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STAGIONE SUCC. >



da "Almanacco Illustrato del Milan" - Ed. Panini Modena, 2005
Nasce la Divisione Nazionale che in tre stagioni porterà il campionato al Girone Unico, alla Serie A. Scompaiono le leghe Nord e Sud. 20 squadre si contendono il titolo suddivise in due Gironi: 17 società provengono dalla Lega Nord, 3 provengono dalla ex Lega Sud.
La stagione comincia in modo esaltante che inaugura grazie al Presidente Piero Pirelli lo Stadio di San Siro (posa della prima pietra 1° agosto 1925, opera dell'ing. Ulisse Stacchini, che aveva già nelle sue opere la Stazione Centrale, su incarico del Milan; inaugurazione il 19 settembre 1926 (un derby con l'internazionale a cui parteciparono, nelle due squadre, anche i ragazzi delle riserve oltre a vecchi calciatori); prima partita ufficiale giocatasi il 3 ottobre 1926. Il nuovo impianto presentava in origine 4 tribune, di cui una coperta, capaci di contenere 40 mila spettatori.
La squadra viene doverosamente rinforzata con gli acquisti dell'ungherese Hajos, del mediano Marchi e del terzino Barzan. Allenatore è Herbert Burgess un inglese. Finalmente è un bel campionato per il Milan che si classifica al 2° posto nel Girone B, qualificandosi per il Girone finale. Da qui in poi, la squadra dà evidenti segni di cedimento, quasi appagata dal risultato, accontentandosi del 6° posto. Al Torino, vincitore del girone finale, viene revocato il titolo per illecito sportivo.


da E. Tosi – Forza Milan! – La storia del Milan ("La nascita del girone unico"), febbraio 2005
E' PRONTO LO STADIO DI SAN SIRO
Il torneo 1926-27 è il primo di Divisione Nazionale: vi partecipano 20 squadre, di cui 17 dell'ex Lega Nord, divise in due gironi da 10. Per il Milan è finalmente una buonissima annata: guidato dall'allenatore inglese Herbert Burgess, è secondo nel suo girone dietro al Torino e si qualifica per il gironcino finale valido per l'assegnazione dello scudetto. Qui i granata finiscono al primo posto, ma si vedono revocare il titolo per illecito sportivo.
L'avvenimento dell'anno in casa milanista è costituito dall'inaugurazione di un nuovo impianto sportivo societario, all'avanguardia per l'epoca: lo stadio di San Siro. L'impianto consiste in quattro tribune (la principale coperta) ai lati del campo e aveva una capienza di 40.000 spettatori, il massimo per l'Italia d'allora. Realizzata in soli tredici mesi e mezzo grazie al lavoro di 120 operai, l'intera opera costa 5 milioni, l'equivalente di circa tre milioni di euro di oggi; il progetto porta la firma degli architetti Stacchini (cui si deve il disegno della Stazione Centrale) e Cugini.



Un disegno dello Stadio di San Siro come appariva nel 1926


Il presidente Pirelli inaugura il "Campo Milan di San Siro" il 19 settembre 1926, con il derby amichevole che vede l'Inter prevalere per 6-3 sui rossoneri. Anche la sede societaria trova una degna ubicazione: fino ad allora, infatti, la dirigenza del club aveva trovato ospitalità presso locali pubblici del centro cittadino, dalla Fiaschetteria Toscana alla Birreria Spaten, dalla Bottiglieria Franzini alla Birreria Colombo e poi al Bar Vittorio Emanuele; la nuova sede è in un bel palazzo di via Meravigli. Negli anni '20 i derby con l'lnter erano molto rari; quasi sempre le due squadre milanesi venivano collocate, in campionato, in gironi diversi; per sopperire alla mancanza di sfide stracittadine il Milan, già in passato promotore di tornei, organizza per alcuni anni il trofeo "Lombardi e Macchi", occasione di accesissimi confronti tra rossoneri e nerazzurri.


