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22 ottobre 1969, Estudiantes La Plata vs Milan 2-1




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Il biglietto della partita
(per gentile concessione di Matteo Melodia)
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Il biglietto della partita
(per gentile concessione di Stefano "Potsy" Pozzoni)



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I tifosi italiani in Argentina
(da "Forza Milan!")



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Rivera e Rosato entrano in campo nella gara di ritorno contro l'Estudiantes
alla "Bombonera" di Buenos Ayres con una bandiera argentina, 1969



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Due immagini della formazione del Milan in campo a Buenos Aires
(sopra, foto Archivio Carlo Fumagalli di Milano)


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Poster "Supercalcio" della formazione del Milan
In piedi, da sinistra: Sormani, Rivera, Malatrasi, Rosato, Prati, Schnellinger, Cudicini. Accosciati: Combin, Fogli, Anquilletti, Lodetti
(per gentile concessione di Enrico Levrini e Ferdinando Bruhin)



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(dal calendario 1977 del Milan, per gentile concessione di Sergio Giovanelli)




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Altre due immagini della schierata rossonera





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22 ottobre 1969, Estudiantes La Plata vs Milan 2-1:
la formazione rossonera con autografi
(per gentile concessione di Gianni Righetto)
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22 ottobre 1969, Estudiantes La Plata vs Milan 2-1:
la formazione rossonera con autografi
(per gentile concessione di Emanuele Pellegrini)



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22 ottobre 1969, Estudiantes La Plata vs Milan 2-1:
la formazione rossonera
(Archivio Magliarossonera.it)
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22 ottobre 1969, Estudiantes La Plata vs Milan 2-1:
la formazione rossonera
(dal sito www.acmilan.com)



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Rivera e Malbernat si stringono la mano prima del match





(per gentile concessione di Fabrizio M. del sito www.laziowiki.org)



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(per gentile concessione di Fabrizio M. del sito www.laziowiki.org)
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(per gentile concessione di Fabrizio M.
del sito www.laziowiki.org)





Una fase della partita


Rivera scarta il portiere argentino Poletti e mette la palla in rete



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Una manciata di secondi, che tolsero il respiro ai tifosi rossoneri in tutto il mondo: giunto solo davanti al portiere con una fulminea azione
di contropiede, dribblato il tentativo di placcaggio di Poletti e perfino alcune zolle della “Bombonera”, finalmente Gianni Rivera sta per depositare il pallone nella rete sguarnita, precedendo di un soffio il rientro disperato di un paio di difensori e dello stesso portiere.
È il trentesimo minuto del primo tempo, quando, nonostante la partita degli argentini sia già degenerata in una pericolosa caccia
all’uomo, il Milan riesce a portare a quattro il proprio vantaggio complessivo di reti sull’Estudiantes
(by Lucia Ravenda)



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Presa frontalmente dalla linea di fondo, l'immagine coglie l'attimo
in cui Gianni Rivera, dopo una lunga azione solitaria in area di
rigore avversaria, calcia nella rete argentina un vero e proprio "pallone d'oro", che in pratica chiude la parte sportiva della
doppia contesa intercontinentale (by Lucia Ravenda)
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Istantanea della partita: 0-1
(per gentile concessione di Ivano Michetti)




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L'intera sequenza della rete di Gianni Rivera alla "Bombonera", pubblicata all'epoca dei fatti sul periodico sportivo argentino "El Gráfico".
Dopo la leggiadra azione del Capitano, l'ultima immagine mostra la vile pallonata di Poletti a Pierino Prati
(by Lucia Ravenda)
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Il gol di Rivera e l'esultanza rossonera





Aguirre Suarez, espulso, protesta


Pierino Prati in barella, assistito dal dr. Monti



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Pierino Prati viene portato a braccia fuori dal campo dal Dr. Monti
e dal massaggiatore Carlo Tresoldi
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Rivera e Schnellinger portano fuori dal campo
Pierino Prati, semi svenuto



