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La prima soddisfazione al Concorso di Milano nel 1902
L'occasione per l'iscrizione alla Federazione Ginnastica fu data dall'organizzazione nel 1902 all'Arena Civica di un Concorso Internazionale indetto dalla "Forza e Coraggio". Presidente del concorso l'avv. Felice Radice. Il Milan, onde partecipare al torneo di calcio, si aggiunse alle società concittadine già inquadrate: Forza e Coraggio, Pro Patria, Mediolanum, Pro Italia, la Pro Milano e i Civici Pompieri. Il giovedì 29 maggio, di buon mattino, le strade di Milano si riempirono di schiere di ginnasti appena giunti in stazione, con sulle maglie i nomi della città d'origine: Roma, Firenze, Bari, Arezzo, Napoli. Grande fu la sorpresa e la meraviglia dei milanesi. Alle tre del pomeriggio iniziarono le gare dei giochi, con le cinque squadre iscritte al torneo di calcio, le otto a quello di sfratto, le sette impegnate nel tamburello. Direttore dei giochi fu designato il maestro Eugenio Benucci di Rieti, compilatore di uno dei primi manuali del football.


Figura 11 : immagini dal Concorso Internazionale di Milano, "La Stampa Sportiva" 15 giugno 1902

Citiamo da "Il Ginnasta", bollettino della FGI, numero del 15 giugno 1902, autore dell'articolo il prof. Romano Guerra:


Figura 12 : testata de "Il Ginnasta"

(.) Nelle ore pomeridiane incominciano i giuochi; l'Arena è così vasta, che permette a due squadre di esercitarsi contemporaneamente senza disturbarsi. La Giuria funziona ottimamente e le squadre mostrano un'abilità ed un affiatamento ai quali non eravamo da qualche tempo abituati; si giuoca il calcio e lo sfratto e le eliminatorie sono presto esaurite, risparmiando anche l'esecuzione delle semifinali a causa dell'esiguo numero di squadre partecipanti. Al giuoco del calcio prendono parte due squadre della "Mediolanum"; una del "Milan foot-ball Club"; una dell'"Andrea Doria" di Genova; una della "Associazione del Calcio" di Vicenza. Si procede per eliminazione; rimangono a disputarsi la splendida coppa cesellata dal Guelfi, il "Milan foot-ball Club" e l'"Andrea Doria". (.) Il pubblico poco numeroso non capisce lo svolgimento dei giuochi e mostra quindi per essi poco interessamento; però di tanto in tanto qualche applauso parte all'indirizzo dei migliori giocatori. Si raccomanda che i giuochi, così belli e utili, siano fatti conoscere ed apprezzare dal pubblico con gare e sfide eseguite frequentemente nelle varie città nei giorni festivi, come preparazione ai Concorsi, che a norma del nuovo regolamento saranno d'ora in poi eseguiti ogni anno. (.)

Il sabato 31 maggio, alle sei antimeridiane, rossoneri e biancoazzurri tornarono a disputarsi la finale. L'Andrea Doria, sodalizio fondato nel 1895 e presieduto da Zaccaria Oberti, giocava da circa due anni; giusto un paio di mesi prima aveva perduto per 3-2 dal Genoa nell'eliminatoria FIF del girone ligure-lombardo. Poi il Genoa aveva battuto 2-0 i campioni del Milan, riprendendosi il trofeo. Guidava i doriani Francesco Calì, catanese di nascita, trasferitosi giovanissimo con la famiglia a "Zena"; chiamato dai compagni "Franz", per via che aveva svolto gli studi in un collegio svizzero, dove aveva appreso il calcio e conosciuto Vittorio Pozzo, studente di lusso come lui. Nel 1910 Calì, un terzino traccagnotto, veloce e potente dal colpo d'occhio eccezionale, sarà il primo capitano della Nazionale italiana. La partita tra il Milan e la Doria terminò in parità. Ad un certo punto, la giuria ordinò la sospensione del gioco e assegnò ex aequo il premio del vincitore. Al Milan andarono come ricordo la coppa e la "corona di quercia". Il giorno dopo, i footballers parteciparono alla parata finale del concorso, insieme ad altri 3.000 ginnasti di 80 società diverse. Il corteo dei ginnasti e dei pompieri partecipanti si avviò dai bastioni Venezia e Monforte alle tre del pomeriggio, preceduto da una cinquantina di ciclisti e accompagnato da squilli di fanfara, dal rullio dei tamburi e da una massa festosa di folla in coda. Dopo un'ora, i concorsisti entrarono nell'Arena, gremita da (stima de "Il Corriere della Sera") almeno 35.000 persone. Ma "Il Ginnasta", contando anche quelli rimasti fuori senza biglietto, parlò addirittura di 50.000 spettatori. E commentò che non era più il caso di guardare con invidia all'Inghilterra per i suoi grandi stadi pieni per le partite di football. Anche nel regno d'Italia il culto dell'"educazione fisica" poteva offrire simili spettacoli.


