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STAGIONE SUCC. >



da "Almanacco Illustrato del Milan" - Ed. Panini Modena, 2005
Albino Buticchi diviene presidente ed acquista Chiarugi, Turone e Dolci. Allenatore è Cesare Maldini, Rocco diventa DT. La sfortuna nei 2 campionati precedenti non ha confronti con quella di questa stagione. Il Milan compie l'impresa di perdere un campionato già vinto a tre minuti dal termine dello stesso. Dopo aver condotto in testa gran parte del torneo i rossoneri arrivano alla partita dello scudetto del 21 aprile con la Lazio a Roma. Perdono 1-2 con un gol di Chiarugi, a tutti apparso regolare, ma annullato dall'arbitro Concetto Lo Bello. La squadra sembra poter arrivare ugualmente al titolo e, ad una giornata dal termine, questa è la classifica: Milan 44, Lazio e Juventus (in gran rimonta) 43. Il mercoledì prima dell'incontro decisivo di Verona il Milan è impegnato a Salonicco nella finale di Coppa delle Coppe. Il rinvio dell'ultima giornata, richiesto, non viene concesso. Domenica 20 maggio 1973 i tifosi rossoneri sognano la stella del 10° scudetto. I giocatori sono stremati per la durissima partita di 3 giorni prima. Il Milan pere 3-5. Si profila lo spareggio con la Juve, sull'1-1 a Roma, ma a 3 minuti dalla fine il bianconero Cuccureddu segna il gol dello scudetto juventino. La vittoria di Salonicco (1-0) con un gol di Chiarugi e con le parate di Vecchi e la conquista della Coppa Italia proprio con la Juve, mitigano, ma solo in parte, l'amarezza.


da E. Tosi – Forza Milan! – La storia del Milan ("Il decennio della Stella e il buio dei primi Anni Ottanta"), maggio 2005
Per la stagione 1972-73 Albino Buticchi è il nuovo presidente e il vecchio "Paròn" Nereo è affiancato in panchina da Cesare Maldini; con un attacco spumeggiante composto da Bigon, Benetti, Prati, Rivera e "Cavallo pazzo" Chiarugi, il Milan si candida a suon di gol alla vittoria in campionato (memorabile il 9-3 di San Siro contro l'Atalanta). Dopo aver condotto quasi sempre in testa il torneo, arriva alla partita-scudetto con la Lazio, all'Olimpico, il 22 aprile 1973; l'arbitro Concetto Lo Bello (notoriamente anti-riveriano) annulla a Chiarugi, nel finale di partita, un regolarissimo gol che avrebbe sancito un sacrosanto pareggio dei rossoneri e probabilmente la conquista dello scudetto della Stella. Intorno all'arbitro si scatena un capannello di giocatori, tra cui Rivera che sottolinea come Lo Bello non perdesse mai occasione di danneggiare il Milan: questo gli costa un'altra squalifica. Si arriva così all'ultima di campionato con questa classifica: Milan 44, Juventus e Lazio 43. Il mercoledì antecedente all'impegno decisivo col Verona i rossoneri volano a Salonicco per la finale di Coppa delle Coppe contro il Leeds United: l'incontro è durissimo, un gol al 3' di Luciano Chiarugi e le grandi parate di Villiam Vecchi danno la vittoria (1-0) ai rossoneri. La squadra è stremata e un timido tentativo di rinviare la gara della domenica non viene neppure preso in considerazione dalla Lega. Il 20 maggio allo stadio "Bentegodi" si consuma un "dramma" sportivo per la squadra, per la società e soprattutto per migliaia di tifosi rossoneri accorsi a Verona con le bandiere già con la Stella del decimo scudetto: dopo mezz'ora di gioco il Milan è sotto di tre gol e, alla fine, sarà un disastroso 5-3 per i padroni di casa. Si spera almeno in uno spareggio, ma un gol all'Olimpico dello juventino Cuccureddu a 3' dal termine fa sprofondare il popolo milanista nel baratro della più cocente delle delusioni. La conquista della terza Coppa Italia, proprio contro la Juve ai calci di rigore, può solo mitigare l'amarezza.