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In campo... scene da Far West
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Combin, esanime, a terra, attorniato dai giocatori argentini,
con Carlo Tresoldi, Ginko Monti e Gianni Rivera



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Alcune immagini della partita
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Pierino Prati soccorso da Monti
e Tresoldi portato fuori in barella





Nestor Combin sanguinante viene soccorso
dal dott. Ginko Monti e dal massaggiatore Carlo Tresoldi
(Archivio Carlo Fumagalli)


Combin a terra semisvenuto



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Nestor Combin, ferito al naso, soccorso da Carlo Tresoldi
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Nestor Combin, sofferente,
portato fuori dal campo da Rivera e Schnellinger



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Rivera, Rosato e Schnellinger
(per gentile concessione di Renato Orsingher)


(per gentile concessione di Renato Orsingher)



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Combin arrestato per renitenza alla leva, al termine della gara
(da "L'Unità")
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Gino Maldera, Anquilletti, Cudicini e Malatrasi
con la Coppa Intercontinentale
(per gentile concessione Fam. Anquilletti)



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La Coppa è saldamente in pugno ai due campioni del Milan che,
in campo e fuori, sono stati oggetto della violenza più dura e vile.
Buenos Aires, Combin e Prati, ancora provati e segnati dagli eventi, nella notte seguente la "battaglia della Bombonera", ottobre 1969
(by Lucia Ravenda)
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Juan Ramón Verón, la Brujia, uno dei malfattori dell'Estudiantes
(by Luigi La Rocca)



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Video: il gol del Milan, gli scontri
e Rivera che alza la Coppa
(grazie a Gerardo Franca !)




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VIDEO
(da "Forza Milan!" - facebook)
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VIDEO
(da Maurizio Toscana - - facebook)



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Gino Maldera, Anquilletti, Cudicini e Malatrasi con la Coppa Intercontinentale 1969



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Si festeggia sull'aereo di ritorno da Buenos Aires
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(by Gianandrea Bungaro)



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Il Milan atterra finalmente all'aeroporto della Malpensa dopo la "battaglia allo Stadio Bombonera" di Buenos Aires ed esibisce
con giusto orgoglio la Coppa Intercontinentale ai suoi tifosi esultanti. Ecco la Coppa nelle mani di Romano Fogli - il classico n.13 -
che giocò da titolare entrambe le sfide con la maglia n.6. A destra, di spalle, si scorge il "fido del paron" Marino Bergamasco
(foto tratta da "Forza Milan!" n.11/69, dedicato interamente al Milan Mondiale, grazie a Giuseppe Pellicciari - facebook)



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Tifosi del Milan esultanti per le vie di Milano dopo la conquista della Coppa Intercontinentale



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Permesso di soggiorno in Argentina di Domingo Massaro, l'arbitro della Bombonera
(by Luigi La Rocca)



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(per gentile concessione di Giorgio Brambilla)



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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 24 ottobre 1969)



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(dal "Corriere della Sera")



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"La Stampa" del 24 ottobre 1969, dopo la partita di ritorno di Coppa Intercontinentale



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La "Domenica del Corriere" del 4 novembre 1969, dopo la partita di ritorno della Coppa Intercontinentale 1969



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La battaglia di Bueno Aires
(da "L'Europeo" del 6 novembre 1969, grazie Arch. Francescopaolo D'Adamo)




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(dalla "Gazzetta del Mezzogiorno", by Nicola Turrisi)
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da Carola Rosato

