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Di Marco Impiglia (Società Italiana di Storia dello Sport)

Caratteri del calcio ginnastico
Sulla bandiera del Milan quattro titoli di campione d'Italia mancano all'appello. No, non si tratta di recriminazioni per scudetti perduti all'ultimo momento (Ah, la fatal Verona!). Piuttosto, stiamo parlando di titoli veri e propri, ufficiali, con tanto di coppe e diplomi attestanti. Chissà che fine avranno fatto, questi dimenticati trofei. Forse se ne stanno celati in un solaio polveroso: sarebbe sufficiente ritrovare la chiave di ferro in un cassetto, aprire la porta, prendere tra le mani un pallone di vero cuoio inglese, a strisce ellittiche marca Riley's, e fargli raccontare le sue storie di gioventù.


Figura 1: Pallone d'epoca

I campionati in questione sono quelli della Federazione Ginnastica Italiana, indetti in un lasso temporale che va dal 1896 al 1913. Forse saprete dell'annosa polemica che, di tanto in tanto, fa capolino sulle pagine dei quotidiani sportivi; e cioè che sarebbe stata l'Udinese a vincere il più antico torneo di calcio disputato in Italia. C'è del vero in quanto affermano gli amici udinesi. Stando alle cronache, il 9 settembre del 1896 si disputò a Treviso la prima Gara Nazionale dei Giuochi Ginnastici, sotto l'egida della FGI. Uno dei "giuochi" in questione era il football association, e il torneo fu vinto dalla Società Udinese di Ginnastica e Scherma davanti alla squadra della Palestra Ginnastica Ferrara e ad un'altra composta da liceali trevigiani. Cinque anni prima quella giornata che vide il capitano degli udinesi, Antonio Dal Dan, venire premiato con "labaro e corona di quercia", il 9 maggio del 1891 a Bologna si era svolta la prima esibizione ufficiale di calcio in Italia, organizzata dai soci della Ginnastica "Virtus" nell'ambito delle feste per il ventennale della fondazione. Poi la Virtus aveva abbandonato la pratica del football. Ma l'idea dell'adozione del game di origine anglosassone era rimasta viva in alcuni dirigenti della Federginnastica.


Figure 2 e 3: la squadra dell'Udinese vincitrice del campionato 1896; il logo della FGI a partire dal 1895

Piaceva del football il suo aspetto di "gioco all'aperto", dinamico e di gruppo. La ginnastica tra i banchi di scuola, resa obbligatoria dal 1878, non incontrava il favore degli studenti. Si presentava noiosa, ripetitiva, costringeva i ragazzi a respirare l'aria chiusa delle aule scolastiche. La ginnastica era importante per far crescere sano e forte l'individuo e prepararlo a diventare un cittadino esemplare, fedele al Re e utile a difendere i confini della Madre Patria. Però, non sfuggiva ai nostri ginnasiarchi il fatto che i britannici avessero costruito un impero basandosi su un sistema educativo che aveva conferito un ruolo centrale ai giochi di squadra e a quelli agonistici. L'eroismo e il sacrificio di sé in un'ottica di lavoro di gruppo informava gli "open air games", sulla scorta del più popolare romanzo per ragazzi e vero manifesto pedagogico della generazione vittoriana: il Tom Brown's school days di Thomas Arnold. Accadde così che, sullo scorcio del secolo XIX, la Gran Bretagna venne vista come un fratello maggiore da imitare, per la formazione del "cittadino-soldato". Nel novembre del 1895 la FGI - di gran lunga la più importante federazione sportiva sul territorio, contando su decine e decine di società da Torino a Napoli, e qualcuna anche più giù - invitò le affiliate ad aprire sezioni per il calcio e per altri due giochi sportivi: il tamburello e la palla vibrata (chiamata anche sfratto). Si pensava che tali discipline fossero adatte ai giovani, agli studenti dei licei e degli istituti tecnici. Portandoli, con la scusa dei giochi di squadra all'aperto, su un campo sportivo adeguatamente attrezzato, si poteva contrastare la loro ritrosia a frequentare le locali società di ginnastica, che da tempo denunciavano un calo di iscritti. Il meccanismo funzionò in alcune città. E funzionò laddove operavano maestri di ginnastica che avevano abbracciato con entusiasmo l'introduzione dei "giuochi ginnastici". Tra loro, il bolognese Francesco Gabrielli e il vicentino Daniele Marchetti; il primo mandato dalla Pubblica Istruzione ad insegnare a Rovigo, il secondo a Bologna e poi a Milano.
Sempre nel nord-est, a Udine, nel 1895 il senatore Gabriele Luigi Pecile, uomo politico in vista e vicino alla FGI, aprì un "Campo di Giuochi" e pubblicò un rozzo manualetto di football, giusto per cominciare a dare i primi calci con riferimento alle regole inglesi. Contemporaneamente, a Rovigo, il professor Gabrielli scrisse un manuale sui Giuochi Ginnastici per la casa editrice Hoepli di Milano; e l'anno dopo ne pubblicò un altro, a sue spese presso una tipografia rodigina, dedicato esclusivamente al Football Association.
Nel 1899 anche Marchetti pubblicò il suo Palla al Calcio, inserito in una raccolta di giochi ginnastici. E, attenzione, i manuali citati furono i primi regolamenti mai stampati in Italia! Infatti, il Genoa Cricket and Football Club, l'FC Torinese, l'Internazionale Torino - vale a dire i club pionieri - usavano regolamenti in lingua inglese. In maggioranza, le loro squadre erano formate da britannici e svizzeri, più qualche italiano collega di lavoro. Addirittura, il Genoa fino al 1896 escluse i cittadini italiani (il primo fu Edoardo Pasteur, nato a Genova ma di famiglia svizzera) dai suoi gruppi di cricket e football.