da Corrado Izzo
1972-73, LA STELLA CHE NON BRILLO'
Nell’estate del 1972, il nuovo presidente Albino Buticchi non guarda al portafogli e piazza due colpi importanti: il 25enne e talentuoso attaccante esterno Luciano Chiarugi, arrivato dalla Fiorentina per 400 milioni di vecchie lire, ed il promettente libero-mediano Maurizio Turone, prelevato dal Genoa. È palesemente dichiarata l’intenzione di vincere finalmente quella agognata stella sfuggita per così poco nei due campionati precedenti. Inizialmente il Paron Rocco, comunemente definito come allenatore difensivista, manda in campo un Milan assai spregiudicato. Davanti a Belli o Vecchi, che si alterneranno continuamente nel corso della stagione, l’esperto ed affidabile Schnellinger fa il libero classico, Anquilletti e Rosato i marcatori, Sabadini il fluidificante; i centrocampisti in mediana sono in realtà solo due, cioè i veneti Benetti e Biasiolo, poiché Bigon e Chiarugi svariano in maniera abbastanza autonoma tra attacco e trequarti campo, con Rivera alle spalle della prima punta Prati. Volendo sintetizzare, sulla carta è un 4-2-3-1 che però, fungendo il buon Sabadini spesso da ala invece che da terzino e andando Bigon e Chiarugi ad affiancare Prati davanti, diventa sovente un 3-3-1-3. Se vogliamo, è una riproposizione tattica, seppur con modalità ed uomini diversi, del Milan Leggendario di fine anni ‘60. Il tutto alla faccia del catenaccio. A completare i quadri ci sono ricambi di sostanza, come il vecchio Cudicini che però non giocherà mai, Zignoli, Turone, Dolci, Sogliano, Casone, Magherini, Golin. L’inizio della stagione è a dir poco esaltante. Il Milan è una specie di macchina da guerra così, nelle prime gare tra campionato e Coppa Coppe, segna caterve di gol. Sette in due partite ai modesti lussemburghesi del Red Boys, quattro al Palermo, addirittura nove all’Atalanta, due alla Juventus, due al Vicenza, tre ai cuginetti nel derby d’andata. Il brillante assetto offensivo che porta in zona gol un po’ tutti i giocatori, presenta talvolta delle controindicazioni, poiché capita che il Milan soffra dietro. Nereo Rocco lo sa bene. Non a caso, dopo l’incredibile 9-3 inflitto ai bergamaschi, si lamenta dei tre gol subiti più di quanto si compiaccia per la potenza atomica dell’attacco. Così medita accorgimenti tattici per irrobustire la mediana, sacrificando talvolta una delle tre punte a beneficio di un centrocampista (spesso Sogliano). L’autunno fila via senza grandissime complicazioni: una sola caduta in campionato, in verità abbastanza rovinosa a Firenze, qualificazione ai quarti di finale della Coppa Coppe raggiunta dopo aver eliminato ai supplementari gli ostici polacchi del Legia Varsavia. Se proprio vuol muoversi un appunto alla truppa del Paron, è che vince poco in trasferta: in tutto il girone d’andata una sola vittoria, peraltro discussa, a Cagliari. In ogni caso è un piacere veder giocare questo Milan, segnano tutti, da Prati a Chiarugi, da Bigon a Rivera, da Benetti a Biasiolo e finanche Rosato e Zignoli. Alla fine del girone d’andata, dopo il recupero della gara interna con la Lazio, i rossoneri sono Campioni d’Inverno insieme alla Juventus con 22 punti. Un po’ più dietro l’Inter e la sorprendente Lazio di Maestrelli. Inizialmente c’era stata la Roma del mago Herrera a far gridare al miracolo, ma la leadership dei giallorossi è durata un batter di ciglia. Proprio nel post gara del recupero Milan-Lazio, il 17 gennaio 1973, cominciano a prendere vita i dissapori, che poi si riveleranno sanguinosi, tra Gianni Rivera e l’arbitro Concetto Lo Bello. Evidenziando vecchie ruggini e rancori mai sopiti, i due inscenano un fastidioso alterco davanti agli sbigottiti presenti, per motivi apparentemente futili. La cosa viene ricomposta e sembra finire lì, anche perché il Milan continua a correre con il vento in poppa. Dopo il pareggio abbastanza fortunoso nello scontro al vertice di San Siro con la Juventus, a dieci giornate dal termine i rossoneri prendono il largo e superano in classifica i rivali, sconfitti nettamente dal Torino nel derby del 4 marzo. Inizia una scintillante primavera, fatta di cinque vittorie consecutive (Vicenza, Fiorentina, Inter, Roma, Sampdoria), di prestazioni brillanti e di prospettive ormai quasi certe di scudetto. Rocco fa di necessità virtù e, data la perdurante assenza di Pierino Prati alle prese con problemi fisici, manda in campo una squadra più equilibrata e meno offensiva, con Sogliano stabilmente schierato numero 7, generalmente a sgobbare sulla mezza punta avversaria, e Bigon e Chiarugi in attacco supportati da un ispiratissimo Rivera. Il Golden Boy vive una stagione sensazionale, la migliore della sua carriera, tra l’altro segnando gol a