"Mio Padre mi diceva che più che un calvario, era stata una guerra ... perchè gli argentini erano molto scorretti, per usare un eufemismo... falli assurdi e soprattutto giocavano armati di punte e spilloni nascosti che usavano appena possibile... Lui li definiva, senza offesa alla categoria, ma solo nell'episodio specifico ovviamente... dei veri e propri "indios"...
... Il dettaglio delle "armi improprie" me lo ha raccontato direttamente Papà ... e un'altra cosa che mi ha anche detto, per esempio, tanto per dirti il livello di bestialità di quegli avversari, Prati era steso in campo per aver subito un fallo, ma siccome tutta l'azione era in avanti nell'area del Milan... il portiere dell'Estudiantes, sentendosi non osservato, ha raggiunto di corsa Parti steso per terra e gli ha tirato dei calci, mentre appunto lui era già steso a terra... pazzesco... gentaglia assurda, selvaggia e incapace di contrastare lealmente e sportivamente e solo sul piano agonistico e di gioco quel Milan "mondiale" e incontenibile come bravura... quindi, in modo vile, pur di fermarli avevano deciso che erano disposti a tutto... vigliacchi e incapaci, per non dire altro..."



dal sito storiedicalcio.altervista.org

Una delle più violente partite della storia del calcio, una selvaggia caccia all'uomo che si concluse addirittura con l'arresto di Combin. L'intimidazione ambientale, l'acquiescenza arbitrale, la mancanza di ogni sicurezza furono tali che la Coppa di fatto morì lì

Il 22 ottobre 1969 il Milan esce dal sottopassaggio per entrare sul campo della Bombonera di Buenos Aires per affrontare l'Estudiantes di La Plata nella partita di ritorno della Coppa Intercontinentale. Gli ultimi metri non sono protetti e appena i primi giocatori sbucano fuori, su di loro viene rovesciato del caffè bollente. Comincia così una delle più violente partite della storia del calcio, una selvaggia caccia all'uomo che si concluse addirittura con l'arresto di Combin.