Figure 4, 5 e 6 : il prof. Francesco Gabrielli; il frontespizio di Giuochi Ginnastici e la parte sul "giuoco del calcio"

I manuali dei maestri di ginnastica, che poi erano adattamenti di libelli inglesi o tedeschi, tradussero per la prima volta in lingua italiana i termini tecnici. Nel manuale del Gabrielli, adottato come ufficiale dalla FGI, non solo i termini tecnici furono traslati in italiano, ma anche le misure britanniche, basate sul sistema delle iarde e dei pollici, furono riportate nel sistema metrico-decimale, arrotondandole per eccesso o per difetto. Ciò fu fatto in omaggio all'orgoglio nazionalistico e ai principi che informavano il movimento ginnastico. Gabrielli, per prevenire le accuse di esterofilia che l'establishment della ginnastica militarista avrebbe potuto lanciare ai fautori dei giochi, puntò a sottolineare le radici nazionali e la tradizione greco-romana, facendo risalire il football all'harpastum dei legionari romani e al Calcio Fiorentino del '500; di qui, l'esigenza di utilizzare solo la lingua di Dante e del Petrarca.
Ecco allora nascere la nomenclatura a noi ben nota: i termini porta, punizione semplice, fallo, calcio libero o di rigore, fuori di gioco, rimessa in gioco, centro del campo, difensori, il neologismo "terzini" come evoluzione del termine terzi e in analogia coi giochi del pallone e del tamburello, la linea di fondo, la linea mediana, la linea e la rimessa laterale, il calcio "dall'angolo". Altri nomi saranno invece sostituiti: così il "compartimento" diventerà la metà campo, il "partito" la squadra, la "partita" il gol o punto; il "custode" si tramuterà in portiere; i "secondi" in "mezzi" e poi in mediani, i "primi" in avanti, distinguendosi in ala sinistra, ala destra e centravanti. In seguito, le prime cronache apparse sui giornali aiutarono nel processo. L'elaborazione del prof. Gabrielli (Il Giuoco del Calcio o Football Association) fu il codice usato il 18 settembre del 1895 al III Concorso Ginnico Nazionale di Roma, quando al Velodromo Salario si esibirono, al cospetto del Re e della Regina e di ventimila spettatori, due formazioni di giovanissimi ginnasti di Udine e Rovigo. Gabrielli funse da giudice sia in quel frangente sia l'anno dopo al campionato di Treviso. E poi nel 1898 a Torino, allorché, nell'ambito del IV Concorso Ginnico Nazionale, la PG Ferrara si aggiudicò il titolo battendo la SG Torino e l'Udinese.
Nel 1899 non ci furono campionati. Nel 1900 un torneo inserito nel Concorso Ginnico Internazionale di Milano fu annullato per via dell'assassinio a Monza, ai primi di settembre, di Umberto I. L'organizzazione era stata affidata a una nuova società ginnastica milanese, la "Mediolanum", che aveva aperto al football grazie all'interessamento di Daniele Marchetti. Il prof. Marchetti insegnava educazione fisica al Regio Istituto Tecnico "Cattaneo"; dal 1897 aveva condotto i suoi allievi a cimentarsi in un cortile interno del Castello Sforzesco, concesso dal comune alla Mediolanum per sperimentare i suoi giochi e fare le evoluzioni ginniche. Il 15 maggio del 1898 - cioè la domenica successiva al campionato inaugurale della Federazione Italiana Football, giocato in una sola giornata a Torino dal Genoa, dalla SG Torino, dall'FC Torinese e dall'Internazionale Torino - la Mediolanum aveva costituito ufficialmente la sua sezione calcio. Era nata, così, la prima formazione per il football a Milano. I giovani ginnasti, nel diroccato e magnifico maniero medievale, esperimentarono con grande slancio, indossando sopra le candide camiciole delle fasce rosse e azzurre per distinguersi.
E non fu un caso, ma gioco forza, che nel 1900 il Milan CFBC (affiliato alla FIF dal 15 gennaio) si trovasse a disputare le sue prime partite proprio con la Mediolanum.