raffica, lavoro non proprio suo, e scoprendosi cannoniere alla soglia dei trent’anni. Si fanno notare anche Romeo Benetti, un gladiatore del centrocampo, e Tato Sabadini, terzino all’olandese che comincia pure lui a segnare gol decisivi. Tutto sembra andare a gonfie vele. A sei partite dal termine sono tre i punti di vantaggio sulla Lazio, addirittura cinque su una Juve in caduta libera, mentre l’Inter è scomparsa dalla lotta. In Coppa Coppe eliminiamo ai quarti i tosti sovietici dello Spartak Mosca, poi in semifinale i pericolosi boemi dello Sparta Praga, approdando alla finalissima in programma a Salonicco contro i temibili inglesi del Leeds. Insomma, all’orizzonte si profila un trionfo e s’odono già squillare le fanfare. I prodromi del male prendono vita in un tiepido pomeriggio milanese, apparentemente innocuo, quando il Cagliari, peraltro privo di Riva, viene inopinatamente ad imporci un fortunoso pareggio casalingo, mettendo a nudo una stanchezza psicofisica fin lì insospettata. La sempre più brillante Lazio si porta a soli due punti e la settimana successiva, nel giorno del Sabato Santo, è in programma Lazio-Milan all’Olimpico... Non è il caso di riaprire pagine oscure del Pallone, la storia la conosciamo tutti. In un pomeriggio inizialmente piovoso, poi soleggiato, il Milan viene messo sotto di brutto, becca due gol rischiando l’imbarcata, finalmente si sveglia nella ripresa riaprendo la partita con Rivera, e poi... e poi Chiarugi segna il gol del pareggio all’87’, ma il signor Lo Bello (ricordate Milan-Lazio dell’andata?) annulla la rete per un fuorigioco che appare inesistente. Le riprese televisive potranno solo certificare una percezione che si era già chiaramente avuta in diretta. Tecnicamente l’errore è del collaboratore, lo sbandieratore folle Nicolosi, ma sta di fatto che il direttore di gara non lo sconfessa come avrebbe potuto. Succede il finimondo, Rocco applaude ironicamente e viene espulso, beccandosi un mese di squalifica. Così anche Rivera, le cui dichiarazioni complottiste non piacciono al Palazzo, viene appiedato per due turni dal Giudice Sportivo. Insomma, questa partita fa più danni della grandine, mentre qualcuno ricorda che anche un anno prima Lo Bello aveva penalizzato i rossoneri nel famoso episodio del fallo di Morini su Bigon. Destano inquietudine certi retroscena, rivelati solo molti anni dopo dal calciatore laziale Martini, in cui salta fuori che, poco prima dell’inizio di Lazio-Milan, l’ineffabile Onorevole di Siracusa avrebbe letteralmente tenuto un sermone nello spogliatoio biancazzurro, incoraggiando i laziali a non lesinare interventi duri su Rivera. “ Oggi voglio vedere il numero 10 piangere...” Qualsiasi cosa sia avvenuta, è tutto da rifare. La Lazio ha agguantato il Milan in vetta e Nereo Rocco ha la drammatica consapevolezza che la sua squadra è stanca. Inoltre c’è da giocare anche la Coppa delle Coppe. Il Milan però, questo Milan, è più forte di tutto, anche delle ingiustizie. Con la forza dei nervi, grazie ad un gol di Chiarugi a tempo scaduto contro il Napoli e complice il contemporaneo pareggio della Lazio a Torino, si riporta avanti di un punto, mentre la mai doma Juventus, che tutti davano per morta, comincia a riguadagnare posizioni su posizioni e in due settimane agguanta i biancazzurri al secondo posto. Dopo aver superato indenne la pericolosa trasferta di Torino contro i granata, il Milan liquida il Bologna a San Siro grazie ad una prestazione superlativa del rientrante Rivera e, alla vigilia dell’ultima giornata, conserva un punticino di vantaggio sulle altre due. Milan 44, Lazio 43, Juventus 43 recita la classifica. All’orizzonte si profila una settimana che potrebbe consacrare il Milan alla storia, nonostante i timori del vecchio Paron che, da profondo conoscitore di calcio e di uomini, ha perfettamente compreso che i suoi giocatori sono ormai logori e stanno in piedi per scommessa. Pronti via e, tanto per cominciare, mercoledì 16 maggio 1973, si vince la Coppa delle Coppe. La partita con il Leeds è durissima, sarà soprannominata “La Battaglia di Salonicco.” Segna subito Chiarugi su punizione, poi, per ottantasette minuti, assistiamo ad un assedio inglese che ricorda tanto quello di Fort Apache. Su un campo pesantissimo, la fatica è sovrumana. Riusciamo a portarla a casa grazie all’incredibile prestazione del portiere Vecchi e, chiamiamole così, ad un paio di sviste dell’arbitro greco, il quale sorvola su chiarissimi falli da rigore nella nostra area. Con i britannici finisce quasi in rissa. Negli spogliatoi si festeggia, soltanto il Paron se ne sta in silenzio. Ha capito che la sua squadra pagherà a carissimo prezzo quell’enorme sforzo psicofisico. Al rientro in Italia, il buon