L'intimidazione ambientale, l'acquiescenza arbitrale, la mancanza di ogni sicurezza furono tali che la Coppa di fatto morì lì, negli anni seguenti le squadre europee rifiutarono di giocare in quel clima, favorito anche dal fatto che questo titolo non era riconosciuto ufficialmente dalla Fifa. E per il Milan fu la prima vittoria, avrebbe spettato vent'anni per il secondo successo, in quella che ormai era la Coppa Toyota.
L'andata si era giocata a San Siro l'8 ottobre. Il dominio rossonero era stato totale, 3-0 con doppietta di Sormani e in mezzo una rete di Combin.
«Ma il problema fu proprio Combin» racconta Giovanni Lodetti, che vanta di avere giocato tutte e cinque le finali, le tre contro il Santos di Pelè e Pepe nel '63 e le due contro gli argentini. «Parlammo con alcuni giornalisti e giocatori. Ci dissero che lo consideravano un disertore». Combin era argentino di nascita ma naturalizzato francese, per di più aveva osato anche segnare. Al ritorno gliel'avrebbero fatta pagare.
La rimonta per gli argentini è difficile. Il regolamento variava, all'inizio della Coppa si arrivava alla bella in caso di una vittoria a testa, ma poi era stato introdotta la differenza reti. Nel '63 il Milan aveva vinto 4-2 in casa, poi perso 4-2 a Rio de Janiero, la bella fu nella stessa Rio (prima stranezza) con lo stesso arbitro (seconda stranezza).
Fu 1-0 per i brasiliani, con un'espulsione inventata di Maldini e un rigore inventato. Un precedente significativo. L'Estudiantes non ha voluto giocare nel grande e dispersivo stadio Monumental del River Plate ma nella Bombonera del Boca Juniors. Bagnati di caffè i milanisti sono al centro del campo schierati per la foto. E mentre i mettono uno accanto all'altro, chi in piedi e chi in ginocchio, ecco che entrano quelli dell'Estudiantes.
Hanno un pallone a testa e inventano una strana maniera per il riscaldamento: prendono a pallate i milanisti impettiti.
L'Estudiantes è un fenomeno di quegli anni, la squadra di una piccola città che arriva a dominare il calcio sudamericano, è come un Chievo che arrivi in finale di Champions League. Ci sono buoni giocatori, tra i quali Carlos Bilardo, futuro ct dell' Argentina mondiale, e Juan Ramon Veron, il padre di Sebastian. Ma gli altri sono dei picchiatori.
Ricorda Lodetti. «La partita è stata tutta così, quando avevi il pallone arrivava qualcuno e ti spaccava. L'arbitro, un cileno, se ne fregava bellamente. Ci fu un terzino che falciò Prati, poi arrivò il portiere Poletti e gli mollò un calcio nella schiena. Prati dovette uscire dal campo».
Il Milan ha già segnato con Rivera in un'azione di contropiede, una fuga saltando il difensore e poi anche scartando il portiere, che era più forte come picchiatore che come portiere. L'Estudiantes ribalta subito il punteggio con Conigliaro e Suarez, ma il Milan è comunque abbastanza tranquillo dato il punteggio dell'andata. C'è solo da salvare la pelle. Nella ripresa, se non è possibile vincere la Coppa, è possibile punire il disertore Combin.
Il giustiziere è ancora Poletti, che sferra un cazzotto devastante al francese, che esce dal campo con la faccia sanguinante, spaccati il naso e lo zigomo. Ma non se la cava con così poco. A fine partita arrivano quattro poliziotti con una macchina e se lo portano via. Arrestato.
«Forse fu una leggerezza portarlo anche al ritorno. Avevamo un tale vantaggio dopo la partita d'andata...» dice Lodetti. Lo scandalo comunque fu tale che in seguito Poletti fu radiato dalla sua Federazione. Lodetti fu uno di quelli che scampò al massacro. «Mi presi solo un cazzotto alla schiena a fine partita, non so neanche da chi, quando mi abbracciai a Fogli, felici. Eravamo i due centrali di centrocampo, ci eravamo fatti un mazzo così...».
Il Milan si prende la Coppa e va all'aeroporto. Sono passate un paio d'ore e di Combin nessuna traccia. A quel punto la squadra, Rocco in testa, è compatta: senza di lui non si parte. Si mette in moto la diplomazia, ci sono contatti tra le due ambasciate, gli argentini vogliono trattenere Combin per mandarlo a fare il militare.
Finalmente la situazione si sblocca, il centravanti appare all'imbarco, l'aereo può decollare. «E tutti insieme, appena in volo, facemmo il gesto dell'ombrello verso l'Argentina». La Coppa Intercontinentale finisce così, ormai è diventata una guerra tra due paesi. «Certo il fascino delle due gare era superiore...» dice Lodetti. Nel '75 e '78 neanche ci fu, nessuno volle giocarla. La salvarono dall'80 i giapponesi. Il Milan alla fine vinse la Coppa ma a pagare di più fu Nestor Combin: frattura del naso e dello zigomo e arresto nel dopo partita.



dal sito www.delinquentidelpallone.it
di Valerio Nicastro

ESTUDIANTES-MILAN 1969: LA BATTAGLIA DELLA BOMBONERA

Sono nel calcio da quarantasei anni, ho assistito a mille battaglie, ma uno spettacolo del genere, tanto disgustoso, non l'avevo mai visto e sicuramente non lo vedrò mai più. (Nereo Rocco)