Figure 7 e 8: lo stemma della "Mediolanum" e il cav. Alberto Alberti

L'affrontò l'11 marzo per la Medaglia del Re, il 20 maggio durante un saggio ginnico-scolastico all'Arena napoleonica, ancora il 27 maggio in un triangolare cui partecipò la Juventus di Torino, e infine il 23 dicembre, per l'"Albero di Natale" del quotidiano "Il Secolo". Marchetti operò in qualità di "giudice di campo" (guardialinee) nella prima sfida, quando gli studenti-ginnasti della Mediolanum si presentarono al Trotter credendo di giocare con le regole del Gabrielli, e invece i milanisti avevano in mente le loro "regulations" e si dovette addivenire ad un accordo. Kilpin e compagni vinsero 2-0, al termine di una gara di due tempi da 40 minuti ciascuno. Secondo le abitudini della FGI (il codice Gabrielli non specificava la durata di un match, demandandola all'accordo tra le parti in causa), i tempi sarebbero dovuti essere di 30'; mentre per le regole dell'International Board sarebbero dovuti essere di 45', più gli eventuali supplementari. I 40' furono quindi il frutto di un gentlemen agreement tra i due capitani. Altre differenze notevoli di quel primo incontro riguardarono, dalla parte dei ginnasti: il peso massimo del pallone; la mancanza di alcune linee del campo (quella delle 18 iarde, ad esempio); la possibilità di sostituire un infortunato durante la gara; il divieto assoluto di discussioni fra giocatori pena l'espulsione; e, soprattutto, il fatto che né il free kick, cioè il calcio libero, né il penalty kick, il calcio di rigore, potevano, secondo i ginnasti, essere battuti direttamente verso la porta avversaria. Per il resto, a fronte di una maggiore agilità e velocità dei bianconeri a scacchettoni della Mediolanum, i rossoneri a strisce opposero una straripante forza fisica, e più precisione nei passaggi. Sul piano tattico, le squadre ginnastiche avevano già adottato la cosiddetta "Piramide Preston", lo schieramento che prevedeva cinque forwards, tre halves, due backs e il goalkeeper. (Attaccanti, mediani, terzini e il portiere). Secondo quanto ha scritto Antonio Ghirelli nella sua "Storia del Calcio in Italia", pubblicata dalla Mondadori nel 1954, i "diavoli" milanisti vinsero anche ricorrendo "al singolare stratagemma di gridare in continuazione spaventando quei bravi ginnasti". Non sappiamo, effettivamente, quanto gli incitamenti abbiano potuto influenzare il corso del gioco. Quel che è certo è che ciò che difettava ai footballers italiani rispetto ai loro colleghi forestieri era la determinazione nel tirare in porta. Come notò nel novembre del 1903 un certo W. French, relazionando le gare della seconda edizione della Coppa Città di Torino, (.) in tutte le squadre italiane, nel vero senso della parola, manca il calcio al goal, sicché spesso dopo aver portato con grande fatica ed abilità la palla fin sotto il goal avversario rimangono titubanti, dando così il tempo agli avversari di riaversi e contrattaccare distruggendo con un colpo deciso tutto il risultato dei loro sforzi. In altre parole, si osserva generalmente negli elementi italiani una maggior disposizione alla difesa che all'attacco (.).
Che la Società di Educazione Fisica "Mediolanum" fosse sì un buon undici, ma ancora inesperto e quotato un gradino al di sotto del Milan, lo si deduce dal particolare che non partecipò alle eliminatorie del campionato FIF nel 1900, torneo nel quale il Milan venne estromesso dall'FC Torinese. La Mediolanum vi prese parte invece nel 1901, e il Milan la fece fuori con un secco 2-0. Il match si disputò ad aprile. Circa un mese dopo, la Mediolanum si aggiudicò a Bologna il titolo di campione ginnastico, sconfiggendo in finale per 3-1 la Palestra Ferrara. Ma sarebbe stato il primo e ultimo titolo per Luigi Bosisio, Umberto Meazza e gli altri footballers che si allenavano al Castello Sforzesco. Stava infatti per entrare in scena il Milan, superbo conquistatore nel 1901 del campionato FIF a spese del Genoa. >>>

 
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