Nereo cerca in tutti i modi di convincere Buticchi a pregare il Presidente Artemio Franchi affinché conceda il rinvio, anche di un solo giorno, dell’ultima partita di campionato in programma a Verona. Pare che Buticchi ci provi pure ma, con sapienti tattiche da imbonitore, Franchi glissa, adducendo mille complicazioni. La necessità regolamentare di giocare in contemporanea tutte le partite, la regolarità del Totocalcio, la difficoltà nel rinviare anche Napoli-Lazio e Roma-Juventus, bla bla...ed altre amenità del genere. “ ... dai Albino, tanto lo sanno tutti che avete già vinto....a Verona per voi è solo una formalità...” Con questa battuta la questione è chiusa ed il Milan si avvia al patibolo. Il 20 maggio 1973, in uno stadio Bentegodi traboccante di bandiere rossonere con la stella già cucita, si consuma un pomeriggio sportivamente drammatico. Il Verona, già salvo, sfodera una grinta quanto meno inconsueta per una squadra senza obiettivi e si accanisce contro i resti dello squadrone che fu, prendendoci letteralmente a pallonate. Il risultato finale di 5-3 suona fin troppo contenuto per i rossoneri, apparsi cotti ed imbambolati fin dalle prime battute. La stanchezza di Salonicco, le assenze di Schnellinger, di Biasiolo e Prati, la prestazione allucinante del povero Turone, l’atteggiamento pugnace degli scaligeri, e poi... e poi quel maledetto gol annullato a Chiarugi un mese prima a Roma, episodio che a conti fatti avrà un peso aritmeticamente decisivo. A Napoli la Lazio, anch’essa stanca, trova negli avversari lo stesso sospetto animo guerriero sfoderato dal Verona contro il Milan, e perde nel finale per 0-1, trafitta da un gol di Damiani. E la Juve, direte voi? Beh, la Juve è una squadra dalla mentalità vincente, si sa. Dopo un pessimo primo tempo che la vede soccombere per 0-1 contro i giallorossi, riequilibra la situazione nella ripresa con Altafini e vince all’87’ con Cuccureddu, complice un evidente e per certi versi inspiegabile “calo fisico” della Roma. Finisce in lacrime, con istantanee ormai entrate a far parte della letteratura del calcio. La Juventus è campione, come in un film di Hitchcock, mentre gli oltre 20.000 tifosi rossoneri ritornano tristemente a casa da Verona. Attraverso i finestrini delle migliaia di auto, si vedono volti rigati dalle lacrime, mentre negli spogliatoi del Bentegodi lo scenario è apocalittico: i milanisti piangono in silenzio, quelli del Verona cercano parole di circostanza, le casse di champagne giacciono imballate sul pavimento. È una Waterloo calcistica senza precedenti per il club di via Turati. Anche in questo caso, dopo molti anni, vengono fuori inconfessabili ed inquietanti verità dalla viva voce dei protagonisti di quella giornata. Forse non fu tutto limpido e trasparente. Secondo indiscrezioni, gli approcci molto grintosi del Verona contro il Milan e del Napoli contro la Lazio, potrebbero non essere scaturiti semplicemente da un sentimento di etica sportiva e professionale da parte della squadra veneta e di quella campana. E, se proprio vogliamo dirla tutta, anche lo “strano” calo mostrato dalla Roma nel secondo tempo con la Juventus, potrebbe essere stato indotto da fattori non esclusivamente tecnici o fisici. Questi scottanti retroscena vengono svelati in una nota trasmissione sportiva diffusa dalla tv di stato e, a renderli pubblici, sono ex calciatori della Lazio e della Roma, gente che quel pomeriggio lo ha vissuto in mezzo al campo. In ogni caso la verità vera non si saprà mai. Nereo Rocco, giorni dopo, si lascerà sfuggire una mezza frase: “... ho cercato di avvertirvi, ma una manica di dilettanti non mi ha ascoltato ...” Una cosa mai chiarita, il cui senso oscuro, da galantuomo quale era, il grande Paron non svelerà mai, portando per sempre quel segreto con se. Questa affascinante ed irripetibile stagione va agli archivi con la Coppa Italia. Tra afa e zanzare di languide serate estive, il Milan sconfigge ai rigori la Juventus nella finale di Roma del 1 luglio 1973, prendendosi così una platonica rivincita sui fieri rivali. Molto platonica. La verità è che tutta la storia della stagione ruota intorno alla Fatal Verona. Senza quel 20 maggio ora saremmo qui a parlare di un’impresa leggendaria, di un triplete realizzato quaranta anni prima che fosse coniato il termine triplete, di uno dei Milan più forti e belli della storia. L’evento però c’è stato e dobbiamo tenercelo. È un episodio entrato nell’immaginario collettivo, un fatto che ha segnato le vite sportive di molti, in alcuni casi paradossalmente rafforzando il sentimento d’amore che i milanisti provano per la loro squadra. Verona 73 è in ogni caso uno spartiacque, perché segna la fine di un’era e l’inizio di un’altra.