dal sito www.ilveromilanista.it
STAGIONE 1926/1927 - UN NUOVO STADIO
Il presidente Pirelli inaugura il nuovo, maestoso, stadio di san Siro: 4 tribune e 40000 posti, delle quali una coperta. Un lusso. In panchina arriva l'inglese Herbert Burgess, 43 anni. La squadra è rinforzata col centrocampista ungherese Hajos e con gli italiani Marchi e Barzan. La stagione è discreta, con un secondo posto nel girone di competenza e un cedimento nel girone finale. Burgess conferma Carmignato in porta e affianca a Schienoni il nuovo Gianangelo Barzan, terzino rampante che diventa subito capitano; tuttavia Barzan, titolare per tutta la stagione, giocherà in rossonero solo altre 2 partite nella stagione successiva. A centrocampo Hajos è l'erede di Banas; con lui giostrano Pomi, dopo alcune annate da rincalzo, e Giuseppe Marchi, mediano da Reggio Emilia che giocherà per 7 anni in rossonero. Cevenini V, Santagostino e Savelli sono le colonne dell'attacco, dove si rivede Ostromann e debutta Paride Pasqualetto.
Il risveglio dei bomber. Hajos segna al debutto, ma la Sampierdarenese espugna san Siro. Il Milan va kappao pure a casa dell'Andrea Doria, e si sblocca solo alla terza giornata, con la Cremonese, sconfitta da un guizzo di Santagostino. La sfida col Torino vede i granata portarsi sul 2-0: Pasqualetto e Sacchi rimontano clamorosamente. Un rigore di Barzan vale il pari pure con l'Alessandria, poi il Milan avvia una serie di 8 vittorie in 9 partite. La prima, a Livorno. Al gol di Santagostino segue l'incredibile rete della vittoria (2-1) di Ostromann, risuscitato dalle polveri dell'infortunio. Secondo successo, col Bologna: due volte Savelli porta avanti il Milan, 2 volte i felsinei agganciano il pari, prima del rigore decisivo; sul dischetto si porta il terzino specialista Barzan: il capitano non sbaglia, poi ancora Savelli sigilla la gara (4-2). Cevenini (doppietta) e Pasqualetto violano il campo del Padova, poi il Milan demolisce la Fortitudo: apre il solito Savelli, raddoppia Ostromann (che gioia vederlo sgambettare come un tempo), triplica il difensore goleeador Barzan, chiude Santagostino. La sconfitta con la Sampierdarenese non frena il cammino del Milan: i rossoneri giocano, segnano, divertono. L'alchimia difensiva è più che soddisfacente, Hajos brilla in regia, l'attacco è scoppiettante e i ragazzi volenterosi. 4-1 all'Andrea Doria, aperto da un Santagostino ritrovato e chiuso dal puntuale Savelli dopo i gol di Pasqualetto e Cevenini V; lo stesso Pasqualetto piega il Torino con una doppietta (3-1) che accresce la sua stima tra i tifosi. un siluro di Hajos archivia la gara di Cremona. Ostromann cresce di condizione, non è più il rapido e incredibile bomber di prima dell'infortunio ma non perde il suo fiuto del gol e la sua letalità sotto rete. Il Milan affossa anche il Livorno (3-0) con doppietta dell'istriano, e Savelli chiude la gara. Ostromann va ancora a segno la settimana dopo, nel ko di Alessandria; segue un 1-4 a Bologna, col Milan in calo evidente, fisico e psicologico. La crisi sembra evidente quando il Milan va sotto di due reti anche col Padova. Due prodezze di Cevenini segnano una rimonta di per se insperata; Savelli incredibilmente si prende gloria e onore infilando la rete del sorpasso, legittimato da bomber Ostromann e dal graffio di Pasqualetto: 5-2, tifosi elettrizzati. Il girone iniziale si chiude col 3-2 sul terreno della Fortitudo: apre Ostromann, esaltato dai fan; i romani si portano sul 2-1, Santagostino sigilla il pari e alla fine il Milan passa sul 3-2 finale con Savelli. Incoraggiante la stagione di Santagostino: dopo i "soli" 10 gol delle ultime due annate, Pin sta crescendo di rendimento e realizza sempre più gol importanti; non saranno i venti peri stagionali dei tempi migliori, ma siamo sulla buona strada.
Sofferenza finale. Il girone finale parte con un successo clamoroso nel derby. E' Santagostino, cuore rossonero, ad aprire la gara, zittendo il popolo nerazzurro. I cugini pareggiano e la gara si fa dura, sporca, combattuta. Il pari sembra inevitabile, ma al'79 la palla della vittoria passa in area rossonera. Ancora Santagostino la attacca con violenza, scagliandola in rete: 2-1 e vittoria splendida. Sconfitto a Bologna, il Milan travolge il Genoa (4-2) spinto dalle 2 reti di Cevenini, e dai gol di Barzan e Savelli. Col Torino i rossoneri meritano il pari (ancora in gol Barzan!) ma all'88 Baloncieri fa vincere i granata (3-2). La sfida con la Juve diventa un 2-0 bianconero per tafferugli tra i tifosi, che la settimana dopo a san Siro si devono sorbire un derby di sofferenza, pareggiato 1-1 solo grazie alla rete del giovane debuttante Gai. La stagione si avvicina al termine, il Milan è sulle gambe e deve soffrire per non deragliare. Il terzo gol rossonero di Hajos vale il pareggio sospirato, per 1-1. L'annata si conclude con due ko rovinosi, col Torino (0-3) e con la Juve (addirittura 2-8).
Puntualità Savelli. Carmignato è portiere titolare (24 gare). In difesa spicca Barzan (27 match), abbastanza solido nonchè ottimo rigorista (6 reti), al fianco del solidissimo Schienoni, concreto, compatto, continuo. Hajos pilota il centrocampo come il miglior Banas, gioca 27 gare e segna pure 3 gol importanti: dinamico e propositivo. Al suo fianco, i diligenti Marchi (21 gare) e Pomi (26) fanno il loro meglio. Cannoniere della squadra è Savelli, un attaccante non da copertina, che senza essere un fuoriclasse ha sempre dato un gran aiuto, lavorando sodo e impegnandosi in allenamento: 12 gol in 28 partite. sguono le 10 reti di Cevenini, alla nona e ultima stagione rossonera: un'annata ottima, come sempre. 9 reti a testa per Ostromann (28 gare) e Santagostino (24), due rendimenti a sorpresa. Il primo perchè tornava dal terribile infortunio che sembrava compromettergli la carriera, e che comunque non lo farà più volare ai livelli pazzeschi del primo anno rossonero; il secondo perchè lentamente ritorna ai livelli realizzativi di un paio di stagioni prima, dopo una piccola flessione quantitativa. Completa il reparto il volenteroso Paride Pasqualetto, 7 gol inaspettati in 25 gare. Ballarin finisce tra le riserve (6 gare e un gol), dove brilla Gai con 3 reti in soli 2 incontri. 5 apparizioni e tre gol per Sacchi, e si vedono anche Bolzoni, Gajani, Lazzaroni e Rossoni.