Figura 13 e 14 : i biancazzurri della Doria (Calì è il quarto da sinistra in piedi) e lo stemma sociale

Il 1903 si aprì con una importante novità. Nei giorni 4, 5 e 6 gennaio, con sessioni dalle 8 del mattino alle 9 di sera, la Commissione Giuochi della FGI, presieduta da Guerra, si riunì a Milano nella palestra della "Forza e Coraggio". L'intento era quello di riformare i regolamenti, poiché le esperienze sul campo avevano dimostrato che ogni squadra tendeva ad applicare un suo regolamento specifico, dimenticando quanto scritto nel codice di Gabrielli. Inoltre, l'International Board aveva approvato importanti modifiche concernenti il terreno di gioco, con la segnatura delle nuove area di rigore e area di porta a forma rettangolare in luogo delle "lunette" e della linea delle 18 iarde. Le discussioni più vivaci riguardarono la palla vibrata e il tamburello, i due giochi che godevano di maggiore popolarità e più lunga tradizione regolamentare. Per il calcio fu subito accettata la lettura degli articoli del nuovo regolamento compilato da Luigi Bosisio.


Figura 15 : Luigi Bosisio, compilatore del regolamento del calcio nel 1903 (da "La Stampa Sportiva")

Questi dichiarò di essersi adeguato alle modifiche dell'Association introdotte dai britannici. Ed è molto probabile, se non certo, che l'ultimo regolamento approvato dall'IB glie l'avessero passato proprio i milanisti. Il regolamento del "giuoco del calcio", codice Bosisio, che veniva a sostituire il codice Gabrielli, fu pubblicato dapprima da "La Gazzetta dello Sport" il 16 gennaio 1903, e poi su "Il Ginnasta" il 15. febbraio. Constava di nove punti, e il più elaborato era il punto nove, riguardante la figura e l'operato dell'arbitro. Uno dei problemi del calcio ginnastico, fino a quel momento, era stato lo scarso riconoscimento dell'imperio dell'arbitro da parte dei giocatori. Era facile che i footballers fermassero l'azione ad un reclamo proprio o degli avversari, senza che l'arbitro avesse punto fischiato; e d'altronde così stava scritto sul codice Gabrielli, che concedeva ai capitani di giocare con un fischietto al collo da usarsi per attirare l'attenzione dell'arbitro in campo. Sopra tutti agiva la Giuria esterna, formata da cinque elementi, alla quale ci si appellava concitatamente durante la partita, con discussioni che raffreddavano il gioco. Il Regolamento Bosisio 1903 mise fine a tutto questo. Gli appelli contro le decisioni dell'arbitro poterono essere inoltrati alla Commissione Tecnica e alla Giuria solo a partita conclusa. Importanti furono pure le modifiche ai regolamenti approvate per i campionati in generale. Fu stabilito che una squadra avesse diritto a prendere parte ai tornei solo nel caso la Società di appartenenza fosse federata da almeno tre mesi. (Al concorso del 1902 il Milan si era iscritto e aveva giocato nel giro di pochi giorni, se non di ore). Inoltre, veniva vietata l'iscrizione di un ginnasta a due tornei di giochi nell'ambito del medesimo concorso. Furono anche previste gare eliminatorie per accedere ai campionati, e un sistema ad eliminazione diretta con sorteggi in caso di numero dispari di squadre, al fine di scremare le finaliste durante i tornei. Al vincitore del campionato si sarebbe assegnata una "Coppa Circolante", col nome della società inciso sopra e l'obbligo di tenerla in sede salvo rispedirla alla FGI a Roma un mese avanti il successivo campionato. (Questo era il classico sistema "challenge", cooptato dal mondo sportivo anglosassone e in voga presso la FIF e varie altre federazioni sportive).
A ben vedere, la differenza più eclatante tra il Regolamento Bosisio e quello dell'IB era dato dalla durata prevista delle partite: due tempi di 30' ciascuno più eventuali supplementari di 15'. Ma, nei tornei di campionato, vedremo come i tempi delle partite saranno sempre di 40', durata probabilmente gradita alle squadre più smaliziate. Queste, infatti, non erano tenute a cimentarsi nelle gare di classificazione, cioè una esibizione del team al completo davanti ad una giuria che serviva a determinare il grado di disciplina e di competenza tecnica raggiunta. Le "prime" squadre del Milan o della Doria non dovettero mai "classificarsi", perché si sapeva che il football lo conoscevano a menadito. La centralità del regolamento del 1903 è confermata da due fatti: il primo riguarda le molte richieste, da parte dei club di football, subito pervenute a "La Gazzetta dello Sport" per avere una copia dei regolamenti; il secondo fatto concerne un articolo che apparve nel 1913 su "Lo Sport Illustrato". Autore Franco Scarioni, un milanese classe 1884, uno dei pionieri del nuoto e del football, che aveva conosciuto sferrando i primi calci "nell'ampio vialone dei Boschetti". (Tra l'altro, il fratello minore Sandrino fu anche capitano del Milan nel primo dopoguerra). Stralciamo da Passatismo e futurismo calcistico, il brano intitolato L'età del ferro:


Figura 16 : "Lo Sport Illustrato" 30 ottobre 1913

(.) Nel 1903 il football si è fatto strada: non ha ancora negli stessi giornali sportivi la sua rubrica, vive ancora nel comunismo che lo lega sotto il titolo generico di "Giuochi sportivi" alla palla vibrata ed al tamburello, ma domina e soverchia gli altri. Nel gennaio a Milano una riunione di commissari compila il primo regolamento della "palla al calcio" con una schiettezza ingenua ed un frasario degno in tutto del nuovo titolo dato al giuoco. Il regolamento dice, per esempio, con candore ammirabile: "è dunque importante sapere che davanti ad ogni porta sono tracciati due rettangoli. il primo si chiamerà casa (.) (Scarioni si riferisce all'articolo della "Gazzetta", ndA)


Figura 17 : Il Regolamento Bosisio pubblicato su "Il Ginnasta" del 15 febbraio 1903 (pagina 29)

Figura 18 : Il Regolamento Bosisio pubblicato su "Il Ginnasta" del 15 febbraio 1903 (pagina 30)

Figura 19 : Il Regolamento Bosisio pubblicato su "Il Ginnasta" del 15 febbraio 1903 (pagina 31)

Da 1903, dunque, i "giuochi ginnici" ripartirono con nuovi regolamenti più chiari e completi. La prima edizione dei Campionati Nazionali Giuochi avrebbe dovuto svolgersi a Udine nel settembre del 1903. Tuttavia, la scarsezza di iscrizioni spaventò gli organizzatori e li indusse ad annullare l'evento. Si svolsero comunque vari tornei di calcio e il Milan prese parte a due di essi.
In aprile Kilpin e soci si recarono a Novara, dove la locale Società di Scherma e Ginnastica aveva organizzato un concorso interprovinciale. Batterono la SG Sampierdarenese (una discreta squadra che aveva aperto la sezione calcio nel marzo del 1899), la Sempione Milano e l'Audace Torino. E si assicurarono la "Coppa Novara". Il secondo trofeo i rossoneri andarono a prenderselo a Venezia. La prestigiosa "Costantino Reyer" aveva ottenuto dalla FGI il placet per indire un concorso "Gare Biennali Giuochi" ogni due anni, come contorno alle Esposizioni di Cultura e di Arte. Il 31 maggio, su un campo allestito all'Ippodromo del Lido, il Milan batté 5-0 la "Umberto I" di Vicenza, mentre al terzo posto si classificò la Reyer. Kilpin e compagni ritornarono felicissimi a casa in treno, portando con loro la "Coppa Venezia". Purtroppo entrambi trofei sparirono subito dalla bacheca di via Berchet. Infatti, in quei giorni dei malviventi si introdussero nottetempo nella sede sociale e fecero man bassa di coppe e medaglie.
Circa un mese dopo Venezia, il 28 giugno i rossoneri scesero ancora in lizza contro la Mediolanum al Concorso Interprovinciale di Milano, organizzato dalla Pro Italia. E qui si verificò uno dei pasticci burocratici tipici del mondo ginnastico: Mr. Davies avrebbe dovuto fungere da arbitro (Davies era uno dei "giudici di campo" riconosciuti dalla FIF al Milan: gli altri erano Kilpin e Suter), ma l'inglese non si presentò e il Milan invitò un altro socio, lo scozzese Young, a prenderne il posto. La sostituzione non avrebbe avuto effetto se non per un singolo dettaglio: Kilpin quel mattino si ritrovò a contare nove compagni di squadra, di quelli titolari. Mancava infatti Domenico Galli, iscritto nella lista ufficiale presentata alla direzione del concorso. Seduta stante, Kilpin invitò a indossare la maglia uno dei due "supplenti" concessi dal regolamento: Girolamo Radice, uno studente proveniente dalle file del "Cattaneo". Quell'anno, infatti, il Milan aveva partecipato con la Juventus alla Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione, formando una squadra di studenti. Young, poco abituato alle rigide burocrazie della FGI, non avvisò la giuria del cambiamento. I rossoneri vinsero facile. Se non ché il giorno seguente, Alberto Alberti presidente della Mediolanum, e il capitano Umberto Meazza presentarono reclamo chiedendo la squalifica del Milan. La giuria, presieduta da Bosisio, chiamò a deporre Kilpin, che ammise la sostituzione aggiungendo di avere avvisato il "direttore del campo". Questi negò l'addebito e, dopo vivaci discussioni, cui si unirono altri giocatori milanisti, la giuria accolse il reclamo e tolse al Milan il primo premio, assegnandolo alla Mediolanum. Questo tipo di diatribe non doveva certo mandare in sollucchero quelli del Milan. Ma più grave era la situazione alla Mediolanum, dove Alberti si stava stancando dei footballers, al punto di sciogliere la sezione di lì a meno di un anno. Meazza ed altri appassionati sarebbero andati a formare una nuova compagine: la Unione Sportiva Milanese; un gruppetto di dissidenti avrebbe invece rinforzato i ranghi milanisti. La USM si federò solo alla FIF. >>>


Figura 20 e 21 : il manifesto delle Gare Biennali di Giuochi di Venezia del 1903 e una formazione dell'USM
 
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