C'era una volta la Coppa Intercontinentale, quella competizione di grande fascino che metteva in palio il dominio sul mondo del Pallone. C'era una volta la Coppa Intercontinentale, quella sfida doppia, andata e ritorno, in Europa e in Sudamerica, che significava molto di più di quello che potesse significare qualsiasi altra partita. Non era la blanda e squallida minestrina che è oggi il Mondiale per Club, e non era nemmeno la sfida in campo neutro, seppur affascinante, organizzata dai simpaticoni con gli occhi a mandorla nella terra del Sol Levante. C'era una volta la Coppa Intercontinentale, disputata con partite di andata e ritorno tra i Campioni d'Europa e i Campioni del Sudamerica. Se c'era una volta e oggi non c'è più, la colpa è anche, e forse soprattutto, di quello che successe il 22 ottobre 1969 alla Bombonera di Buenos Aires.
Ma prima del 22 ottobre, c'era stata la partita d'andata, a San Siro, quattordici giorni prima. L'otto di ottobre del millenovecentosessantanove, il Milan superò l'Estudiantes agevolmente. Sormani all'8', Combin al 45', di nuovo Sormani al 71'. L'Estudiantes, d'altronde, non era proprio una corazzata. Era una squadra che, con abnegazione, spirito di sacrificio e applicazione, era arrivata a vincere la Libertadores, ma non aveva grandissime individualità. Carlos Biliardo, che poi sarebbe diventato ct della nazionale albiceleste. E Juan Ramon Veron, che in seguito avrebbe ricevuto i ringraziamenti di tutti noi non tanto per i suoi anni nell'Estudiantes quanto per aver messo alla luce un pargoletto di nome Juan Sebastian. Il resto della squadra era composta da onesti mestieranti, esperti bucanieri del calcio sudamericano che sapevano il fatto loro e qualche fabbro dedito a distruggere più che a costruire gioco. Negli anni '60, in Argentina, il pallone era anche e soprattutto questo.
La formula della competizione, considerato il risultato dell'andata, sorrideva ai rossoneri. Era stata abolita la regola che prevedeva che il doppio confronto sarebbe andato a chi avesse fatto più punti tra le due partite, con eventuale spareggio in caso di parità, e si era adottato una formula più classica, con la differenza reti che avrebbe deciso il vincitore della Coppa. E il 3-0 dell'andata poteva far stare tranquillo il Milan. Sarebbe bastato andare in Argentina e amministrare il risultato. Certo, l'ambiente sarebbe stato ostico, gli avversari pronti a tutto, ma la differenza di tasso tecnico e di organizzazione di squadra era talmente tanta che la truppa di Nereo Rocco pensava di poter tranquillamente portare a casa la pellaccia dalla trasferta intercontinentale.
Mai però sottovalutare gli argentini quando c'è di mezzo un pallone che rotola. E mai, assolutamente mai, sottovalutare gli argentini quando, insieme a quel pallone che rotola, finiscono in mezzo questioni di patriottismo, orgoglio nazionale e fedeltà alla bandiera. Mai, assolutamente mai, far arrabbiare degli argentini su un campo di pallone. Diventano cazzi amari. Per chiunque.
Per questo, il 22 ottobre 1969, non sarebbe stata una partita come tutte le altre. Non per l'Estudiantes almeno. Quando si discute di "ambiente ostile" bisognerebbe proiettare il filmato di quello che successe quel giorno alla Bombonera. Sede scelta in alternativa al Monumental, che era troppo dispersivo. Serviva qualcosa di più. Serviva un catino nel quale far salire la temperatura fino all'inverosimile.
All'arrivo del Milan in campo per il riscaldamento, i rossoneri capiscono che non sarà una serata facile. Meglio che passino in fretta quei 90 minuti, già. Appena calpestano il terreno di gioco della Bombonera, su Rivera e compagni piove. Non è acqua. E' caldo. E' bollente. E' caffè nero bollente, miscela purissima, che arriva direttamente dagli spalti, per accogliere al meglio gli ospiti. Che non si dica che gli argentini non sono un popolo ospitale, beninteso.
Una volta terminato il riscaldamento, Milan in posa per le foto di rito. Petto in fuori. Cudicini, Malatrasi, Anquiletti, Fogli, Rosato, Schnellinger, Lodetti, Rivera, Sormani, Néstor Combin, Prati. Si sistemano davanti ai fotografi, pronti ad essere immortalati. In quel momento, scendono sul terreno di gioco anche i padroni di casa dell'Estudiantes. Ognuno porta con sé un pallone. Tutti insieme, prendono il pallone, lo portano ai piedi, e lo calciano, con forza, verso i calciatori del Milan schierati in posa per la foto. In Argentina, forse, si usa fare riscaldamento così.