Foto relativa a Milan vs Palermo 4-0, prima giornata di campionato 1972-73.
In piedi da sinistra: Prati, Rivera, Rosato, Sabadini, Shnellinger.
Accosciati da sinistra: Chiarugi, Benetti, Biasiolo, Anquilletti, Tresoldi, Vecchi
(Archivio Carlo Fumagalli, Milano)



dal sito www.wikipedia.org
1972-73: LA PRIMA "FATAL VERONA" E LE DUE COPPE
La stagione 1972-1973 è una delle più emozionanti della storia rossonera. La squadra di Rocco, rinforzata in estate con l'arrivo dell'ala Luciano Chiarugi, parte alla grande in campionato, entusiasmando i tifosi grazie al suo gioco spettacolare e votato all'attacco. Alla fine saranno ben 65 le reti realizzate, con la media di più di 2 a partita. Nel corso dell'annata i rossoneri si rendono autori di alcune goleade, come il 9-3 inflitto all'Atalanta il 15 ottobre 1972, che costerà di fatto ai bergamaschi la retrocessione al termine del campionato per la differenza reti, chiuso a pari punti con Roma, Sampdoria e Vicenza.
Nella prima parte di campionato Rivera e compagni sono secondi alle spalle della Lazio di Tommaso Maestrelli, prima di ingaggiare un serrato duello a tre con i romani e la Juventus. In marzo il Milan sembra avere in pugno la vetta della classifica, avendo guadagnato tre punti di vantaggio sulle concorrenti, ma la sconfitta del 22 aprile all'Olimpico contro la Lazio rimette tutto in gioco. Si arriva così all'ultima giornata, il 20 maggio 1973, con il Milan avanti di un solo punto rispetto alle rivali.
Nel frattempo (16 maggio) i rossoneri, a conclusione di uno straordinario cammino, a Salonicco hanno conquistato la seconda Coppa delle Coppe grazie alla vittoria nella finale contro il Leeds United. Il gol di Chiarugi in apertura ha regalato al Milan il trofeo, però la dura battaglia contro gli inglesi si fa sentire nelle gambe dei calciatori nel successivo turno di campionato, l'ultimo, giocato quattro giorni dopo. Allo Stadio Marc'Antonio Bentegodi di Verona, malgrado i favori del pronostico, i rossoneri perdono malamente per 5-3 e lasciano così lo scudetto alla Juventus. La "fatal Verona" (come fu soprannominato lo smacco subito) rappresenta una delle delusioni più cocenti della storia del Milan, da cui tutto l'ambiente rossonero farà fatica a riprendersi.
Un mese dopo il Milan mette in bacheca la sua terza Coppa Italia, vinta contro la Juventus dopo i calci di rigore.