dal sito www.milanhistory.blogspot.com
1926-1927, UNO STADIO DA SOGNO
NEL NUOVISSIMO STADIO DI SAN SIRO, IL MILAN ALLENATO DA HERBERT BURGESS PARTE FORTE E DOPO UN OTTIMO AVVIO DI STAGIONE SI RILASSA UN PO' SOLO NEL GIRONE FINALE. BRILLA IN REGIA HAJOS, L'ATTACCO RITROVA LE RETI DI OSTROMANN (9) E SANTAGOSTINO (9) OLTRE A QUELLE ORMAI CLASSICHE DI CEVENINI (9) E SAVELLI (12).



IL PRESIDENTE PIRELLI inaugura il nuovo, maestoso, stadio di San Siro: 4 tribune e 40000 tribune, delle quali una coperta. Un lusso. In panchina arriva l'inglese Herbert Burgess, 43 anni. La squadra è rinforzata col centrocampista ungherese Hajos e con gli italiani Marchi e Barzan. La stagione è discreta, con un secondo posto nel girone di competenza e un cedimento nel girone finale. Burgess conferma Carmignato in porta e affianca a Schienoni il nuovo Gianangelo Barzan, terzino rampante che diventa subito capitano; tuttavia Barzan, titolare per tutta la stagione, giocherà in rossonero solo altre 2 partite nella stagione successiva. A centrocampo Hajos è l'erede di Banas; con lui giostrano Pomi, dopo alcune annate da rincalzo, e Giuseppe Marchi, mediano da Reggio Emilia che giocherà per 7 anni in rossonero. Cevenini V, Santagostino e Savelli sono le colonne dell'attacco, dove si rivede Ostromann e debutta Paride Pasqualetto.


