner per i romani, sferra un pugno al laziale, rompendogli un labbro), e si arriva al novantesimo con il risultato sempre inchiodato sullo 0-0, e chi vi scrive stava sentendo in diretta la radiocronaca di Tutto il calcio, disteso accanto alla sua gracchiante radiolona, e lo "studio" aveva oramai autorizzato l'Olimpico ad andare avanti fino alla conclusione, ed era evidente che non si vedeva l'ora di arrivare al fischio finale, essendo chiara la netta supremazia romana, quando, nel ricordo del sottoscritto, un enorme boato sovrastò la voce del radiocronista: a soli sette secondi dalla fine, a conclusione di una insistita azione personale, Luciano Re Cecconi aveva realizzato la rete della decisamente meritata vittoria laziale... A seguito di quella sconfitta, il Milan scivola quasi a metà classifica e a meno cinque dalla capolista, ma è del tutto evidente che è inutile farsi illusioni: rispetto alla precedente memorabile annata, trattasi di tutto un altro film (by Francesco Filograsso) |