AVVENIMENTI
Alle volate, la Juventus, sembrava aver preso gusto: gli ultimi due scudetti erano arrivati proprio in quel modo (nel 1966-67 e nel 1971-72), e anche nel 1973 i bianconeri non fecero eccezione, piazzando un sorpasso che fece tanto clamore quanto quello sull'Inter del 1967, se non addirittura di più. Tra gli artefici del successo, il portiere Dino Zoff e il trentatreenne José Altafini, comprati in estate dal Napoli. Il secondo, in particolare, smentì i detrattori che lo volevano ormai sulla via del tramonto.
Fabio Capello, Juventus, 3 gol nel 1972-73.Il campionato iniziò il 24 settembre 1972; già una settimana dopo nessuna squadra poteva vantare più punteggio pieno. La prima a uscire dal gruppo di testa, dopo una parentesi della Roma, fu la sorprendente Lazio dell'ex-allenatore del Foggia Tommaso Maestrelli; la squadra, proveniente dalla B, non era molto quotata, eppure seppe resistere e, superata dalle milanesi, le inseguì tenacemente, anche grazie ai gol dell'attaccante Giorgio Chinaglia. Il titolo di campione d'inverno lo vinsero Milan e Juve con 22 punti, uno in più di Lazio e Inter.
Il 4 marzo la Juve perse il derby e il Milan, vittorioso a Vicenza, si staccò: un mese dopo, il 7 aprile, perse anche l'anticipo a Firenze e il giorno dopo il Milan volò a più 5, la Lazio a più 2. I bianconeri sembrarono spacciati, ma non mollarono: due settimane dopo, la Lazio batté il Milan (che polemizzò per la direzione di gara dell'arbitro Lo Bello), e lo raggiunse in vetta, mentre la Juve, piegando a fatica il Lanerossi Vicenza, si portò a meno due. Nelle ultime giornate la situazione fu confusa: la Lazio mostrò segni di cedimento, il Milan non seppe approfittarne appieno e la Juventus provò con successo ad inserirsi. Ad un turno dalla fine, la classifica recitava: Milan 44 punti, Lazio e Juventus 43.
I rossoneri in settimana vinsero a Salonicco la Coppa delle Coppe e avevano di fronte la trasferta di Verona, che chiesero senza successo di posticipare. Il 20 maggio, al Bentegodi, i rossoneri crollarono clamorosamente e andarono sotto di quattro gol: il risultato finale fu di 5-3. Clamoroso anche che la Juve, alla fine del primo tempo, perdesse a Roma; lo 0-0 della Lazio a Napoli avrebbe portato allo spareggio tra lombardi e laziali. Il finale fu incandescente, Altafini segnò l'1-1 (e, con tutte le squadre a quota 44, si sarebbe disputato lo spareggio tra Milan, Juve e Lazio) e, quando Cuccureddu ribaltò la situazione segnando il 2-1 a tre minuti dalla fine, la Lazio si lasciò infilzare dal Napoli. Ma il clamore fu per la caduta dei rossoneri nella "fatal Verona": la Juve vinse il suo quindicesimo scudetto, mentre il Milan vide volar via la sospirata Stella d'oro.
La classifica dei capocannonieri fu vinta da tre giocatori, tutti nomi inediti, alla pari con 17 gol: Savoldi del Bologna, Pulici del Torino e Rivera del Milan, al rientro dopo una lunga squalifica inflittagli per aver lanciato pesanti accuse alla categoria arbitrale nel corso della stagione precedente: fu il secondo centrocampista (dopo Valentino Mazzola) a vincere la classifica dei marcatori. Tranquili i piazzamenti europei di Fiorentina e Inter, quello del Torino arrivò in pratica a novanta minuti dalla conclusione dopo la sconfitta del Bologna a San Siro. Caddero in B schiacciate sul fondo della classifica l'esordiente Ternana, prima umbra in A, e il neopromosso Palermo, mentre lasciò la massima categoria dopo tre stagioni l'Atalanta, sopraffatta dalla differenza reti: il 9-3 subito dagli orobici contro il Milan il 15 ottobre è a tutt'oggi la partita con più gol nella storia del girone unico.