IL RISVEGLIO DEI BOMBER. Hajos segna al debutto, ma la Sampierdarenese espugna san Siro. Il Milan va kappao pure a casa dell'Andrea Doria, e si sblocca solo alla terza giornata, con la Cremonese, sconfitta da un guizzo di Santagostino. La sfida col Torino vede i granata portarsi sul 2-0: Pasqualetto e Sacchi rimontano clamorosamente. Un rigore di Barzan vale il pari pure con l'Alessandria, poi il Milan avvia una serie di 8 vittorie in 9 partite. La prima, a Livorno. Al gol di Santagostino segue l'incredibile rete della vittoria (2-1) di Ostromann, risuscitato dalle polveri dell'infortunio. Secondo successo, col Bologna: due volte Savelli porta avanti il Milan, 2 volte i felsinei agganciano il pari, prima del rigore decisivo; sul dischetto si porta il terzino specialista Barzan: il capitano non sbaglia, poi ancora Savelli sigilla la gara (4-2). Cevenini (doppietta) e Pasqualetto violano il campo del Padova, poi il Milan demolisce la Fortitudo: apre il solito Savelli, raddoppia Ostromann (che gioia vederlo sgambettare come un tempo), triplica il difensore goleador Barzan, chiude Santagostino. La sconfitta con la Sampierdarenese non frena il cammino del Milan: i rossoneri giocano, segnano, divertono. L'alchimia difensiva è più che soddisfacente, Hajos brilla in regia, l'attacco è scoppiettante e i ragazzi volenterosi. 4-1 all'Andrea Doria, aperto da un Santagostino ritrovato e chiuso dal puntuale Savelli dopo i gol di Pasqualetto e Cevenini V; lo stesso Pasqualetto piega il Torino con una doppietta (3-1) che accresce la sua stima tra i tifosi. un siluro di Hajos archivia la gara di Cremona. Ostromann cresce di condizione, non è più il rapido e incredibile bomber di prima dell'infortunio ma non perde il suo fiuto del gol e la sua letalità sotto rete.
Il Milan affossa anche il Livorno (3-0) con doppietta dell'istriano, e Savelli chiude la gara. Ostromann va ancora a segno la settimana dopo, nel ko di Alessandria; segua un 1-4 a Bologna, col Milan in calo evidente, fisico e psicologico. La crisi sembra evidente quando il Milan va sotto di due reti anche col Padova. Due prodezze di Cevenini segnano una rimonta di per se insperata; Savelli incredibilmente si prende gloria e onore infilando la rete del sorpasso, legittimato da bomber Ostromann e dal graffio di Pasqualetto: 5-2, tifosi elettrizzati. Il girone iniziale si chiude col 3-2 sul terreno della Fortitudo: apre Ostromann, esaltato dai fan; i romani si portano sul 2-1, Santagostino sigilla il pari e alla fine il Milan passa sul 3-2 finale con Savelli. Incoraggiante la stagione di Santagostino: dopo i "soli" 10 gol delle ultime due annate, Pin sta crescendo di rendimento e realizza sempre più gol importanti; non saranno i venti peri stagionali dei tempi migliori, ma siamo sulla buona strada.

SOFFERENZA FINALE. Il girone finale parte con un successo clamoroso nel derby. E' Santagostino, cuore rossonero, ad aprire la gara, zittendo il popolo nerazzurro. I cugini pareggiano e la gara si fa dura, sporca, combattuta. Il pari sembra inevitabile, ma al'79 la palla della vittoria passa in area rossonera. Ancora Santagostino la attacca con violenza, scagliandola in rete: 2-1 e vittoria splendida. Sconfitto a Bologna, il Milan travolge il Genoa (4-2) spinto dalle 2 reti di Cevenini, e dai gol di Barzan e Savelli. Col Torino i rossoneri meritano il pari (ancora in gol Barzan!)ma all'88 Baloncieri fa vincere i granata (3-2). La sfida con la Juve diventa un 2-0 bianconero per tafferugli tra i tifosi, che la settimana dopo a san Siro si devono sorbire un derby di sofferenza, pareggiato 1-1 solo grazie alla rete del giovane debuttante Gai. La stagione si avvicina al termine, il Milan è sulle gambe e deve soffrire per non deragliare. Il terzo gol rossonero di Hajos vale il pareggio sospirato, per 1-1. L'annata si conclude con due ko rovinosi, col Torino (0-3) e con la Juve (addirittura 2-8).