Superate le difficoltà iniziali, si scende in campo. Dopo 16' Prati si becca un calcione nella schiena dal portiere avversario Poletti, dopo esser già stato abbattuto dal terzino. Sarà poi costretto ad abbandonare il campo dopo essere svenuto durante un mischione nell'area argentina. Le affascinanti immagini dell'epoca, piuttosto vaghe e intrise di fascino criminale, non mostrano quello che è successo con estrema precisione. Forse, meglio così.
Dopo trenta minuti, Nestor Combin riceve palla a centrocampo. Mettiamo in pausa la VHS. Nestor Combin. Argentino, naturalizzato francese. Nel 1963, non aveva risposto alla chiamata dell'esercito. All'andata, autore del gol del 2-0. Capirete bene che gli argentini potessero anche soprassedere su quella storia della diserzione, ma se osi anche segnare a dei tuoi connazionali, bè, allora non meriti di passarla liscia.
Dicevamo, Nestor Combin riceve palla a centrocampo.Un prontissimo difensore dell'Estudiantes provvede a recapitargli un telegramma dritto sulla tibia, facendolo volare per le terre. Si impossessa del pallone Gianni Rivera, si continua a giocare, non si sa se per il vantaggio o perchè il non proprio solerte arbitro cileno Domingo Massaro forse non aveva intenzione di fischiarlo quel fallo. Rivera parte e corre, parte e scarta tutta la difesa, parte e scarta il portiere, arriva parallelo alla porta, ignora Pierino Prati, irride più e più volte l'intera difesa dell'Estudiantes. E deposita il pallone in rete, da vero incosciente. Poletti recupera il pallone dal fondo del sacco e glielo scaglia addosso, mentre l'Abatino ritorna a centrocampo avendo perlomeno l'ottima idea di non questionare ulteriormente.
A questo punto, le possibilità per i giocatori dell'Estudiantes di portare a casa la Coppa sono ben poche. Tanto vale picchiare più forte che si può. I giocatori del Milan, preso atto che il trofeo è oramai conquistato, capiscono che l'obiettivo della serata diventa uno e solo uno: tornare a casa sani e salvi. Conigliaro e Aguirre Suarez ribaltano il punteggio, 2-1 per l'Estudiantes. Ma il tempo per fare altri 3 gol non c'è. Quello per farla pagare al Milan, per non si sa bene cosa, e a Combin per il suo essere un vile disertore, non manca.
Al minuto 67, Aguirre Suarez decide che Combin è rimasto in campo per troppo tempo. Pugno secco e dritto sulla faccia del connazionale, zigomo e naso in frantumi. Combin lascia il campo con la maglia bianca da trasferta diventata completamente rossa. L'arbitro, che fino a quel momento aveva deciso di soprassedere su molti dei calcioni degli argentini, stavolta non può esimersi e tira fuori il rosso. Su segnalazione del coraggiosissimo assistente.
E pensare che quella non è nemmeno la cosa peggiore capitata nella serata del calciatore del Milan. Già, perchè a fine partita quattro poliziotti gli si fanno vicino. Ancora intontito dalla botta presa e dai litri di sangue lasciati per strada, Combin viene prelevato e portato via. Allarme e panico generale. Se lo sono preso e non vogliono lasciarlo. E' un disertore e deve venire arruolato nell'esercito argentino. Immediatamente. La partita finisce 2-1, in un clima surreale il Milan è Campione.
Dopo pochi e silenziosi festeggiamenti, i giocatori del Milan lasciano il campo con la Coppa e preferiscono scappare immediatamente sull'aereo. Senza Combin. Ambasciata allertata, e fortunatamente si riesce, dopo non poche trattative, a far rilasciare il calciatore. Il centravanti argentino si presenta all'imbarco del volo per l'Italia, il pericolo è scampato, la pelle salva. Dopo quell'edizione, la Coppa non fu più la stessa, molte europee non vollero andare a rischiare la pelle in Sudamerica. Ma, quella sera, il Milan era sopravvissuto alla battaglia della Bombonera. E quella sera, baciare la Coppa aveva ancora più gusto.

E tutti insieme, appena in volo, facemmo il gesto dell'ombrello verso l'Argentina (Giovanni Lodetti)