dal sito clarence/forum.com
LA FATAL VERONA..!
...avvisaglie di una beffa...annunciata!

PRIMA AVVISAGLIA
21 Aprile 1973, Lazio vs Milan 2-1
Lazio: Pulici, Polentes, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi ( 67° Moschino), Chinaglia, Frustalupi, Manservisi. All. Maestrelli.
Milan: Belli ( 36° Vecchi), Anquilletti, Zignoli, Dolci, Schnellinger, Rosato, Sogliano ( 55° Turone), Biasiolo, Bigon, Rivera, Chiarugi. All: C. Maldini, DT. Rocco
Arbitro: Concetto Lo Bello............ !
Reti: 5° autorete Schnellinger, 35° Chinaglia, 56° Bigon
Negli annali della storia di calcio rimangono queste notizie, ma nella memoria dei tifosi ci sono ben altre le cose: la designazione di un arbitro che pochi mesi prima aveva subito degli attacchi da parte della stampa e della Società Milan per episodi accaduti che (ad essere di parte) sembrano "voluti", e che i "neutrali" chiamarono incidenti di percorso avuti da Lo Bello e sempre con il Milan..... e a danno di quest'ultimo.
Al Milan è annullato un gol di Chiarugi.... che la stampa TUTTA dichiara essere valido! E che la TV mostra chiaramente! Il pensiero di un tifoso "tranquillo" sull'argomento: A pensar male (dell'arbitro) non si sbaglia mai!

SECONDA AVVISAGLIA
Per regolamento le squadre Italiane impegnate in coppe europee (ed in special modo se si tratta di finali) possono usufruire, su richiesta, dell'anticipo o del posticipo della partita domenicale.
Subito dopo aver ricevuto la certezza della finale di Coppa delle Coppe, il 26 aprile 1973, La società chiede ufficialmente di posticipare di un giorno l'ultima partita di campionato, di giocare praticamente il lunedì.
Il Verona , squadra avversaria, è al di fuori di ogni gioco di classifica, quindi non è avvantaggiata dalla conoscenza degli altri risultati, ed il Milan per ottenere il titolo deve COMUNQUE vincere la partita (sia che si giocasse di domenica o di lunedì).
sembra tutto regolare, e secondo prassi consolidata (di anticipi e posticipi ne han goduto anche le altre squadre) si attende il benestare della Lega.
SORPRESA! La Società Juventus fa ricorso contro il posticipo ventilando la presunta irregolarità del torneo..... rifiutando di posticipare la sua partita. Nella sorpresa generale viene accolto il ricorso e la partita non subirà nessun posticipo!

TERZA AVVISAGLIA
Per chi ci crede.....! L'ultima partita il Milan la deve disputare a Verona..... L'anno precedente fu il Verona Hellas a far perdere lo spareggio per lo scudetto al Milan, costringendolo al pareggio al Bentegodi per 1-1, interrompendo così una rimonta straordinaria del Milan sulla Juve (che poi vinse per un solo punto): 6 vittorie finali ed un pareggio (a Verona appunto). Un caso? Può darsi, però...