PUNTUALITA' SAVELLI. Carmignato è portiere titolare (24 gare). In difesa spicca Barzan (27 match), abbastanza solido nonchè ottimo rigorista (6 reti), al fianco del solidissimo Schienoni, concreto, compatto, continuo. Hajos pilota il centrocampo come il miglior Banas, gioca 27 gare e segna pure 3 gol importanti: dinamico e propositivo. Al suo fianco, i diligenti Marchi (21 gare) e Pomi (26) fanno il loro meglio. Cannoniere della squadra è Savelli, un attaccante non da copertina, che senza essere un fuoriclasse ha sempre dato un gran aiuto, lavorando sodo e impegnandosi in allenamento: 12 gol in 28 partite. sguono le 10 reti di Cevenini, alla nona e ultima stagione rossonera: un'annata ottima, come sempre. 9 reti a testa per Ostromann (28 gare) e Santagostino (24), due rendimenti a sorpresa. Il primo perchè tornava dal terribile infortunio che sembrava compromettergli la carriera, e che comunque non lo farà più volare ai livelli pazzeschi del primo anno rossonero; il secondo perchè lentamente ritorna ai livelli realizzativi di un paio di stagioni prima, dopo una piccola flessione quantitativa. Completa il reparto il volenteroso Paride Pasqualetto, 7 gol inaspettati in 25 gare. Ballarin finisce tra le riserve (6 gare e un gol), dove brilla Gai con 3 reti in soli 2 incontri. 5 apparizioni e tre gol per Sacchi, e si vedono anche Bolzoni, Gajani, Lazzaroni e Rossoni. (Pubblicato da RG METAL'88)






Il Milan 1926-27
(Archivio Luigi La Rocca)



dal sito www.wikipedia.org
LA DIVISIONE NAZIONALE
L'intervento diretto del regime fascista nel mondo del calcio nell'estate del 1926 aveva rivoluzionato l'organizzazione dei campionati italiani: la "Carta di Viareggio", per la prima volta, riunì le squadre del Nord e quelle del Sud in un unico torneo, la "Divisione Nazionale". I fascisti erano infatti interessati, secondo i loro ideali nazionalistici, a superare quella dicotomia che aveva caratterizzato il mondo del calcio fin dalle sue origini in Italia, arrivando ad un campionato esteso sull'intero territorio nazionale. Il nuovo regolamento prevedeva inoltre l'abolizione della finale, un appuntamento che negli ultimi anni si era dimostrato ingestibile sotto il profilo dell'ordine pubblico a causa delle fortissime rivalità che scatenava fra le tifoserie avversarie. Lo scudetto sarebbe stato assegnato invece in un piccolo torneo da sei squadre, che avrebbe avuto inoltre il pregio di abbozzare per la prima volta una classifica, un metro di misura delle rispettive forze delle migliori società a livello nazionale.

LA REVOCA DELLO SCUDETTO: IL CASO ALLEMANDI
Il Caso Allemandi fu il primo grande scandalo del calcio italiano, che comportò la revoca dello scudetto vinto dal Torino nel 1927.
Il tentativo di corruzione del giocatore Luigi Allemandi, terzino della Juventus, fu una vicenda alquanto complessa e dai retroscena che non furono mai ben chiariti. Secondo la cronaca del tempo, Luigi Allemandi venne avvicinato da un dirigente granata, il dottor Nani, che avrebbe corrotto il giocatore anticipandogli metà della somma pattuita, pari a 50.000 lire, affinché questi dirottasse a favore del Toro il risultato del derby di Torino in programma il 5 giugno 1927. In quel momento i granata erano in testa alla classifica ma braccati dal Bologna, mentre la Juve era alquanto attardata e oramai rassegnata a perdere il titolo conseguito l'anno prima. Per contattare il giocatore, Nani si affidò a Francesco Gaudioso, uno studente catanese del Politecnico che alloggiava in una pensione di via Lagrange dove aveva domicilio anche Allemandi. In quella stessa pensione vi era anche il giornalista Renato Farminelli, corrispondente dal capoluogo piemontese del Tifone, una testata dell'epoca.
Il derby si chiuse con la vittoria per 2 a 1 del Torino, ma Allemandi contrariamente ai presunti patti si segnalò tra i migliori in campo. Per questo, Nani si rifiutò di pagare le restanti 25.000 lire al calciatore: la discussione che si accese tra i due avvenne nella pensione di via Lagrange alla presenza di Gaudioso, ma fu udita anche da Farminelli che origliava da un'altra camera.