QUARTA AVVISAGLIA
Salonicco 16 maggio 1973, Finale unica di Coppa delle Coppe: Milan vs Leeds United 1-0 Milan: Vecchi, Sabadini, Zignoli, Anquilletti, Turone, Rosato (58° Dolci), Sogliano, Benetti, Bigon, Rivera, Chiarugi.
Leeds: Harvey, Reaney, Cherry, Bates, Madeley, Hunter, Lorimer, Jordan, Jones, Gray, ( 54° Mc Queen), Yorath.
Arbitro: Michas
Reti: 3° Chiarugi.

Questo dice la storia! Ma io che ho seguito la partita in TV ricordo un campo infame (aveva piovuto per molti giorni): "terreno pesante" è il termine tecnico, in realtà "pesante" è un eufemismo. Fango ...fango e fango.... che avvantaggiava il gioco atletico degli inglesi (anche più abituati a giocare sulla mota!) Vedevo i pesi leggeri Rivera, Bigon, Chiarugi... penare a stare in piedi. Vedevo una squadra superiore per tecnica e palleggio, dover abbandonare il fioretto e usare lo spadone per non soccombere alla forza atletica degli inglesi!
Un monumento per Williams Vecchi, il portiere, e per tutti i giocatori, anche i più esili, che hanno sputato l'anima, difendendo quell'unico gol iniziale di Chiarugi... prima che il campo diventasse impossibile!

L'INEVITABILE FINALE.... a VERONA
Primo tempo 3-1
Risultato finale 5-3
...con due autoreti di Sabadini e Turone!!!! Non stavano in piedi!
Mentre all'Olimpico, la Juve, trova una Roma arrendevole nel finale ( dagli altri campi era giunta la notizia della loro matematica salvezza!) e conquista con Cuccureddu lo scudetto! ( 2-1 per i bianconeri...il risultato era 1-1( spareggio) sino all'87°... e non esistevano ancora i recuperi!)
Onore al Verona (i suoi dirigenti avevano preparato lo spumante per festeggiare lo scudetto del Milan...quella sala...addobbata a festa.... non fu aperta!)
Onore alla Juve... (ma lo spareggio sarebbe stata la soluzione più logica!) Onore al Milan
E poi basta con gli ONORI.... nessun altro li merita!!!!





Stagione precedente    STAGIONE 1972-73    Stagione successiva
Ragione sociale Milan Associazione Calcio S.p.A. (A.C.M.)   



Albino Buticchi,
nuovo presidente rossonero
dalla stagione 1972-73
Colori sociali Rosso e nero a strisce verticali
Data di fondazione 13 dicembre 1899
Sede Via Filippo Turati, 3 - MILANO
Centro Sportivo Milanello - Carbonolo di Carnago (VA)
AREA DIRETTIVA
Presidente Albino Buticchi
Segretario Carlo Mupo
AREA TECNICA
Allenatore Cesare Maldini
Direttore Tecnico Nereo Rocco
AREA SANITARIA
Medico Sociale Giovanni Battista Monti
Massaggiatore Carlo Tresoldi
SQUADRA
Capitano Gianni Rivera
Campo sportivo Stadio San Siro - MILANO
Giocatori di partite ufficiali Mario Angelo Anquilletti, Pierangelo Belli, Romeo Benetti II, Giorgio Biasiolo I, Albertino Bigon I, Roberto Casone, Luciano Chiarugi, Dario Dolci, Lino Golin, Graziano Gori, Guido Magherini, Pierino Prati, Gianni Rivera (cap.), Roberto Rosato I, Giuseppe Sabadini, Karl Heinz Schnellinger, Riccardo Sogliano, Carlo Tresoldi, Maurizio Turone, Villiam Vecchi, Giulio Zignoli
Palmares 3^ Coppa Italia
2^ Coppa delle Coppe
La Squadra "Primavera" vince il Torneo "Città di Alassio"
La Squadra "Allievi Nazionali" vince il Trofeo "Ottorino Barassi"
La Squadra "Allievi Nazionali" vince il Torneo "Città di Desenzano"
La Squadra "Allievi Nazionali" vince il Torneo "Città di Rimini"