L'inchiesta della FIGC - Da questo episodio, a fine campionato, Farminelli ricaverà sul Tifone un pepato articolo dal titolo "C'è del marcio in Danimarca". Questo reportage provocherà le indagini della Federcalcio, alla cui testa vi era all'epoca Leandro Arpinati, gerarca fascista nonché podestà della città di Bologna. Poiché fu proprio la squadra del Bologna che arrivò seconda dietro i granata, vi furono forti sospetti sull'imparzialità con cui vennero condotte le indagini.
Effettivamente quella che venne considerata la "prova schiacciante" era così fragile da suscitare il dubbio che fosse stata creata ad arte: durante un sopralluogo nella famosa pensione il vice di Arpinati, Giuseppe Zanetti, rinvenne in un cestino dei rifiuti alcuni pezzi di carta che uniti risultarono essere una lettera nella quale Allemandi reclamava il pagamento a saldo della somma pattuita.

La sentenza - Il Direttorio Federale, riunito nella Casa del Fascio, revocò lo scudetto al Torino e squalificò a vita Allemandi, che nell'estate era passato dalla Juventus all'Inter, anche se in seguito alla vittoria della Nazionale Italiana della medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1928, il giocatore godrà poi di un'amnistia. Nessun provvedimento fu invece preso a carico della Juventus, poiché i bianconeri si difesero spiegando che il terzino si era mosso in maniera autonoma e che la società zebrata era dunque vittima, e non protagonista, dell'illecito avvenuto.
Lo scudetto restò invece perpetuamente "non assegnato", e non quindi dato al Bologna come i dirigenti della società felsinea reclamavano. Sulle motivazioni di questa mancata riassegnazione, contraria ai regolamenti che invece espressamente, secondo le norme del CIO, prevedevano la vittoria della seconda classificata nel caso di squalifica della prima piazzata, si avanzarono illazioni totalmente opposte. Da un lato c'era chi, credendo nella buona fede e nella probità di Arpinati, sostenne che fu proprio il gerarca a impedire la premiazione dei rossoblù perché ciò gli avrebbe tirato addosso ovvi sospetti di parzialità, dall'altro lato ci fu chi, specie tra i sostenitori granata, portò invece avanti la tesi secondo cui fu proprio Arpinati a ordire, e forse inventare o quantomeno gonfiare, lo scandalo che coinvolse Allemandi, mentre la mancata incoronazione dei felsinei sarebbe stata voluta da alti gerarchi, forse dal duce stesso, timorosi che le velenose critiche verso Arpinati potessero arrivare a discreditare l'immagine e l'autorità dello stesso Governo fascista.
Lo scudetto di quell'anno rimase dunque inaggiudicato, unico caso fino al ripetersi di un secondo episodio nel 2005. Nel 1949, durante i funerali del Grande Torino, la FIGC promise di riaprire il caso, ma tale assicurazione non ebbe mai seguito. La gioia del popolo granata fu di breve durata. Nell'autunno successivo, lo scudetto venne infatti revocato al Torino per le conseguenze del primo grande scandalo del calcio italiano, il Caso Allemandi. Secondo le cronache, Luigi Allemandi, terzino della Juventus, fu avvicinato da un dirigente granata, il dottor Nani, che lo avrebbe corrotto anticipandogli metà della somma pattuita, 50.000 lire, affinché questi addomesticasse il derby in programma per il 5 giugno.
Nella gara incriminata, Allemandi si segnalò però tra i migliori in campo: Nani si rifiutò, quindi, di pagare il resto del pattuito al calciatore e la discussione che si accese tra i due in un albergo torinese fu udita da un giornalista, che denunciò il fatto sul giornale Il Tifone. Alle indagini della Federcalcio, guidata da Leandro Arpinati, seguì la sentenza, che revocò lo scudetto al Torino e squalificò a vita Allemandi, nel frattempo passato all'Inter, il quale godette tuttavia di un'amnistia in seguito al terzo posto della Nazionale alle Olimpiadi del 1928. Il titolo rimase non aggiudicato.



dal sito clarence/forum. it
IL PRIMO ILLECITO SPORTIVO
Lo scudetto va al Torino con una giornata di anticipo. Ma il titolo gli è revocato in novembre dalla Federazione. Alcune incaute confessioni di Allemandi, terzino della Juventus, vengono raccolte da un giornalista. Da esse risulta che alcuni dirigenti del Torino avrebbero consegnato 50.000 lire allo juventino affinchè favorisse la vittoria dei granata nello scontro diretto. La partita in questione fu molto bella e combattuta, e Allemandi si mise particolarmente in luce, in coppia con Rosetta, nel tamponare le offensive del Toro che vinse meritatamente. Quel 2-1, 5 giugno 1927, si produce al termine di una gara avvincente: in goal i bianconeri con Vojak, i franata con un rigore di Balacsic e con il solito grande Libonatti. Lo svolgimento della partita avrebbe dovuto indurre a destituire di fondamento queste voci. Ma sta di fatto che lo scandalo costò il titolo alla squadra piemontese e la squalifica di Allemandi passato nel frattempo all'Inter (la squalifica verrà in seguito revocata). Il Bologna, giunto secondo nel girone finale, avrebbe dovuto beneficiare dello stato di cose, ma essendo il presidente federale Arpinati, proprio di Bologna, si preferì non assegnare il titolo ai rossoblù per non far sorgere ulteriori sospetti. La stagione si chiuse quindi senza aver laureato una squadra campione d'Italia! Il tutto nacque da un articolo del giornalista Ferminelli, corrispondente torinese del "Tifone" foglio sportivo romano, che ascoltò un litigio fra Allemandi e un tal Gaudioso. Il terzino reclamava ad alta voce la seconda parte del compenso di 25.000 lire per aver addolcito il derby..... Il foglio romano uscì col titolo allusivo " C'è del marcio in Danimarca"..... La Federazione aprì un'inchiesta e..... vi fu la confessione di Nani, un dirigente del Torino! Le seconde 25.000 lire, disse, non furono consegnate per l'impegno profuso, durante la partita, dal terzino della Juventus Alemandi..... di qui il litigio udito dal giornalista...... e la sua successiva intervista al giocatore!




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Ragione sociale Milan Football Club (M.F.C.)
L'allenatore del Milan 1926-27,
Herbert Burgess
Colori sociali Rosso e nero a strisce verticali
Data di fondazione 13 dicembre 1899
Sede Via Meravigli, 7 - MILANO
AREA DIRETTIVA
Presidente Piero Pirelli I
Vice-presidenti Mario Benazzoli, Giuseppe Lavezzari
Segretario Mario Beltrami
AREA TECNICA
Direttore Sportivo Innocente Corti
Allenatore Herbert Larry Burgess
SQUADRA
Capitano Gianangelo Barzan
Campo sportivo Stadio San Siro - MILANO
Giocatori di partite ufficiali Tiziano Ballarin, Angelo Antonio Barzan (cap.), Giovanni Bolzoni, Attene Caleffa, Giuseppe Carmignato, Carlo Cevenini V, Alfredo De Franceschini I, Dario Gai, Guglielmo Gajani, Arpad Hajos, Mario Lazzaroni, Giuseppe Marchi, Rodolfo Ostromann II, Paride Pasqualetto, Ivo Pedretti, Francesco Pomi, Giuseppe Rossoni I, Achille Sacchi I, Giuseppe Santagostino, Alessandro Savelli, Alessandro Schienoni
Palmares Torneo del Littorio
La Squadra "Riserve" è Campione Lombardo